|
Ecco l'avventura di Fabrizio attraverso l’attesa, i ricordi, le emozioni del passato e i sogni per il futuro, soprattutto dei genitori, e anche degli amici a lui più cari.
Lo faremo seguendo la visione biblica della vita che si snoda come in tre atti, in tre giorni secondo il concetto ebraico di “Jom” che, nella cultura orientale, non significa solamente alternanza di luce e di buio delimitati da un preciso numero di ore, com’è per noi occidentali, ma esprime, comunica un periodo di tempo indeterminato.
Così la vita viene concepita come un “viaggio” di tre giorni.
Il primo è quando la creatura inizia a formarsi e crescere nel grembo materno e termina con la prima nascita: quella biologica.
Il secondo è il cammino nel deserto, il pellegrinaggio terreno fatto di fatica, lotta, sudore, stanchezza, malattia … ma anche di pace, di allegria, di gioia, soprattutto quando si vede il traguardo avvicinarsi sempre di più.
Questo “giorno” termina con la seconda nascita, che noi invece chiamiamo morte e che ci spalanca le porte del Cielo.
Il terzo giorno è, allora, il giorno eterno, che è la sintesi, il senso e il compimento degli altri due e senza di esso diventa impossibile comprendere le gioie e i dolori di cui sono composti gli altri due.
Entriamo allora nell’“Insieme” dell’esistenza di Fabrizio cercando di scoprire quel qualcosa che sfugge a coloro che la guardano solamente in superficie, attraverso la luce dello Spirito santo.
La progressiva scoperta del miracolo di questa breve, ma intensa avventura possa aiutare tutti coloro che ne verranno a conoscenza ad esclamare: “Quanto sono grandi , Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature” (Sal.103,24).
|
|
PRIMO GIORNO
Per comprendere meglio e accrescere il nostro stupore, la nostra meraviglia per quanto avviene nel grembo di una madre ci lasciamo guidare dal salmo 138,
che parla esplicitamente dell’embrione umano, dove Dio, anziché nelle altezze, viene cercato nella profondità, nell’intimo, persino nel buio, dove l’utero è la galleria sotterranea che la donna offre come spazio all’azione fecondatrice di Dio; e dove il creatore è madre, più che padre.
“Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto … ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi …” dove informe sta per “qualcosa di arrotolato su se stesso”, ripiegato in posizione fetale.
In questa immagine c’è l’idea primordiale dell’essere umano nel suo costituirsi e dello sguardo di Dio che lo vede nell’intimità assoluta del grembo, nella vita al suo minimo. Il salmo continua ribadendo che …“quando l’essere umano è soltanto un “golmì”, di Dio, il suo futuro è stabilito”… e viene ulteriormente sottolineato
che embrione e adulto non sono che “fasi” di una sola persona e dunque “Tutto era scritto nel tuo libro: i miei giorni erano fissati quando ancora non esisteva uno …”.
Dio conosce già nell’interno di questa creatura minima tutta la storia dell’essere che nascerà, guarda già tutto il suo destino, glorioso o infame. La creatura è un progetto finalizzato e unitario, non una mera tappa biologica e il “golmì”, l’essere arrotolato su se stesso, è una sequenza che poi si srotolerà. Come un Dna spirituale.
Qui c’è l’idea del corpo come di un abito regale che Dio confeziona. Non si assegna importanza alla materialità, dunque, ma alla persona intera, la cui spiritualità è custodita nel corpo. Quindi Fabrizio non è nato per caso , non è uno dei tanti e la sua breve avventura non è finita nel nulla.
La visione è delicata, poetica e l’essere in formazione è chiamato “prodigio”. Questo prodigio i genitori lo strinsero tra le loro braccia, nell’ospedale di Alba (CN), mercoledì 8 maggio 1991 alle ore 12,40. Fu una gioia indicibile.
Quanti sogni su quel “prodigio”! Della fervente attesa ce ne parla la mamma che, rivolgendosi a lui in prima persona, dice:
“Carissimo adorato mio Fabrizio, quando ho avuto la certezza che sarei diventata la tua mamma, non nascondo che, insieme alla splendida gioia e alla felicità per aver ricevuto il più grande dono della mia vita, ho provato subito anche un senso di smarrimento, di incredulità e di paura. Non si è mai abbastanza preparati per affrontare un’esperienza così unica e irripetibile. La consapevolezza e la responsabilità per i doveri che mi trovavo ad affrontare con papà nel difficile ma meraviglioso compito di diventare genitori di una creatura nuova ed unica, subito mi lasciarono per un attimo stupefatta ed impaurita.
Fui sommersa come da un turbine di emozioni, di pensieri che mi frullavano in testa e provai un senso di inadeguatezza, di incapacità che subito svanì, in seguito alla reazione ottimista di papà che attendeva con trepidazione questo avvenimento e tanta era stata forte l’emozione di entrambi, che ci recammo in un bar a sorseggiare un tè caldo bollente.
La sorpresa fu grande, (per ben due volte avevo già effettuato dei controlli per accertare lo stato di gravidanza ma erano sempre risultati negativi) e invece tu ora, avevi fatto capolino nella nostra vita per imprimere, per sempre, la tua pazzesca e travolgente voglia di vivere, di agire, di esistere all’infinito.
Superato lo “shock” iniziale, e prendendo poco a poco coscienza del nuovo stato, dovemmo occuparci anche delle cose più pratiche e, quindi, feci con regolarità tutti gli esami di routine.
Alla prima ecografia papà ed io eravamo rimasti emozionati dal battito del tuo cuoricino, eri molto piccolo, ma già tutto formato in modo sano e perfetto. Non ho effettuato l’ amniocentesi, esame ora obbligatorio per l’età in cui ti ho concepito (32 anni), per accertare eventuali difetti o malformazioni nel feto, e ti confesso che dal giorno che ho colto la tua lieve presenza nel mio grembo( come un batter di ciglia un tocco leggero di piuma) non avrei più potuto assolutamente rifiutarti in qualsiasi condizione tu fossi venuto alla luce.
Non ho mai costruito nella mia mente, prima che tu nascessi, “castelli di sabbia”, aspettative fasulle, progetti di imposizione, come fanno tanti genitori che esigono dai figli i traguardi che loro non sono riusciti a raggiungere, facendo crescere delle persone tristi e frustrate; insieme a papà, da subito, ti abbiamo solo amato profondamente e abbiamo sempre rispettato la tua individualità e personalità, cercando di lasciarti la libertà di scegliere. Certo non siamo stati dei genitori perfetti, anche noi abbiamo commesso, come tutti, degli errori, ma di una cosa dobbiamo essere fieri: di averti fatto crescere vivace, sveglio, intelligente, affettuoso, buono e responsabile.
|