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Quando raggiunse poi la maggiore età, gli altri suoi coetanei avevano già la macchina, ed era anche suo desiderio poter essere indipendente. Messo però davanti al fatto che in quel momento le risorse economiche non lo permettevano, senza nessuna reazione particolare ha capito subito e ha saputo attendere pazientemente due anni facendo del trattore la sua "macchina" preferita.
Molte altre cose potrei raccontare di Marco ma, una pagina della sua vita che ritengo preziosa anche se dolorosa, è quella che lui ha "scritto" nell'ultima sua malattia, nei suoi ultimi 17 giorni di passione.
Io, come mamma, sono contenta di avere un figlio così, e sottolineo avere, perché sicuramente è un grande dolore non poterlo, per il momento, vedere fisicamente, ma nonostante ciò, e questo grazie al gruppo che sto frequentando, riesco a ringraziare il Signore di avere avuto Marco, anzi di averlo ancora perché chi torna al Signore non esce di casa. Anzi devo proprio riconoscere che da quando Marco è tornato alla Casa del Padre, il mio rapporto con Dio è cambiato radicalmente, facendo germogliare e fruttificare in me ciò che a suo tempo i miei genitori avevano "seminato". Ciò che prima non vedevo ora, grazie a Marco, lo vedo chiaramente ogni giorno sempre di più e, ancora grazie a lui, ora riesco a comprendere bene il significato delle parole pronunciate dal salmista:
"Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce. L'Angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva." (Sal 33,6-8).
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MARCO E PAPÀ ITALO
Anch'io, come mia moglie Silvana, anche se la fede mi ha sempre guidato e sostenuto, capisco molte più cose di nostro figlio, adesso, che non prima quando lo vedevo tutti i giorni. In questo mio dialogo avrò modo di raccontare qualcosa di bello e di profondo che sto vivendo. Come anticipato, parto dai suoi ultimi giorni terreni perché essi sono stati un vero e proprio terremoto che ha trasformato la fisionomia della nostra famiglia. Il 30 ottobre 2009 Marco si è ammalato accusando mal di gola, febbre e un malessere generale.
Tutti, medico compreso, abbiamo pensato ad una normale influenza di stagione. Però, man mano che passavano i giorni, quel malessere, soprattutto la febbre, invece di diminuire, aumentavano, tanto che si è dovuto provvedere al ricovero nell'ospedale di Alba (CN). Diagnosi: mononucleosi. Anche là comunque i medici ci hanno assicurato che la cosa era sotto controllo e che i vari disturbi accusati da Marco erano solamente il normale decorso della malattia. Marco però aveva intuito che le cose non stavano andando bene, infatti molte volte mi aveva detto:
"Papà portami via di qui perché sento sempre più male, non vedi che non sto migliorando?". Aveva ragione lui perché l'ultima notte in ospedale fu una vera e propria "Notte di Passione".
In extremis è poi stato trasferito all'ospedale di Savigliano (CN) più attrezzato, ma ormai il male aveva già vinto il suo fisico debilitato dalla mononucleosi non adeguatamente curata. La notte antecedente al 15 novembre 2009, giorno in cui Marco ci ha salutato per il suo ultimo viaggio, quello verso il Cielo, mi ha chiesto più volte di mettergli la mia mano sul suo cuore che si stava gonfiando a dismisura procurandogli dei dolori lancinanti. Con istinto paterno ho fatto tutto ciò che era in mio potere e un pò di sollievo lo ha avuto, fino a quando, con le lacrime agli occhi gli ho detto: "Marco preghiamo, che il Signore ci aiuti". Riuscì a malapena a rispondermi:
"Papà io sto già pregando e lottando. Lo vedi?" Marco aveva tanta voglia di vivere e ha combattuto fino all'estremo delle sue forze. Grosse gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Marco stava superando l'ultimo " test" per passare ad un'altra Grande Avventura che lo attendeva.
"Aveva combattuto la buona battaglia, aveva terminato la corsa, aveva conservato la fede" (2Tm 4,6).
"Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio" (Rm 8,28).
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