IN PIENA ADOLESCENZA
“Figlio mio, custodisci le mie parole e fa’ tesoro dei miei precetti” (Pr 7,1)
Arriva il tempo dell’adolescenza e anche Paoloinizia a scalpitare, anche se non ha mai dato né darà particolari problemi. A ben pensare, c’è stato un episodio più significativo degli altri. Paolo frequenta la prima superiore e la vigilia della festa dei Santi è rimasto in casa. La mamma sta preparando la “casoeula”, un tipico piatto lombardo,per festeggiare il compleanno del fratello Alessandro che, cadendo il tre novembre,la famiglia Marelli ama festeggiare il giorno della solennità di tutti i Santi. Dopo i festeggiamenti, Paolo esce con il suo gruppetto di amici: è sabato e queste sono le sue prime e irrinunciabiliuscite serali.
Ovviamente il gruppo non è composto dai ragazzi migliori che offre l’oratorio, bensì da quelli più “scapestratelli”. Presi singolarmente nel fondo del cuore sono tutti dei bravi ragazzi, ma è risaputo che “il brancorende lupi”.Igenitori, come da prassi per tanti altri genitori, ogni sabato sera lottano per tentare di dare delle indicazioni su come sia bene trascorrerequel tempo di svago e relazione amicali. Vengono detti fiumi di parole in tal proposito, anzi: laghi! oceani! ma alla fine è l’adolescente che è chiamato a vivere questo suo tempo!
Quella sera, Paolo, rientra a casa in condizioni pietose,ha bevuto un po’ e non sta affatto bene. Papà Roberto e mamma Margherita, che sono rimasti svegli in attesa dei vari rientri, sono davvero spaventati perché il ragazzo sta veramente male. Alquanto allarmato, Roberto scende da Claudio, suo fratello,chiedendogli se, per favore, può salire a controllargli la pressione visto che possiede lo strumento specifico per farlo. Insieme a lui sale anche la moglie, zia Mariagrazia e anche loro rimangono un po’ spaventati nel vedere Paolo conciato in quel modo. Tuttavia,dopo un consulto di famiglia, sidecide di non portarlo alPronto Soccorso ma di cercare di fargli passare la “sbronza” a casa. Intanto il ragazzo si addormenta profondamente, mentre mamma Margherita veglia su di lui.
Dopo qualche ora di riposo,Paolo migliora e si tira un sospiro di sollievo.L’indomani a “pericolo passato”, papà e mamma si accordano e decidonoquali “armi pesanti” usare per fargli capirela gravità dell’errore commesso. Innanzitutto ritiro immediato della bici fino a Natale: mancanoancora quasi due mesi a questa Festività e non può esserci per lui“punizione” peggiore. Stranamente, accetta senza fare problemi il castigo, perché anche lui siè molto spaventato e, soprattutto,ha capito la sciocchezza enorme commessa. Intanto passano le settimane e verso il venti novembre del 2001,mamma Margheritasi reca al primo ricevimento parenti e parla con la professoressa diItaliano, che ancora non conosceva. Come si presenta, dicendo appunto di essere la mamma di Paolo Marelli, la professoressale dice: “Ma fino a quando deve ancora durare questo castigo, signora?”. Margherita la guarda allibita e le risponde: “Ma perché?È venuto a raccontare anche a scuola la sua bravata?”.
La professoressa Bisi la mette al corrente, che non solo lo ha condiviso coi suoi nuovi compagni, ma anche con i professori, perché, secondo lui, è una punizione troppo difficile da accettare. La professoressa che è una donna matura e anche mamma oltre che insegnante,trasmette fiducia alla mamma di Paoloche riconosce in lei unapersona che sa educare oltre che insegnare. Margherita, una volta tornata a casa, racconta tutto a suo marito e si accordano per prendere la decisione di porre fine alla“punizione”,ma in modo serio, perché non vogliono annullare il beneficio educativo. Preparano una lettera seria ma anchedai toni leggeri, che all’incirca contiene il seguente messaggio:“ Lacommissione disciplinare si è riunita e, vista la buona condotta dell’imputato, decidedi revocare la pena del divieto di bicicletta. Tuttavia rimane in vigore la norma che, alla prima mancanza di rispetto delle regole,il castigo riprende diventando ancora più pesante”. Paolo non crede ai suoi occhi!Gli è stato raccontato in seguito che doveva ringraziare anche la professoressa Bisi.Ella aveva infatti aiutato i genitori a capire la sua sofferenza. Nello stesso tempo, però, i genitori avevano anche apprezzato il modo in cui Paolo avevaaccettato il tutto, senza osare controbattere.
Ciò significava che aveva capito l’errore eimparato la lezione. Quella non è stata l’unica volta in cui il ragazzo ha “alzato il gomito”, è avvenutoun’altra volta,forse l’ultimo giorno dell’anno,ma la cosa è stata molto più leggera.In effetti, la festa dell’ultimo giorno dell’anno per Paolo aveva un significato importantissimo. Iniziava già a parlarnedal mese di settembre, e fin da allora si metteva in movimento per organizzarla.Ovviamente con il suo gruppetto “un po’ strampalato” e la festasi svolgeva a casa di qualcuno di loro o dai nonni di qualcunodel gruppo.
QUEL QUALCOSA DI PIÚ
“La bocca parla della pienezza del cuore”. (Mt 12,34)
Quando nel cuore di Paolo scatta in modo più forte e incisivo la passione per il ciclismo, egli molla tutto il resto. Non esce più nemmeno di sabato sera, perché deve essere in forma per l’uscita delladomenica. Dalle sue parole si comprende benissimo che sta crescendo e che sta mettendo a fuoco i suoi veri ideali. Con la sua bici ha girato in lungo e in largo,spesso da solo, la Brianza e limitrofi, macina chilometri e chilometri per allenarsi, ma la meta che preferisceè Magreglio (CO),luogo dove si trova il santuario della Madonna delGhisallo, patrona dei ciclisti.Lì, ora c’è anche la sua foto equella di Simone Soriga, suo coetaneo sardo, anch’egli morto nella bergamasca mente si stava allenandocon la sua squadra. Dopo la morte dei due ragazzi, con Anna e Sandro, i genitori di Simone, si è instaurato un rapporto epistolare molto intenso che ha permesso che diventassero amici per un aiuto reciproco nel vivere il lutto. Al santuario della Madonna del Ghisallo si arriva da due strade, entrambe in salita, tuttavia quella che arriva da Como eche percorre la sponda interna del lago è decisamente faticosa, la tipica salita che stronca le gambe. Ovviamente è quella preferita da Paolo: l’ha scalata più volte, in sella alla sua immancabile bici rossa da corsa.
Quel tragitto rappresenta per lui l’unione perfetta delle sue due grandi passioni: montagna e bici.
La domenica successivail suo ritorno a Casaera la Giornata Nazionale della Bicicletta e la conclusione dellastagione Ciclistica Italiana. Era previstagara con arrivo al Ghisallo: Paolo aspettava con ansia quella competizione, la considerava il suo “cavallo di battaglia”. Purtroppo non ha potuto disputarla.
Quel giorno lo attende invece un’altra gara, su un’altra pista, ben più in alto. Sotto la sella della bici, in un piccolo sacchetto,è solito conservare qualche soldo in caso di necessità e l’immancabile immagine della Madonna del Ghisallo, a cui si rivolge sempre con il papà mentre lo accompagna alle gare. Anche il 2 ottobre 2005 hanno recitato le preghiere del buon cristiano e le tre Ave Maria alla Madonna del Ghisallo, affinché lo protegga durante la gara.L’arrivo della gara dove ha perso la vita era situato a un chilometro dal santuario“Madonna del Bosco” a Imbersago (CO).È per questo che, anche se le domande sul“perché?”, “perché proprio a lui?”, “perché in questo modo?”, i suoi genitori se le sono poste, dentrodi loro hanno sempre sentito che in quel momento Paolo non era solo. Maria, a cui si rivolgeva pregandola e ripetendole tante volte : “prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”, in quel momento era lì, con lui. I genitori invece non erano presenti: mamma Margheritaera impegnata a casa conla visita pastorale del cardinale Tettamanzi e papà Roberto lo attendeva all’arrivo. La postazione del papà distava circa un chilometro dal punto in cui Paolo è caduto con la bicicletta, ma Maria c’era!Era presente ed è stata Lei ad accogliere questo Suo figlio ormai giunto ad un altro Traguardo: il Cielo!
Paolo è sempre stato scalpitante,nella sua mente ha sempreun’ idea, un progetto da realizzare.Non sta mai in ozio. L’ultima sua estate è stataquella più ricca di sogni realizzati e dialtrettanti sogniracchiusi nel cuore. Sogni semplicima che teneva a concretizzare. I suoi genitorilo vedevano così deciso che non sisono mai opposti. Di lui testimoniano che: “Non abbiamo mai avuto la sensazione che i suoi fossero dei capricci o delle pretese. Si capiva che per lui erano esperienze concrete”. Un buon educatore sa che non si deve imbrigliare la curiosità e la creatività dell’educando.
Così, quando all’età di sedici anni viene invitato da Ruggero e da un suo amico, cugino di papà Roberto, che da anni va in bici come cicloamatore, a scalare lo Stelvio, igenitori acconsentono.
Ruggeroracconterà che,durante la salita, ad un certo punto non vedeva più Paolo e percorreva(no) la salita cercandolo ad ogni tornante, senza vederlo:semplicemente, Paolo era già arrivato in cima e li stava aspettando, anticipandoli forse di mezz’ora.A diciassette anni ha scalato il passo Gavia(SO) e, l’estate successiva, nel bel mezzo delle gare, durante l’unica domenica di pausa della stagione ciclistica, ha organizzato il passo Mortirolo e il passo Gavia.In quell’occasione è stato accompagnato e seguito daigenitori con l’auto. Entrambi i traguardi sono una delle mete del Giro d’Italia. Una vera impresa, a 18 anni! Roberto e Margherita ricordano che quel giorno, terminatala salita, mentre sostavano in un prato per farlo riposare primadi rientrare, per l’ennesima volta gli avevano detto che non doveva avere fretta, perché aveva tutta la vita davanti e non doveva pretendere di “bruciare” tutte le tappe.Alla luce dei fatti successivi, ci si chiede: Ma cos’era tutta quella fretta?
Perché? La risposta sarebbe arrivata dopo qualche settimana: era la voglia di vivere e riempire la vita di esperienze belle e arricchenti, di sfide con sè stesso e di non vivacchiare sciupando tempo e energie.Questo ci aiuta a capire ancora meglio: a 16 anni, forse addirittura a 15, dopo tre tentativi è riuscito a fare il Muro di Sormano (CO), definita la pista ciclabile “più dura del mondo”, senza appoggiare il piede per terra. Paolo racconterà ai genitori che arrivato alla meta,avevalanciato un urlo di gioia, urlo che era stato sentito da un cacciatore. Era autunno inoltrato.Il cacciatoreeraandato da lui e, insieme, si erano seduti sull’asfalto aparlare un po’. Questo giovane dalla grande forza di volontà,mentre si impegnava a scuola per avere buoni risultati, mentre frequentava gli amici e,quand’era necessario, faceva qualche piccolo lavoretto con il nonno, mentre coltivava le sue passioni, coltivava in sé il desiderio di arricchirsi sempre di nuove esperienze. Possiamo proprio di dire con naturalezza e senza vanto che “non ha sciupato la vita che gli è stata donata”.
Parlando ancora della scuola, ecco un altro episodio significativo per conoscere ancor meglio questo caro giovane. Paolo è in quarta superiore e, come sempre, va benissimo a scuola. Un giorno torna a casa con la pagella del primo quadrimestre e nella materia “Tecniche di riproduzione vegetali” ha vergato un bel 10. Questo ci sta, gli piace sia studiare, sia l’indirizzo che ha scelto. Papà e mamma gli fanno i complimenti e lui li porta a conoscenza di quanto gli ha detto il professore consegnandogli il voto: “In quasi quarant’anni di carriera sei il primo alunno a cui ho dato 10 nella mia materia”. E con la madrecommenta: “Sono preoccupato perché non so se riuscirò amantenerlo anche nel secondo quadrimestre!”. Infatti aveva iniziato le gare di ciclismo. Candidamente mamma Margherita gli risponde: “ Studia e ce la farai!”.
SUPERAIL LUMINOSO TRAGUARDO
“Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate”. (2 Cor 5,17) Allora: “Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede”. (Eb 12,1-2)
Paolo ha fatto ritorno alla Casa del Padre nei primi giorni di quinta superiore.Alla fine dell’anno scolastico, prima della maturità,compagni e professori hanno organizzato una piccola e semplice celebrazione che prevedeva
anche la piantagione di un cespuglio di rose gialle con vicino una targa in ricordo del compagno e Amico Paolo.Sulla targa c’è scritto: “Paolo, le tue gambe ti hanno portato ovunque, persino nella profondità dell’anima. Nei nostri cuori per sempre correrà la tua memoria” Il professore “del 10” conduce i genitori a vedere i filari di “Vite maritata” che Paolo ha portato da Cantù, prendendola dal filare del nonno, per impiantarla scuola, creando così nuovi filari di vite. In quel momento mamma Margherita, ripensando a quel famoso primo 10 in pagella, rammentando al professore che lo stesso risultatol’ha ottenuto anche nel secondo quadrimestre,gli chiede: “ Ma èproprio vero che solo a Paolo ha dato quel voto?” e il professore conferma. Non è un caso se il pomeriggio prima di morire, quando questo giovane pieno di vita, a tutto pensa tranne che a “sorella morte corporale”, (Cfr. S. Francesco d’Assisi), comunica ai genitori: “Ho deciso che cosa faccio dopo la maturità!Frequento un corso di viticoltura; mi piace troppo coltivare la vite!”. Chissà nei terreni ubertosi del Paradiso, dove ora vive, quanti nuovi filariha giàimpiantato! Nel quadrante del tempo siamo nell’estate del 2005, la sua ultima estate terrena, quando il nonno paterno Carlo ha avuto ben due scompensi cardiaci, alla veneranda età di 81 anni, con alle spalle due anni della gioventù in campo di prigionia.
Mattia e Paolo decidono di filmare il nonno mentre racconta la sua esperienza di prigioniero e il ritorno in patria. Alessandro invece rientra dalla Francia dove ha preparato la tesi di laurea.Il campo di prigionia di nonno Carlo è in Germania a Riesa, nel famigerato RESERVELAZARETT STALAG IV B ZEITHAIN, prigionia subita in condizioni disumane con: mancanza di igiene, denutrizione, assistenza medica insufficiente e lavoro coatto, tutto questo provocando il diffondersi di epidemie e gravi malattie, in particolare la tubercolosi, determinando la morte di decine di migliaia di prigionieri, tra cui 850 italiani. Questa esperienza così dura si fisserà in modo indelebile nei ricordi del nonno che ogni anno puntualmente il 6luglio stappa una bottiglia per festeggiare il ricordo del suo ritorno in patria. Anniversario che puntualmente commuove mamma Margherita fino alle lacrime, specialmente quando Carlo racconta che, appena varcata la frontiera ed arrivati in suolo italiano, la tradotta si è fermata e TUTTI SONO SCESI A BACIARE IL TERRITORIO NATIO.Viste le precarie condizioni del nonno, i ragazzi hanno deciso di filmarlo mentre lo intervistano per non disperdere questo patrimonio della memoria. Mattia e Paolo hanno detto che volevano filmarlo “ prima che il nonno se ne vada”,nonno Carlo, invece, è vissuto ancora per altri dieci anni ...
Un'altra bellissima esperienza dell’estate2005, è stata la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventùa Colonia con Papa Benedetto XVI. San Giovanni Paolo II ètornato alla Casa del Padre il 2 aprile del medesimo anno, e Paolo il 2 ottobre. Sei mesi esatti dopo di lui. Li univa la data del compleanno sulla terra; ora sono insieme in Cielo, eternamente beati. Tuttavia nella Pasqua di quell’anno, Paolo non si è voluto confessare.È in crisi con la fede anche se non ha mai mancato al suo appuntamento della S. Messa ogni sabato sera, in previsionedella gara la domenica mattina. Però, niente confessione e Comunione. I genitori l’esempio lo hanno sempre dato, sia con la parola, sia con l’azione, ma mai obbligando i figli.Secondo l’educazione da loro ricevuta: non vedono il senso di obbligare a fare qualcosa se prima non c’è la scelta personale.Diventerebbe solamente come timbrare il cartellino. Certamente ogni tanto viene ricordatoa Paolo che non ha vissuto la Pasqua, ma sempre senza insistere. Alla proposta dell’oratorio lui aderisce. Partecipa anche Mattia. Desidera andare, ma è proprio in subbuglio con la fede. Questa decisione è una sfida con sé stesso; comunque sicuramente anche una risposta perché, come dice S. Agostino: “Non si cercherebbe ciò che non si è già trovato!”.Mentre Paolo è a Colonia, ogni giorno papà Roberto e mamma Margherita hanno il cuore là; seguono le notizie specialmente dal quotidiano Avvenire.Mente leggono che cosa vivono i giovani a Colonia con il Papa, il pensiero corre a Paolo e, conoscendolo, immaginano che, una volta tornato a casa, abbia qualcosa da contestare.Tornano a casa e se su Mattia i genitori non nutrono dubbi sull’entusiasmo di quanto vissuto a Colonia, così com’è stata la GMG del duemila a Roma per Alessandro, per Paolo rimane il dubbiodell’esito.
Come semprePaolo meraviglia i suoi genitori!Torna entusiasta e, dai racconti condivisi, si capisce che ha davvero partecipatocon lo spirito giusto e non come turista. Ha un unico rammarico: non ha potuto confessarsi perché la fila ai confessionali italiani era troppolunga e non è riuscito. Ma ora è pronto e decide di farlo ilsabato successivo a Cantù.In realtàsono poi passate un paio di settimane prima di riuscire a farlo, ma all’arrivo di “sorella morte corporale”, il suo spirito è pronto. Gli angeli e la morte,sono due argomenti che lo interessano molto e desidera che se ne parli spesso. Gli viene acquistato il libro “INCHIESTA SUGLI ANGELI” .
Il 2 ottobre 2005 festa degli angeli custodi, si interrompe improvvisamente l’avventura terrena di Paolo, e inizia quella Celeste nel “Giardino del Re”, dove le piste ciclabili sono sconfinate; dove le possibilità di sapere, di conoscere, sono infinite; dove la compagnia degli angeli è senza fine; dove ogni domanda, dalla più bizzarra alla più complicata, ormai hanno risposta piena e totalmente esauriente.
C’è una richiesta che la mamma fa a Paolo la seconda notte dopo la morte. E’ da sola in cucina nel cuore della notte e prendendo in mano un quotidiano che riporta la foto del figlio, parla con lui dicendogli col cuore: “ Paolo per favore dammi un segno per confermarmi che sei in cielo. Che sia un segno grande, ma davvero grande per non dare adito a nessun dubbio in me. Io se avrò questo segno ti lascerò in pace per sempre!”.
Paolo è caduto perché pioveva troppo, c’era un vero diluvio in quella mattina di ottobre e alla fine del suo funerale, a cui hanno concelebrato ben 12 sacerdoti, nel cielo si è formato un arcobaleno enorme e dai colori molto forti.
Quando Mattia lo ha visto è corso a dirlo ai genitori e la mamma senza troppa convinzione ha detto che poteva essere stato Paolo a mandarlo, ma mentre pronunciava questa frase pensava che cosa potesse centrare l’arcobaleno che è una manifestazione fisica o chimica con Paolo. Mattia come se avesse colto il dubbio della mamma le dice: “ Guarda che l’arcobaleno è nella Bibbia, nel libro di Noè”.
La sera quando sono in casa solo loro quattro, aprono il libro di Noè e trovano che “ Dopo il diluvio, per stabilire una nuova Alleanza con gli uomini, Dio manda sulla terra un arcobaleno che indica il collegamento tra terra e cielo”.
A quel punto non ci sono più dubbi e la mamma spiega agli altri famigliari che lei stessa ha chiesto un segno grande, ma davvero grande, a Paolo, per avere la conferma che sia in paradiso.
Tutto questo avviene subito dopo il funerale, ma già dalla prima sera dopo la morte, la domenica sera, quando in casa rimaniamo da soli con don Roberto e don Giovanni, o due sacerdoti dell’oratorio, papà Roberto prende in mano con naturalezza la Bibbia e apre il libro di Giobbe che in quei giorni stava meditando e si sofferma sulla frase: “ Il Signore ha dato, il Signoreha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”
La naturalezza di questo gesto colpisce i don e don Giovanni lo sottolineerà anche nell’omelia del funerale. La frase di Giobbe è stata scelta dal papà nell’annuncio del necrologio da mettere sul giornale.
Come non ringraziare del dono di avere avuto un figlio come Paolo?
Anche se ha vissuto nella più assoluta normalità, ha lasciato la sua impronta sulla Terra e la sua vita è stata vissuta in pienezza.
Che dirti, Paolo? Prega per ciascuno di noi e chiunque ti conoscerà anche attraverso queste righe possa trovare la forza di prendere in mano la propria vita e viverla in tutta la sua pienezza e bellezza! Grazie di esistere Paolo e grazie ai tuoi cari genitori che ci hanno permesso di diventare i tuoi nuovi Amici. Buon Paradiso, fino a quando non ci ritroveremo anche noi, per sempre, insieme a te e a tutti i nostri cari che, come te, vivono la bellezza di Colui che è Risurrezione eVita