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E' bello sapere che dove sei passato è rimasta traccia di te, un segno così profondo che nemmeno lo scorrere del tempo è riuscito ad affievolire e cancellare. Questo te lo hanno testimoniato i tuoi cari, ma è stata cosa molto bella ascoltare anche due tuoi cari amici.
"Piergianni? Un ragazzo meraviglioso, affabile, gentile, mai arrogante nel modo di esprimere le sue idee, generoso con tutti, ma soprattutto con chi era veramente nella necessità. Un nostro coscritto con evidenti problemi non si è mai sentito abbandonato da lui perché immancabilmente alle feste di leva, o in altri momenti andava a prenderlo per portarlo con sé alleviando così la sua solitudine.
Insomma era sempre contento ma in particolar modo quando poteva fare qualcosa di buono e di utile per gli altri. E poi era incredibilmente impegnato nel lavoro svolto con grande passione tanto da diventare puntiglioso. Non mi sembra esagerato affermare che lui faceva tre volte il lavoro che avrebbe fatto un qualsiasi ragazzo normale. Eppure la sua finezza da amico è arrivata a fare quanto vi racconto. Ha voluto a tutti i costi essere lui ad accompagnarmi con la macchina nel giorno del mio matrimonio. Era il 31- Ottobre - 1971 e lui anche se super impegnato come sempre, ha lasciato tutto presentandosi puntuale all'appuntamento con una Peugeot 404 pulitissima.
Lo ricordo tanto felice proprio perché questo suo regalo “ mi aveva reso molto contento “.
Ho pure ben presente il rapporto con suo padre. Non era semplice accontentarlo perché oltre ad essere molto esigente non era per niente propenso a complimenti o a facili entusiasmi. Sicuramente dentro di se apprezzava tutto quello che faceva Piergianni, tuttavia molto difficilmente riusciva ad esternare la stima che aveva per suo figlio. A volte sembrava non essere mai contento. Eppure Piergianni stimava molto suo padre e, portandogli il massimo rispetto, cercava fin dove gli era possibile di non discusarlo in niente. Torno a ripetervi che per me Piergianni è stato amico, mi è amico, e lo tengo come un fulgido esempio da seguire e da indicare alle nuove generazioni". Piercarlo
"La mia amicizia con Piergianni conserva tutta la sua freschezza ancora adesso perché fondata sulla reciproca sincerità, lealtà, e un forte spirito di sacrificio. Le nostre giornate iniziavano normalmente alle 06 del mattino e, tolti gli straordinari, si lavorava anche 11-12 ore al giorno.
Tuttavia a Pier queste ore non bastavano ancora perché a se stesso poteva chiedere ancora di più. Basti quest’ esempio: se riuscivamo a strappare un paio d’ ore al pomeriggio per raccontarci un po’ le nostre cose, quelle ore doveva recuperarle alla sera. Molti lo possono testimoniare anche in tarda serata quando buio e freddo regnavano sovrani, lui aveva ancora qualcosa da portare a termine. E il giorno dopo spesso ormai già alle porte, avrebbe dovuto inesorabilmente ricominciare.
Solo per il piacere di stare un po’ insieme a condividere progetti, sogni, preoccupazioni, doveva necessariamente rubare qualche ora al sonno, e quasi il suo impegno non bastasse si faceva ancora degli scrupoli. I racconti della guerra lo turbavano: privazioni, distruzione, miseria ... così intravvedendo un po' ovunque i tentativi di un riscatto, di una rinascita, anche lui per questo voleva essere co-artefice di un futuro migliore che sognava. Anche questo, unito alle esigenze del padre fu uno dei motivi per cui non concesse nulla a sé: era un gran lavoratore ma con cuore e occhi aperti alle necessità altrui. Nella collina della Canova dove abitava era un po' “ il figlio di tutti “. Dove veniva richiesta la sua presenza lui c’era e mai per forza o con aria di autosufficienza. Il lavoro lo accompagnava sempre con un sorriso e una buona parola per tutti. Ancora attualmente un vicino di casa racconta: Senza che nessuno abbia chiesto nulla ha tolto l’abbondante neve dal cortile dell’ex cascina della Canova. La motivazione? “Cosa faceva Piergianni quando nevicava? Senza essere chiamato veniva, sgombrava dalla neve strada e cortile, ed era visibilmente contento di averlo fatto”.E così anche per le poche feste alle quali ha potuto partecipare; innanzitutto portava con sé il nostro coscritto Franco, un ragazzo semplice, ma desideroso di stare in compagnia.
Così facendo lo rendeva felice e a lui questo bastava. E poi era pronto in tutto ciò che concerneva l’organizzazione in modo che le feste potessero riuscire bene. Insomma, c’era la sua presenza anche se amava lavorare dietro le quinte.
Amo ricordare questo simpatico aneddoto che ancora adesso al solo pensarci mi fa sorridere di gioia, e che ogni volta che ci ritroviamo con Piercarlo rammentiamo sempre volentieri. Un mio anziano zio di S. Stefano Belbo prima di morire ha lasciato una eredità alla mia famiglia, una vecchia 500 di colore verde chiaro. Per vari motivi quella macchina rimase ferma in Garage per parecchio tempo. Conseguenza? Quando decisi di usarla, il motore non funzionava più. Feci allora un consulto con Piergianni e Piercarlo, al tempo quasi “ mezzo meccanici “, e insieme decidemmo che l’avremmo fatta funzionare, volente o nolente. Fu quasi una scommessa. Nel frattempo Piercarlo rimediò un altro motore e ce lo mostrò, anche se in realtà era un po' vecchiotto anch’esso, e ce lo presentò “come una bomba di motore”. Anche se stanchi per la giornata lavorativa da poco terminata, dopo cena ci mettemmo al lavoro pensando che in un paio d’ore avremmo risolto la questione. Purtroppo le ore si moltiplicarono , se non triplicarono. Tuttavia verso le 2,50 la macchina funzionava. Quando Piercarlo vi salì per primo accelerò il motore al massimo dei giri, vi fu un momento di entusiasmo generale. Non vi dico quando la macchina partì! Tutti e tre provammo l’ebbrezza di quel momento magico. Ecco però che l’incanto si spezzò quando il motore accusò alcune battute d’arresto. Allora Piercarlo ci invitò ad avere fiducia: da lì a pco sarebbe tornato tutto come prima. Il motivo era semplice: da tanto tempo il motore non veniva usato, pertanto doveva solo rodarsi un po’. Tuttavia la sua rassicurazione si dimostrò presto infondata quando la macchina, giunta al termine di una impegnativa salita, dopo un forte botto, esalò il suo ultimo respiro. Tutta la nostra fatica era andata in fumo. Allora, con tono tragico ci rivolgemmo a Piercarlo chiedendogli spiegazioni: “Non ci avevi detto che quel motore sarebbe stato una vera e propria bomba?”. Lui, con tono sicuro ci rispose: “Infatti era proprio una bomba: è scoppiata! Che cosa volete di più?". Piergianni si lasciò andare in una risata così aperta e squillante da coinvolgerci tutti, trascinandoci a ridere con lui a crepapelle.
Riusciva sia ad essere serio, che a infondere allegria.
Sono contento di aver avuto un amico come Pier e gli chiedo da lassù a farci dono di quel sorriso che solo lui sapeva esprimere e che certamente desidera continuare a fare".
Giovanni
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