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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

L’ORIZZONTE  SI FA SEMPRE PIÚ CHIARO
“Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio”.(Sal 83,5-6)

Il cardinal Giordano accoglie la domanda del giovane Fabrizio De Michino , così, venerdì  26 ottobre 2001, entra nel Seminario Arcivescovile di Napoli “Card. Alessio Ascalesi”, per l’anno propedeutico. Di quel giorno ci parla il suo amico don Antonio Lombardi: “Era pomeriggio. I componenti di quel gruppo già si conoscevano perché nei mesi precedenti avevano partecipato ad altri incontri. Noi fummo gli ultimi due ad aggregarci e durante la presentazione all’interno del gruppo mi sentivo un po’ spaesato. Arrivati a Fabrizio, sentendo che anche un altro giovane proveniva dal mio stesso quartiere e notando il suo imbarazzo, mi rincuorai. Alla fine di quell’incontro, sulla strada del ritorno, ebbi modo di scambiare qualche parola con Fabrizio e mi accorsi che anche lui aveva avuto una sensazione molto simile alla mia. Da allora diventammo costanti compagni di viaggio tra Barra-S. Giovanni e Capodimonte e, anche se lui era il più piccolo del gruppo ed io il più grande, mi fu di sprono per intraprendere e portare avanti quel cammino, soprattutto nei momenti più faticosi”.
Questi anni sono segnati dagli studi in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sezione San Tommaso d’Aquino, dal confronto con i suoi educatori, superiori e compagni di viaggio, dalla preghiera personale e comunitaria, da una sincera devozione alla Vergine Maria, che continuamente lo accompagna. Intanto il tempo scorre veloce e Fabrizio, gradualmente raggiunge le  tappe che lo portano verso il sacerdozio. Venerdì 20 settembre 2002 inizia il primo anno di seminario. Sabato 14 maggio 2005 viene ammesso agli ordini. Mercoledì 22 novembre dello stesso anno, riceve il lettorato. Sabato 18 novembre 2006 riceve l’accolitato e, finalmente, domenica 23 settembre 2007:

L’ORDINAZIONE DIACONALE
“Padre, assisti nel suo ministero il nostro fratello Fabrizio, oggi ammesso all’ordine del diaconato: rendilo vero imitatore di Cristo nel servizio del suo corpo che è la Chiesa”.(Dal rito per l’ordinazione dei diaconi)

E’ ancora Fabrizio a parlarci di questo suo ulteriore importante passo. A casa sua, alle ore 15,15, poco prima dell’ordinazione, scrive questa preghiera:
“È il giorno decisivo, o Signore, è il giorno del mio Sì definitivo. Il - per sempre spaventa-, mette ansia, agitazione, cosa sarà del domani, cosa mi aspetterà … Durante gli esercizi mi hai fatto comprendere di non aver paura, di prendere il largo, accompagnami Tu in mezzo al mare aperto. Questa sera farò questo salto: ho avuto timore di questo: è vero il mio uomo vecchio sarà alle spalle, da stasera sarò una persona nuova, persona consacrata a Te per sempre. È pieno di sentimenti il mio cuore, che non riesco a soffermarmi su di uno: tanti pensieri passano per la testa: “è giunta l’ora”. Che ti sia fedele sempre o Signore, che sappia amare solo Te e in crescendo. Che sia sempre Tuo discepolo, che possa seguirti perla vita: da stasera mi aspetta la salita al Calvario, mi aspetta la Croce, ne sono ben cosciente, ma so pure che Tu l’hai portata per primo e che ormai so con certezza che non è la fine, ma l’inizio di gioia. Grazie, o Signore, grazie

Padre: sappia comportarmi da vero figlio. Grazie Gesù: insegnami Tu come si fa a non cadere e a non sbagliare. Grazie, o Spirito: illuminami sempre, mettimi sulla bocca, nel mio cuore e in mente le parole vere, quelle giuste per la Vita eterna. Maria Immacolata, dispensatrice di grazie, proteggimie conducimi tu e ricordami: -Fa quello che ti dirà-. Santi e Sante che già contemplate il volto, che state con Dio intercedete per me e sostenetemi. Accompagnami con la Tua grazia Signore e proteggimi. Con tutto il cuore o Signore: fa che sia sempre fedele a Te e non mi separi da Te! Amen”. Con questo spirito così limpido, così sereno, nella chiesa Cattedrale, dedicata a S. Gennaro, attraverso le mani del Card. Crescenzio Sepe, il nostro Fabrizio diventa diacono al servizio della Santa Chiesa di Dio che è in Napoli. È felice! Il suo sogno ormai è a un passo dal traguardo. La sua famiglia si stringe attorno a lui, ringrazia e benedice il Signore per avere chiamato il loro Fabrizio. Tanti sacrifici e tanta umana trepidazione sembrano svanire nel nulla, spalancando nuovi orizzonti. Dopo questo bel giorno, la vita di don Fabrizio rientra nel “silenzio di Nazareth”, fatto di preghiera e studio, completando così la sua formazione e nella sua parrocchia “Maria Immacolata Assunta in Cielo” si rende disponibile per camminare con i giovani e animare le attività dell’oratorio.

Di lui rimarrà sempre la scia di luce consistente nel suo luminoso sorriso e la bella testimonianza di fede vissuta e condivisa. Ed ecco arrivare il grande giorno tanto atteso dell’Ordinazione Sacerdotale. Finalmente don Fabrizio può lodare la Santissima Trinità per il dono che sta per ricevere, per le meraviglie che Dio Padre ha operato e opererà nella sua vita.

ORDINAZIONE PRESBITERALE
“Padre santo, consacrali nella verità. Come tu hai inviato me nel mondo,anch’io li ho inviati nel mondo”.(Gv 17,17-18)

È domenica 13 aprile 2008, IV domenica di Pasqua, del “Buon Pastore”. Nella chiesa Cattedrale di Napoli, per le mani del Card. Crescenzio Sepe, viene ordinato sacerdote. Il suo animo è ricolmo di gioia e di ringraziamento. Come per l’ordinazione diaconale, anche per quella sacerdotale, poco prima di raggiungere il Duomo dove verrà ordinato sacerdote, scrive questa preghiera:
Signore, sono passati pochi mesi da quel Sì definitivo: questa sera ripeterò il mio sì, in modo nuovo,emozionante: fra poche ore sarò prete, per sempre, per la vita, per tutta la vita. Conducimi Tu su questa strada nuova, proteggimi e accompagnami. Stasera tornando qui a casa sarò una persona nuova, diversa; sappia manifestare sempre il Tuo amore e il Tuo volto in ogni circostanza della vita. In questi giorni, o Signore, ho avuto tanto affetto, tante attenzioni, tanti biglietti.

Quelli della mia famiglia in particolare, mio padre e mia madre e mia sorella. Proteggili e sostienili, fa risplendere la Tua grazia in loro. Anche i miei fratelli accompagnali Tu per le strade sicure. Cosa sarà di me? Solo Tu lo sai, o Signore, e se sono giunto qui è per Tuo merito e per Tua grazia. Grazie per avermi scelto, grazie per avermi accompagnato per tutto il tempo del seminario, grazie anticipatamente perché starai sempre al mio fianco, e non mi lascerai mai solo; nessuno è solo. Benedici coloro che mi hanno aiutato a far sì che diventassi oggi quello che sono, benedici tutti quelli che hanno pregato per me. Sappia essere Tuo buon ministro, sempre attento all’altro e sempre rivolto a Te nelle azioni e nelle preghiere. Che sia uomo di Dio, che porti

Te su questa terra con l’Eucaristia, la confessione. Che sia Tuo per sempre! Maria, Mamma dolce Celeste, che mi dai la forza e il coraggio di far incarnare il Signore, benedicimi e custodiscimi per la vita - insieme alla santissima Trinità, i Santi – nel cuore del Tuo Figlio Gesù, che ha voluto tutto questo. Amen”.
La chiesa Cattedrale trabocca di gente, l’organo, i fiori bianchi, lo sfavillio di luci, il profumo dell’incenso, le parole del Vescovo celebrante e il coro dei sacerdoti concelebrantiLa liturgia della terra ha innalzato il cuore di don Fabrizio a quella Celeste. Risuonano le parole del Vangelo di S. Giovanni: “Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dà la vita per le pecore … Cammina davanti alle pecore ed esse lo seguono perché conoscono la sua voce”.  (10, 4.11) L’omelia del Cardinale,cui segue l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione su don Fabrizio e i suoi compagni di ordinazione: “Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato.

Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità. Adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni collaboratori dell’ordine episcopale, perché la parola del Vangelo mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini e raggiunga i confini della terra. Siano insieme con noi fedeli dispensatori dei tuoi misteri, perché il tuo popolo sia rinnovato con il lavacro di rigenerazione e nutrito alla mensa del tuo altare; siano riconciliati i peccatori e i malati ricevano sollievo. Siano uniti a noi, o Signore, nell’implorare la tua misericordia per il popolo a loro affidato e per il mondo intero.

Così la moltitudine delle genti, riunita a Cristo, diventi il tuo unico popolo, che avrà il compimento nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio, e vive  regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen”.Il clima che si respira in cattedrale è intensissimo; gli occhi di tutti sono puntati su questi giovani che dicono il loro Sì a Gesù con tanta generosità e slancio. Il nostro sguardo, però, si fissa su don Fabrizio. Dopo il canto delle litanie dei Santi si alza per rivestirsi degli abiti sacerdotali. Lo vediamo tutti: il suo animo è ricolmo di gioia e di ringraziamento e il suo volto si bagna di copiose lacrime.

Ora il suo sorriso è ancora più bello e più luminoso che mai. Fabrizio è sacerdote per sempre! Nel suo cuore, ora, a ragione, può cantare con la sua Celeste Mamma: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore … perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.  (Lc 1,46-47.49) Cielo e terra sono in festa per questo drappello di novelli sacerdoti che recano nel nostro mondo una boccata di puro ossigeno spirituale. Padre buono, sii tu benedetto in eterno. Vissuti i vari festeggiamenti tra famigliari, parenti e amici, si ritira felice a casa.Intanto la settimana corre molto in fretta ed è già domenica 17 aprile 2008.Don Fabrizio nella sua parrocchia“Maria Immacolata Assunta in Cielo”, in Napoli-S.Giovanni a Teduccio, celebra:

LA SUA PRIMA S. MESSA SOLENNEMENTE PRESIEDUTA
“Simile al fuoco, sorse un nuovo araldo della salvezza. La sua parola bruciava come fiaccola. Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c’era falsità sulle sue labbra”.   (Sir 48,1; Ml 2,6)

Prima di ascoltare il testo integrale della sua prima omelia, lasciamoci introdurre da suo fratello Fabio; ci aiuterà comprendere meglio “don Sorriso fosse sì un sacerdote semplice, ma non un semplice sacerdote”. Ascoltiamo Fabio: “Dal giorno della sua ordinazione la nostra vita è cambiata profondamente. Fabrizio è sempre stato molto, ma molto timido e non diceva una parola in più di quella che gli si chiedeva; ha sempre vissuto in un silenzio che adesso ci accorgiamo valere più di mille parole. Fin dalla sua prima celebrazione rimanemmo folgorati dal modo con il quale predicava la Parola di Dio. Le sue omelie, mai pesanti e nemmeno troppo lunghe, arrivavano direttamente al cuore dei fedeli che, come noi, restavano rapiti da un suono dolce ma potente e soprattutto “ipnotizzante”. Fabrizio dall’altare trasmetteva un indescrivibile amore per la Parola di Dio che difficilmente si riesce a spiegare”. Anche la chiesa di Maria Immacolata Assunta in Cielo trabocca di popolo di Dio; ci sono proprio tutti! Nove sacerdoti concelebranti fanno corona a don Fabrizio e lui, con animo sereno, sguardo luminoso e, come detto sopra, con parola decisa, pronuncia la sua prima omelia. Ascoltiamolo anche noi.


“Era un giovedì sera, più o meno verso quest’ora, quando Gesù si riunì con i suoi apostoli per celebrare una cena particolare, diversa dalle solite. Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci riporta a quell’evento tristemente festoso e poco comprensibile dove Gesù dà dettatura del suo testamento ereditario. Lo fa però con un gesto umile, che è quello dell’abbassamento profondo del suo io: lava i piedi dei suoi amici. Terminato quest’atto d’amore, dice delle affermazioni lapidarie che svelano i sentimenti di tutta l’esperienza terrena di Gesù: “Un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato”.

Non fatevi grandi, ma ricordate che c’è qualcuno più grande di me e di voi, sembra dire Gesù. Voi siete apostoli, ma ricordatevi che colui che vi ha resi tale è il più grande. Mettete in pratica questo! E poi continua con un’espressione insolita per quell’epoca, dicendo: “conosco quelli che ho scelto”. Il Signore conosce quelli che ha scelto! Il Signore ha una visione così lungimirante su di me, su di noi. Non è miope, ci vede bene. Meditando questa frase in questi anni di seminario, mi ha sempre affascinato l’idea che Gesù già in quest’ultima cena aveva pensato a me, a questo momento, aveva scelto me per essere suo inviato.

Tutte le vocazioni, secondo me, hanno origine in quella cena: “conosco quelli che ho scelto”. La scelta … come è difficile comprendere quello che il Signore vuole, “fare la sua volontà”. Per Gesù tutto è più facile: ha già scelto. Il “problema” non è per Gesù ma per quelle persone che Lui ha scelto, cercare di percepire la proposta, capire e cogliere l’invito del “vieni e seguimi”. Non si tratta quindi di preferenze o di privilegi, ma è la sceltadella chiamata al servizio. Chiamata a servire Dio presente nel volto dei fratelli. È la scelta del ripetere l’esperienza totale e totalizzante di Gesù fino alla croce. Ed allora il Signore non lascia soli. Non può farlo: “conosce quelli che ha scelto”. E come ha fatto Paolo, che è stato avversario di Cristo, ci mette sulle nostre strade degli Anania, persone che fanno luce e chiarezza sulla chiamata. La prima lettura ce l’ha fatto comprendere bene. Anche Paolo, apostolo delle genti, chiamato dal Signore, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a prendere coscienza del mistero della chiamata di Dio. Sì! Si presentano sulle nostre strade dei “messaggeri della chiamata”,

Dio ci fa incrociare, non per caso, sul nostro cammino, che manifestano, con gesti eparole, la volontà del Signore, il suo progetto. Quante domande, dubbi, perplessità che mi sono venuti in questi anni: ma proprio io? Perché io e non un altro? Tu che dici segui me, ne sarò all’altezza? E se ti tradirò? Gesù però con insistenza fa ascoltare la sua voce e ripete: Corri, vieni verso me, segui la mia luce. Tu libera le ali e va’, e non voltarti indietro mai. Forza!, vieni verso me e non aver paura se qualche volta sbaglierai, ma è una prova che farai, perché Io, il Signore, “conosco quelli che ho scelto”.Quando il Risorto ha scelto qualcuno a seguirlo sulla strada del sacerdozio, l’invito non è modificabile, è unico. La decisione che prende nello scegliere qualcuno non è ritrattabile.

È di parola il Signore. Infatti, se il Signore si mette in testa una cosa quella è e quella deve essere. Spetta allora a me, a noi, prendere progressivamente consapevolezza di questa certezza e restare fedeli a colui che è fedele per sempre. La scoperta della chiamata, della “vocazione”, diventa così una ri-scoperta di sé e di Dio: è come un nuovo giorno che inizia con l’alba, ma con una luce diversa dal solito; è un prender coscienza di un regalo gratuito, impachettato non molto bene, ma che contiene un dono di inestimabile valore; è un tesoro da condividere con tutti, contenuto nel forziere della mia umana fragilità. Fra poco spezzerò il pane per voi e con voi. Ancor me ne devo rendere conto fino in fondo. Dalla semplicità del pane e del vino all’essenzialità divina.

Ed è proprio la semplicità che arricchisce e santifica. È il progetto che si manifesta lentamente, di un Dio Padre che ha già tutto bene in mente, cioè una parola che diventa reale, concreta: è l’invio del suo Figlio sulla terra per svelare il senso di tutta la nostra vicenda umana: essere su questa terra proiettati verso la gioia senza fine.

Il senso di ogni vocazione, sacerdotale e non, è questo: vivere e far vivere l’eternità in questo tempo, in questa storia. Ringrazio, allora, il Signore per questo dono immenso che mi ha fatto, frutto di preghiere di un popolo di credenti che ha bisogno di una luce che rischiara e frutto del suo pensare a me per portare l’essenzialità nella semplicità, senza alcun mio merito, per la salvezza di molti. Infatti, come dice Paolo a Timoteo: Il Cristo ci ha chiamati con una vocazione santa, non in base alle nostre opere ma secondo il suo disegno pensato fin dall’eternità, e reso visibile con la venuta del Signore Gesù Cristo, che con la sua storia terrena, raccontata nel Vangelo, ha anticipato l’immortalità. Riviviamo, allora, questa cena con questi sentimenti di gratitudine e di accoglienza.

È stato un momento emozionante l’entrare in questa chiesa in modo nuovo, da sacerdote, emi avete accolto con calore e affetto. Il Signore che è fedele nelle sue parole vi ricompensi, perché come ha detto nel Vangelo: “Chi accoglie colui che io manderò accoglie Gesù, chi accoglie Gesù, in verità, accoglie Colui che lo ha mandato”. Ma perché accogliere colui che il Signore ha mandato? Per un semplice motivo. Perché il Signore permette di percorrere un tratto di strada insieme; compagni di viaggio di una strada in salita  il cui indirizzo è “via della santità”. Strada da percorrere a piedi ovviamente, perché le macchine non vi possono passare, non sono ammessi infatti mezzi di trasporto che facilitano il percorso.

Ogni viaggio inizia sempre con il primo passo: ed è questo che stiamo facendo stasera.

E allora camminiamo insieme su questa strada, sostenuti dal pane eucaristico per il viaggio e dalla grazia della riconciliazione che cura ogni nostra umana caduta. Maria, Madre di ogni vivente, sorregga e sostenga i nostri passi sul cammino che porta a quell’incontro definitivo dove contempleremo faccia a faccia ciò che abbiamo sperato e desiderato; ciò per cui spendiamo gioiosamente la nostra esistenza su questa terra. Ed allora cosa augurarci? A voi e a me: buon cammino di santità!”.

E questa è solamente la sua Prima omelia … Proviamo ad immaginare che cosa uscirà dal suo cuore sacerdotale in cinque anni di intenso ministero sacerdotale.

BASILICA SANTUARIO S. MARIA DELLA NEVE   NAPOLI-PONTICELLI
“Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore”.(Sal 33,12)

Nello stesso anno viene nominato viceparroco della Basilica della Madonna della Neve, sempre in Napoli – Ponticelli, e comincia così il suo ministero, cercando sempre di spendere le sue energie per il bene della comunità parrocchiale e del quartiere, dilaniato da problemi di varia natura. Attento e premuroso con i fanciulli, disponibile  e allegro con i giovani e gli adolescenti, dolce e discreto con gli anziani e gli ammalati, egli voleva con l’aiuto di Dio e imitando la tenacia di S. Giovanni Bosco, “sacerdote secondo il Cuore di Gesù”, divenire “prete di strada” allo scopo di avvicinare gli uomini e le donne del nostro tempo, alla vera Via che conduce alla

 

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