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don Fabrizio De Michino: DON “SORRISO”
“Il meglio deve ancora venire”
VI DARÓ UN CUORE NUOVO (Ez 36,26)
Don Fabrizio De Michino, è un sacerdote semplice, ma non un semplice sacerdote. Ascoltiamolo direttamente in questa lettera data personalmente a Papa Francesco, durante un affettuoso colloquio, il 25 ottobre 2013, dopo la celebrazione della S. Messa nella cappella di S. Marta in Vaticano.
A Sua Santità Papa Francesco
Santo Padre, nelle mie quotidiane preghiere che rivolgo a Dio, non smetto di pregare per lei e per il ministero che il Signore stesso Le ha affidato, affinché possa darle sempre forza e gioia per continuare a ad annunciare la bella notizia del Vangelo. Mi chiamo Fabrizio De Michino e sono un giovane sacerdote della Diocesi di Napoli. Ho 31 anni e da cinque sacerdote. Svolgo il mio servizio sia presso il Seminario Arcivescovile di Napoli come educatore del gruppo dei diaconi, che in una parrocchia a Ponticelli, che si trova alla periferia est di Napoli.
La Parrocchia, ricordando il miracolo avvenuto sul colle Esquilino, è intitolata alla Madonna della Neve e nel 2014 celebrerà il primo centenario dell’Incoronazione della statua lignea del 1500, molto cara a tutti gli abitanti. Ponticelli è un quartiere degradato con molta criminalità e povertà, ma ogni giorno scopro davvero la bellezza di vedere quello che il Signore opera in queste persone che si fidano di Dio e della Madonna. Anch’io da quando sono in questa parrocchia ho potuto ampliare sempre più il mio amore fiducioso verso la Madre Celeste, sperimentando anche nelle difficoltà la sua vicinanza e protezione. Purtroppo sono tre anni che mi trovo a lottare contro una malattia rara: un tumore proprio all’interno del cuore e da qualche mese anche nove metastasi al fegato e alla milza. In questi anni non facili, però, non ho mai perso la gioia di essere annunciatore del Vangelo.
Anche nella stanchezza percepisco davvero questa forza che non viene da me ma da Dio che mi permette di svolgere con semplicità il mio ministero. C’è un versetto biblico che mi sta accompagnando e che mi infonde fiducia nella forza del Signore, ed è quello di Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26) in questo momento molto vicina è la presenza del mio Vescovo, il Card. Crescenzio Sepe, che mi sostiene costantemente, anche se a volte mi dice di riposarmi un po’ per non affaticarmi troppo. Ringraziando Dio anche i miei famigliari e i miei amici sacerdoti mi aiutano e sostengono soprattutto quando faccio le varie terapie, condividendo con me i vari momenti d’inevitabile sofferenza. Anche i medici mi assistono tantissimo e fanno di tutto per trovare le giuste terapie da somministrarmi.
Santo Padre, sarò stato un po’ lungo in questo mio scritto, ma volevo solamente dirLe che offro al Signore tutto questo per il bene della Chiesa e per Lei in modo particolare, perché il Signore La benedica sempre e La accompagni in questo ministero di servizio e di amore. Le Chiedo, nella Sue preghiere di aggiungere anche me: quello che chiedo ogni giorno al Signore è di fare la Sua volontà, sempre e comunque. Spesso, è vero, non chiedo a Dio la mia guarigione, ma chiedo la forza e la gioia di continuare ad essere vero testimone del Suo amore e sacerdote secondo il Suo cuore. Certo delle Sue paterne preghiere, La saluto devotamente.
Don Fabrizio De Michino
Il Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo Metropolita di Napoli
In ricordo del nostro caro sacerdote, don Fabrizio De Michino, desidero, insieme alla famiglia e a tutti coloro che hanno avuto la gioia di conoscerlo, lodare Dio Padre, fonte dell’Amore e di ogni santità, per il grande e inestimabile dono del Sacramento dell’Ordine, da lui ricevuto. Il nostro Fabrizio che, per mezzo dell’imposizione delle mie mani, il Signore ha voluto come ministro dell’altare, ha sempre cercato di conformare la sua vita a Gesù Sacerdote,rendendogli testimonianza con l’esempio di vita e con l’annuncio della Parola. Unito più intimamente alla Croce di Cristo, ha sofferto con Amore e pazienza, offrendo il suo stesso corpo come sacrificio di lode gradito a Dio. L’Eucaristia, vissuta e celebrata con fede e devozione, è stato il suo nutrimento e la sua sorgente da cui ha attinto la forza e ha alimentato la fede. la Vergine Santa, a cui don Fabrizio si rivolgeva con il titolo di Madonna della Neve, lo accolga con sé accanto al Figlio suo. Amen! Napoli, 28 marzo 2018, nel 10° anniversario dell’Ordinazione Sacerdotale.
ECCO TUA MADRE
“Gesù, vedendo la madre e, accanto a lei, il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre. Da quell’ora il discepolo l’accolse come sua”. (Gv 19,26-27)
La straordinaria avventura di don “Sorriso”, è la storia di un sacerdote semplice, come già detto sopra, ma non di un semplice sacerdote. È come una grande parabola mariana racchiusa tra due sponde. Nasce infatti l’8 di settembre, che è la festa della Natività della Beata Vergine Maria, e torna alla Casa del Padre l’1 gennaio, che è la solennità di Maria SS. Madre di Dio. Per di più il suo ministero pastorale lo ha svolto nella parrocchia di Ponticelli in Napoli, intitolata a Maria SS. Della Neve protettrice dei fedeli ivi residenti. E la sua parrocchia d’origine è intitolata a Maria Immacolata Assunta in Cielo. Che la Mamma Celeste voglia bene a questo Suo figlio prediletto, non abbiamo problema a crederlo; ma che don Fabrizio ce l’abbia messa tutta per ricambiare quest’Amore è un dato di fatto. Ecco alcune espressioni scaturite dal suo cuore ardente:
- Ancora seminarista: “Maria, a volte mi è difficile Amarti, come anche il Figlio tuo. Tu mi sei sempre vicino, anche se io non me ne accorgo. Fa’ che possa innamorarmi sempre più di Te e di Gesù, affinché anch’io un giorno potrò dire: TI AMO! Fa’ che non perda tempo in cose inutili, ma che tutto il mio tempo di seminario sia utile per amarTi sempre più. Ottienimi il perdono per i miei peccati e donami la grazia di rimanere sempre con me! Con amore. Amen”.
- Diacono: “Maria Immacolata, dispensatrice di grazie, proteggimi e conducimi tu e ricordami : fa’ quello che Gesù ti dirà”.
- Sacerdote: “Maria, Mamma dolce Celeste, che mi dai la forza e il coraggio di far incarnare il Signore, benedicimi e custodiscimi per la vita - insieme alla S. Trinità, i Santi, - nel cuore del Tuo Figlio Gesù, che ha voluto tutto questo. Amen”.
- Prima S. Messa: “Maria, Madre di ogni vivente, sorregga e sostenga i nostri passi sul cammino che porta a quell’incontro definitivo dove contempleremo faccia a faccia ciò che abbiamo sperato e desiderato; ciò per cui spendiamo gioiosamente la nostra esistenza su questa terra. Ed allora cosa augurarci? A voi ed a me: buon cammino di santità!”.
- In una catechesi: “Oggi è di moda portare il Rosario al collo a mo’ di collana. Ma non sapete che il Rosario è un’arma? Come fanno gli assassini che nascondono la pistola in tasca, per colpire all’improvviso, così bisogna tenere il Rosario in tasca. Prima o poi un’Ave Maria ci scapperà!”.
- Dalla lettera a Papa Francesco: “Anch’io da quando sono in questa parrocchia (Ponticelli), ho potuto ampliare il mio amore fiducioso verso la Madre Celeste, sperimentando anche nelle difficoltà la sua vicinanza e protezione”.
Un’antica e celebre preghiera mariana di S. Bernardo, recita: “Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai inteso al mondo che alcuno abbia ricorso alla tua protezione, implorato il tuo aiuto, chiesto il tuo patrocinio e sia stato da abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle vergini …”. La Mamma Celeste, com’è presente in tutta la vicenda umana di questo suo caro figlio, così lo è nel momento in cui “è giunta l’Ora di passare da questo mondo al Padre” (Cfr. Gv 13,1).
“Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”, recita l’Ave Maria. “E dopo questoesilio, mostraci Gesù,il frutto benedetto del Tuo seno”, recita la Salve Regina. Può questa Mamma, tanto buona, disattendere le suppliche dei suoi figli? Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai!”. (Is 49,14,15).
Ebbene è proprio Gesù, il Signore, che, nel momento supremo della sua vita terrena, vedendosua Madre che sta presso la croce e lì accanto a leiil discepolo che egli amava, a dire: “Donna, ecco tuo figlio!”. E al discepolo: “Ecco tua madre” (Gv 19,225-27).
Da quel momento Madre e figlio, Madre e Chiesa rappresentata dal discepolo, camminanoinsieme verso la Patria celeste dove “Dio sarà tutto in tutti” (Cfr. Ap 21,3).
Ora, insieme allo Spirito, è don Fabrizio a dire a noi, ancora pellegrini nel tempo: “Vieni! Chi hasete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita”. (Ap 22,17)
Sapendo don Fabrizio in buone mani, andiamo adesso alla scoperta del suo vissuto. Ce ne parlano sua mamma Carmela e il suo fratello più giovane, Fabio.
BREVE BIOGRAFIA DI DON FABRIZIO
“Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”. (Is 49,16)
È l’8 settembre 1982, festa della Natività delle Beata Vergine Maria,quando, nella grande metropoli di Napoli, nasce Fabrizio De Michino. È mamma Carmela Imbò a riportarci indietro nel tempo. “Nella clinica “Villa Bianca” c’è fermento, Fabrizio non ne può più e ha deciso di venire alla luce a tutti i costi. Dentro di me sentivo come un terremoto, non stava fermo un attimo. Ed ecco che alle 09,45, finalmente ce l’ha fatta! Il parto fu relativamente facile perché, pesando solamente 2,700 chilogrammi, non ha trovato alcun ostacolo. La mia gioia e quella di mio marito Mariofu tanta. L’unica nube a offuscare un cielo così pieno di luce, è il ricordodella precedente gravidanza quando persi, ancora nel grembo, un fratellino di Fabrizio. I miei occhi non poterono vederlo, ma il cuoreera già pronto anche per lui. Il dolore di quella perdita fu grande, ma mai avrei immaginato che, dopo 31 anni, mi sarei trovata a dover “salutare” un altro figlio, un figlio “don” già maturo per il Cielo. Tornando al neonato, se il parto non è stato così travagliato, ahimè lo è stato tutto ciò che è venuto dopo. Anche se sono passati tanti anni non dimentico la fatica fatta a gestire il neonato; assicuro che i primi tempi li ho vissuti quasi come un incubo. Fabrizio non vuol saperne di dormire, massimo un’ora e mezza quelle volte che riesce ad addormentarsi. D’altra parte ha bisogno di nutrirsi ogni tre ore e non c’è verso di fargli cambiare abitudine. In alcuni momenti mi sembra di impazzire. Ciò nonostante tra noi inizia a crearsi un rapporto del tutto speciale, un legame fortissimo che ci manterrà uniti fino alla fine. Intanto i giorni passano e la situazione del piccolo si va regolarizzando. Comincio ad essere più tranquilla e in famiglia ci prepariamo per il Grande evento.
BATTESIMO-CRESIMA-EUCARISTIA IN UNA FAMIGLIA CRISTIANA
“Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano”. (Is 42,6)
Fabrizio è il terzogenito di quattro figli. Prima di lui ci sono Francesco e Fiorella. A mamma Carmela scappa un sorriso perché mentre si stanno facendo i preparativi per il battesimo del piccolo Fabrizio, ella ha già nel suo grembo l’ultimo figlio, Fabio. E pensa ad alta voce: “E adesso come faccio a dirlo alla mia mamma Anna, visto che è lei a crescermi i figli?”. Infatti in quel tempo mamma Carmela lavora come maestra nella scuola Primaria e il suo compito di docente le toglie parecchio tempo, non riesce a passare molte ore a casa. Perciò il supporto di sua mamma è diventato praticamente insostituibile.
Già ne ha tre da guardare. Come si fa a dirle che è in arrivo il quarto? Tutto si risolve per il meglioperché nonna Anna Gonnella ha la pazienza di Giobbe e il cuore come quello della Madonna e, come ha accettato i primi tre, altrettanto bene accetta anche l’ultimo arrivato. Bisogna però riconoscere che per Fabrizio stravede!Come detto sopra, man mano che il piccolo si stabilizza, si decide la data del Battesimo e, domenica 12 febbraio 1983, nella sua parrocchia intitolata a S. Maria Assunta in Cielo, il piccolo Fabrizio riceve la Vita divina in sé. Mamma, papà, fratelli, parenti, amici sono felici e vivono con grande gioia quest’avvenimento che segnerà indelebilmente tutta la vita del piccolo. Man mano che cresce e mostra il suo chiaro orientamento religioso, chi lo conosce da vicino, in cuor suo si chiede:
“Che sarà mai questo bambino? E davvero la mano del Signore stava con lui”. (Lc 1,66). Il padrino che lo accompagna al fonte battesimale è lo zio Ciro, fratello gemello di suo papà. In quel giorno tanto speciale, nel cuore di mamma Carmela, l’espressione che torna più frequentemente è: “Finalmente! Un altro figlio Tuo, o Signore”. Poi la vita riprende normale. Papà Mario impiegato nelle poste, mamma Carmela nella scuola e nonna Anna babysitter a tutti gli effetti. E il piccolo, in questa famiglia semplice e solida cresce e la domenica 19 maggio 1991, per la prima volta riceve Gesù Eucaristia.
Un’altra tappa molto importante nel suo rapporto personale con questo misterioso Amico che lo sta lavorano dentro. Mamma Carmela ricorda che quel mattino: “Fabrizio era il più concentrato di tutti, fissava il grande Crocifisso appeso alla parete della chiesa e non so che cosa passasse in quel momento nella sua mente. So solo, col senno di poi, che Fabrizio è nato sacerdote!”. Intanto lo Spirito Santo continua la Sua Opera e, dopo pochi anni, il 22 aprile 1995, Fabrizio riceve il Sacramento della Cresima. Il vescovo celebrante, imponendo su di lui le mani, pronuncia chiare queste parole:
“Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questo tuo figlio dall’acqua e dallo Spirito Santo liberandolo dal peccato, infondi in lui il tuo santo Spirito Paraclito: spirito si sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà e riempilo dello spirito del tuo santo timore. Per Cristo nostro Signore”.E ungendolo sulla fronte con il Sacro Crisma: “Fabrizio, ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. E Fabrizio fa così un altro passo in più nel suo non facile percorso di fede.Sì, perché anche nel suo cammino non c’è nulla di scontato o di regalato. Anche lui, nonostante le paure, i limiti e le umane fragilità che accompagnano la vita di ciascuno, aiutato e sostenuto dalla sua famiglia, continua a “combattere la Buona Battaglia” (Cfr. 2 Tm 4,7)
che lo vedrà, comunque, coronare l’alta meta del sacerdozio. Ed è proprio bello in questo contesto di “famiglia cristiana che cresce con i propri figli”ascoltare che cosa ha detto don Fabrizio ai suoi cari dopo aver celebrato la sua Prima S. Messa.
“Grazie a te mamma per la fede che mi hai trasmesso; grazie perché nei momenti difficili e di crisi adolescenziali mi ricordavi di far fruttificare quei talenti che il Signore mi aveva donato e di non seppellirli”.
“Grazie a te papà, perché, come tuo figlio, hai in te il volto del Padre celeste che ha cura di tutti i suoi figli. Grazie per l’aiuto che mi hai donato, per i tanti sacrifici, le sofferenze, le fatiche … Tu in questi anni mi hai sempre ricordato che nei momenti difficili Dio non ci abbandona mai: sarà una frase semplice che porterò per tutta la vita. Grazie per tutte quelle volte che hai pregato, dal profondo del tuo cuore, per me”.
“Grazie mamma e papà, per l’esempio di amore e di fedeltà che mi avete trasmesso: possa essere fedele al Signore, così come lo siete stati voi, per tutta la vita, nella gioia e nel dolore. Vi voglio bene”.
“Grazie ai miei fratelli Francesco- che oggi si è laureato- e Fabio, che nella loro semplicità mi hanno sempre sostenuto con la vicinanza, in questo cammino, soprattutto in questi ultimi giorni. Grazie a te Fiorella che mi hai “cresciuto”, mi hai incoraggiato e hai sempre difeso la mia scelta”.
La famiglia che prega insieme, vive insieme. La famiglia che prega unita, vive unita.
CRESCE IN SAPIENZA, ETÀ E GRAZIA
“ Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo”. (Mt 13,44)
Per continuare la nostra storia, sicuramente non c’è testo evangelico migliore di quello sopra scritto. Fabrizio cresce gradualmente e armonicamente: nel fisico, anche se è piuttosto minuto e piccolo di statura; nella mente, visto che a cinque anni sa già leggere e scrivere correttamentee proprio a quest’età entra a far parte della 1^ elementare della scuola “Luigi Muraglia”; nel cuore, perché i primi segni di vocazione che manifesta sono di una chiarezza inequivocabile.Seppur gioviale e sempre pronto a donare un sorriso, tuttavia è un bimbo timido, per certi versi quasi introverso e molto sensibile. Quando la maestra, forse per spronarload aprirsi di più, ad essere un po’ più sicuro di sé, lo “stuzzica” con qualche battuta di troppo, soprattutto durante le esposizioni orali, lui arrossisce e inizia a balbettare. E per un bambino questo non è sicuramente piacevole. Tant’ è che questo pensiero lo accompagnerà per molto tempo e farà sì che il periodo delle scuole elementari non sia da lui ricordato conpositività, nonostante sia segnato da una grande stima reciproca versoi suoi compagni. Mai si è tirato indietro nell’aiutare chi ha bisogno e non c’è un solo compagno che non gli voglia bene. Questa timidezza lo accompagna anche nelle medie, frequentate presso la scuola “Nino Cortese”, e così nella scuola superiore “ITIS De Cillis”. Bloccato nei confronti dei professori, mai con i compagni.
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