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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

UN’ALTRA BELLA, ANCHE SE SOFFERTA, PAGINA


Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune”. (1 Cor 12,4-7)

Intanto Cesare, compiuti 12 anni, domenica 29 maggio 2011, per le mani del vescovo di S. Miniato, Mons. Fausto Tardelli,riceve il Sacramento della Confermazione. Ora è lui a confermarele scelte dei suoi genitori con il suo “Eccomi!”. Lo accompagna come padrino suo fratello Federico. La semente impiantata in lui con il Battesimo e alimentata con l’Eucaristia domenicale ora diventa germoglio di qualcosa di bello che Cesare è chiamato a realizzare. Per noi, ancora pellegrini nel tempo, specialmente per i suoi genitori, se si pensaall’epilogo della sua brevissima avventura, rimane una cosa incomprensibile da capire e la prima domanda che sorge spontanea è: “Ma che cosa può fare Cesare ora che è morto?”.

Naturalmente la risposta più esauriente la può dare solamente lo Spirito Santo, quello Spirito che Cesare ha confermato con la Cresima. Noi, se pur timidamente, possiamo cercare di sviluppare qualche pensiero. Una prima missione di Cesare è quella di ricordarci di “non cercare tra i morti colui che è vivo”. (Cfr. Lc 24,5) Ci aiuta a guardare oltre, a non fermarci alla terra perché: “Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato”.  (1 Cor 15,54-56). Pertanto Cesare che ci ha preceduto nel tempo, prega per tutti noi, intercede per noi presso il Signore perché, non solo non ci scoraggiamo, come fanno coloro che non credono, ma ci aiuta affinché: “Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò – ci dice -, fratelli e sorelle miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”. ( Cfr. 1 Cor 15,57-58) La sua vita semplice e luminosa è un costante punto di riferimento al Cielo perché, ci dice ancora: Là è la nostra vera Patria, là è la nostra vera casa. La vita, lunga o breve che sia, è un viaggio verso il Paradiso! Cesare ci “insegna a contare i nostri giorni per arrivare alla sapienza del cuore”.  (Cfr. Sal 89,12) pertanto, continua: “Non ci scoraggiamo anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, perché quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne”. (2 Cor 4,16-18).

E la nostra riflessione potrebbe proseguire approfondendosi sempre di più perché, ora Cesare vede e tocca con mano queste realtà di cui ci ha parlato, insieme all’Apostolo Paolo. Se ci si ferma solo alle cose della terra, è chiaro che “ la sua fine venga ritenuta una sciagura, la sua partenza una rovina. Mentre Cesare è nella pace (festa). Anche se ai nostri occhi sembra aver subito un castigo, nella realtà sbocciata in lui con il Battesimo la sua speranza è piena di immortalità. Per una breve pena ha ricevuto grandi benefici, perché Dio lo ha provato e lo trovato degno di sé: lo ha saggiato come oro nel crogiuolo e lo ha gradito come un olocausto. Nel giorno del giudizio risplenderà; come scintilla nella stoppia, correrà qua e là”. (Cfr. Sap 3,2-7). Questa ora è la sua missione: consolare tutte le perone a lui care e aiutare tutti coloro che avranno il DONO di incontralo, di conoscerlo, perchè guardino al Cielo e non solamente alle cose della terra.

È sommamente felice di ricordarci che: “Quanti confidano nel Signore comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di Lui nell’Amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti”. (Sap 3,9) Sicuramente il giorno in cui il vescovo ha imposto le mani sul capo di Cesare,il ragazzo non avrà pensato a tutto ciò. Tuttavia, lo Spirito Santo lo aveva già abilitato a questa sua nuova e grande missione: salvarsi e salvare tutti coloro che avranno la gioia di poterlo conoscere, stringere Amicizia con lui, seguirne i consigli e accogliere il suo aiuto. Tornando un momento al giorno della Cresima, non fu un momento bello e luminoso come lo furono il Battesimo e la Prima Comunione.

Nell’aria c’era parecchia apprensione,sia per il nonno paterno di Cesare, da cui aveva ereditato il nome, che stava molto male,siaper il suo papà Claudio, che da lì a qualche giorno sarebbe stato operato al cuore per la sua malformazione congenita. Comunque per amore del ragazzo, si è cercato di fare le cose il meglio possibile. Dopo la celebrazione è stato consumato un semplice pranzo in compagnia dei nonni e degli zii. E la vita riprende a scorrere normalmente tra gioie e dolori, tra impegni e momenti di riposo.

INIZIA UN NUOVO CAMMINO
“Il desiderio della sapienza conduce al regno”. (Sap 6,20)

Gli anni delle elementari e delle medie sono trascorsi serenamente e velocemente, mentre l’unico anno delle superiori è stato laborioso e non facile. Cesare, nell’anno scolastico 2012-2013, ha scelto di iscriversi all’Istituto Tecnico Industriale “Guglielmo Marconi” di Pontedera (PI). Tutti i suoi ex compagni hanno scelto altri indirizzi, perciò lui si è ritrovato insieme a compagni sconosciuti. Un po’ le materie nuove, un po’ anche i professori, un po’ tutte le amicizie da ricostruire … insomma per Cesare non è affatto un anno facile. Dopo qualche fatica iniziale, tuttavia giunge alla fine dell’anno scolasticocon risultati positivi e avendo cominciato a costruire una nuova e bella amicizia con Elia, suo compagno di classe.

Lo stesso compagno che il 4 agosto lo aspettava a Castiglioncello (LI), per passare qualche giorno di vacanza insieme a lui e alla sua famiglia.
Aspetto sempre positivo nella vita di Cesare, che di fatto mitiga anche questo tempo difficile, rimane il rapporto privilegiato con la sua famiglia, in modo particolare con la mamma Gloria e con il suo “fratellone” Federico. Quest’ultimo non può essereun “compagno di giochi”, in quanto lo sbalzo di età è consistente; ma un Amico grande e un validissimo punto di riferimento, questo sì! Quando tornando da scuola, soprattutto i primi giorni, Cesare ha il morale a pezzi, sa di poter contare su di lui che lo sprona a non fermarsi ai primi ostacoli, ma lo incoraggia asuperarli a testa alta. Sicuramente tra loro c’è sempre stata complicità e fiducia reciproca,anche nello scambiodi pensieri e confidenze. Da sottolineare questo: il giorno prima dell’incidente, Federico gli invia questo messaggio sul cellulare: “Vieni presto fratellino, mi manchi!”. E lo scooter che Cesare usa per andare incontro al suo amico Elio è proprio quello di suo fratello, così come le ciabatte che indossa. Chissà come sta seguendo tutt’ora suo fratello, dal Cielo! Poiché lui c’è, è sempre presente, cammina con lui e con la sua famiglia. È paragonabile a quell’Angelo di cui ci parla il Libro dell’Esodo. Così dice il Signore: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che io ti ho preparato. Il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare nella terra promessa”.  (Es 23,20.23) .

Visto con il senno di poi, mamma Gloria ora ricorda un episodio particolare vissuto insieme a Cesare. Uno di quei momenti a cui non si dà molta rilevanza nel momento in cui si vivono, ma che si imprimono di significato speciale a destino compiuto. Nello specifico, mamma Gloria rammenta che una sera come tante, mentre si trovava nella cameretta di Cesare per dargli la buonanotte, facendogli il segno della croce, egli le disse: “Sai mamma, io andrò via molto presto…” . La mamma cercò di sdrammatizzare dicendogli che probabilmente sarebbe diventato un giramondo. Ma la verità è che il ragazzo intendeva parlare di una partenza ben diversa. Definitiva. Come se in quell’istante avesse avuto una visione consapevole del suo futuro. Il modo in cui pronunciò questa frase, apparentemente bizzarra, e lo sguardo con cui accompagnò le parole, diedero un brivido a mamma Gloria.
E a ripensarci non si può non rimanerne stranamente colpiti e stupiti, soprattutto oggi, dopo l’arrivo all’orizzonte del giorno non atteso.

ARRIVEDERCI IN PARADISO!
“State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”. (Mc 13,33-37)

 

AVANTI

 

 

 


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