|
“IL PICCOLO RE”
( MALECKO CARCE )
“Tu lo hai fatto poco meno degli angeli”. (Sal 8,6)
MACEDONIA – ITALIA
“I passi del mio vagare tu li hai contati … non sono forse scritti nel tuo libro?”. (Sal 55,9)
Questa nuova avventura è partita da molto lontano, da oltre i confini italiani. I primi protagonisti sono due fidanzatini, Gorjan Zahariev e Maja Coneva, entrambi provenienti da Vinica, un grosso paese rurale che si trova nella parte orientale della Macedonia del Nord nella vallata di Kocani, ai piedi della montagna Plachkovica. Vinica è conosciuto per il grande mercato dei prodotti agricoli, centro commerciale dei villaggi limitrofi con l’eccellenza delle produzioni di riso e tabacco. Questo grosso centro svolge una buona funzione industriale-agraria nella regione. È proprio qui che ha inizio l’avventura di questi due amici.
La vita di Gorjan e di Maja si svolge normalmente, in mezzo ai tanti sogni, alle aspirazioni e alle difficoltà che accompagnano la vita di ogni persona, finché un bel giorno, a motivo della scarsità di lavoro, i loro padri decidono una nuova avventura: lasciare la Macedonia per approdare in Italia nella speranza di migliorare le loro condizioni di vita. Correva l’anno 1998.
In Italia riescono a trovare occupazione come operai, prima in campagna e poi nei cantieri come muratore e piastrellista; parte dello stipendio lo mandano in patria affinché mogli e figli possano condurre una vita dignitosa. Con il passare del tempo l’esigenza del ricongiungimento famigliare si fa sempre più forte e, per poter sognare tutti più in grande, anche mogli e i figli decidono di partire. I due papà fanno da apripista preparando tutto il necessario e nel 2001 eccoli finalmente insieme. Non approdano subito in Piemonte, cambiano regioni e paesi per un po’ di tempo, adattandosi facilmente a quanto viene loro richiesto. Dopo questo peregrinare, nell’anno 2005 i due giovani arrivano nella bella città di Alba, in cui rimangono per otto anni; nel 2014 si stabiliscono stabilmente in Magliano Alfieri (CN). Ed è qui che si svolge gran parte della vicenda del nostro piccolo Naum.
Papà Gorjan esercita la professione di rivenditore di macchine, mentre mamma Maja si dedica alla vita casalinga. L’integrazione nel tessuto moglianese si può definire ottima fin dall’inizio.
FIOCCHI AZZURRO E ROSA IN CASA ZAHARIEV
“Su di me, o Dio, i voti che ti ho fatto: ti renderò azioni di grazia”. (Sal 55,13)
Facciamo però un passo indietro. Nel loro soggiorno nella città di Alba, i nostri due giovani sentono il desiderio di diventare papà e mamma; non è una cosa facile, il pronostico dei medici è chiaro: non avrebbero potuto coronare il loro sogno, perché i figli non sarebbero arrivati. Ma Maja e Gorjan non si scoraggiano certi che la Divina Provvidenza non si sarebbe dimenticata di loro. Per loro il Signore sta concretizzando un Disegno speciale, della cui grandezza solo il Cielo sa.
Continuano a lavorare, a pregare, a sperare finché nel 2011 nel grembo di Maja inizia il miracolo di una vita nuova. Nell’ospedale di Alba si avvera il sogno di questi due giovani, perché è lì che vi sbocceranno il volto e il sorriso di Naum, un vero gioiello: erano le ore 14,50 di lunedì 12 marzo 2012. La sua non fu una gestazione facile e almeno per un paio di volte le complicazioni si fecero talmente serie da far rischiare di perdere il feto che si stava formando nel grembo.
Un po’ in Macedonia e un po’ in Italia il tempo trascorre veloce e l’attesa si fa sempre più ardente. Nel sesto mese la gravidanza si complica e sembra che Naum intenda nascere prematuramente. Anche questa crisi viene superata e, finalmente, dopo 38 settimane e cinque giorni, ecco arrivare il nostro campione: bello, sano e vispo. Pesa 3 chili e 190 grammi. Gorjan rimase sempre accanto a Maja aiutandola nel parto che andò nel miglior dei modi; egli fu il primo a tenere tra le mani il piccolo che, subito dopo il parto, posò sul cuore della sua mamma. Fu un giorno veramente speciale che entrambi ricorderanno sempre con viva commozione. Da quel momento tra mamma e figlio iniziò un rapporto quasi simbiotico, un amore reciproco così forte che più volte Maja dirà alla sua mamma: “Sono così legata a Naum che ho paura che qualcuno me lo possa prendere, portare via”.
Tre anni dopo, il 4 aprile 2015, nascerà la sorellina di Naum, Ilina che verrà a rallegrare la famiglia per la seconda volta.
A MEDJUGORJE PER DIRE GRAZIE
“Voglio cantare, a te voglio inneggiare: svegliati, mio cuore, svegliati arpa, cetra, voglio svegliare l’aurora”. (Sal 56,9)
Maja desiderava ardentemente recarsi in pellegrinaggio a Medjugorje per ringraziare la Mamma Celeste per il dono della nascita di Naum; quasi come per Gesù, presentato al Tempio quaranta giorni dopo la nascita per essere offerto al Signore, come era usanza fare per ogni maschio primogenito, così anche Naum, durante quel pellegrinaggio, fu consacrato all’Amore misericordioso di Dio. Come non dire grazie, soprattutto dopo il pronostico dei medici e dopo una gravidanza tanto dura che per ben due volte aveva indotto a pensare al peggio?
Era il 26 giugno 2014, 33° anniversario delle apparizioni. Questo numero, letto nella riflessione postuma, ricorderà a Maja e Gorjan gli anni di Gesù quando, completata la sua missione terrena, passò da questo mondo al Padre spalancando a noi il dono del Cielo. A Medjugorje marito e moglie si fermarono un paio di giorni alloggiando ai piedi del Podbrdo, la collina delle apparizioni, e così poterono recarsi spesso lassù a pregare. Mentre la mamma effondeva davanti al buon Dio il suo cuore intensificando il “dialogo tra mamme”, il piccolo Naum giocava con le macchinine e con altri giochi che portava con sé ogni volta.
Quanto avrà gradito la Mamma Celeste vedere l’innocenza di quel piccolo e la preghiera fiduciosa dei suoi genitori! Trascorso un mese dal ritorno da Medjugorje, il 9 agosto Maja scopre di essere nuovamente incinta, ma questa volta di una femminuccia che crescerà e nascerà senza particolari difficoltà e verrà chiamata Ilina.
VINICA 4 AGOSTO 2012: GRANDE FESTA
“Ti loderò tra i poli, Signore, a te canterò inni tra le genti, perché la tua bontà è grande fino ai cieli, e la tua fedeltà fino alle nubi”. (Sal 56,10-11)
Nella cittadina di Vinica, quel sabato, a partire dalle ore 11,00, fu un giorno di gran festa per quattro avvenimenti importanti: il matrimonio dei due giovani Gorjan e Maja cui seguirono il Battesimo, la Cresima e la Prima comunione del loro piccolo Naum, secondo l’usanza mantenuta nella tradizione ortodossa. I vari trasferimenti con le connesse vicissitudini avevano reso difficile realizzare prima questo loro sogno, ma ecco che finalmente il tempo era arrivato. La chiesa ortodossa di S. Michele Arcangelo (S. Arhangel Mihail ), loro parrocchia d’origine, fu il luogo sacro scelto per la celebrazione di questo grande momento di Grazia. Sorrisi, fiori, luce di tante candele, intenso profumo d’incenso salire in mezzo a icone e lampade votive accese, solennità della Liturgia Bizantina con i vivaci paramenti liturgici e tanta commozione nell’ascoltare le importanti parole del sacerdote celebrante, padre Branko, che accolse la promessa di questi due giovani a impegnarsi davanti a Dio come marito e moglie.
Un’unione, la loro, secondo la dottrina ortodossa, intesa all’infinito, per l’eternità, che nemmeno la morte potrà sciogliere. Vicino a padre Branko c’erano altri tre sacerdoti. Finalmente, da quel momento in poi Gorjan e Maja possono chiamarsi e sentirsi marito e moglie. Coronato questo sogno, arriva il grande momento per il piccolo Naum, anche lui pronto a diventare Cristiano. Con il Sacramento del Battesimo entra pienamente nella Chiesa come Suo figlio e membro vivo, Cristiano a tutti gli effetti. Poi, sempre come da tradizione ortodossa, riceve il Sacramento della Cresima: insieme alla formula di consacrazione, il sacerdote con il Sacro Crisma gli unge la fronte, il petto, la bocca, le mani, i piedi, cioè tutte parti del corpo che sono importanti nella persona, santificandole, perché tutto sia a servizio della storia di salvezza. Dopo, Naum riceve la sua Prima Comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo per avere la forza di continuare l’iniziato cammino cristiano. Da quel momento anche lui diventa un candidato alla santità.
Questa ricca celebrazione viene coronata, all’uscita di chiesa, da una graditissima sorpresa: ben dieci colombe bianche spiccano il volo nel cielo terso di quel mattino. Belle, leggere, libere proprio com’ erano allora i pensieri dei novelli sposi.
PRIME NUBI OSCURE ALL’ORIZZONTE
“Io sono come in mezzo a leoni, che divorano gli uomini; i loro denti sono lance e frecce, la loro lingua spada affilata”. (Sal 56,5)
La gioia scintillante di quel giorno si prolunga per parecchi altri giorni e raggiunge una luminosità ancora più intensa quando, il 9 agosto, la nostra Maja scopre di essere nuovamente in dolce attesa. Nove mesi dopo a far compagnia al fratellino Naum arriva la sorellina Ilina. Un’altra bellissima notizia!
Intanto i giorni di vacanza in Macedonia trascorrono tranquillamente tra visite a parenti e amici, finché un paio di settimane dopo la festa celebrata, Naum inizia a non star bene. Sotto l’occhio destro gli compare una grossa macchia quasi come un livido. Il bambino, dopo due visite sommarie negli ospedali di Vinica, dove si ferma una settimana con la diagnosi di anemia viene curato con un apposito sciroppo; poi viene trasferito a Stip e infine portato all’ospedale di Skopje. Anche qui il responso dei medici non è né preciso né soddisfacente, tanto che i genitori esprimono subito la volontà di riportare il bambino in Italia.
Da Skopje viene concesso il permesso, con la raccomandazione di non tergiversare sulla situazione di salute del piccolo. Così papà e mamma decidono di partire subito per l’Italia. Durante le 24 ore di viaggio il piccolo Naum resiste senza lamentarsi con una pazienza eroica. Finalmente arrivano in Italia la sera del 24 agosto. Il giorno dopo viene portato all’ospedale S. Lazzaro di Alba e lì ricoverato in pediatria. Si procede subito con esami accurati, che purtroppo danno un esito duro da accettare: massa tumorale di nove centimetri con metastasi al rene. Viene trasportato d’urgenza all’ospedale Regina Margherita di Torino per le prime cure mirate. Naum ha due anni. Lì si scopre che la massa tumorale è arrivata fino al cervello. Il primo verdetto dei medici è impietoso: quel tipo di tumore non avrebbe lasciato scampo e a detta loro non si sarebbe potuto curare. Non ci sarebbero state neppure l’un per cento di possibilità di guarigione.
NON ERA ANCORA GIUNTA LA SUA ORA
“Invocherò Dio, l’Altissimo, Dio che mi fa il bene”. (Sal 56,3)
Il libro della vita di Naum aveva ancora parecchie pagine bianche da scrivere, la sua missione terrena non era ancora terminata. I medici, sicuramente anche impietositi alla vista di questi due giovani genitori, gli diedero un protocollo da seguire comprendente anche un ciclo di chemioterapia. Naum si sottopose pazientemente ad ogni cura senza emettere il più piccolo lamento. Nessuno avrebbe detto che il piccolo era ammalato e che si stava curando per un male così crudele, perché subito dopo la chemio correva, saltava, giocava e amava tantissimo andare in bicicletta. Insomma un bambino normale come tutti gli altri.
L’unico segno evidente era la perdita dei capelli. Ma con un bel cappellino in testa, anche a quel problema lì si poteva riparare. Le cure ebbero un esito positivo al di là delle aspettative, perché le metastasi sembrava fossero sparite. Passarono intanto due anni durante i quali vennero effettuati dei controlli periodici, tutti dall’esito negativo. Naum sembrava guarito dal quel suo male e giunse così al suo quarto anno di vita. Da un anno circa aveva iniziato a frequentare l’asilo infantile di Magliano Alfieri; dopo la sua casa, quello era il luogo che frequentava più volentieri in assoluto. Lì conobbe i suoi primi amici con i quali il divertimento era garantito e le giornate ricche di iniziative. Con questi amici inizierà anche il suo primo anno di scuola elementare, che purtroppo frequenterà solo per quattro mesi, perché nel frattempo il male, che si era nascosto per un paio d’anni, era ritornato più aggressivo di prima. Di lui così dicono le maestre: “Naum era un bambino molto intelligente. Nei pochi mesi di frequenza aveva imparato a leggere, scrivere e contare dedicandosi alla scuola con tutte le sue forze. Era buono con tutti, generoso, attento alle sue cose e rispettoso di quelle altrui. Ordinato, preciso con una gran voglia di fare e di crescere, lavorava, nonostante tutto con impegno … Già … nonostante tutto!!!
Da grande avrebbe voluto diventare un poliziotto, perché voleva difendere tutti … “anche te maestra” ci diceva. Da grande avrebbe voluto diventare un calciatore e per questo nell’intervallo giocava in cortile con i compagni a rincorrere la palla, perché diceva … “devo allenarmi”. Già … avrebbe voluto!!!”.
Nel mese di aprile del 2016 Naum con la sua famiglia andò a Lourdes per affidarsi alla protezione della Mamma Celeste. Si fermarono quattro giorni, durante i quali non mancarono tanta preghiera personale e comunitaria, il bagno nelle vasche con l’acqua che scaturisce dalla roccia di Massabielle, la partecipazione alle varie celebrazioni … tornarono a casa con tanta pace nel cuore e con la certezza di essere protetti, di non essere soli. Intanto, sapendo quanto a Naum piacesse viaggiare, i genitori lo portarono più volte in Germania, visto che là abitano i suoi nonni e la cara zia Elena. E i giorni trascorrevano sereni, cadenzati dalla routine quotidiana, tutto in un clima di serenità e concordia famigliare.
L’ULTIMO ROUND TERRENO DI NAUM
“Pietà di me,pietà di me, o Dio, in te mi rifugio; mi rifugio all’ombra delle tue ali finché sia passato il pericolo”. (Sal 56,2)
Naum, all’ultimo anno di asilo, si sottopose al solito esame di routine, che questa volta evidenziò qualche valore non in regola a cui però il medico non diede particolare rilievo, tanto che la famiglia Zahariev, essendo in procinto di partire per la Macedonia per passarvi le vacanze estive, fu invitata ad andarvi tranquillamente. Si era intorno al 15 luglio 2017. Purtroppo, non passarono due settimane che il piccolo iniziò a star nuovamente male tanto che fu necessario il ricovero urgente all’ospedale di Kocani per i primi controlli; di lì fu presto trasferito all’ospedale di Stip.
Come già era successo due anni prima, di nuovo i genitori firmarono perché il piccolo venisse curato in Italia. Si ripetè lo stesso copione: le solite estenuanti 24 ore di viaggio, che Naum affrontò eroicamente senza lamento alcuno. Arrivati in Italia si diressero subito al Pronto Soccorso del Regina Margherita in Torino, dove furono eseguiti tutti gli esami necessari. Mistero! I vari esami diedero esito negativo tanto che il piccolo fu rimandato a casa senza nessuna cura particolare. La cosa durò tre giorni, dopo i quali le condizioni del piccolo peggiorarono: Naum non riusciva più a reggersi sulle sue gambe e spesso cadeva a terra. Eccolo nuovamente ricoverato e questa volta, purtroppo, l’esito degli esami fu molto pesante: aveva una grave lesione alla colonna vertebrale. Il suo “vecchio male” questa volta aveva intaccato questa parte del suo corpo. Venne subito praticato un ciclo di chemioterapia al quale, nonostante il buon risultato, i medici fecero seguire un ciclo di radioterapia. Era il mese di agosto.
Dopo questi due tentativi non avrebbero più fatto nulla perché ogni cura, al fine della guarigione, sarebbe stata cosa inutile.
Purtroppo il 27 settembre arrivò la cruda notizia: le metastasi avevano intaccato tutta la colonna vertebrale. Naum lottò ancora altri cinque mesi scrivendo con la sua vita una sublime pagina di fede e di totale abbandono alla Volontà di Dio. Nonostante il suo male progredisse di giorno in giorno, sul suo volto non vennero mai meno il sorriso e la dolcezza. Una dolce parentesi fu quella offerta da medici e infermieri del Regina Margherita, i quali il 25 aprile del 2018 portarono per tre giorni alcuni piccoli pazienti a Disneyland in Francia. Anche Naum era tra loro e si divertì moltissimo, anche se il male non gli concedeva tregua.
A tutto il resto si aggiunse anche un forte mal di testa che lo perseguitò a tal punto che una risonanza magnetica fissata per il 5 febbraio fu anticipata al 31 gennaio. Per due settimane si tentarono altre sedute di radioterapia, ma non servirono a nulla se non a peggiorare la situazione, tanto che Naum non camminò più. Quante volte mamma Maja, in quei lunghissimi giorni di ricovero, saliva al settimo piano dove c’è la cappella con Gesù presente nel tabernacolo, e là si fermava davanti a Lui chiedendo la guarigione di Naum. Anche il cappellano dell’ospedale, padre Maria, passava quotidianamente nella cameretta del bimbo per una preghiera, una parola di conforto e ungeva la fronte di mamma e figlio tracciando il segno della Croce con l’olio benedetto di Gerusalemme.
PREGHIERE DA GERUSALEMME E DALL’ISOLA DI EGINA
“Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno, mai permetterà che il giusto vacilli”. (Sal 54,23)
Mentre il piccolo stava lottando con grande coraggio, i suoi padrino e madrina si recarono in pellegrinaggio in Israele e in quei luoghi santi pregarono per il loro figlioccio, chiedendo a Gesù bambino il dono della guarigione. Una volta tornati in Italia, gli portarono in dono parecchi oggetti di devozione con la fiducia che potessero dargli sollievo e rinnovata speranza: acqua e olio benedetti, qualche icona e una camicetta del fiume Giordano, camicetta con la quale la mamma lo ricopriva tutto quasi come una coperta, sperando che il buon Dio lo ricoprisse con la Sua protezione e benedizione, un fazzoletto con impresso il volto di Gesù che Maja posava sulle parti dolenti del figlio. La fiducia nella sua guarigione era ancora tanta. Naum si dimostrò contento per quei doni, tuttavia non si trattenne molto con padrino e madrina perché, a causa dell’insistente mal di testa, chiese di essere presto riportato nella sua cameretta.
Altri doni gli arrivarono da un’altra amica di famiglia, Jadranka, figlioccia di battesimo della nonna materna Dragika. Essa fu invitata da mamma Maja a recarsi nell’isola di Egina in Grecia, nel golfo Saronico dove si trova un famoso Monastero Santuario ortodosso, dedicato a San Nectarios (San Nettario), invocato come patrono dei malati di tumore, di cuore e di epilessia, ossia di quelle malattie quasi impossibili da guarire. Jadranka andò, invocò il santo taumaturgo per la guarigione del piccolo Naum e spedì per mezzo postale in Italia alcuni oggetti di devozione: un’icona del santo, del pane benedetto durante la Divina Liturgia, una piccola croce da portare al collo con una catenina, olio e acqua benedetti.
Purtroppo Naum, peggiorando la situazione, dovette nuovamente essere ricoverato d’urgenza in ospedale. Nel momento in cui genitori e bimbo stavano salendo in macchina alla volta di Torino, ecco arrivare in quell’istante il postino per consegnare il pacco con gli oggetti sacri. Maja prese tutto e lo portò con sé in ospedale. Era giovedì 7 marzo 2019. Intanto il piccolo era diventato cieco dall’occhio destro. Sapendo quanto era arrivato dalla Grecia, disse a sua mamma: “ Mamma, lavami con quest’acqua benedetta, affinché io possa tornare a vederti bene …“ La mamma passò l’acqua benedetta sugli occhi e mise l’icona del santo sul cuscino vicino al suo capo e al collo la catenina con la croce. Lui ogni tanto toccava la croce e la avvicinava alle labbra e all’occhio malato sempre con la speranza di guarire.
Ma il Signore per il piccolo Naum aveva un altro Disegno, perché sabato mattina 9 marzo, verso le 08,50, mentre intorno al suo lettino c’erano il suo papà, la mamma e la zia Elena, sorella di lei, mentre veniva recitato il Padre Nostro, dagli occhi del piccolo uscirono tre lacrime, quasi un dono per ciascuno dei presenti e lui nacque alla vita del Cielo. La sua missione terrena era ormai compiuta. Da quel momento è iniziata quella Celeste!
Gesù a lui ha sicuramente già spiegato tutto, mentre per la sua famiglia e per tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato, Naum rimane quel mistero che apre la vita alla ricerca che condurrà a nuove scoperte e a nuovi orizzonti.
HA LASCIATO UNA SCIA DI LUCE
“Voglio renderti grazie in eterno per quanto hai operato; spero nel tuo nome, perché è buono, davanti ai tuoi fedeli”. (Sal 51,11)
Il loro parroco, padre Mihajlo Matevshi, così dice di questi suoi parrocchiani: ” Ho potuto seguire questa cara famiglia prima, durante e dopo la malattia del piccolo Naum e posso dire che sono sempre stati una famiglia fedele alla Chiesa. La vicenda dolorosa del figlio ha introdotto questi genitori in un cammino di fede che riscontro oggi sicuramente più matura e motivata. Frequentano con puntualità e profondità le varie celebrazioni liturgiche, Maja si sta impegnando in un nascente coro di aiuto alla celebrazione della Divina Liturgia e sono sempre disponibili quando viene chiesta la loro collaborazione. Il dolore invece di chiuderli, oltre ad averli forgiati, li ha anche aperti a una vita di fede sempre più profonda. Anche i nonni del piccolo hanno intrapreso un sempre più serio cammino di fede. Su mio consiglio Maja e Gorjan partecipano anche agli incontri del gruppo Maria Porta del Cielo, riportarnedone buoni frutti. Insomma li considero una buona famiglia cristiana capace, con l’aiuto di Dio, di trasformare il dolore in fecondità di una fede esemplare. Davanti agli altri fedeli sono certamente dei provati testimoni che la morte per un cristiano non è l’ultima parola. Ora Naum VIVE in Gesù risorto ed è sempre vicino ai suoi genitori”.
Padre Mihajlo Matevki
La sua cara zia materna, Elena, ha trascorso tante ore insieme al suo amato nipotino, soprattutto nelle sue lunghe degenze in ospedale, e pertanto ha avuto modo di ascoltarlo molto, di dialogare con lui, di fissare tanti pensieri che di giorno in giorno maturavano dentro il suo cuore. Interpellata, ha aperto questo scrigno prezioso e ci ha donato questa lettera: “Caro Naum ti voglio bene con tutto il cuore e con tutta l’anima. Avevi solamente sei anni eppure ti comportavi come fossi già un adulto in miniatura. Una spiccata intelligenza in un esile corpo di fanciullo. Come si addicevano bene a te le parole di Gesù riguardo ai bambini:
A chi è come loro appartiene il Regno di Dio! (cfr. Mc 10,14) Quando sei arrivato tra noi eri solo un piccolo bambino, poi sei nato al Cielo come un vero UOMO! Gesù ci dice ancora: Siate voi, dunque, perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste (cfr. Mt 5,48) ed io ora amo pensarti così: perfetto, tanto eri già grande di qui, intelligente, pulito, con uno sguardo profondo e sincero. Veramente eri un piccolo grande uomo, speciale! Sai Naum, quando ti fissavo con intenso amore, più volte ho pensato all’affermazione di Gesù:
Molti sono i chiamati, pochi gli eletti (cfr. Mt 22,14) e dentro di me ho maturato la convinzione che tu sei stato una scelta di Dio. Quando uno sbagliava a fare qualcosa, tu con molta gentilezza, lo correggevi con parole chiare: “Questo non va bene … non si deve fare così!” Agendo così dimostravi di avere già chiara coscienza tra il bene e il male e questo faceva certamente la differenza. Naum carissimo, come non ricordare la tua determinazione nel trovare la soluzione ad ogni problema, che fosse aggiustare un giocattolo o portare a termine un lavoro iniziato. Fino a che non arrivavi in fondo, non mollavi! E se qualcuno ti chiedeva qualcosa, le tue risposte erano già così piene di buon senso, si può dire di saggezza, che tante volte mi hanno fatto pensare alla domanda che si sono fatti davanti al piccolo Giovanni Battista:
Che sarà mai questo bambino? (cfr. Lc 1, 66). Davvero la mano del Signore stava con te! Altrimenti com’erano possibili certe risposte che uscivano dalla bocca di un bambino poco più che seienne?
Naum nipote mio carissimo, avviandomi alla conclusione di questa mia lunga lettera d’Amore, desidero ringraziarti con tutta me stessa perché la tua vita è stata per tutti noi un continuo messaggio arricchito da tanti momenti speciali, ma perché tu eri un bimbo speciale! Nonostante la malattia si fosse progressivamente impossessata del tuo corpo, tu hai saputo affrontarla a testa alta, momento per momento, e per di più hai trasmesso forza a chi ti stava intorno.
Grazie Angelo mio, sono sicura che mi seguirai nel cammino della vita e ogni volta che penserò a te mi sentirò ancora più viva e con tanto desiderio di lottare. Ora sei un angelo, il mio Angelo custode e io sono felice di questo e posso solo cantare alleluia, alleluia, alleluia. Buon Paradiso Naum!”.
Zia materna Elena
Il mio caro nipotino Naum amava tanto ascoltare attentamente ciò che gli veniva detto e solamente dopo parlava esprimendo il suo pensiero. Stava molto volentieri con me, soprattutto quando usciva dall’ospedale perché, desiderando un po’ di serenità, io facevo di tutto per procurargliela: giocava volentieri a pallone e finché non mollava per la stanchezza, io non mi stancavo di guardarlo perché vederlo contento era anche la mia gioia. Io scherzavo tanto con lui ed era bello vederlo ridere con gioia. Mi faceva tante domande, soprattutto sul futuro, gli interessava conoscere, era bramoso di sapere sempre qualcosa di nuovo. Quante piccole confidenze mi ha fatto! Si fidava di me, mi affidava tanti suoi piccoli segreti. Anche se era insieme ad altri, quando mi vedeva arrivare mi voleva tutto per lui solo. Mi ripeteva spesso che non gli piacevano le cose brutte e che per lui era brutto vedere qualcuno che abusava di alcool e barcollava, così come lo rattristavano tutti i tipi di aggressione. Oltre al calcio, amava molto lo splendore della natura e allora lo portavo sulle rive di un grande fiume e lui rimaneva incantato nell’ascoltare il fruscio delle ali di tanti uccelli, così come amava gettare delle pietruzze nell’acqua rimanendo attirato dai molteplici cerchi che esse formavano. Anche quando si andava al mercato era una meraviglia vederlo curiosare tra le varie bancarelle e riempirmi di tante domande interessate; voleva sapere tutto! Grazie Naun nipotino mio, ti ho voluto bene e te ne vorrò per tutta l’eternità.
Nonno materno Branko
Il mio caro nipotino mi è rimasto nel cuore; quante cose della vita ho imparato da lui, cose che prima non sapevo, anche se più grande di lui. Ce l’ho ancora davanti quando, tornato dall’ospedale, debilitato dalle cure, non aveva fame e non voleva mangiare. Allora andavamo nella sua cameretta, ci mettevamo alla finestra insieme alla sua sorellina Ilina e, mentre guardavamo le macchine passare e lui mi indicava a quale tipo appartenessero, cosa che nemmeno io sapevo, tra un cucchiaio alla sorellina e uno a lui riuscivamo a finire il cibo preparato. Che cosa l’Amore sa inventare pur di vedere felice l’altro! Come riprendeva un po’ di forza, eccolo in cortile a inforcare la bicicletta e via quasi come una trottola girare e rigirare con gioia e spensieratezza. Era rapidissimo, da far venire il capogiro a chi stava a guardarlo. Smetteva solamente quand’era proprio stanco. Quanto bene mi ha voluto il nostro piccolo!
Ogni volta che mi vedeva, mi riservava sempre qualche sorpresa e spesso mi chiamava vicino a sé e, avvicinandosi al mio orecchio, mi diceva sottovoce: “Nonna devo confidarti questo … ma lo dico solo a te”. E sempre molto rispettoso, quando gli chiedevo qualcosa, se lui in quel momento era impegnato a fare dell’altro, mi diceva: “Nonna ora non posso, dammi dieci minuti e vengo subito”. Ma tutto con un garbo tale da lasciar stupiti per la sua maturità e delicatezza. Anche se il dolore del distacco e la sua mancanza fisica si sentono eccome, tuttavia io so che mi è vicino e sicuramente più di prima quand’era fisicamente tra noi. Questo perché le necessità quotidiane che si voglia o no assorbono tempo e disponibilità e, quando si è impegnati in altro, non si può rimanere sempre fisicamente accanto alle persone amate. Ora invece il nostro piccolo Angelo lo sento sempre accanto e ovunque, non mi lascia mai e io ho tutto il tempo per rimanere con lui, e questa certezza mi riempie il cuore e l’anima. Ciao Naum, la tua cara nonna continua a volerti sempre tanto bene.
Nonna materna Dragika |