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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

PONTEDERA 6 LUGLIO 2016

La nostra storia entra ora nella sua parte più misteriosa e più dolorosa. A suo tempo comprenderemo appieno il perché di tutto ciò. Ora non ci è dato di farlo. Entriamo in punta di piedi nel giorno 5 luglio. Un giorno ricco di sole e di tanto impegno per il nostro Lorenzo che aiuta lo zio Raffaele in un lavoro impegnativo. Lo fa, come sua consuetudine, con gioia ed entusiasmo. Parla, ride e ogni tanto esce qualche sua proverbiale battuta umoristica. E così passa la mattinata. Dopo pranzo riceve un messaggio da Sara: “Che ne dici? Questa sera mi accompagni a Pontedera, ci sono i negozi aperti e voglio comprare una maglietta per mia mamma”. “Va bene, risponde Lorenzo. Ci sono!”.

E si accordano su dove trovarsi e come andare. Decidono di prendere il vespino di lei regalatole dai genitori la precedente primavera. Termina la giornata lavorativa e nonna ha già pronta la cena. Lorenzo mangia in fretta e mostra quasi impazienza di tornare a casa, cambiarsi e andare da Sara. Papà e mamma lo accontentano. In un momento si prepara, saluta i genitori e assicura che sarebbe rincasato non tanto tardi perché l’indomani avrebbe dovuto continuare il lavoro con lo zio. I genitori rispondono al saluto e gli dicono che se al ritorno non li avesse trovati a casa, erano da Jessica loro vicina. “Tu comunque prenditi le chiavi per entrare”. Mamma e papà alle 23,45  rientrano a casa e vedono che Lorenzo non c’è ancora. Papà lo chiama al telefono e lui, dall’altra parte lo previene subito: “Dieci minuti  e sono a casa”. E con Sara si mettono sulla strada del ritorno. Purtroppo, quella notte, a casa sua, a Ponsacco, non riesce a tornare perché una macchina sbanda invadendo la corsia di sinistra, investe il vespino  e, in pochi attimi, Lorenzo entra nel Giardino del Re. Sara, portata d’urgenza all’ospedale, viene operata subito ma, due giorni dopo anche lei lo raggiunge in Cielo.

Amici sulla terra, nemmeno la morte riesce a slegarli. Intanto il papà e la mamma di Lorenzo, così come i genitori di Sara, allarmati da questa insolita prolungata assenza dei figli, insieme allo zio Raffaele, si mettono alla ricerca. I due papà vengono a conoscere per  primi della verità e Roberto, accompagnato da un giovane carabiniere, come vede la moglie Benedetta gliela dice subito, senza giri di parole. Questa rimane come impietrita, è incredula, non vuol credere che sia vero. Forse Roberto non ha capito bene, forse nell’affanno ha tirato troppo in fretta le conclusioni … e si dirige quasi barcollando verso il pronto soccorso. Intanto gli viene incontro un altro carabiniere, più grande del primo.

Gli va incontro affannosamente e gli chiede dov’è Lorenzo. Vuole vederlo. Ma il militare con le lacrime agli occhi riesce a dirle solamente questo: “ Il piccolo non ce l’ha fatta!”. La commozione gli serra la gola. Con questa “pagina”, il libro terreno di Lorenzo si chiude ma per essere riaperto in un altro modo. A suo tempo ogni perché troverà risposta, ogni lacrima asciugata, ogni affetto colmato, ogni aspirazione soddisfatta. Dio ci ha creato per l’immortalità, “Egli ha fatto bene ogni cosa a suo tempo, e ha messo la nozione dell’eternità nel cuore dei suoi figli, senza però che possano capire l’opera da Lui compiuta dal principio alla fine”. (Qo 3,11).

Ora, leggendo i segni che non mancheranno nei suoi scritti, nel suo vissuto, in chi lo ha incontrato e in chi lo incontrerà in qualsiasi modo. Lorenzo continuerà a vivere e ad agire, a essere “suono di tromba” che non solo rallegra gli animi ma che tanti risveglierà dal loro torpore spirituale. La sua avventura continua e più lo crediamo felice nella Comunione dei Santi, rimanendo anche noi in essa, più Lorenzo IN noi, continuerà ad operare meraviglie! Il primo capitolo del suo “nuovo libro”, inizia con queste sfavillanti parole della Sapienza: “ Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte …

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Nel giorno del giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. Quanti confidano in Lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di Lui nell’Amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai Suoi eletti” (Cfr. Sap 1,13-14.3-9). 

TU HAI TRACCIATO UN CAMMINO … ALTRI TI SEGUIRANNO

DALLA  SUA PROFESSORESSA LUCIA BACCI

La docente di italiano prof.ssa Lucia Bacci, che a lui ed a altri compagni aveva proposto di leggere all’Hospice dei malati terminali poesie sulle montagne di Antonia Pozzi, sabato pomeriggio 30 aprile 2016, dona questa testimonianza. “Lorenzo aveva accettato con entusiasmo sia la proposta di leggere, sia quella di suonare un brano con la tromba all’inizio e alla fine della lettura. L’entusiasmo e la gioia unite a una grande generosità e bontà d’ animo sono infatti i doni che caratterizzavano la sua persona: a tutti portava il suo sorriso, tutti rincuorava con le sue battute. Così la mattina del 30 aprile 2016, durante le prove generali della lettura di poesie nella sede di Pisa della scuola, dove la prof.ssa Bacci aveva radunato i lettori delle sue classi della sede di Casina e di Pisa, Lorenzo aveva subito fatto amicizia con le nuove compagne pisane, rincuorando quelle intimorite ed aiutando nella lettura le più insicure. Così nella sua classe Lorenzo si spendeva con i compagni in difficoltà con lo studio, e si spendeva per animare le manifestazioni organizzate dalla scuola che, grazie a lui, alla sua capacità di presentatore, avevano un grande successo si pubblico.

Ed era inquieto Lorenzo, specie nel secondo quadrimestre, tutto preso dal vagliare la tradizione ricevuta dalla famiglia, come fa chi sta diventando grande e vuol far suo ciò che ha ricevuto. Era inquieto, si sentiva un po’ strano, non appagato, nulla gli bastava, il suo cuore era alla ricerca di una risposta alle tante domande che lo assillavano. Era alla ricerca della sua destinazione, come nella canzone “What’s Up” dei Four non Blondes che gli piaceva e di cui aveva parlato con la prof.ssa Bacci in treno, tornando da Firenze dopo aver vinto a febbraio con quattro compagni una menzione di onore al concorso dei Colloqui Fiorentini per un’opera in legno su Ungaretti. Lorenzo ha raggiunto la sua destinazione chiudendo la sua breve esistenza terrena dopo aver fatto il bene ed aver portato la pace e la gioia, cioè dopo aver fatto qualcosa che oggi è ritenuto quasi impossibile. E una così bella esistenza è stata interrotta là dove pulsava la vita”.

LA COMPAGNA DI BANCO GIULIA BONANNINI

Lorenzo che dire … eccomi qui a scrivere le parole che speravo di non dover mai scrivere. È inutile ribadire quanto la nostra amicizia sia stata bella e importante per me. Da quando non ci sei più, la scuola nella quale abbiamo messo anima e cuore per quattro anni, sta diventando un museo di ricordi. Ogni giorno che passa diventa più difficile da sostenere, i corridoi sono vuoti senza di te che li riempivi di gioia e ottimismo per il futuro. Rivedo il banco vuoto accanto, prima ricco di risate e sorrisi. Ho sentito molte volte la frase che dice: “Capisci il valore che hanno veramente le cose solo quando le perdi”.

Ed infatti ora lo capisco appieno. Tu eri un valore inestimabile, un Amico sincero che ti aiutava in ogni caso anche a costo di sprecare tempo energie. Il vuoto che hai lasciato è una ferita che fa male e non si cicatrizza, possiamo solo imparare a conviverci. Ricorderò per sempre le ultime parole che mi hai detto, le parole che dicevi sempre prima di andare via: “Mi raccomando fai a modo”. E proprio così io “farò a modo” per il futuro, finirò la scuola che abbiamo iniziato insieme mettendoci tutto l’impegno e la determinazione che avevi tu con la quale trascinavi anche me e mi facevi combattere per avere i risultati migliori di quelli a cui aspiravo. Anche se ho paura! Ho paura di non farcela senza di te che eri il bastone che mi dava sicurezza quando ero preoccupata, tu mi dicevi sempre:

“Ma cosa vuoi che sia, andrà tutto bene”. Io conserverò queste parole come oro. Ma tu fammi un favore: ovunque tu sia, se puoi, restami e restaci vicino, ne abbiamo bisogno, io, i tuoi amici e la tua famiglia … che ti ha voluto bene e te ne vorrà ancora per sempre! E mi raccomando “fai a modo!!”.

video Lorenzo

 

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