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Piergianni si racconta

FOTO PIERGIANNI RIVETTI

Che bello poter tornare alle mie origini. Il buon Dio, con la collaborazione di mamma Maria e papà Severino, il 09 luglio del 1950 mi ha fatto dono della vita umana, e dopo pchissimi giorni, esattamente il 16 luglio, festa della Vergine del monte Carmelo, nel grembo della Madre Chiesa sono poi rinato con il Battesimo alla Vita Divina che è la vita stessa di Dio.

E’ stato un giorno meraviglioso perché grazie a questo incomparabile dono, sono diventato cristiano.

E come se questo non bastasse dopo soli 7 anni ho potuto ricevere Gesù per la prima volta nel mio cuore e alimentare così la mia amicizia con Lui. Era il 25 Novembre 1957; nello stesso giorno potei anche confermare la mia gioia di appartenere alla Chiesa Cattolica con il Sacramento della Cresima.

Il mio cuore era disponibile e aperto alle meraviglie dello Spirito.

Ho avuto un’infanzia tutto sommato tranquilla, a casa non mi è mancato nulla per crescere sano e robusto. Come è stato anche per i miei amici più cari, ho cominciato molto presto a comprendere che non avevo tanto tempo da dedicare ai giochi e ai divertimenti vari.

A casa mia c’erano tanto lavoro, tanti progetti, e i miei genitori avevano bisogno di aiuto.

Ho dovuto pertanto crescere in fretta e assumermi molto presto le mie prime responsabilità. La famiglia aveva bisogno di me.

C’erano molte attese su di me, in quanto primogenito; io volevo essere all’altezza della fiducia e delle speranze riposte in me.

Questa la scelta dei miei genitori mi ha allenato, fin da piccolo, a non avere paura del sacrificio, delle rinunce e a frenare quell’egoismo che spesso vorrebbe dominare in noi.

Piergianni ci parla dei suoi fratelli

Ventitre mesi dopo di me è arrivata mia sorella Gabriella, con la quale si è da subito instaurata un’amicizia molto profonda. Tra genitori e figli non c’erano legami stretti come oggi! La guerra era da poco terminata, c’era ancora tanta miseria e si cercava di uscirne con tanto desiderio di riscatto. Pertanto non si poteva contare molto sull’aiuto attento dei genitori.

La figura di mio padre era molto austera ed esigente e, proprio perché avvezza alla fatica e alla lotta per migliorare la situazione, poco attenta al dialogo; mentre le nostre esigenze si facevano sentire anche allora.

Purtroppo in questa situazione dove il capo famiglia ricopriva un ruolo determinante, anche se la mamma avesse voluto fare di più non avrebbe potuto perché il lavoro era tanto, e il dedicarsi al dialogo e all’accompagnamento dei figli, sembrava tempo rubato al lavoro, e pertanto non recepito come una priorità. Forse in certi casi sembrava addirittura un cedere alla tentazione, alla paura di non voler crescere.

Per mia sorella è stato sicuramente più difficile. Le donne non avevano molta voce in capitolo, così si è molto attaccata a me vedendomi non solo come il fratello maggiore, ma come amico e confidente

 

La sorella Gabriella racconta

Nostro papà era spesso in giro per lavoro e nostra mamma, o lo seguiva o doveva occuparsi di tutto quanto riguardava la grossa cascina di famiglia.

Io avevo bisogno di confidarmi con qualcuno e allora Piergianni mi ha fatto da padre e da madre. Quante volte mi ha parlato e le sue parole sono state per me di guida nelle scelte, anche le più intime e delicate. Però ciò che ha parlato più di tutto è stato il suo esempio.

Anche se oberato dal lavoro, l’appuntamento con Gesù alla domenica era per lui irrinunciabile.

Mi prendeva e mi portava con se. Quando mi vedeva distratta o poco partecipe, chinava il capo vicino al mio orecchio e mi sussurrava: ” Hai sentito che cosa ha detto il sacerdote? Hai capito il significato delle parole? Vedrai come un giorno ti servirà tutto quello che forse ora fai fatica a comprendere!”. E io gli rispondevo tra l’ingenuo e l’incredulo:” A cosa vuoi che mi servano?”.
L’ho capito dopo.
Ricordo di lui questo particolare che ho sempre portato in me come un punto interrogativo.
Vedendomi proiettata verso il matrimonio un giorno in tono serioso mi ha detto:”Tu domani ti sposerai e avrai una famiglia. Io no!”. Intuizione? Premonizione? Solamente quando ci rincontreremo forse avrò una risposta.

Arriva Valter.

E' arrivato come un dono atteso da tanto. Piergianni aveva già 13 anni. Era felicissimo, non vedeva proprio l’ora che arrivasse quest'altro fratello, perché nella famiglia si sentiva il bisogno di una ventata di freschezza, di novità, che interrompesse un po' l’assillo del quotidiano. Quando il 19 Agosto del 1963, alle 07:30 è arrivato Valter, Piergianni non riusciva più a contenere la gioia. Ha ringraziato il Signore e la Madonna per quel dono e, appena poté, abbracciando la mamma le disse con tanto entusiasmo: “ Mamma, vedrai quante cose faremo insieme io e mio fratello!”.

Il fratello Valter racconta

Quella tra me e mio fratello fu un’ avventura breve ma intensa. Avevo 10 anni quando, a causa di un incidente fatale sul lavoro ci siamo salutati perché lui era ormai in viaggio per un'altra meta.

La sua nuova casa era il Cielo, ma io ero troppo piccolo per comprendere.

Talmente è stato forte il dolore di doverlo salutare, che la mia mente di bambino ha cercato di rimuovere l’accaduto. Era un tentativo di difesa affinché la sofferenza non mi schiacciasse. Tuttavia nel profondo di me stesso rimane sempre viva la riconoscenza al Signore per avermi dato un fratello come Piergianni. La sua vita innocente è passata, ma la sua luce è rimasta tutta e continua a splendere.

Anche per me è stato un secondo papà.

Avevo paura del buio, dei tuoni, dei rumori strani. Saltavo sul suo lettone, mi stringevo a lui e lui mi dava sicurezza, era per me rifugio, conforto.

Era sensibilissimo, mi bastava uno suo sguardo, una parola, e già intuiva che cosa c'era nel cuore di chi gli ti stava davanti. Quante risposte profonde ed intelligenti ha saputo dare alle domande che già allora portavo dentro di me, affinché non mi perdessi dietro a false e facili illusioni.

Un altro caro ricordo: sapeva portare pace e concordia ovunque.

Spesso tra giovani non di rado si accendevano vivaci discussioni che qualche volta rischiavano anche di degenerare, e allora si cercava una sua parola, parola giusta che arrivava al momento giusto.

Insomma sapeva toccare le corde del cuore. Grazie al mio fratellone ho imparato a portare profondo rispetto per ogni persona, senza distinzione di ruolo o di ceto sciale. E come non dire ancora grazie per avermi incitato, e poi anche fattivamente aiutato a studiare. Lui non aveva potuto farlo perché inserito molto presto nel mondo del lavoro.

Tuttavia capiva l'importanza che aveva il possedere un titolo di studio e che senza di esso avrei potuto fare ben poco. Perciò mi disse: “ Non ho potuto farlo io? Aiuterò mio fratello affinché lo faccia lui.” E così avvenne. Grazie, grazie ancora Piergianni.

AVANTI

 

 

 


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