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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

La sua maestra delle elementari, Germana Bellonio, ci ha donato una bellissima testimonianza che ci aiuta a capire quanto Nicolas ha lasciato di sé. “L’immagine che porto dentro di me è proprio quella di bimbo (faccio fatica a pensarlo cresciuto e adulto): era il classico “monello” che spesso richiamavo perché distratto e chiacchierone, ma buono nell’animo e aperto al sorriso e alla vita. Amato da tutti i compagni, portava allegria e contagiava chiunque col suo sorriso. Amava la vita, Nicolas, la sua vita colorata d’arancione, il suo colore preferito, il colore del sole. Anche i suoi capelli erano i riflessi del sole, così come i suoi occhi vispi, dall’espressione un po’ canzonatoria. Era, come si dice, un po’ refrattario alle regole che sovente tendeva a trasgredire, ma era bello e irripetibile, diverso e unico nel suo modo di essere. Molto sensibile, estremamente generoso, era sempre pronto ad aiutare ogni compagno in qualunque necessità. Ricordo che, a Loano (SV), in uno dei soggiorni di cinque giorni che facemmo per lo studio dell’ambiente mediterraneo, una sera acquistò un portachiavi con una pallina che regalò a Matteo, un suo compagno che, preso dalla malinconia per la lontananza dai genitori, non riusciva ad addormentarsi. Egli glielo offrì convincendolo che, stringendo quell’oggetto tra le mani, si sarebbe sentito meno solo. Tante sono state le esperienze vissute insieme in quegli anni e, anche se Nicolas non è più presente fisicamente tra noi, lo sarà sempre nei ricordi, nei pensieri e nel cuore di tutti noi, nella nostra vita. Termino il ricordo di questo mio alunno con un messaggio che senza dubbio mi ha trasmesso e cioè che la vita è bella e vale sempre la pena di essere vissuta e, se lo si fa con il sorriso sulle labbra, come era solito fare lui, la si affronta meglio”.
A quindici anni riceverà il sacramento della Confermazione: era il 20 maggio 2012. Un altro importante traguardo raggiunto.

Normalmente chi è tanto vivace ha in sé qualche aspetto originale. In merito a questo, che voi ricordiate, Nicolas vi ha lanciato qualche messaggio particolare?
Mamma Piera: “Eccome! Era un bambino che non aveva paura di nulla. Sia nel gioco, sia nella passione innata per il ciclismo e più tardi, per tutto ciò che aveva due o quattro ruote: lui si buttava a fare tutto. Pensate che a soli due anni andava già in bicicletta da solo, senza l’aiuto delle rotelline di appoggio che ha usato sì e no un paio di volte. Una volta capito il meccanismo, non le ha più volute perché lui “voleva fare come facevano i grandi”.
Una volta cresciuto non poteva non scegliere la scuola che avrebbe incrementato questa sua passione per i motori. Dopo le scuole medie, frequenta a Bra (CN), all’Istituto Salesiano “S. Domenico Savio”, il corso di studi per meccanici d’auto presso il Centro di Formazione Professionale. Quando l’11 giugno 2014 ha avuto l’incidente, stava andando a scuola con la sua moto per sostenere l’ultima parte dell’esame. Il 50% era già fatto, doveva solo completare l’opera. Il diploma è arrivato a casa lo stesso, quale ricordo indelebile della sua passione accarezzata fin da piccolissimo”.

Da quanto ci avete finora raccontato, fin da piccolo Nicolas dimostrava già di avere un carattere ben determinato. Confermate questo anche una volta cresciuto?
Papà Claudio: “ Sì senza ombra di dubbio! Era molto fermo nelle sue idee tanto da apparire, qualche volta, quasi testardo. Se iniziava una cosa, state certi che ad ogni costo la finiva, in tutti i settori dove arrivavano i suoi interessi. Amava la compagnia ed era felice quando poteva far star bene gli altri. Per la sua giovane età era molto impegnato: nello sport e la sua amatissima Mountain Bike e nel gruppo giovani della parrocchia. Prima aveva frequentato l’attività del gruppo ACR. Era anche impegnato nella Pro Loco, attivissimo nel gruppo “Carro di Carnevale” e non voleva mancare ai raduni del Vespa Club Roero. Gli amici del gruppo e quelli dell’ACR, hanno scritto in sua memoria: “Probabilmente se tra tutti i “desbéla” (tipica espressione piemontese per definire un ragazzo molto vivace), sei arrivato tu, è perché, in Cielo, c’era davvero troppo silenzio”, e gli amici del Carnevale hanno aggiunto: ”Signore, questo nostro AMICO ora abita una nuova casa, la Tua, nella quale saprà certamente portare la gioia, l’entusiasmo, il movimento, il rumore, le grida e le risate dei suoi sedici anni”.
Una presenza, la sua, che non passava certamente inosservata.

Da come ce ne avete parlato è veramente una bella persona! Si può applicare a lui il versetto biblico: “Chi ha trovato Nicolas, ha trovato un tesoro. Non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore” (Cfr. Sir 6,14-15)?
Mamma Piera: “Sì, siamo pienamente d’accordo e ne abbiamo avuto una grande dimostrazione, allora nel momento del dolore, e anche oggi, a distanza di tempo, nulla si è spento. Ci manca la sua presenza fisica, però tutto e tanti ci parlano di lui come prima, più di prima. Con la dura realtà della morte, la sua vita non è stata distrutta ma solo trasformata. Da quel 16 giugno 2014, data del suo ritorno alla Casa del Padre, anche se noi ancora non lo comprendiamo appieno, Nicolas ha solo cambiato missione.
Terminato improvvisamente il suo compito di qua, è andato ad iniziarne uno nuovo di là e questo lo hanno capito molto bene Raffaele e Paolo, due suoi cari amici della scuola professionale. Sono stati con lui nei momenti belli e spensierati che anche la scuola riserva.

“Come ci siamo conosciuti, subito è scattata una certa simpatia tra di noi e abbiamo scoperto molte cose in comune. Da quel primo giorno è nata una forse simpatia che ci ha fatto passare dall’essere semplici compagni di scuola, al diventare veri amici.

Tra litigate, discussioni varie e qualche parolina sopra le righe ( tra amici, qualche volta, ci stanno anche quelle altrimenti se tutti la pensassimo sempre allo stesso modo che mondo sarebbe?), il nostro rapporto cresceva nella gioia e nella verità. Come dimenticare quand’eravamo in officina a lavorare (per modo di dire), a elaborare, a tagliare… quanto eravamo mattacchioni! A furia di martellate, ciò che facevamo sembrava più un danno che un profitto. Abbiamo trascorso degli anni in vera amicizia e ogni giorno qualcosa in noi migliorava”.
“Fin qui il diario dei ricordi, poi inizia un nuovo capitolo tutto da scoprire e re-inventare”.
“Da quel giorno noi tutti ti ricordiamo, ti pensiamo, ti chiediamo aiuto quando siamo in difficoltà e sappiamo che tu ci aiuterai sempre perché tu sei con noi. Da lassù guarda sempre in basso e ricordati di noi, nella gioia e nel dolore e pensa a tutto quello che abbiamo trascorso insieme. Ci raccomandiamo: non dimenticare i  progetti che volevamo realizzare dopo avere superato l’ultimo esame, il più difficile di tutti. Noi vogliamo ricordarti com’eri, sempre con il sorriso stampato sul volto e con un vulcano di idee in testa. Per questo andavamo d’accordo e riuscivamo a fare sempre tutto! Tutti i nostri progetti sono svaniti nel nulla in un momento? Non vogliamo crederlo! Perciò non dimenticarti di noi così come anche noi facciamo con te. Sarai sempre nei nostri cuori”.
Queste espressioni così vere e genuine non sono retorica, ma fuoco che arde nonostante il tanto freddo arrivato all’improvviso: siamo orgogliosi di nostro figlio!”.

 

 

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