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Ti abbiamo desiderato ed accolto con sacrificio e pazienza rivelando le tue qualità, con quel visino tondo perfetto, con quegli occhi neri come piccole perle, con quello sguardo dolce e luminoso. Per noi sei stato il figlio perfetto Tante volte abbiamo sentito battere il tuo cuore quando dovevi ancora nascere e, dopo, tantissime volte quando ci stringevamo forte in un abbraccio interminabile.
Caro Fabrizio era, rimane e rimarrà per sempre IL NOSTRO ABBRACCIO.
Quei due occhioni scuri grandi, sempre vigili, sempre attenti a tutto ciò che succedeva intorno, e quel sorriso altrettanto luminoso e sincero lasciavano intravedere che la storia di Fabrizio non sarebbe stata una storia tra le tante, una “pagina di cronaca” destinata a ingiallire ed essere presto gettata nel dimenticatoio …
No! Fabrizio, quel piccolo “golmì” stava custodendo dentro di sé un grande tesoro, tale da arricchire in sovrabbondanza se stesso, la sua famiglia e tutti coloro che l’avrebbero conosciuto.
Ed intanto entriamo nel
SECONDO GIORNO
Sotto lo sguardo vigile, amoroso e attento, di papà e mamma e con la loro guida Fabrizio cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. (Cfr Lc 2,52)
Da lui, fin dall’infanzia, traspariva ottimismo e determinazione, pur essendo di carattere riservato. Tutti lo ricordano con tanto affetto perché donava gioia ed attenzione senza mettersi mai in mostra.
Anche la sua vita spirituale iniziò ben presto, frequentando da piccolo la parrocchia del Divin Maestro per poi passare, dalla prima elementare a quella di S. Cassiano, entrambe in Alba, seguendo con entusiasmo ed impegno le attività ivi proposte.
Di lui don Gianfranco, suo parroco a S. Cassiano, ricorda:
“Fabrizio? Un chierichetto assiduo che pregava volentieri, un ragazzo bene educato e giudizioso, uno studente attento e distinto. Nonostante la sua connaturale riservatezza, l’ho sempre visto socievole e, non di rado, rimanevo sorpreso per la sua delicata attenzione.
La sofferenza vissuta con dignità lo ha fatto crescere in fretta ed ogni volta che gli ho parlato o quando sono stato a fargli visita, trovavo in lui la serietà e la maturità di un adulto anche se il fisico era quello di un adolescente debilitato dalla malattia.”
Pur consapevole del male che lo perseguitava, sostenuto dall’eroico esempio e aiuto dei suoi genitori, non l’ha mai manifestato apertamente per non far pesare su nessuno la sua situazione; anzi, chiunque lo ha incontrato in quel periodo ha potuto ricevere da lui serenità e forza per combattere le proprie fragilità.
La speranza di farcela a guarire lo ha accompagnato fino all’ultimo momento tanto che ha “lasciato” da ardito lottatore questo nostro mondo. “Ora gli resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, gli consegnerà in quel giorno; e non solo a lui, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (Cfr 2Tm 4,8).
E ancora don Gianfranco dice di lui: voglio rivolgere un grazie sincero a Fabrizio per la scia di luce che ha lasciato dietro di se. Continui ad essere la nostra forza nel duro combattimento della vita
“Impegni per Gesù” c’era scritto su uno dei tanti foglietti che le catechiste davano ai bambini della parrocchia da compilare personalmente coinvolgendo così la loro tenera responsabilità. Fabrizio dopo averci pensato bene ed essersi confrontato con la mamma, sempre accanto a lui come fedele angelo custode e guida spirituale scrisse: |
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1. Aiutare i bambini del Centro Africa.
2. Non faccio disperare i miei genitori.
3. Ogni giorno della settimana faccio qualcosa per Gesù.
L’apostolo Paolo nel leggere questi propositi avrebbe detto: “Questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini” (Tt 3,8).
Finché … finché … finché … il padre non registra, nei suoi ricordi, questo appunto “… il 3 agosto 2005, di ritorno da un soggiorno al mare, in macchina, Fabrizio mi dice di avvertire un leggero prurito alla guancia destra. – Sarà la tua amichetta che ti pensa e ti manda un bacio – la mia risposta. Uno sguardo meravigliato, un sorriso abbagliante, una domanda <<E tu come lo sai?>> - <<Beh! Forse … Sono nato qualche giorno prima di te!!!>> - Un risolino da parte di entrambi e nessuno dei due dà peso alla cosa.
Qualche giorno dopo la guancia destra, all’altezza del seno mascellare inizia a gonfiarsi e dopo le prime visite ed esami radiologici arriva il responso finale: rabdomiosarcoma.
Da subito iniziano le cure con chemioterapia e successivamente quelle di radioterapia presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino che dureranno fino a febbraio 2007, con un’intervento chirurgico durante il percorso.
E la scuola? Frequentata regolarmente. Partenza al mattino per Torino e prima radioterapia alle 08:20. Colazione. Dalle 09.00 alle 11.30 lezioni con i professori dell’ospedale con i programmi inviati dai loro colleghi del Liceo Classico. Pranzo in qualche buon ristorante (mai panini). Di nuovo radioterapia alle 14:30. Ritorno a casa.
L’estate 2006 non è trascorsa solo a fare chemioterapia! Ma si è riservato il tempo anche per i festeggiamenti del mondiale vinto, alle gite in montagna, ai viaggi di piacere, per non farsi imprigionare dalla malattia.
In sedici mesi, Fabrizio ha continuato a dare il meglio di sé: ha frequentato la scuola con profitto, un corso presso la Croce Rossa, un corso di chitarra, ha partecipato al laboratorio scolastico per la preparazione di uno spettacolo teatrale di fine anno.
Insomma si è impegnato ed i genitori l’hanno tenuto impegnato. Si è vissuto qualsivoglia avvenimento. Non si poteva pensare solo alla malattia.
Ma la malattia pensa per lui e, con somma perfidia, arrivò la recidiva.
Si riprende di nuovo la trafila delle cure. La risposta è ancora buona, ma il male è più cattivo e rimane nascosto per bene facendo, così, accendere barlumi di speranza.
In famiglia si respira, come sempre, una certa serenità. Fabrizio ha continuato e continua a seguire il programma scolastico riportando ottimi risultati, tanto che nel 2008 viene anche premiato dal Rotary Club con un assegno di 500 euro perché indicato dalla scuola come alunno serio e diligente.
Encomiabile anche il suo impegno nella Croce Rossa dove, pur non stando bene, è inserito in un progetto che gli impegna la mente senza affaticare il fisico. Ma lui vuole fare tutto fino in fondo e chiede, quand’è il suo turno, di fare anche la notte perché l’associazione richiede questo ai suoi soci. I genitori non gli proibiscono niente ma pretendono solo un minimo di precauzione anche quando vuole andare, da solo, da una sua compagna di scuola, a Roma, per festeggiare il Capodanno.
Fabrizio ha la speranza di guarire, non si lamenta mai , e non è insensibile alla sofferenza degli altri pazienti che incontra nei vari ospedali. Mai si ripiega egoisticamente su se stesso, anzi, spesso parla con la sua “tata” di quello che sente e vede, soprattutto quando i pazienti sono più piccoli di lui. Allora la sua sensibilità e tenerezza si affinano maggiormente in una compartecipazione sincera e accorata.
Nel frattempo egli vive pienamente ogni situazione ed è più contento del solito. Egli cura anche il suo fisico andando due volte a settimana in palestra mettendo su una muscolatura che lo fa crescere in altezza.
La malattia intanto avanzava inesorabilmente, seppur in modo subdolo e lui, forse, presentendo che quella sarebbe stata la sua ultima festa con famigliari e amici, con tutta la sua volontà volle, per le mani di Mons. Sebastiano Dho, ricevere nel maggio del 2007 il sacramento della Cresima insieme ai suoi amici di leva.
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