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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

ALLA LENTE D’INGRADIMENTO DI DIO
“L’uomo guarda l’apparenza, il signore guarda il cuore”.   (1 Sam 16,7)

Ripercorrendoquest’arco di tempo scolastico di ben tredici anni, diventa interessante riprendere la storia del grande re Davide, nell’Antico Testamento, uno dei monarchi più grandi della storia di Israele, tanto che dalla sua discendenza arriverà anche Gesù, secondo la carne. Il regno di Saul, suo predecessore,sta andando verso la fine, e Davide viene designato da Dio a sostituirlo come nuovo re sul trono d’Israele.Rileggiamo il testo biblico della sua chiamata.

“Il Signore disse a Samuele (profeta): “Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti ordino di andare da Iesse il Betlemmita, perché tra i suoi figli mi sono scelto un re”. Samuele rispose: “Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà”. Il Signore soggiunse: “Prenderai con te una giovenca e dirai: Sono venuto per sacrificare al Signore. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti indicherò quello che dovrai fare e tu ungerai colui che io ti dirò”. Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: “È di buon augurio la tua venuta?”. Rispose:“È di buon augurio. Sono venuto per sacrificare al Signore. Provvedete e purificatevi, poi venite con me al sacrificio”. Fece purificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio.

Quando furono entrati, egli osservò Eliab e chiese: “È forse davanti al Signore il suo consacrato?”. Il Signore rispose a Samuele: “Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”. Iesse fece allora venire Abinadab e lo presentò a Samuele, ma questi disse: “Nemmeno su costui cade la scelta del Signore”. Iesse fece passare Samma e quegli disse: “Nemmeno su costui cade la scelta del Signore”. Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: “Il Signore non ha scelto nessuno di questi”. Samuele chiese a Iesse: “Sono qui tutti i giovani?”. Rispose Iesse: “Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge”. Samuele ordinò a Iesse: “Manda a prenderlo perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui”. Quegli mandò chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: “Alzati e ungilo: è lui!”. Samuele prese il corno dell’olio e lo consacrò con l’unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo Spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Samuele pi si alzò  e tornò a Rama”.  (1 Sam 16,1-13)

Timido, introverso per certi versi, balbetta quando è sotto pressione? Il grande Patriarca Mosè aveva lo stesso problema, tanto che nei momenti cruciali della sua missione, suo fratello Aronne, si farà “sua parola” davanti al faraone. Ora la parola passa a Fabio, il fratello di don Fabrizio; pochi mesi lo distanziano da lui tanto da scambiarli spesso per gemelli. Lui ci aiuta a capire come nel “piccolo Fabrizio”, in realtà si stia dipanando un Disegno ben preciso di Dio. “Che Fabrizio era speciale, noi l’abbiamo capito già da quand’era piccolo. Infatti amava giocare a fare il prete e costringeva tutti noi a partecipare alla messa che, pur giocando, prendeva molto seriamente. La sua più grande passione era la Messa domenicale e guai a chi gliela avesse negata. Un giorno eravamo a casa della nonna paterna e, a causa del cattivo tempo, nostra madre e la nonna stessa, decisero che era meglio per lui rimanere a casa. Avrà avuto al massimo sette anni. Il suo desiderio di Cristo, in quell’occasione, lo portò a sferrare un calcio nel vetro di una finestra fino a mandarlo completamente in pezzi.

Da quel giorno in poi, nessuno mai più ha proibito a Fabrizio di saltare una sola liturgia. Abbiamo sempre camminato insieme. Stesse scuole (fino alla sua decisione di entrare in seminario), stessi giochi e stesse amicizie. In pratica un’anima sola in due corpi! Io e la mia famiglia abbiamo accettato con gioia la sua scelta di diventare sacerdote. Lo abbiamo accompagnato in tutte le tappe del suo cammino da seminarista. Col passare del tempo ci siamo accorti che il suo volto si era illuminato di una Luce nuova e di un sorriso che tutte le persone che hanno avuto il dono di conoscerlo, ancora oggi ricordano, apprezzano e desiderano imitare”.E mamma Carmela conferma: “Nel cuore di Fabrizio sta crescendo il seme della vocazione, lo custodisce gelosamente, ha pudore a manifestare le proprie emozioni! Quando ha appena 19 anni e frequenta, a fatica, il primo anno di informatica, spesso sembra triste ed è molto silenzioso. Ma è proprio in questo tempo di “incubazione del seme”, che compone una canzone, quasi come uno spioncino che ci aiuta a comprendere che cosa sta avvenendo nel suo cuore. Fabrizio attraverso il canto riesce a liberare e rivelare un po’ di sé stesso. Lo stesso titolo è più che significativo.

“ LIBERA LE ALI “
CORRI, VIENI VERSO ME!
SEGUI LA MIA LUCE,
LIBERA LE ALI E VA;
NON TIRARTI INDIETRO MAI!
SENTO UNA VOCE DENTRO ME,
MI INVITA AD ASCOLTARLA;
IO INDIFFERENTE,
MA LEI INSISTE.
IO NO, VOGLIO ASPETTARE ANCOR!

È MOLTO DOLCE ED HO PAURA,
PERCHÉ È TROPPO INSISTENTE;
ADESSO BASTA,
PARLA PER UN PO’,
SU DIMMI QUELLO CHE VUOI.

CORRI, VIENI VERSO ME!
SEGUI LA MIA LUCE,
LIBERA LE ALI E VA;
NON TIRARTI INDIETRO MAI!
FORZA, VIENI VERSO ME
E NON AVER PAURA SE
QUALCHE VOLTA SBAGLIERAI,
MA È UNA PROVA CHE FARAI.

L’INVITO TUO MI FA PAURA,
PERÒ VOGLIO ACCETTARLO,
MA PER SEGUIRTI
COSA NON FAREI
E ADESSO DIMMI CHI SEI.

CORRI, VIENI VERSO ME!
SEGUI LA MIA LUCE,
LIBERA LE ALI E VA;
NON TIRARTI INDIETRO MAI!
FORZA, VIENI VERSO ME
E NON AVER PAURA SE

QUALCHE VOLTA SBAGLIERAI,
MA È UNA PROVA CHE FARAI.

IO NON MI TIRO INDIETRO SE SARAI CON ME,
ADESSO CORRO VERSO TE.

QUANTA STRADA DA ALLORA …
“Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana”.    (1 Cor 15,10)

È Fabrizio stesso a farci entrare un po’ più in lui, attraverso questa lettera di presentazione con la quale, il 20 settembre 2002, chiede al Cardinal Giordano di entrare in seminario. Ascoltiamo attentamente.
“Sono nato in  una famiglia cristiana e praticante; fin da bambino sono stato quindi educato ai valori fondamentali umani e cristiani. La mia infanzia è stata serena e felice.

Ricordo che da sempre sono stato attratto dalla figura del “prete”: ora rivedo con chiarezza e commozione grande in quei giochi la mano paterna di Dio che mi ha educato e guidato fin dalla più tenera età. Ho vissuto gli ani della mia fanciullezza frequentando le Suore di Nostra Signora di Fatima. Lì, soprattutto, ho cominciato a maturare i miei ideali di vita cristiana, imparando a vivere con gli altri. Sono stati gli anni in cui ho imparato quali sono i valori della vita e la passione di amare e restare con chi mi vive accanto. Successivamente ho vissuto il periodo delle scuole medie-superiori come un tempo forte di scelta; ed intanto, in quegli anni, cominciai a frequentare costantemente la Parrocchia dedicandomi, come primo impegno, alla cura del gruppo coro degli adulti. Il mio cammino proseguiva sereno (pur nelle varie difficoltà dell’età adolescenziale) sotto la guida di Gesù stesso e del mio confessore: crescevo nell’intimità e conoscenza di Gesù e nell’amore verso di Lui e verso le persone che mi stavano accanto. Piano piano

Egli mi portava al cuore della radicalità evangelica ed io sentivo il mio cuore dilatarsi sempre di più. Così imparavo la solidarietà, la fraternità con chi era meno felice di me, cercando di amare il prossimo che mi passava accanto. Cominciai, allora, a partecipare più assiduamente all’Eucaristia quotidiana, mentre aumentava in me l’amore per Gesù e la sete di conoscerlo meglio. Simultaneamente sentivo nel mio intimo la grande vanità e caducità delle cose e cercavo con assiduità qualcosa di eterno e duraturo. Cominciai, quindi, a raccontare ai sacerdoti della Parrocchia del mio desiderio di diventare “prete”. Spinto da questa volontà e consigliato da chi mi seguiva, iniziai a partecipare agli incontri mensili, a sfondo vocazionale, nel Seminario Maggiore di Napoli.

Ero felice di questi incontri. Intuivo che Dio aveva un progetto su di me e che qualunque fosse era grande, più grande di quello che potevo desiderare, o meglio, più pienamente corrispondente ai miei desideri.L’itinerario di discernimento vocazionale mi ha portato ad affidarmi completamente a Dio.

Con il sostegno dei miei genitori e della mia famiglia, del parroco e del mio vice-parroco, decisi di iniziare il periodo residenziale, per avere un tempo di discernimento ancora più forte ed intenso. Durante quell’anno ho imparato una cosa bellissima, la preghiera. Sono cresciuto nel modo di rivolgermi a Dio, mettendomi in ascolto senza la solita “lista di preghiere”. Ho capito che ascoltare Dio significa desiderare di fare aderire la nostra vita al Vangelo, liberando la mente da mille occupazioni che ci chiudono il cuore. Ho capito, inoltre, che non bisogna fare della vita sacerdotale una questione di “vita migliore” o “privilegiata” dal punto di vista umano e cristiano. Piuttosto una questione di responsabilità e di maturità verso Dio e gli uomini.

Questo mi ha spinto, alla fine dell’anno residenziale, a proseguire il mio cammino di formazione e maturità umana e cristiana, condividendo, con quanti hanno vissuto la mia stessa esperienza, la vita comunitaria del Seminario,, con la consapevolezza che il cammino non è terminato con gli anni di discernimento, non terminerà con quelli del Seminario, ma continuerà per tutta la vita. La vocazione, ogni vocazione è un mistero: non posso non ringraziare prima di tutto il Signore per il dono della vita e poi per la chiamata a seguirlo”.

 

AVANTI

 

 

 


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