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CANTINA SAN VITTORE
“Ti seguirà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono”. (Cfr. Is 58,11)
Suddetta cantina ha preso il nome del santo patrono di Canale, perché sita ai piedi della collina dove sorge l’antica pieve di S. Vittore. Mino si butta subito con grande entusiasmo anche in questo nuovo lavoro. Come arriva l’età, prende la patente per guidare la macchina e, durante il servizio militare a Bellinzago (NO), nella compagnia dei Bersaglieri, quella che lo abilita a guidare i camion. Una volta ritornato a casa, potrà fare le varie consegne, sia con il buon papà Felice, che ora, volato in cielo, lo è di nome di fatto, sia da solo. In questo periodo conosce Mariangela che diventerà la sua fidanzata per tre anni. Compie il suo lavoro con una diligenza senza pari; si interessa dei vari movimenti, chiede al papà molte cose, si informa sul come può intervenire per ottimizzare la sua esperienza. È un giovane che si sta aprendo molto volentieri al mondo degli adulti.
La sua sapienza ha anche un’altra “fonte”, i suoi cari nonni: Giacomo, il nonno paterno, e Giocondo, il nonno materno. Tra loro tre correva un bene incredibile, spesso accompagnato anche da segni esterni, quali bacino di saluto o di partenza ogni volta che si incontravano. Tanto era felice Mino di dare il suo bacino ad entrambi, quanto loro di riceverlo. Il nipote era il loro gioiello; i nonni una fonte di saggezza e di capacità di affetto ricambiato. Se tutti i nipoti potessero leggere questi “libri in carne ed ossa”, quanta sapienza del cuore apprenderebbero!
Tra questi gioielli che mamma Laura ricorda nitidamente, uno splende in tutta la sua bellezza. Al muro della camera da letto di Giacomino, era appeso un bel crocifisso. Anche a Lui era riservato il “bacino quotidiano”. Come si poteva iniziare una nuova giornata senza di Lui? Per quanto tempo su quel muro sono rimaste impresse le impronte delle sue mani! Quanto, anche Gesù ha gradito e sicuramente atteso quel saluto quotidiano così pieno di affetto. E così le sue giornate tanto piene iniziavano nella Luce dell’Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Intanto Giacomino cresceva e si irrobustiva anche spiritualmente, considerando come punti fermi la S. Messa della domenica e l’incontro frequente con il Sacramento della Gioia, la Confessione.
IL SEGRETO DEL SUO INALTERATO ENTUSIASMO
“Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”. (Cfr. Is 60,1)
Era tangibile la fedeltà a Colui che vegliava su di Lui con cuore di Padre e di Madre. Il suo rapporto con il buon Dio non era occasionale e tanto meno obbligato. Riconosceva la sua origine e il collegamento con questa Sorgente non si è mai interrotto. Ascoltiamo che cosa ci dice a tal riguardo il suo confessore e Amico dell’anima, don Dino Negro.
“Nella vita di un prete ci sono tanti incontri, alcuni non si dimenticano, ma restano scolpiti nella mente e nel cuore anche dopo tanto tempo. Uno di questi è l’incontro con Giacomino, ripetuto tante volte nei nove anni in cui sono stato viceparroco a Canale. Quando l’ho incontrato per la prima volta, nel 1975, Giacomino aveva circa 15 anni; era un giovane intelligente, con gli occhi furbi e svegli e dei bellissimi riccioli biondi. Veniva a suonare il campanello della canonica, almeno una volta al mese, saliva nel mio studio con il desiderio di incontrare il don, di ascoltare, di dialogare, di confrontarsi alla luce della Parola di Dio e soprattutto di confessarsi. Era desideroso di vivere la sua giovinezza da cristiano convinto; per questo desiderava approfondire la sua fede cristiana e affrontare le “fatiche” della vita giovanile alla luce della Parola di Dio. Di Giacomino ciò che mi ha sempre colpito era la sua sincerità fino in fondo; non nascondeva le difficoltà; era un libro spalancato e sempre gioioso. Amava la vita: aveva voglia di vivere e di impostare la sua vita nella giusta direzione. Giacomino era un giovane che si sentiva amato dai suoi genitori; era figlio unico e ricambiava l’affetto che i suoi avevano per lui. Per loro aveva grande stima e nutriva un profondo attaccamento. Era un giovane che pensava, rifletteva, si poneva domande importanti, non era superficiale e non si accontentava di seguire la massa. Voleva vivere da protagonista e fare della sua vita qualcosa di bello. Amava l’amicizia e spesso condivideva con gli amici momenti di divertimento e di festa. Pensando a quegli incontri, ancora adesso provo gioia e sono spronato ad accogliere e ascoltare i ragazzi e i giovani che incontro nel cammino della mia vita di prete”.
A conferma di quanto fosse profondo questo suo personale cammino di fede, cammino che non si fermava solo a dire “Signore, Signore … ma faceva la volontà del Padre che è nel cielo” (Cfr. Mt 7,21), mamma Laura ci racconta questi due aneddoti.
Il primo: “Un giorno mi arrivò a casa con un suo amico la cui mamma si era rotta una gamba ed era ricoverata all’ospedale. A casa non aveva nessun altro ed era un po’ trasandato. Giacomino mi disse: <<Mamma, stasera questo mio amico può fermarsi a mangiare con noi? >>. Essendoci il suo amico lì davanti, non potei dirgli di no, anche se, onestamente parlando, non gradii troppo quella presenza. Terminata la cena, accompagnò l’amico all’ospedale a trovare sua mamma. Il giorno dopo mi disse:<< Mamma perché ieri hai fatto quella faccia tanto strana quando hai visto quel mio amico? Mi sei sembrata una di quelle suocere cattive! In questo momento lui è solo e ha bisogno di aiuto; ecco perché gli ho proposto di venire a casa nostra>>. Ancora una volta Mino mi ha insegnato l’altruismo, mi ha insegnato che la bontà non ha né colore, né confini”.
Secondo episodio: “Riguarda l’ultimo Natale della sua vita terrena. Correva l’anno 1981. Giacomino si recò alla S. Messa di mezzanotte e, un po’ perché era stanco, un po’ perché la chiesa era molto piena e dovette rimanere in piedi, non poté partecipare bene alla celebrazione. Il giorno dopo mi chiese: <<Mamma a che S. Messa partecipi questa mattina? Ieri sera sono stato troppo disturbato, pertanto voglio tornarvi con te oggi.>>. E così fece. Partecipò alla preghiera con tanta fede e convinzione da lasciare in me un senso ancor più profondo di ammirazione misto a commozione. Usciti di chiesa, mi prese sotto braccio e, passando sotto i portici, mi riaccompagnò a casa. Mi sono sentita come una regina, la donna più fortunata del mondo, anche se non indossavo la pelliccia che aveva una signora seduta davanti a noi. Ero veramente una mamma felice!”.
PRONTO PER SPICCARE IL VOLO
“La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore” (Sap 2,5).
Sabato 21 agosto 1982, come suo solito Mino accompagna sua mamma e insieme partecipano alla S. Messa. Era un “rito” abituale perché dopo la celebrazione mamma Laura andava a fare la spesa, e il figlio l’aiutava e la riaccompagnava a casa con la macchina. Quella sera ascoltò con la consueta attenzione la Parola di Dio della 21^ domenica del Tempo Ordinario. Nella Prima lettura, Giosuè parlando al popolo eletto chiedeva: “Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dèi che i vostri padri servirono o il Signore” (Cfr. Gs 24,2). Giacomino aveva già risposto con la sua presenza, inserita nel cammino di fede che faceva: “Lungi da me l’abbandonare il Signore per servire altri dèi; io voglio servire il Signore, perché Lui è il mio Dio” (Cfr. Gs 24,15.18). Qualche anno dopo, darà la stessa risposta l’Apostolo Pietro, anche a nome dei dodici; alla domanda di Gesù, sempre nel Vangelo del giorno, il Vangelo di S. Giovanni: “Forse volete andarvene anche voi?”. “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di Vita eterna. Noi crediamo e sappiamo che tu sei il Santo di Dio” (Cfr. Gv 6,67-69). Mino, anche di fronte a quest’interrogativo sempre attuale, non ha dubbi: aveva già maturato una fede forte e ben sapeva che al di fuori di Gesù si rischia di trovare solamente delle illusioni che abbagliano e si sperimenta che tutto è vuoto. Perciò Mino aveva scelto Gesù come Amico di viaggio e quel sabato sera, con il salmo responsoriale, canterà: “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino” (Cfr. Sal 33,2-3). Dopo la celebrazione e gli acquisti di mamma, tornò a casa sereno.
Il giorno dopo, domenica 22 agosto 1982, c’era in programma una nuova esperienza: un giro panoramico a bordo di un bimotore. Lo avrebbe guidato un suo amico pilota dell’Alitalia e avrebbe condiviso quest’esperienza insieme ad altri tre amici. Cinque persone in tutto. Verso le 13,30 partì da casa e insieme agli amici si diresse alla volta dell’aeroporto di Levaldigi (CN). Da lì il bimotore iniziò a librarsi libero nel cielo e il pilota, esperto in materia, si dilettò nel fare svariate acrobazie. Poi si sa, quando si è in compagnia, ancora tra giovani, la goliardia regna e pertanto non si dette molta importante alla prudenza. Qualche testimone che da terra vide il bimotore aggirarsi nei pressi della chiesetta di S. Vittore, asserisce che gli sembrò addirittura di avere visto il volto sorridente di Mino mentre lo salutava con la mano. Purtroppo quel momento di gioia spensierata si stava trasformando in una immane tragedia. Il velivolo oltrepassò la collina di S. Vittore per poi sparire dietro a un’altra collina sita nel territorio del comune di Cisterna d’Asti. Lì si trovava una fabbrica, la FRA: Fabbrica Reti Affini. Arrivati nei pressi della fabbrica, il pilota sicuramente non si accorse del rischio che stava correndo essendosi abbassato troppo e fu così che perse il controllo del bimotore che andò a schiantarsi contro il piano superiore della FRA. L’impatto fu violentissimo, il velivolo prese fuoco alzando una spessa nube di fumo nero; in pochissimi minuti perirono le cinque persone a bordo. Di quei giovani rimase ben poco! La notizia arrivò in un battibaleno a Canale, che si trova circa un paio di chilometri dal luogo dell’accaduto. La casa di Giacomino distava pochissimo da Valle S. Matteo. Mamma Laura era seduta in giardino e stava lavorava all’uncinetto. Sentì del trambusto, l’andirivieni di macchine, di moto e, quasi come un presentimento, chiese a Felice di andare a vedere il perché di tutto quell’insolito movimento. Felice andò, vide e comprese l’accaduto. Tornò a casa impietrito dal dolore accompagnato dall’incredulità, abbracciò la moglie che ansiosa aspettava notizie e le disse: “Laura, il nostro Giacomino non c’è più!”. Solo il buon Dio conosce fino in fondo quale può essere il dolore di un genitore che vede partire gioioso il suo figlio ventunenne e, su questa terra, non lo vedrà più fare ritorno. Pare di sentire la voce del Signore quando dice: “ Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta di essere consolata perché non sono più” (Cfr. Ger 31,15). Ma Lui è vicino ai Suoi figli e non li abbandona mai, soprattutto nel momento del dolore e al cuore di Laura suggerirà: “ Trattieni la voce dal pianto, i tuoi occhi dal versare lacrime, perché c’è un compenso per le tue pene, c’è una speranza per la tua discendenza” (Cfr Ger 31,16-17). E sarà così! Per Laura e Felice, da quella domenica pomeriggio, inizierà un nuovo e lungo cammino di purificazione che riscatterà il loro dolore trasformandolo in una vita di servizio a Dio, presente in tutti coloro che sarebbero stati posti sulla loro strada.
In quei giorni il paese di Canale si è mosso in massa per dimostrare la sua vicinanza alla famiglia di Mino e alle altre famiglie colpite da quell’inaspettata tragedia. Chi con un fiore, chi con uno scritto, chi con una visita e una preghiera … Sulla scia dell’emozione, tantissimi hanno scelto di rendersi presenti facendo sentire meno soli questi genitori tanto provati, ma solamente l’Amore di Dio poteva essere la vera medicina di consolazione. E questa è la stata la strada intrapresa da Felice e Laura. Dall’allora parroco di Canale, don Angelo Conterno, fu affidato alle loro cure il santuario locale di Nostra Signora di Mombirone, molto amato dai fedeli di Canale e dei paesi limitrofi. Felice e Laura lo custodirono come un gioiello prezioso investendo tutto il loro affetto e le loro forze affinché non mancasse nulla a questo luogo di culto mariano. La Mamma Celeste ne fece così una scuola di vita per loro e per chi come loro sarebbe salito su quel colle alla ricerca di pace e di consolazione. Quanti tra le mura di questo santuario, davanti alla dolce effigie della Mamma hanno sperimentato, e sperimentano, la dolcezza della Sua carezza materna espressa anche dalle parole del canto a lei dedicato: “Sguardo intenso e premuroso che ti chiede di affidare la tua vita e il tuo mondo in mano a Lei. Lei ti calma e rasserena. Lei ti libera dal male perché sempre ha un cuore grande per ciascuno dei Suoi figli; Lei ti illumina il cammino se le offri un po’ d’amore, se ogni giorno parlerai a Lei così: Madonna di Mombirone , è dolce esser Tuo figlio! Oh, lascia, Madonna di Mombirone che io viva vicino a Te”. E ognuno torna a casa rasserenato, pur rimanendo in un mondo in subbuglio che sempre meno sa offrire pace ai suoi figli. Laura e Felice, invece, nel volto di questa cara Mamma hanno trovato pace vera.
Nel Suo sguardo hanno cercato il sorriso del loro Giacomino e nel loro cuore non solo si è riacceso, ma si è anche ridestato quel bene che sembrava perso per sempre.
Insieme a Laura ritorniamo a quei giorni ripercorrendoli tramite tanti scritti allora pervenuti. Ancora oggi si respirano sia la partecipazione al dolore sia la considerazione di chi fosse Mino.
SCHEGGE DI LUCE: UN NUOVO CAMMINO PER FELICE E LAURA
“Non faticheranno invano, né genereranno per una morte precoce, perché prole di benedetti del Signore essi saranno e insieme con essi anche i loro germogli”. (Cfr. Is 65,23)
“Impedito a partecipare fisicamente, celebro S. Messa in suffragio con quaranta sacerdoti riuniti in assemblea. Giacomino amico mio, giovane generoso, sincero, gioviale, amico di tutti ha certamente raggiunto Dio che già da ragazzo amava e invocava. Uniti profondamente a lui nella fede e preghiera, lo sappiamo vivo e vicino a noi”. (Telegramma di padre Luigi Marsero, Ariccia 24 agosto 1982)
“La nostra amicizia di dieci anni or sono è diventata sempre più forte e più profonda perché ho sempre trovato in voi (Felice e Laura) ed in Giacomino una convinta vita cristiana … Nella sua forte giovinezza, nel suo sano desiderio di conoscere la vita, egli era con tutti, ma specialmente con i suoi genitori, amico generoso e saggio, sincero, pronto all’obbedienza ed al sacrificio, lieto di poter fare del bene. Sapeva donare con gioia, come un vero cristiano … Giacomino, innocente della propria morte, era pronto ad incontrarsi col Signore. Sono convinto che il Signore stesso lo aveva ispirato, quel venerdì, giorno che ricorda la passione e morte di Gesù, a chiedere ad un amico come me, di confessarlo, anche se la confessione doveva solo avvenire al martedì o mercoledì … Egli sapeva discutere con sincerità e serenità, sapeva contraddire con garbo, sapeva presentare con chiarezza i problemi dei giovani della sua età … Giacomino si confessava più volte all’anno, era fedele alla S. Messa festiva, pregava ogni giorno, anche il bacio al crocifisso a capo del suo letto era assai frequente se la sua mano ha lasciato l’impronta sulla stoffa. Sono commoventi ad insegnano molto le sue preghiere al crocifisso che si trovava sul luogo del lavoro. Quale altro giovane della sua età chiedeva colloqui al sacerdote, senza rispetto umano, come Giacomino faceva con don Dino quando gli chiedeva: “Hai qualche minuto per me? Qui c’è desiderio di vita cristiana, amicizia e confidenza”.
(padre Rinaldo, Varallo Sesia 30 agosto 1982)
“Carissimi Laura e Felice, mi chiedete una parola di amico, un gesto di consolazione cristiana e io mi sento in dovere di darvelo. Ho pregato, appena ripreso dall’emozione della notizia; ho celebrato una Messa in Suo suffragio e in Suo ricordo… Quanto alla parola di conforto, che vi aiuti a sopportare un momento così difficile e a superare la tentazione di disperare, che cosa posso dirvi di più di quello che voi stessi mi avete scritto tante volte di lui? Che, cioè, era buono, generoso, obbediente pieno di rispetto per tutti … Così ricco di vita e così sensibile al dolore degli altri? Io lo ricordo, in questo momento, RAGGIANTE DI FELICITÀ, in due occasioni della nostra vita comune: il 1° giorno di Seminario (quando scorsi in lui tanto candore e tanta vivacità) e il giorno del nostro incontro (dopo anni … ), due anni fa, lui militare e io missionario. In quell’epoca, scherzando io gli dissi: Siamo tutti e due Soldati e tutti e due missionari … Sono certo che Dio lo ha voluto con sé prima che il mondo potesse rubargli il candore di fanciullo, la sensibilità e la generosità istintiva, la fede semplice e viva che sapeva mantenere intatta, senza umano … In Dio il nostro Giacomino VIVE I SUOI VENT’ANNI PER SEMPRE, ormai libero di tutto il sudiciume di quaggiù”.
(Padre Giocondo Bronzini osp, Londrina – Brasile 10 settembre 1982)
“Sarà questo un Natale ben diverso dai precedenti, senza l’allegria di Giacomino a dargli una luce di festa. Accettiamo con fede che Egli celebri il Natale col Cristo lassù in Cielo. Chiediamo la grazia di scoprire in mezzo alle tenebre la mano di Dio … Chi ama non conosce barriere; chi ama e ha fede supera anche la barriera peggiore che è la morte. Il Bambino Gesù vi dia molta serenità nel dolore e molto conforto “ .
(Padre Giocondo Bronzini, Londrina – Brasile 10 dicembre 1982)
“Il mio incontro vissuto nella vostra casa mi ha aperto l’animo alla speranza nel vedere la vostra forza d’animo, sorretta da una forte fede cristiana … Ho la gioia, se così posso dire, di avere sempre nel mio Breviario la sua fotografia, il suo volto sereno, che rassicura chi è nel dolore. Più volte mi sorprendo in uno stato di preghiera rivolta a lui e vi devo dire che davanti a certe difficoltà ho sentito la presenza viva e confortevole di Giacomino. Tutti questi segni sono quasi una certezza che egli è già presso Dio e quindi è in suo potere soccorrere gli amici e chi è nel bisogno … Se sul piano umano c’è nulla da fare e non c’è risposta alla sua morte, sul piano religioso, e soprattutto della fede, diventiamo sereni e forti con lui … Cari Amici, Giacomino è vivo, ha solo cambiato modo di vivere, ne sono certo!”.
(Padre Luigi Marsero,Barletta 8 dicembre 1982 )
“So che dovete aver passato un Natale triste, il primo senza Giacomino, ma spero, con tutto il cuore, che a poco a poco con la forza interiore, che viene dalla fede, riusciate a superare le difficoltà peggiori … Coraggio, Dio sa che cosa state soffrendo e vi aiuta. Non avreste potuto resistere fino ad ora, se non fosse per la grazia di Dio che vi inspira sentimenti di fede e di rassegnazione cristiana. Non esiste una risposta alla domanda che tutti ci facciamo: “PERCHÉ?” … Sappiamo che quando Dio ha voluto darci una risposta, ha mandato Suo Figlio Gesù, ed Egli ha sofferto, come noi e più di noi”.
(Padre Giocondo Bronzini, Londrina - Brasile 1 febbraio 1983)
“È impossibile che la sofferenza che state passando debba rimanere senza frutto. Con certezza, Dio vi sta provando con il proposito di beneficiarvi con la sua grazia. Prego perché la PASQUA di quest’anno sia per voi una Pasqua di MORTE e di RISURREZIONE. Prego perché Dio vi dia la forza di accompagnare suo Figlio Gesù sul cammino del Calvario, fino all’ultimo, fino alla sua trionfale VITTORIA sulla MORTE. E vi faccia sentire, nella fede, che questo stesso è stato il cammino di tutti i giusti e di GIACOMINO in particolare, dalla MORTE alla VITA NUOVA che non conosce fine. Questi sentimenti mi accompagnano da giorni e volevo esprimerveli come AUGURI DI BUONA PASQUA. Spero che vi aiutino a sentire che DIO STA VICINO A QUELLI CHE SOFFRONO …”. (Padre Giocondo Bronzini, Londrina – Brasile 21 marzo 1983 )
“A due anni di distanza dalla sua scomparsa, mentre lo osservo nella fotografia che porto nel Breviario, emerge alla mia memoria la sua bella e schietta personalità di ragazzo prima, di adolescente e di giovane dopo. Per me che ho avuto la gioia di accompagnarlo nei delicati anni delle medie alla Quaglina e di incontrarlo spesso giovane proteso verso il domani, è viva la figura di una persona profondamente buona, dal carattere gioviale che sapeva adattarsi a tutte le circostanze e situazioni. Lo ricordo particolarmente disponibile al servizio verso tutte le persone che incontrava, premuroso, schietto con tutti, verso voi genitori e verso le necessità di ciascuno, anche della vecchietta che incontrava sulla strada. Espansivo, sorridente nelle conversazioni, che si facevano a tavola senza foga, attento a tutte le opinioni, esprimendo giudizi concisi ed essenziali. Giacomino ha lasciato in me, e penso in tutti i suoi veri amici, un segno indelebile per la sua carica di ottimismo, di generosità che esprimeva nel suo non pretendere alcun tornaconto. Al di là delle note umane che brillavano ai nostri occhi, era vivo in lui il senso di Dio e ogni giorno lo chiamava nella sua vita con la preghiera e il filiale gesto concreto, affettuoso del bacio al crocifisso … Così voglio ricordare Giacomino e così vi chiedo di pensarlo, amarlo e pregarlo. Il Signore lo ha tolto prima che si contaminasse in questo mondo”. ( Padre Luigi Marsero OSG – Città del Vaticano 18 agosto 1984 )
“Ogni volta che penso a Giacomino sono sereno perché penso alla sua sincerità, al suo desiderio profondo di essere buono e di vivere in amicizia col Signore. La certezza che Giacomino vive, ci stimola ad affrontare il quotidiano con giovialità, facendo sempre e solo del bene come lui desiderava”.
(Don Dino Negro, Cesana 6 agosto 1985 )
“Carissimi, il Signore è davvero buono e grande nell’Amore. Quando ci priva di qualche persona cara, che nella nostra famiglia godeva di un posto particolare, perché generosa, cordiale, gioviale … è perché la vuole offrire con quelle belle doti umane e spirituali come modello per tante altre persone bisognose di un riferimento e di un esempio vivo, che brilli davanti ai loro occhi”.
(Padre Luigi Marsero, Capoterra (CA) 4 novembre 1986)
“ Gent.ma Sign.ra Laura … mi conforta ancor più la sua affermazione: Io e mio marito cerchiamo di vivere il meglio possibile il Vangelo, perché Giacomino ci dice che tutto il bene che facciamo si riversa su di lui ... Sì, il bene che facciamo si diffonde molto più di quanto noi crediamo: arriva là dove non avremmo mai immaginato, forma la gioia di quelli che ci hanno preceduto, aiuta quelli che iniziano le battaglie della vita e sono tentati di sentirsi soli nella lotta. Siamo tenuti in piedi dal bene altrui: facciamo anche noi qualcosa di buono, per sostenere a nostra volta qualcun altro (anche se sconosciuto)! Sono rimasto veramente commosso e mi rallegro moltissimo per la sua nuova missione di mamma delle tre orfanelle: se il Signore ha promesso il Suo Regno a coloro che danno anche solo un bicchiere di acqua fresca in Suo nome, cosa darà mai in premio a chi come lei si dedica con tanto amore all’educazione di queste tre anime innocenti? <<Io stesso, dice il Signore, sarò la tua ricompensa, al di là di ogni previsione>> (Cfr. Genesi 15,1).
( Padre Giocondo Bronzini, Roma 25 febbraio 1997 |