MARCO E DON ELIGIO
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Marco nella cerchia delle persone a lui care aveva collocato anche don Eligio.
Con gioia e gratitudine ci parla del suo rapporto con lui. Innanzitutto per la fiducia accordatami da Marco, soprattutto nei nostri profondi dialoghi personali, e poi perché credo che ogni avventura umana abbia in sé dei “tesori nascosti” che possono arricchire chiunque riesca a scoprirli. In questo nostro dialogo mi piace partire dalla risposta che Dio dà a Samuele mentre sfilavano davanti a lui i vari figli di Iesse, affinché scegliesse quello designato dall'Alto per consacrarlo Re d'Israele al posto di Saul. Arrivato il turno di Eliab, Samuele chiese:
“E' forse davanti al Signore il suo consacrato?” . E il Signore rispose a Samuele : “Non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore” (1 Sam 16,6-7).
Anch'io voglio andare oltre l'aspetto esteriore di Marco per scoprire, insieme a voi, che cosa “nasconde” una vita come la sua, apparentemente normale, quasi “monotona”. Specialmente se uno si fermasse solamente all'apparenza. Per rendere bene questo lavoro di ricerca, mi servo volentieri di una simpatica leggenda. Ascoltiamo insieme molto attentamente. Ogni mattina, il potente e ricchissimo re di Bengodi riceveva l'omaggio dei suoi sudditi. Aveva conquistato tutto il conquistabile e si annoiava un po'.
In mezzo agli altri, puntuale ogni mattina, arrivava anche un silenzioso mendicante, che porgeva al re una mela. Poi, sempre in silenzio, si ritirava. Il re, abituato a ricevere ben altri regali, con un gesto un po' infastidito, accettava il dono, ma appena il mendicante voltava le spalle cominciava a deriderlo, imitato da tutta la corte. Il mendicante non si scoraggiava.
Tornava ogni mattina a consegnare nelle mani del re il suo dono. Il re lo prendeva e lo deponeva macchinalmente in una cesta posta accanto al trono. La cesta conteneva tutte le mele portate dal mendicante con gentilezza e pazienza.
E ormai straripava. Un giorno, la scimmia prediletta del re prese uno di quei frutti e gli diede un morso, poi lo gettò sputacchiando ai piedi del re. Il sovrano, sorpreso, vide apparire nel cuore della mela una perla iridescente.
Fece subito aprire tutti i frutti accumulati nella cesta e trovò all'interno di ogni mela una perla. Meravigliato, il re fece chiamare lo strano mendicante e lo interrogò. “Ti ho portato questi doni, sire rispose l'uomo, per farti comprendere che la vita ti offre ogni mattina un regalo straordinario, che tu dimentichi e butti via, perché sei circondato da troppe cose superflue.
Questo regalo è il nuovo giorno che comincia”.
Eccomi allora a condividere alcune di queste “perle” nascoste dentro l'apparente ed innocua “mela” di ogni giorno.
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La prima perla sono stati i nostri vari dialoghi serali sia estivi sia invernali. Come Nicodemo, quando andava da Gesù al calare del giorno (cfr. Gv3,2), così anche Marco veniva da me, di sera, dopo una lunga giornata di lavoro. C'era più tempo per rilassarsi, per riflettere e per dialogare. Abbiamo sempre parlato con la massima schiettezza, di tutto, senza lasciare nulla di inesplorato. Parlando ci si guardava negli occhi sapendo che : “ Leali sono le ferite di un amico, fallaci i baci di un nemico” (Prv 27,6); perciò entrambi abbiamo sempre cercato la verità.
Ed è proprio questa ricerca della Verità che ci ha resi liberi di incontrarci nella gioia e nella pace (cfr Gv 8,31).
La seconda perla , sono stati i momenti di preghiera inseriti nei nostri dialoghi personali che spesso Marco coronava nell'incontro con Gesù nel sacramento della gioia (Confessione). Come dicevo sopra, la ricerca della Verità è sempre stata la bussola che ha indirizzato i nostri discorsi e le scelte da operare.
Quando riusciva a realizzare i propositi fatti era contento e insieme benedicevamo il Signore. Quando purtroppo, anche lui, come ogni comune mortale non ci riusciva, senza giri di parole riconosceva le proprie fragilità e peccati davanti al Signore e accoglieva con gioia il suo perdono. In questo contesto mi è caro applicare a Marco ciò che Gesù attraverso S. Faustina Kowalska, l'apostola della Divina Misericordia, dice all'anima che si fida di Lui e che da Lui non si sente giudicata : “Nella Confessione agisce l'onnipotenza della mia Misericordia; felice l'anima che approfitta di questa grazia...
Che grande gioia riempie il mio cuore quando ritorni da me! Vedo che sei molto debole, però ti prendo fra le mie braccia e ti porto nella casa del Padre mio...Permetti alla mia Misericordia di operare in te, nella tua povera anima, fa entrare nell'anima i raggi della grazia, essi ti porteranno luce, calore e vita... Qui trovi tutti i tesori del mio Cuore, prendi tutto quello che ti serve... Dì tutto, senza alcuna riserva, poiché ti ascolta un Cuore che ti ama, il Cuore del tuo migliore amico” (Dal diario di S. Faustina K. IV° quaderno). Questo è lo stile di Dio che sperimentano bene coloro che lo amano:
“Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” ( Lc15,7),
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