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UN NUOVO FIOCCO AZZURRO
“Il Signore dal seno materno mi ha chiamato e plasmato”. (Cfr. Is 49,1.5
Il grande campanile del paese con alla cima la gigantesca statua del Sacro Cuore di Gesù che veglia sul ridente paese di Canale (CN) segna le ore 03,00 e pochi minuti. È venerdì 21 ottobre 1960. Dall’ospedale Pasquale Toso, dopo un parto alquanto travagliato con forcipe e sudori ecco che, vispo e bellissimo, nasce Giacomino Scaglia. Inizialmente sembrava proprio che non ne volesse sapere di lasciare il grembo materno della sua giovanissima mamma, 21 anni appena. Arrivato il momento di fare questo primo grande passo, lui ha opposto tutta la sua resistenza. Il papà era molto preoccupato per l’incolumità fisica sia del neonato sia della mamma, tanto che, passato il pericolo, le dirà: “Sai, ho avuto paura che morissi, tanto ti ho visto soffrire!”. Tolto questo “incidente” di percorso, il piccolo “Mino”, così famigliarmente chiamato, visse in piena salute per 22 anni.
LE SUE RADICI
“Fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome”. (Cfr. Is 49,1)
La storia di Giacomino trova le sue radici in papà Felice, di Giacomo e Giovanna Virano, e in mamma Laura Bellini di Giocondo e Del Vecchio Irma. Lui originario di Canale, lei emigrata dal Veneto, dal piccolo paese del Rodigino, Gavello. Lui primogenito con la sorella Teresa. Lei secondogenita di cinque fratelli, due maschi e tre femmine. Laura approda a Canale dal Veneto esattamente il 26 febbraio 1958. Di lì a poco tramite sua sorella Mirella , che già vi risiede, ha modo di “conoscere un bel giovane”. Tra una parola seria e una scherzosa, parte senza tanti preamboli il famoso “colpo di fulmine”. Sia la casa dove Laura alloggia con la sua famiglia sia quella del suo futuro marito sono “case vecie, e brute”, ma ormai per lei tutto diventa bello, anche quelle due case! Da quel primo incontro trascorre un anno e mezzo e Felice, allora ventinovenne e Laura ventunenne, nella cappellina di Mombirone il 18 ottobre 1959, alla presenza del Canonico Vitale Demaria , parroco, si promettono amore e fedeltà per tutta la vita. Il loro matrimonio durerà 58 anni. Dopo un semplice pranzo all’albergo Centrale, con parenti e amici, ecco il “viaggio di nozze” che ha come meta la città di Torino dove si fermano due giorni. Laura è felice perché per lei: “Era una città nuova”.
1° TAPPA: IL BATTESIMO
“Mi ha nascosto all’ombra della sua mano”. (Cfr. Is 49,2)
Il loro amore è così bello e così vivo che non tarda a diventare VITA. Dopo la gravidanza tutto sommato serena, nasce nel 1960 il caro Giacomino. Mamma Laura ricorda: “Il nostro Mino era veramente bello, ricciolino, biondo; sembrava un angelo!”. Mamma e papà non stanno più nella pelle e Laura con le sue mani, come solo le mamme sanno fare, confeziona un “portaenfan”, consistente in un cuscino con intorno del bellissimo pizzo, tutto bianco. Questo sarà il primo dono dei suoi genitori, visto che otto giorni dopo, com’era usanza allora, nella cappellina di Nostra Signora di Mombirone, per le mani del Canonico Vitale Demaria, il piccolo sentirà pronunciare su di lui le parole del celebrante: “Giacomino io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Così domenica 30 ottobre, Mino diventa figlio di Dio. Il padrino Bellini Lauro e la madrina Scaglia Teresa affiancheranno i genitori in questo compito tanto importante: educare il neonato nel suo cammino di fede. La mamma non potrà accompagnare il figlio in questa celebrazione tanto importante perché un tempo, prima che una partoriente potesse entrare in chiesa, dovevano passare i quaranta giorni in preparazione alla sua purificazione. Terminata la celebrazione, molto sobria con i parenti invitati, si vive un momento di festa nella cucina della “casa vecia” che nel frattempo stava diventando sempre più bella. Felice e Laura ora sono papà e mamma. Tutto il resto non era poi così importante. Un altro particolare, che è bello sottolineare, è il gesto che faceva mamma Laura ogni volta che fasciava il suo piccolo Mino: “Mentre lo avvolgevo nelle fasce, tracciavo su di lui il segno della croce invocando il nome di Gesù e di Maria; a modo mio, benedivo così i primi giorni della nostra creatura”.
2° TAPPA: LA PRIMA COMUNIONE
“Stimato dal Signore è diventato la mia forza”. (Cfr. Is 49,5)
Mino cresce di giorno in giorno e arriva così il tempo di frequentare l’asilo infantile “Regina Margherita”, allora gestito dalle suore Carmelitane. Lui vi sarebbe andato volentieri ma, purtroppo, le sue frequenti indisposizioni a causa delle tonsille, sempre infiammate, praticamente glielo impedirono. Passando tanto tempo a casa, mamma Laura poté così seguire molto da vicino la sua crescita, una crescita armonica sia umanamente sia spiritualmente.
Giacomino arriva al compimento del 6° anno e si prepara a ricevere il sacramento della Prima Comunione. Nella parrocchia di Canale quello sarà l’ultimo anno, perché da quell’anno in poi, i fanciulli si accosteranno a questo sacramento in terza elementare. La formazione di Mino a questo suo primo incontro con Gesù fu veramente ottima, perché si trovò a camminare e crescere insieme a tre catechiste. La prima senza dubbio è stata la sua cara mamma. Le altre due Rosettina Mulasso e Luigina Quaglia, due anime belle e innamorate del Signore, che hanno trasfuso nel piccolo il loro ardore. Mino era talmente contento di loro che nel tempo natalizio, dopo aver preparato il presepe, le invitò a vederlo, facendo preparare per loro una bella fetta di panettone. Rosettina con grande affetto, facendogli una carezza, gli disse: “Bravo Giacomino, bravo che hai fatto il presepe”. E lui rimase molto contento di quell’approvazione. E il presepe continuerà a farlo fino all’età dei 18 anni.
Il suo primo incontro con Gesù Eucaristia, avviene la domenica … maggio nella parrocchia di S. Vittore. Il bambino ricciolino è bellissimo! È vestito con un completino grigio e al braccio destro porta il tipico nastrino bianco che si usava allora con appesa la medaglia raffigurante Gesù che tiene l’ostia in mano e il calice con il vino consacrati. A detta di papà e mamma: “Sembrava di vedere un angioletto!”. Mamma Laura, presa dalla commozione, pianse per tutta la durata della celebrazione. Terminata la celebrazione in chiesa, ci fu un momento di festa a casa. Nel frattempo non era più “bruta e vecia” come prima, poiché anche tante cose belle erano avvenute tra quelle mura. Tanto più che vicino all’abitazione originaria, ne stava nascendo un’altra, tutta nuova. Infatti la festa non si svolse più in cucina, come per il Battesimo, bensì in un’ampia sala addobbata a festa. Mino era raggiante di gioia anche perché aveva ricevuto come dono un piccolo angioletto. Lui lo aveva portato all’incontro di catechismo e la buona Rosettina decise di appenderlo alla parete dell’aula. Quel piccolo ricordo della sua Prima Comunione ha accompagnato lui e tutti i suoi compagni per tutto il resto del percorso catechistico
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SCOLARO ALLE ELEMENTARI
“Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli”. (Cfr. Is 57,14)
Il ritornello della maestra Margherita Giordano, mamma Laura ormai lo conosceva proprio bene a memoria. Ogni volta che la incontrava le parole erano: “Giacomino è un bambino molto intelligente ma ha due difetti: poca voglia di studiare ed è tanto vivace. Per farlo stare un po’ buono devo dirgli: Guarda che se fai ancora così lo dico alla mamma!”. Allora Mino si tratteneva un pochino di più. Memorabile, sempre dal racconto della maestra, quanto vissuto un mattino. Stranamente, Giacomino fu veramente bravo, composto e attento. Erano le 11,00. Si alzò, andò dalla maestra e le disse: “Questa mattina sono stato bravo?”. “Sì, sei stato proprio bravo”, gli rispose. “Sì, però adesso basta perché non ce la faccio più!”. Era possibile non ridere? Quando la mamma lo seppe, si dovette tenere a forza per non scoppiare a ridere; altrimenti, sarebbe stato come dargli ragione. Allora si limitò a un bell’abbraccio forte forte come risposta.
Va comunque riconosciuto a Giacomino che, a tanta vivacità, corrispondeva anche altrettanta bontà. I suoi compagni lo amavano tantissimo e intorno a lui erano sempre in tanti. Se aveva una cosa, non poteva tenerla solo per sé; se non la condivideva con qualcun altro, non era contento.
Quante volte mamma Laura e papà Felice lo hanno paragonato “ad una chioccia con tanti pulcini intorno!”.
LE SCUOLE MEDIE IN SEMINARIO
“Ho visto le sue vie, voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni”. (Cfr. Is 57,18)
Intanto si avvicinava il termine del corso elementare e lo sguardo di Felice e Laura era già proiettato verso la scuola media. Che fare? I genitori ne parlavano spesso. Lavorando entrambi, erano fuori casa gran parte della giornata. Non sarebbero stati tranquilli nel saperlo poco custodito. Ecco che in quel tempo erano molto amici del sacerdote don Luigi Marsero, dei Giuseppini di S. Giuseppe Marello, che propose loro di far frequentare a Mino il corso delle medie nel seminario di Asti. Là avrebbe trovato professori ed educatori molto attenti. Ai suoi bravi genitori non sembrava vero, con quella soluzione sarebbero stati veramente tranquilli. Il loro Mino sarebbe stato al sicuro!
E partì l’avventura. Tuttavia nonostante non mancassero né bravi docenti né ottimi educatori, il nostro Mino continuò ad accontentarsi della sufficienza. Padre Giocondo Bronzini, allora responsabile della comunità studentesca, bonariamente disse al ragazzo: “Se ci fosse da regalare un voto, certamente non verrebbe regalato a te!”. Questo però lo diceva in tono benevolo perché tra i due si era instaurata una grande stima reciproca. Padre Giocondo (che nel frattempo instaurerà una bella amicizia anche con la sua famiglia), riconosceva in Mino un ragazzo veramente buono e sincero; dall’altra parte Mino, considerando il religioso una persona seria che voleva il bene dei ragazzi, lo ascoltava accettandone anche le correzioni. Quelli, sia per Mino sia per papà e mamma, furono tre anni duri da superare. In quel tempo le regole erano abbastanza severe: a casa si poteva tornare una sola volta al mese e non c’erano certo i cellulari a diminuire le distanze. Così tutte le domeniche pomeriggio, papà Felice e mamma Laura, partivano alla volta di Asti per rimanere un po’ con il loro figlio. Che belli, che intensi quegli incontri! Tra Giacomino e mamma Laura si era creato e si rafforzava sempre più un profondo rapporto di confidenza. Non c’era gita che facesse, senza portarle a casa qualche ricordino e sempre di carattere religioso. Questo figlio giovanissimo, alla mamma altrettanto molto giovane, apriva il cuore su tutto. Laura non ricorda una sola bugia, anche perché le diceva: “Guarda di non raccontarmene perché, tanto lo sai, che poi vengo a scoprire la verità e ciò non sarebbe una cosa bella da parte tua”.
Il ragazzo, pur non avendo grandi voti, specialmente in alcune materie, tuttavia in quei tempi, dove nella disciplina vigeva un certo rigore, sulla pagella sotto la voce COMPORTAMENTO c’era scritto 9 e sotto la voce RELIGIONE 10. E di questi due riconoscimenti i suoi genitori erano molto contenti.
D’altra parte Mino non era tagliato per diventare uno studioso. Lui aveva nel cuore il lavoro e a questo voleva prepararsi. Un simpatico aneddoto ci spiega questo ancora meglio. Allora in seminario c’era un vecchietto che curava un po’ il giardino e, quando tagliava l’erba, la seccava per ricavarne del fieno. Giacomino, senza farselo dire da nessuno, si avvicinò a quel simpatico nonnino e si offrì a girare il fieno anche lui affinché seccasse meglio. Il nonnino trasaliva di gioia ogni vota che lo vedeva arrivare. Quando papà e mamma andavano di domenica a trovarlo, lui , orgoglioso, desiderava che salutassero questo suo nuovo amico.
Quante altre volte è successo che, mentre gli altri suoi compagni giocavano, lui prediligesse andare a fare umili lavori, come quello di pulire la caldaia. Il lavoro certamente non lo spaventava, lo faceva star bene.
NEL MONDO DEL LAVORO
“Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà”. (Cfr. Is 58,8)
Il tempo delle medie finisce e ragazzo viene consegnata la pagella finale. Se si fosse guardato solamente ai voti, certamente il suo profilo scolastico si sarebbe potuto dire alto, ma sicuramente, Mino è uscì da quell’esperienza ben fortificato umanamente, moralmente e spiritualmente. Come tornò a casa, trovò subito impiego nell’allora ditta Costa e C. di Peppino Costa, che trattava tutto ciò che riguardava frutta fresca, sciroppata, essiccata. Anche qualche ortaggio, ma in prevalenza frutta: datteri, fichi, noci e nocciole, mandorle, prugne ... Quando arrivavano i camion pieni, bisognava scaricali, preparare la frutta, inscatolarla e poi, terminate queste operazioni, caricarla nuovamente su camioncini per le varie consegne che sarebbero avvenute all’indomani. Giacomino, pur facendo tutto quanto gli veniva chiesto, dopo avere preparato la merce, era spesso inviato ad accompagnare l’autista nella varie consegne: Torino, Milano, Varese … ovunque ci fosse da andare, lui era sempre pronto. Mamma Laura ricorda: “L’autista gli voleva un bene dell’anima! Quando tornavano dalle consegne, appena il camion si fermava davanti al portone della fabbrica, il ragazzo balzava giù come un capriolo, svelto apriva il cancello e lo richiudeva subito dopo il passaggio. Tutto questo quasi in un battibaleno. Anche il signor Peppino gli voleva molto bene e lo stimava alquanto. Vedendo l’attitudine del ragazzo, gli aveva offerto di spostarsi a lavorare in un altro suo grande magazzino, a Torino. Ma mio marito Felice aveva bisogno di lui nella cantina di famiglia e così, dopo due anni di servizio nella ditta Costa e C., Mino iniziò il lavoro con suo papà”. |