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DAL “DIARIO” DI MAMMA MAJA
Il diario più bello che una mamma può scrivere e conservare, per sempre, è il suo cuore. Così è anche per la nostra cara mamma Maja. Ella, a distanza di un anno dalla nascita al Cielo del suo piccolo Naum, apre il forziere dei suoi tesori più belli e tra questi brilla questo bimbo che ora le sorride dal Cielo e le infonde la forza, è il suo Angelo custode che le dà il coraggio di continuare a vivere, ma con un senso nuovo. Sicuramente, dopo aver letto il profilo, vi troverà alcune ripetizioni, ma la storia di questo piccolo eroe è questa. La serenità, la fede, la Luce che emanano questi pensieri meritano di essere valorizzati in tutto il loro splendore.
Essere madre è un dono indescrivibile che il buon Dio mi ha voluto fare. Quando avevo 26 anni questo dono l’ho ricevuto da Lui con la nascita di nostro figlio Naum, un bimbo amato da tutti prima ancora di venire al mondo. Fin dalla sua nascita ha irradiato luce su di me tanto che io, quando andavo, camminavo, vivevo in questa luce. Però io, da mamma, sperimentavo spesso dentro di me un’ansia incredibile, guardavo Naum con gli occhi del cuore e lo abbracciavo con forza, avevo tanta paura che gli succedesse qualcosa di non bello. Poi mi riprendevo e dicevo a me stessa: -È solo un brutto presentimento che una mamma può portarsi dentro.- Purtroppo questo istinto di mamma si è avverato, perché un giorno ho iniziato a vedere il piccolo comportarsi stranamente. Mi voleva sempre accanto a sé e se altre persone lo avvicinavano, lui scoppiava a piangere e voleva solo mamma. Lo vedevo strano e debole e questo mi ha fatto spaventare. Pur avendo paura, dicevo a me stessa di stare calma e affrontare la situazione con coraggio. In cuor mio pensavo che qualsiasi cosa sarebbe successa, sarei stata aiutata dal buon Dio.
Quando abbiamo scoperto la sua brutta e incurabile malattia, ho pianto molto ma non ho mai perso la fiducia nel Suo aiuto. Con la fede e la forza che mi venivano dal Signore , riuscivo ad essere una mamma come Naum meritava: sempre accanto a lui infondendogli coraggio, pace, serenità e tanto Amore. Quando mi rivolgevo al Signore, gli dicevo che per Lui nulla era impossibile e affidavo Naum nelle Sue mani. Gli dicevo: “Se Tu vuoi, puoi guarirlo … di’ soltanto una parola e lui sarà salvato”. Questa mia preghiera era ininterrotta giorno e notte. Quante volte ero ancora in piedi a mezzanotte e pregavo, pregavo da una parte per ringraziarlo di avermi dato il figlio più bello del mondo, dall’altra affinché gli concedesse la grazia della guarigione. E il mio bimbo spesso mi fissava quando mi vedeva in ginocchio a pregare e ogni tanto anche lui si metteva in ginocchio vicino a me e pregavamo insieme per la sua guarigione. Anche se è vissuto per quattro anni dentro e fuori dagli ospedali, tuttavia Dio lo ha sempre aiutato ad affrontare ogni cosa con coraggio e anche un robustezza fisica da stupire soprattutto quanti invece sapevano che era ammalato. Nella nostra preghiera quante volte abbiamo ripetuto l’invocazione di Gesù quando anche Lui era prostrato nel Getzemani implorava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (cfr. Lc 22,42). Il nostro era un rapporto speciale.
Gli sono sempre stata accanto tanto che bastava anche un solo sguardo e non occorrevano più parole perché uno capiva l’altro e viceversa. Qualsiasi cosa lui mi avesse chiesto, se era in mio potere farlo, ho sempre cercato di accontentarlo, anche quando ha voluto fare dei viaggi in località lontane, pur di vederlo felice, io e suo papà lo abbiamo accontentato. Anche quello era un modo per parlargli di Dio. Se Lui ha reso possibili tante cose, sarebbe stato altrettanto possibile aprirgli un giorno le porte di Casa Sua. E quel giorno arrivò e sicuramente il buon Dio gli ha aperto i cancelli del Paradiso. Una volta che Naum ha varcato quella soglia si è trovato immerso nella Luce, imbevuto di quella pace che non conosce più alcun tipo di dolore. Il mio “piccolo re”, come amavo chiamarlo, non mi ha portato con sé, però da quella porta lui fa uscire tanta Luce, una luce tale che ci fa sentire come ricoperti di luce e protetti. Come dice anche il suo caro papà: verrà quel giorno in cui anche noi, armati di Luce, saremo scortati da te nostro Angelo fino al cospetto del buon Dio. Così saremo insieme per tutta l’eternità. Per ora ti sento il mio Angelo custode. Tu sei sempre con me e mi infondi serenità, tranquillità, mi aiuti ad andare avanti con la pace nel cuore. Ma tanta pace! Sapere di avere un figlio che ora è un Angelo, a noi dà tanta pace … e sicuramente è un grande privilegio. Ogni volta che prego il buon Dio, insieme alla Madonna, ai santi, agli angeli, agli Arcangeli, ai Serafini e Cherubini, vedo anche te in mezzo a loro, e percepisco che una grande Luce mi arriva dal Cielo e mi protegge. Ti voglio bene Angelo mio.
Mamma Maja
PAPÀ GORJAN UN AMICO FEDELE
Anche il papà del nostro campioncino, sebbene all’apparenza possa dare l’impressione di essere una persona un po’ distaccata da quanto gli succede intorno, quasi a non voler cedere alla forza dirompente dei sentimenti, si è fermato e, fiero di poter dire che anche lui ha contribuito alla storia di questo suo amato figlio, ci fa dono di questa riflessione intrisa di forti ricordi e nobili sentimenti. Un’altra miniera ricca di filoni d’oro di cui sarà sempre impossibile conoscerne appieno ricchezza e profondità. Grazie Gorjan, te ne siamo grati.
“Caro Naum quando sei nato il 12 marzo 2012, per me, come per tua mamma, è stato il giorno più bello della nostra vita. Io ero felice, ma tua mamma ancor di più. Con la gioia che traboccava dal mio cuore, ricordo di essere uscito dall’ospedale per comprare la cose che ti servivano.
Finalmente dopo il secondo giorno dalla tua nascita siamo tornati a casa tutti felici e contenti. Eri un bellissimo bambino e, più crescevi, più diventavi bello! Mia moglie Maja, e per te mamma, era tutto il giorno con te, non si staccava un solo momento; mentre io andavo a lavorare. Quando la sera tornavo a casa, ero felice di vederti, mio tesoro, giocavamo un po’ insieme, poi ti facevo fare il bagnetto e via tutti a dormire. A fine luglio abbiamo preparato le valigie e siamo partiti per la Macedonia, ma non tanto per la vacanza ma per coronare il nostro sogno con il matrimonio. Siamo andati a comprare i vestiti nuovi, sia per noi sia per te.
Che emozione! Quel giorno ci saremmo vestiti tutti e tre di bianco, anche tu piccolo mio, vestito di bianco come il tuo papà. Intanto arrivò il 4 agosto giorno del nostro matrimonio quando abbiamo fatto una festa mai più dimenticata e con te piccolo Naum la festa è stata ancora più bella. Il nostro viaggio di nozze è stato questo: una settimana in vacanza al meraviglioso lago di Ohrid famoso in tutto il mondo. Pur alloggiando in un bel hotel nel centro, la prima cosa che abbiamo fatto è andare a visitare la chiesa San Naum. Che bel momento anche quello, perché abbiamo attraversato il lago con la barca arrivando in quel posto bellissimo; una chiesa meravigliosa! Siamo entrati e, pur in mezzo a tanta altra gente, abbiamo pregato per la nostra famiglia e in modo particolare per te, proprio per ringraziare del tuo arrivo, un bellissimo DONO di Dio. Anche gli altri sono stati giorni sereni trascorsi a visitare altri posti bellissimi e tu eri sempre con noi: vivace, sorridente e felice. Finita la vacanza a Ohrid siamo tornati a Vinica, ancora per un paio di settimane, per poi ripartire per l’Italia dove vivevamo ormai da più anni. Tu intanto crescevi e noi abbiamo esultato di gioia quando hai iniziato a pronunciare le tue prime parole: mamma e papà.
Ed eccoti dopo il primo anno hai iniziato a fare anche i primi passi e velocemente a camminare e chi ti fermava più? Nessuno! Ti ricordi quando tornavo dal lavoro? Non arrivavo mai senza almeno un giocattolo sapendo quanto ti piacevano le macchinine, le moto e le pistole. Nel 2014, quando tu avevi poco più di 2 anni, mamma desiderava andare a Medjugorje; siamo partiti con il pullman e là arrivati abbiamo scoperto un posto meraviglioso! Siamo saliti sulla collina delle apparizioni a trovare la Madonna e, anche se il tragitto non era certo dei migliori, io ti portavo in braccio fino in cima, senza fermarmi. Che momenti bellissimi furono anche quelli, con te, figlio nostro, tutto era realmente bello! Così come è stato bello stare insieme al gruppo con gli altri pellegrini, momenti indimenticabili. Siamo tornati a casa felici.
Anche quell’anno stava arrivando la fine del mese di luglio ed eccoci nuovamente a preparare i bagagli per le vacanze estive in Macedonia. Fu un viaggio faticoso ma bello, perché c’eri anche tu con noi. Eravamo tutti felici perché ti avrebbero visto cresciuto. Siamo andati a visitare gli zii, i nonni e gli altri parenti e all’inizio c’era solamente gioia e contentezza. Abbiamo riso e scherzato e questo fino a metà del mese di agosto, quando un giorno figlio mio ti sei sentito poco bene, avevi addosso tanta debolezza. Ti abbiamo portato a fare un controllo all’ospedale di Vinica, nostra città, ma siamo stati rassicurati perché non c’era niente di grave. Noi però eravamo preoccupati, perché non ti avevamo mai visto così debole. Una volta tornati dall’ospedale, con mamma ne abbiamo riparlato e abbiamo deciso di andare nella capitale Skopje, per farti fare una visita più accurata in un ospedale privato. Hanno ripetuto gli esami necessari, analisi del sangue comprese. La dottoressa che doveva darci il responso, in realtà non ci disse molto se non, visto che abitavamo in Italia, di riportarti presto là per intraprendere le cure più adeguate al tuo caso. Senza sapere di preciso che cosa ti stesse succedendo, non abbiamo aspettato un giorno in più e siamo ripartiti per Alba, città dove tu eri nato. Purtroppo nella mattinata successiva al nostro arrivo, dopo il controllo ci è piovuta una tegola in testa perché ci hanno dato delle brutte notizie sullo tuo stato di salute.
Venne chiamata subito l’ambulanza e tu e mamma siete arrivati insieme a Torino, all’ospedale Regina Margherita. Io invece vi ho raggiunti con la macchina.
Là arrivati fecero subito altri controlli e dagli esiti ottenuti le notizie arrivavano sempre più brutte. I dottori, anche se non sapevano con precisione di che cosa si trattasse, hanno detto di iniziare con un ciclo di chemioterapia. Da quel mattino sei rimasto là per più di un mese, giorno e notte; tua mamma è sempre rimasta accanto a te, mentre io a causa del lavoro, facevo quotidianamente Alba-Torino. Tornavo a casa la sera. Ti sei ripreso, tanto che ti hanno mandato a casa, pur dovendo tornare periodicamente per le cure necessarie.
Nel frattempo mamma è rimasta nuovamente incinta e ha trascorso tutto il tempo della gravidanza insieme a te in ospedale. Difatti all’ospedale S. Anna, il 4 aprile 2015, nacque la tua sorellina Ilina. Ho ancora davanti agli occhi la gioia di quel giorno, ma eri tu il più contento di tutti: finalmente era arrivata una sorellina da amare e con la quale poter giocare. In quel tempo pattuimmo con la mamma di fare un po’ cambio: io rimanere con te e lei, a casa, per occuparsi un po’ di più della neonata.
Questo a parole, perché niente fermò la mamma a rimanere a casa. Ogni mattina prendeva in braccio la tua sorellina e con la macchina guidava fino a Torino. E così avanti e indietro tutti i giorni, non per un giorno o per un mese, ma per ben due anni. Uno entrava e l’altro usciva … e questo per ben due anni. Grazie anche a mia cognata Elena che era sempre con noi e ci ha molto aiutato, arrivava dalla Germania dove abita, e mi dava il cambio. Mentre rimaneva lei in ospedale con te, io potevo andare a lavorare e così tirare avanti la famiglia. Intanto Naum caro, dopo aver subito più cicli di chemioterapia, per ben cinque ore, e con successo, hai anche affrontato da vincitore, un delicato intervento chirurgico avente lo scopo di eliminare la massa interna che si era formata e che rischiava di intaccarti il fegato.
Sono rimasto insieme a te in ospedale per venti giorni, dopo di che ci hanno lasciati tornare a casa. Tu allora stavi abbastanza bene .
Inizialmente due, tre volte la settimana andavamo a fare dei controlli al Regina Margherita, dopo un po’ risultando gli esami tutti negativi, solo più una volta la settimana. Tu stavi benissimo! Giocavi volentieri e avevi iniziato a frequentare l’asilo, eri contento perché avevi trovato nuovi amici, stavi iniziando a parlare l’italiano, a scrivere e a disegnare. Che bello era vedervi giocare con la tua sorellina che intanto pure lei cresceva. Ed ecco arrivare settembre e, con non poca emozione da parte nostra, vederti varcare il cancello della scuola elementare. Qui si allargò ulteriormente la cerchia dei tuoi amici. Ti ricordi Massi? Eravate legatissimi.
Noi eravamo genitori contenti perché nostro figlio era guarito dalla sua cattiva malattia. Ai controlli andavamo solamente ogni due mesi, ma tutto era sempre ok! A questo punto diventato forte il desiderio di trascorrere le vacanze estive in Macedonia, visto che noi ti vedevamo stare benissimo, per essere più tranquilli, abbiamo chiesto anche ai medici se potessimo partire, e loro ci risposero che avremmo potuto andare tranquilli. E così abbiamo fatto. Ma, purtroppo a metà vacanza, eccoti improvvisamente star male nuovamente e così dover correre d’urgenza all’ospedale. Dopo tre ore di sosta, ricevendo risposte poco soddisfacenti, con tua mamma decidemmo di preparare subito le valigie e tornare in Italia per curarti al meglio.
Tornati a Torino, ecco la solita dolorosa trafila. Diagnosticato il ritorno della malattia ecco la “soluzione” di un altro ciclo di chemioterapia, un trapianto di cellule e, non bastando tutto ciò, anche la radioterapia. Con tutte queste cure, compresi medicinali a gogò, se da una parte ti potevano far bene, dall’altra non hanno fatto che minare ulteriormente il tuo già ben provato fisico.
Dopo quest’ultima batosta siamo tornati a casa per qualche giorno, ma tu stavi malissimo. Purtroppo il male si era diffuso in tutto il tuo corpo e non ti dava tregua. Se pur a malincuore abbiamo dovuto portarti nuovamente all’ospedale. Ti hanno ricoverato al settimo piano, vicino alla cappella dove mamma si recava spesso a pregare per te. Figlio mio amato, tu aspettavi il tuo compleanno che sarebbe stato dopo cinque giorni dal tuo ultimo ricovero. Avresti voluto festeggiarlo arrivando a compiere sette anni, ma a quel giorno non sei arrivato. Hai combattuto fino alla fine da bambino bellissimo e coraggioso. Quanto mi sono sentito voluto bene da te, ma tanto, tanto ben voluto. Purtroppo la malattia non ti ha concesso di realizzare di qui tante cose, perché il 9 marzo 2019, hai scelto di volare in cielo e diventare un angelo, il nostro Angelo custode.
Ciao figlio mio ti voglio bene, sei sempre nel mio cuore. Per me tu sei vivo e sei sempre accanto a me, cammini al mio fianco perché sai che anch’io sono al tuo. Non devi avere paura di niente perché un giorno papà ti verrà a trovare .
Papà Gorjan
LA SORELLINA ILINA
Naum ti voglio tanto bene e ti mando tanti bacioni. Tu sei sempre con me e io per te tutti i giorni faccio tanti disegni.
(Normalmente i disegni della sorellina raffigurano cuoricini, orsetti, a volte farfalle. Ciò che ritorna molto spesso è una casa con sopra l’arcobaleno. Sentendo molto spesso identificare il fratello con un angelo, una volta Ilina ha disegnato tre angeli, uno dei quali era Naum)
GORJAN E MAJA: UN VERO ESEMPIO DI REALE ECUMENISMO PRATICO
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. (Mt 11,25)
Grazie alla nostra bella amicizia con padre Mihajlo Matevki, sacerdote-parroco della Comunità Ortodossa Macedone, sono venuto a conoscenza del caso del piccolo Naum Zahariev. Da padre Mihajlo mi è giunto il suggerimento di invitare la sua giovane famiglia, tanto duramente provata, a partecipare agli incontri del gruppo Maria Porta del Cielo. Lui si è fatto da ponte e pochi giorni dopo la nascita al Cielo del piccolo Naum, con padre Mihajlo e due mamme del gruppo, Rita e Antonella, siamo andati a visitare i genitori a casa loro. L’accoglienza è stata veramente cordiale, fraterna, e seppur il dolore fosse ancora vivo, nei nostri dialoghi si è respirato un clima di purissima fede. Le tre mamme si sono scambiate le loro vicende dolorose e al termine della visita ci siamo dati nuovamente appuntamento all’incontro della terza domenica del mese nella nostra sede GAM. Maja e Gorjan sono stati di parola e sono venuti portando il “bagaglio” della loro sofferenza, con nel cuore la speranza di trovare altri fratelli e sorelle che, come loro, già si stavano aiutando a rendere vicendevolmente quel carico meno pesante, appunto perché condiviso.
A mia memoria, poi condivisa anche con gli altri amici del gruppo, quella domenica non fu di sollievo per lo spirito, ma anzi abbastanza pesante, tanto che da quell’incontro in poi ci siamo dati delle linee guida ben precise da tenere quasi come un regolamento interno. Si temeva che questi due nuovi amici, forse appesantiti ancor più dal dolore di tante altre situazioni come la loro, si scoraggiassero subito e così da non tornare più. Invece, talmente erano vive la loro fede e convinzione, che da allora, soprattutto Maja non è più mancata dando ad ogni incontro un deciso colpo d’ala verso il Cielo diventando una di noi, sia nella condivisione di una forte umanità, sia in un’eccezionale fede fondata sulla parola di Dio e su una costante vita liturgica. Maja e Gorjan partecipano ogni domenica alla Divina Liturgia officiata dal loro parroco padre Mihajlo e sono presenti alle proposte fatte dalla loro Chiesa, tuttavia quando preghiamo e riflettiamo sul messaggio biblico, non solo siamo UNO in Gesù, ma gli spunti che ci offre Maja innalzano il voltaggio dell’anima.
È proprio vero che la povertà dell’uomo innalza dei muri, la santità di chi vive IN Dio e PER Dio non solo li abbatte ma addirittura unisce i cuori nelle lotte per mantenere accesa, viva la speranza, l’unica speranza: Gesù risorto! Quel Gesù nel quale ora vivono il nostro caro Naum e tutti i nostri altri Angeli INsieme a lui. Che bello questo profondo e autentico ecumenismo, purificato dalla sofferenza di genitori che vivono sotto la stessa Croce ma illuminati e ristorati dalla stessa Luce. Una volta in cui Maja ci ha parlato della Comunione dei Santi quando riceve la comunione durante la Divina Liturgia, nella doppia specie del corpo e del sangue di Cristo, tutto il gruppo ha gustato la bellezza e la grandezza del nostro sentirci CRISTIANI! Un giorno entrato in casa di Maja e Gorjan ho ammirato una mezza parete tutta ricoperta, com’è spesso in uso nelle famiglie ortodosse, di icone raffiguranti Gesù, la Madre di Dio e alcuni santi a loro più cari. In questo spettacolo di fede, posizionato ben in vista troneggia anche un quadro classico raffigurante S. Rita da Cascia. Incuriosito ho chiesto se conoscessero la storia di S. Rita, da noi spesso definita come “la Santa degli impossibili”, e ho capito che non la conoscevano.
Allora chiesi il perché tra le varie icone ci fosse anche S. Rita, e Maja mi raccontò il seguente episodio. Nell’ospedale Regina Margherita, al settimo piano, c’è una cappella dove tante persone durante il giorno vanno a pregare. Sostano in silenzio davanti a Gesù presente nel Santissimo Sacramento dell’altare e accendono un lume davanti all’immagine della Mamma Celeste. Quello è un luogo dove tanti trovano ristoro, conforto. Un mattino mentre Maja stava pregando in silenzio assorta nei suoi pensieri, le si avvicina una donna, che non conosceva, e le dona una boccettina con dell’olio benedetto proveniente dal santuario di S. Rita e le propone di ungere le parti malate del piccolo Naum. E la signora se ne va. E la cosa si ferma lì. Maja ringrazia e scende dal figlio dove c’era il marito e le racconta l’accaduto. Ma nulla di più. Da lì un po’ Maja esce per andare al mercato che c’è vicino all’ospedale; voleva comperare della frutta.
Camminando passa davanti ad una bancarella che aveva dei quadri esposti e tra i tanti ce n’era uno di soggetto religioso, l’unico. E chi raffigurava? S. Rita da Cascia, ma lei non sapeva chi fosse. Lo chiese al venditore che le rispose: “La persona lì raffigurata è S. Rita da Cascia”. Maja istintivamente fa una foto e la invia al marito, chiedendogli: “Sei contento se comprassimo questo quadro da portare a casa?”. Torna all’ospedale e gli racconta della Dioincidenza. Questa volta esce Gorjan e torna con il quadro sottobraccio, che da lì a qualche ora veniva appeso alla parete di casa Zahariev. Tra santi non ci sono barriere né ideologiche e tantomeno religiose. E Santa Rita si trova benissimo in mezzo ai santi ortodossi, perché sanno di essere fratelli e sorelle in Colui che non è diviso! Grazie Naum perché la tua sofferenza e il “tuo cadere a terra e morire” (cfr. Gv 12,24), non è stato sterile ma porterà anche abbondanti frutti di reale ecumenismo, l’ecumenismo del dolore offerto al Padre INsieme a quello di Gesù. Grazie Gorjan e Maja di non esservi chiusi nel vostro dolore, ma di renderlo fecondo con una testimonianza cristiana a prova di diamante. Grazie padre Mihajlo, sacerdote dalle lunghe vedute e sensibilità del buon pastore. Una tua parola ha aperto a questa provata famiglia dei vasti orizzonti di cui non si riesce a intravvedere tutta la vastità, come una sola tua parola avrebbe potuto chiudere tutto.
Continuiamo ad affidarci alla Divina Provvidenza, lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, posiamo le nostre mani in quelle della Mamma Celeste e dal Cielo non potranno che scendere dei DONI di inestimabile valore. Angioletto Naum, grazie di avere accettato anche la nostra Amicizia. Ora sì siamo veramente TUTTI molto più ricchi!
“Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Sì, amatevi come io vi ho amati. In questo vi riconosceranno come miei discepoli: dall’amore che voi avrete gli uni verso gli altri” (Gv 13,34-35).
Don Eligio
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