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Perciò il nostro pellegrinaggio in terra, altro non deve essere che preparare il cuore alle sorprese che Dio tiene in serbo da tutta l’eternità per i suoi figli fedeli, per coloro che hanno: “combattuto la buona battaglia” (2 Tm. 4,7) e nel nostro viaggio vediamo che la Gerusalemme Nuova (…)

“Scendeva dal Cielo da presso a Dio” per sottolineare che essa è un dono gratuito del suo amore di Padre. Dio non si lascia vincere in generosità così che (…) “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm. 5,20); con cinque pani e due pesci ha sfamato una folla enorme riempiendo, con i pezzi avanzati e raccolti, dodici canestri (Gv. 6,13); al figlio più giovane che aveva sperperato e sciupato tutto, una volta tornato a casa, non solo non lo ha castigato, ma ha invece ordinato ai suoi servi: “Presto, portate il vestito più bello e metteteglielo addosso, infilategli un anello al dito e calzari ai piedi. Tirate fuori il vitello grasso e uccidetelo: mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è ritornato a vita; era perduto ed è stato ritrovato” (Luca 15,22-24). Così è per il Cielo, per il Paradiso che ci attende.

Esso è un dono purissimo dell’infinita bontà di Dio, è gratuità che richiede solamente Amore. E Fabrizio, dopo la sua enorme sofferenza, e dopo aver spalancato gli occhi a tutte le meraviglie della Città Santa ha sentito la voce amica del diletto parlare all’anima sua e dirgli: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono profumo. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro” (Ct 2,10-14).

Tu che hai avuto il dono di leggere la storia di Fabrizio alla luce di questi “tre giorni”, hai compreso come ciò che avrebbe potuto sembrare la fine di qualcosa, in realtà è solamente un nuovo inizio?

La missione di Fabrizio è solamente terminata nel tempo terreno perché ora è occupato per tutta l’eternità a passare il suo Cielo, a fare del bene sulla terra. Il suo desiderio di avere un fratellino è stato esaudito perché ora ne ha migliaia, milioni; la sua aspirazione a diventare pediatra l’ha ampliata all’infinito perché ora consola e cura il cuore ferito di un numero sconfinato di piccoli pazienti bisognosi di tutto; con le offerte ora conforta e allevia la sofferenza a tanti che, anche senza saperlo, beneficiano della sua ben nota generosità.

A chi continua ad amarlo e a credere nella sua bontà, nel suo sorriso e nella sua disponibilità, Fabrizio, in una delle sue pagine del diario ha riportato questa frase:

 

E se me ne andrò mentre tu sei ancora qui,
sappi che io continuo a vivere,
vibrando con diversa intensità,
dietro un sottile velo
che il tuo sguardo non può attraversare.

Tu non mi vedrai :
devi quindi avere fede.
Io attenderò il momento in cui,
di nuovo,
potremo liberarci assieme in volo,
entrambi sapendo che l’altro è li accanto.

Fino ad allora, vivi nella pienezza della vita,
e quando avrai bisogno di me
sussurra appena il mio nome nel tuo cuore
“e sarò li.”

Con immutato affetto i genitori dicono:

Solo con il silenzio e la riflessione può scaturire ancora dal nostro cuore ferito tutta l’immensità dell’amore che ci unisce alla persona cara che non è più vicino a noi, ma che vive in noi. Solo l’amore ci può salvare dalla devastazione, dalla malinconia e dalla nostalgia per la mancanza di Fabrizio.

Con questa umile richiesta pensiamo di riuscire ad esprimere il percorso di vita nostro e suo aiutati e confortati in questo anche da un pensiero di K. Gibran: “Dammi il supremo coraggio dell’amore, questa è la mia preghiera-coraggio di parlare, di agire, di soffrire, di lasciare tutte le cose o di essere lasciato solo. Temprami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore ed aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.

Dammi la suprema certezza nell’amore e dell’amore. Questa è la mia preghiera, la certezza che appartiene alla vita nella morte, alla vittoria nella sconfitta, alla potenza nascosta nella più fragile bellezza, a quella dignità nel dolore che accetta l’offesa ma disdegna di pagarla con l’offesa. Dammi la forza di amare sempre e a ogni costo”.  

FOTO FABRIZIO FIORE

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