bacheca
 

FOTO PIERGIANNI RIVETTI

DANIELE COLOMBO
“IL BUON ANGELO CUSTODE”

“Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: Fa’ buon viaggio! Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: Perché hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, lui la guida dei nostri passi? Le disse: Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te. Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo. Essa cessò di piangere”. (Tb 5,18-23)

Dolce e forse qui vicino passi dicendo: “Questo sole e tanto spazio ti calmino. Nel puro vento udire puoi il tempo camminare e la mia voce. Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso lo slancio muto della tua speranza. Sono per te l’aurora e intatto giorno”. (Giuseppe Ungaretti da Giorno per giorno)

Carissimo lettore che ti appresti a entrare in questo nuovo profilo, non potrai non rimanere meravigliato di quanto leggerai. Ad accompagnarti in questa avventura dolorosa e gloriosa allo stesso tempo, è una giovane mamma di nome Barbara. Lo fa scrivendo, a quattro mani con me, una lunga lettera al suo bambino, e lo fa con l’ardore di una mamma che ama, che soffre, che spera, che dona. Vi respirerai la gioia e la trepidazione dell’attesa, il dono della maternità responsabile, una solida vita religiosa che si costruisce di giorno in giorno nella “piccola Chiesa domestica”, che è la famiglia. Il dolore lancinante del distacco che non cade, però, nella disperazione, ma che guarda verso l’Alto, perché solo da lì può venire la risposta ai tanti perché. Grazie mamma Barbara e papà Lorenzo, per avere scelto di renderci partecipi di questa Grande Storia d’Amore.

TESORO, GRAZIE DI ESSERE ARRIVATO NELLA NOSTRA FAMIGLIA

"La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti. È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori". (2 Cor 3,2-3)

Così scrive l’Apostolo Paolo rivolgendosi ai cristiani di Corinto; così mi rivolgo anch’io al nostro piccolo Daniele: lettera viva scritta nel nostro cuore. Questo è un altro tra i tanti tentativi diri-scrivere ciò che Daniele continua ad essere per noi, per non dimenticare il tesoro della sua vita terrena, per alimentare il nostro Amore, per continuare a viverlo. Che bello quel 17 agosto 2011, era un giovedì, le mura di quella stanza del reparto maternità dell’ospedale San Gerardo, a Monza (MI), mi sembravano le mura del Cielo! Pensa che Dio-incidenza: qualche giorno dopo la tua nascita, abbiamo scoperto che sei nato lo stesso giorno nel quale la Chiesa celebra la festa della Madonna Bianca di Porto venere, in provincia di La Spezia. Da allora siamo diventati Suoi devoti. Il 2 ottobre 2011, festa degli Angeli custodi, per la prima volta siamo saliti in questo Suo santuario a renderle omaggio e, puntualmente, vi torniamo ogni anno, almeno una volta. Sai, tu sei stato accompagnato dalla nostra cara Mamma Celeste, fin da quando eri nel mio grembo. Ho scoperto di aspettarti a Medugorje e quando ti avevo ormai da sei mesi nel pancione vi sono tornata per avvicinarmi al mistero della visitazione della Madonna a Sua cugina Elisabetta; avevo infatti bisogno e piacere di stare un po’ con Lei. Da quando ho scoperto di portarti in grembo ho sempre rinnovato la mia consacrazione al Suo Cuore Immacolato, per me e anche per te. Come dono di questo rinnovamento, per ben due volte sei stato lungamente benedetto con una preghiera di intercessione, tutta per te, da parte della veggente Viska, prima e poi da suor Emanuel, dopo. Che tenerezza quando entrambe hanno posato le loro mani sul mio pancione. Quante cose belle hanno chiesto per te alla Mamma Celeste!

Una terza benedizione, l’avevi praticamente già ricevuta da padre Daniele Hekic (francescano croato in odore di santità), quando sono andata a pregare sulla sua tomba. Ero al terzo mese di gravidanza quando ebbi una piccola minaccia di aborto, così ho pensato di chiedere la sua intercessione affinché, per suo mezzo, il Cielo concedesse al tuo piccolo cuore di continuare a battere. Sicuramente sono stata ascoltata perché, da quel momento, non sono più stata male, tanto che, poi, abbiamo scelto di chiamarti con il nome di Daniele, per riconoscenza al tuo santo protettore. Tra te e lui c’è sempre stato un autentico rapporto di Amicizia, qualcosa di speciale.
Ti ricordi di quel giorno, avrai avuto si e no quattro anni, quando, raccontandoti della grazia ricevuta per sua intercessione, ti feci vedere la sua foto? Ti sei commosso fino alle lacrime e, baciando a lungo quella foto, continuavi a dire tra le lacrime: “Sono commosso!”. Da quel momento hai voluto tenere la sua foto sia nella tua cameretta, sia attaccata al frigorifero.
Dopo la visita sulla tomba di padre Daniele, abbiamo incontrato le suore missionarie della Carità, le suore della santa Madre Teresa di Calcutta e, nella loro cappellina di via Zendrinia Milano, ho iniziato a consacrare anche da lìte e me alla Madonna. Loro sono state il tuo primo dono a noi, e divennero presto grande amiche di entrambi. Con loro ci sorrideva soprattutto il cuore. Anche quando sei nato, continuavo a portarti da loro affinché ti intrattenessero con le loro corone del Rosario colorate, mentre io stavo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento.

Comunque voglio dirti ancora questo: nel momento del parto, per via naturale, avevi due giri di cordone ombelicale intorno al collo ed io, oltre al dolore, percepivo che qualcosa non andava per il verso giusto. Per grazia di Dio, nella sala parto, appesa al muro, c’era una bella icona della Madonna con il Bambin Gesù tra le braccia. Non immagini nemmeno quanto l’ho fissata e con quale Amore ho rinnovato la tua consacrazione a Lei. Ogni istante che passava, Le ripetevo: È Tuo, lo consacro a Te! Quando sei venuto alla luce non hai quasi pianto e, Loredana, l’ostetrica, adagiandoti delicatamente tra le mie braccia, ha esclamato:”Ma è bellissimo!”.
Eri ancora sporco di sangue e io dolorante, eppure già il mio cuore ti amava, come tutt’ora quest’Amore cresce di giorno in giorno. Anche se le cose da allora sono molto cambiate,non passa giorno che io non mi affidi alla Madonna e offra a lei le mie sofferenze, proprio come feci in sala parto, e le rinnovo la nostra consacrazione. Ma anche tu Amore caro ce l’avevi veramente nel cuore, visto che non perdevi una sola occasione per manifestarle il tuo affetto. Ti ricordi? Spesso disegnavi il Suo volto, persino sulle pareti. Anche nella nostra casa avevi imparato a partecipare ai Rosari e alle preghiere passando da tutti a raccattare corone e coccole e scarabocchiando sui fogli e sui muri. La nostra amica Luce, dopo la tua nascita al cielo, si è sorpresa scorgendo sulla colonna portante della nostra sala un tuo scarabocchio che tanto rassomiglia al volto della Madonna. Tutto in te si stava delineando. Sai? Ancora adesso la penso spesso, anche in riferimento all’ascensione di Suo Figlio. Dopo aver partecipato alla sua sofferenza e morte, lo ha anche incontrato risorto e lo ha visto ascendere al cielo. Da quel momento, materialmente non era più con Lei, eppure lo portava a tutti. Sapessi quanto la sto invocando affinché anche a me dia la sua stessa forza, per non soccombere alla malinconia al pensiero che potrò rivederti solamente in Cielo.

DI MERAVIGLIA IN MERAVIGLIA
“Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento, perché resti per il futuro in testimonianza perenne”. (Is 30,8)

Che giorno meraviglioso, quello del tuo Battesimo! Quanta festa dentro il nostro cuore, nella nostra casa, tra i nostri famigliari, parenti, amici. Come erano emozionati anche tuo fratello Michele e tua sorella Elisa, non stavano più nella pelle. Era felicissimo anche il mio caro papà, nonno Giorgio, che ti ha fatto da padrino. Insieme a lui abbiamo scelto anche il nostro amico Davide, da noi conosciuto in missione in Brasile, e come madrina la tua cara zia paterna Annalisa, che era con me a Medjugorje quando già ti portavo nel grembo.

A proposito di Davide: sai che attualmente sta costruendo dei pozzi in Malawi, a tuo nome? Nelle tue ultime ore terrene continuavi ad avere sete. Noi abbiamo ricordato le parole scritte nella cappella delle suore di Madre Teresa, poste sotto il Crocifisso: “Ho sete” e, dopo averti salutato per il Cielo, abbiamo pensato: “Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio: deve servire a glorificare il Figlio di Dio”. (Gv 11,4) Pertanto, aiutati da te, stiamo costruendo in Malawi dei pozzi d’acqua potabile così che tu, in futuro, possa dissetare tanti altri Gesù bambini.

Ma, riprendiamo il discorso del Battesimo. Quella domenica16 ottobre 2011 (la prima dopo la festa liturgica del tuo santo omonimo) la nostra chiesa parrocchiale S. Maria nascente, in Milano, pareva un giardino e anche tu come un fiore tra i fiori, più bello che mai! Anche suor Vera, suor Gioia, suor Efraim Marie e le altre missionarie della carità, hanno fatto a gara per cullarti sulle loro braccia. Non hanno voluto mancare a questo appuntamento, uno dei più importanti. Quanti canti quel giorno e che canti meravigliosi! Prima che iniziasse la celebrazione, tac, ti sei svegliato. Allora ho parlato subito con il nostro parroco e amico, don Carlo Casati, e gli ho chiesto: “Senti don Carlo: se Daniele ha fame e reclama il latte, devo lasciarlo piangere o devo allattarlo?”. Sai che mi ha risposto? “Se capita, mettiti un poco in disparte e allattalo pure”.

Poi - conoscendo lui molto bene i tuoi chiacchiericci (pensa che ti ha visto quando avevi un solo giorno di vita), ha aggiunto :“Eh sì, secondo me Daniele, da grande, potrà fare il sacerdote, non gli manca certo la parola!”. E io, contenta, gli ho risposto:”Speriamo sacerdote missionario, come il suo padrino, anche se lui ha famiglia”. Quando poi, don Carlo,ti ha versato l’acqua sul capo pronunciando le parole solenni: “Daniele, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, la gioia più pura ha invaso il nostro cuore. “Ora sei ancora più figlio di Dio - mi sono ripetuta nel cuore - e il tuo corpo è diventato Tempio dello Spirito Santo”. Da quel momento in poi la tua anima è sempre stata pura, limpida come acqua di sorgente, tant'è che da sempre mi sei parso il bambino più buono, più felice e più tenero del mondo. Chi mai avrebbe potuto pensare che sei anni dopo, don Carlo, l’unico non parente ammesso nella camera di rianimazione, là ti avrebbe ri-benedetto e salutato? Guardarti crescere era come se, di tanto in tanto, tu abbeverassi la tua anima alla Fonte dell’ Amore infinito. In quel tempo io sapevo e non sapevo. Solamente adesso comprendo con più consapevolezza che quella Fonte potesse essere il Cuore Immacolato di Maria, con cui hai preso tanto presto confidenza.

Non avevi ancora un mese, quando siamo saliti con te al santuario di Cluny in Valle d'Aosta, per la festa della Natività di Maria. Lì fu il primo segno del corteo Angelico che ti seguiva ovunque. Avevamo sottostimato sia i tempi sia il percorso, così da arrivare al rifugio nel tardo pomeriggio, senza neanche il ricambio dei pannolini. Come fare? Ecco affiancarsi Marco, un angelo senza ali, ma con una Land Rover, pronta per riportarci alla nostra casetta a San Barthelemy. Per la strada un camoscio sembrava aspettarci su una roccia. Che strano non scappasse!Solitamente i camosci sono animali timidi e si avvicinano poco agli esseri umani. Forse aveva odorato il tuo profumo “angelico”? O forse era la firma di Maria? Marco, sul sedile della sua macchina, teneva una rivista di Medjugorje con in primo piano proprio l’immagine della Madonna. Un segno messo lì apposta per il tuo papà che ancora dubitava?

Rientrati a Milano, su consiglio di don Carlo, abbiamo aperto ogni lunedì la nostra casa ai vicini e agli amici per pregare insieme con il Rosario e per ringraziare la Madonna del dono di te, insieme a tutti gli altri con cui ci ha riempito la vita.

Ecco cosa ti scrive al riguardo la nostra amica Anna: "Ciao Daniele, Sei stato il bimbo di tutti noi. Infatti, la tua famiglia, accogliendoci in casa nei momenti di preghiera e di festa ci ha sempre abituato alla tua presenza fin da quando eri piccino. Spesso, quando pregavamo, giocherellavi con Elisa e Michele con il Rosario tra le mani e con tutti gli altri bimbi che affollavano il salotto di casa tua. Sei sempre stato buffo e talvolta avevi la bocca con i baffi di cioccolata..".

Insieme ai rosari del lunedì ci hai sempre rallegrato anche nella preghiera delle mamme del sabato, che dai tuoi quattro anni è diventata una nuova fonte di luce per la nostra casa. A volte saltellando, a volte pregando, a volte giocherellando tra noi, hai sempre partecipato anche a questa altra forma di preghiera, che continua anche ora ...anche se adesso anziché pregare per te, sono io a mendicare la tua celeste preghiera.

Ecco cosa ti scrive in merito Antonella, la mamma del tuo babysitter Michele, che ci ha insegnato a pregarla:

"L’ultima volta che ti ho visto eri, come tante altre volte,
alla preghiera delle mamme.
Hai scritto con calligrafia chiara, decisa i nomi che ti dettavo
dei figli miei e di altri.
Ogni tanto mi guardavi con i tuoi grandi occhi scuri,
come a invitarmi con forza a non dimenticarne qualcuno.
I tuoi occhi, il tuo sguardo… spesso nell’arco della giornata li rivedo
e penso che siano come un faro che illuminano i miei occhi e il mio sguardo.
Per farmi vedere i fiori, gli uccellini, l’arcobaleno…
i sentimenti belli di chi mi è vicino,
la bellezza che mi accompagna
e alleggerisce i pesi della vita.
Caro Daniele, angelo dolce e battagliero
difendici dalla cecità dell’anima.
Le mie sono parole semplici ma dettate dal cuore e dal ricordo vivido della tua presenza che sento sempre con noi ogni giorno, saltellante e acuto supervisore dei nostri incontri proprio come nella preghiera delle mamme".

Mio campioncino tu sì che sapevi amare! Perdonami se non sono riuscita a ricambiarti con altrettanto Amore. Le tue infinite coccole, talvolta improvvise e furtive,quante volte hanno riempito i buchi della mia infanzia! Quando mi vedevi piangere, mi riempivi di abbracci,di baci.
Se faticavo ad alzarmi, soprattutto la domenica (perché durante la settimana ero invece io a cercare di convincerti ad alzarti riempiendoti di baci), tu, quasi come ricompensa, ti offrivi di portarmi il caffè a letto,e guai se qualcuno tentava di precederti alla macchinetta!

Ti ricordi quel periodo quando a tutti i costi volevi sposarmi, e io cheti dicevo: “Tesoro sei troppo piccolo per me, ed io troppo grande per te”. E tu facendo spallucce: “Vabeh, ma quando sarò grande?”. E che tenerezza quando mi hai promesso case sul mare e sugli alberi, planetari e barche a vela… Tutte le tue energie sembravano convogliate nel realizzare i miei sogni. Addirittura per portarmi in barca a vela, mi avevi promesso di divenire uno skipper! Ora, amore mio, senza di te questi sogni sbiadiscono. Il mio sogno più grande, adesso, è quello di poterti un giorno riabbracciare… per sempre!

I TUOI SOGNI
“Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo. Dio sta in essa: non potrà vacillare” (Sal 45,5-6); “Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti, l’anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente”. (Sal 83,2-3)

Ma adesso voglio ricordare i tuoi sogni. Amavi molto il mare e chi ti vedeva nuotare ti “scambiava”quasi fossi un pesciolino. Ti ricordi? Volevi seguirmi sempre, venire con me sempre più oltre. Non temevi la profondità, perché sapevi che ero con te. E alle Isole Tremiti quando siamo arrivati insieme oltre la “quinta boa?”. Nessuno voleva crederci, mentre noi due, invece, eravamo così tanto orgogliosi della nostra incredibile impresa! Eri anche tanto desideroso di fare “surf”. Negli ultimi tuoi compleanni, ci avevi chiesto una tavola da bambino ed eri così desideroso di provarci “per davvero”, che lo hai persino detto nell’ultima “intervista” giocosa rilasciata a papà. Quante volte ti sei disegnato sulla tavola da surf con i tuoi amici in mezzo al mare! Quando entri nel mio studio alla UONPIA, osserva il mio schedario: cosa vi vedi? Quel bel disegno che mi hai fatto quella volta che ti ho portato con me al lavoro, raffigurante te con i tuoi amici mentre fate surf sulle onde. Era la scorsa estate, 2017. Il disegno è ancora lì, appeso dove mi avevi chiesto. Com’eri felice! Ora, ogni volta che lo guardo, ti rivedo e sorrido, ma è un sorriso bagnato con lacrime d’Amore.

Ti ricordo curioso di tutto, fortissimo a calcio (ti piaceva tanto fare il portiere), appassionato nell’arte della Capoeira e nel gioco della lotta; sempre amico di tutti. Desideravi riprendere a suonare il violino, che avevi presto dovuto interrompere dopo solo qualche lezione, per impegni della maestra.

Amavi molto anche le fiabe, soprattutto “Il gigante egoista” e -la tua preferita in assoluto- “Il principe felice”, entrambe di Oscar Wilde. Mi chiedevi di raccontartela così spesso che ora la conosco a memoria, e spesso mi sorprendo a pensare al corpicino del rondone e al cuore spezzato del Principe in paragone a noi due. Come il Principe della storia ho ricevuto da te tanta felicità e vita, e, come nel proseguo della storia, sono rimasta priva della tua luce, ma cercando di continuare a fidarmi di quella Dio, pur nella valle oscura che stiamo attraversando. Lo prego di ricongiungere un giorno il tuo corpicino e il mio cuore spezzato nel Paradiso, come nella conclusione della fiaba di Wilde.

Quanto spesso non mi hai raggiunto sul divano con in mano un libro? Sempre mi chiedevi di leggertelo, anche se a dire il vero ultimamente volevi provarci un poco anche tu. Ci allenavamo a leggere i nomi degli animali su un bellissimo libro colmo di loro illustrazioni -e tu amavi moltissimo gli animali, soprattutto il falco (forse da quando ti lessi di San Francesco e del suo amico falco che per amicizia tendeva a svegliarlo via via sempre un poco più tardi?).
E quanti incidenti non abbiamo rischiato perché in macchina all’improvviso gridavi “fermati subito!” per poi, appena inchiodato, rivelarci che dovevi assolutamente leggere cosa ci fosse scritto sul quel cartellone troppo invitante. E per la tua festa di compleanno desideravi “ tantissimi libri” (insieme alla tavola da surf e ad una “torta gigante”).

Poi amavi molto la musica e anche ballare… e ti piaceva tantissimo guardare me e papà cimentarci con i passi del tango argentino, al punto che insistevi sempre tanto affinché ti portassimo con noi a lezione.

E come non ricordare la tua grande generosità? Forse era questo il segreto del numero così grande di amici che amavano stare con te; naturalmente oltre alla tua voglia infinita di giocare. Quando sei rinato al Cielo, mi ha colpito che tantissimi ti considerassero il loro migliore amico! In effetti, tu giocavi sempre con tutti e non serbavi mai rancore per alcuno. Ricordi quella volta che ti avevo riportato a casa da scuola, e ti ho trovato in lacrime perché un compagno ti aveva ferito con il taglierino?

In macchina ne abbiamo parlato. Ho riconosciuto che si è trattato di un atto ingiusto nei tuoi confronti, però, abbiamo anche lasciato aperta la porta del perdono. Il giorno dopo quando ti ho chiesto se avessi fatto pace, tu, con il tuo candore, mi hai risposto:”Ma certo mamma!”,- e mi hai spiegato che sarebbe stato impossibile non fare pace dal momento che lui ti aveva chiesto scusa più volte– “Come si fa a non perdonare a chi chiede scusa più volte?”. Quante volte, anche perché sapevi di farmi contenta, mi raccontavi delle tue gentilezza ad Adriano, il tuo compagno autistico, che“ogni tanto lo portano fuori dalla classe perché gli da’ fastidio il rumore”.

MIX PERFETTO DI FANCIULLEZZA E MATURITÀ
“O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”. (Sal 8,2-3)

Piccolo tesoro mio, quanto amavi la Madonna e quante volte mi hai detto che volevi vederla. Ti ricordi quella volta che mi hai raccontato di averla anche vista, e io non c’ho dato peso? La chiamavamo: la “Mamma di Cielo” e spesso l’abbiamo pregata insieme. Anche se eri solamente un bambino, a te piaceva pregare, e spesso la sera ti infilavi nel lettone chiedendomi di pregare insieme con la corona del Rosario. Allora non capivo se fosse per stare di più con me sul lettone o per vero desiderio di pregare. Alla luce degli eventi successivi, penso che entrambe le cose fossero vere: due valide ragioni quasi che,così facendo, volessi “prendere due piccioni con una fava”. Certa è una cosa: le sere che facevi più resistenza a passare sul tuo lettino, riuscivo a convincerti solo quando ti lasciavo la mia corona del Rosario da custodire sotto il tuo cuscino.

A tal proposito ricordo che avevo portato a casa da Lourdes una statuetta della Madonnina, fosforescente, che avrei voluto donare ad un'amica. Ma che successe? Che tu, prima che la regalassi alla mia amica, l’hai vista per primo, te ne sei innamorato subito, e me l'hai chiesta con quei tuoi occhioni luminosi. Non è stato proprio possibile resisterti! Da quel giorno in poi, l’hai sempre voluta

 

 

Per risentire la tua voce

di Daniele Colombo

AVANTI

 

 

 


Gruppo S. Maria Porta del Cielo - www.gruppomariaportadelcielo.it - mariaportadelcielo@libero.it - 3245664056 - Termini e condizioni Privacy & Cookie Policy

Contatori visite gratuiti