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Laura frequenta la scuola
Nei brevi periodi in cui la tua malattia ti ha dato un po' di tregua, hai frequentato, con buon profitto, la scuola materna, il catechismo e la scuola elementare. Nonostante tu abbia partecipato alle lezioni per meno di tre mesi, hai imparato a leggere e a scrivere molto bene, come disse un tuo compagno: "Laura è venuta poche volte a scuola, ma quando veniva era veloce a scrivere. Era molto simpatica e gentile.". "Laura era sempre contenta e prendeva bei voti", aggiunge un'altra bimba.
La tua diligenza è stata notata anche da quest’altra amichetta che afferma: "Anche se era in ospedale Laura faceva lo stesso i compiti!".
Mentre eri ricoverata per un piccolo intervento di chirurgia plastica, il 16 maggio 1994, hai scritto una poesia intitolata "La primavera" che, musicata da zia Daniela e imparata da tanti bambini, è ormai destinata a diventare molto famosa:
La primavera è bella
la primavera è un fiore
la primavera conta i giorni
la primavera è un saluto
la primavera è una giostrina
la primavera sarà contenta
la primavera è tutto
il mio cuoricino.
Laura.
La Prima Comunione
Cara nipotina, con molta commozione ricordo la sera in cui hai fatto la Prima Comunione. Desideravi tanto ricevere Gesù. La mamma, sapendo questo e vedendo le tue condizioni di salute, ha ottenuto dal parroco di anticipare il tuo Primo Incontro con Gesù Eucarestia. Avevi quasi sei anni. Era la sera di mercoledì 6 luglio 1994, festa di S. Maria Goretti. Avevi un bel vestitino bianco e blu e un grazioso cappellino bianco: eri vestita come il giorno del Corpus Domini del 1993 quando, durante la processione, spargevi petali di rose per le vie del paese dove passava Gesù. Quel 6 luglio hai detto alla mamma: "Quando faranno la Prima Comunione i miei compagni, posso farla anch'io con la tunichetta bianca?". Cara Laura, quando i tuoi compagni hanno ricevuto Gesù per la prima volta, tu eri già in Cielo e noi ti abbiamo pensata presente in mezzo a loro, tutta vestita di bianco!
Laura desidera ricevere Gesù tutti i giorni
Cara Lauretta, dal giorno della tua Prima Comunione hai desiderato ricevere Gesù tutti i giorni.
Hai fatto il tuo secondo incontro con l'Eucaristia a Chiampo (VI), presso la piccola grotta di Lourdes dove riposa il Beato Fra Claudio che abbiamo invocato per la tua guarigione. Era una mattina molto calda e tu hai percorso tutte le stazioni della Via Crucis fra le braccia della mamma: ti spiegava le tappe del Calvario di Gesù e tu, piccina, eri molto attenta e desideravi sapere tutto.
Ti piaceva molto partecipare alla S. Messa e ricevere Gesù nella chiesa del Sacro Cuore di Saccolongo; quel luogo era per te la seconda casa, andavi sempre a salutare la Madonnina.
Poi, quando la tua malattia non ti ha più permesso di alzarti dal letto, il nostro parroco o quello del vicino paesello di S. Maria venivano a portarti Gesù tutte le sere. Quando tardavano tu eri impaziente e dicevi: "Ieri sera a quest'ora era già arrivato!". Ma come potevi saperlo dal momento che i tuoi occhi già non vedevano più?
Ricordo che una sera hai detto al sacerdote: "Mi porti la Comunione anche domani sera?". Poi hai aggiunto: "Se io fossi Gesù farei guarire tutti i bambini ammalati!".
Quando fu celebrata la S. Messa nella tua cameretta, tu l'hai seguita con molta attenzione e con le mani giunte.
Appena ricevevi Gesù ti mettevi tranquilla e stringevi fra le tue manine una piccola statua della Madonna. Solo una volta ti ho sentita dire: "Ora che ho ricevuto Gesù ho più male di prima!". Quella sera il parroco è uscito piangendo. Lo stesso don Rino scrive di te: "Quello che mi sorprendeva sempre in questa bambina di pochi anni non era tanto 1'atteggiamento raccolto e consapevole che assumeva nel ricevere l'Eucarestia, quanto invece il silenzio e la solitudine che voleva attorno a sé, chiedeva di rimanere sola, di non essere disturbata. Certe cose non si percepiscono se non nel silenzio e con gli occhi del cuore.
Non per nulla Gesù, in un impeto di commozione, lodò il Padre con le parole: Ti benedico, o Padre, perché hai rivelato i misteri del Regno di Dio ai piccoli e non ai sapienti! ".
Laura e l'Angioletto
Cara Lauretta, un giorno che non dimenticherò mai, esattamente il 18 luglio 1994. La tua mamma aveva intuito che stavi per perdere la vista, così ti portò con l'auto sui Colli Euganei e sul Monte della Madonna. C'ero anch'io e il tuo fratellino Marco. La tua mamma guidava piano e ti parlava dei paesi che stavamo attraversando. Ti diceva: "Vedi, Laura, quelle luci laggiù?"; oppure: "Laura, guarda lassù in alto!". Siamo poi andati ad Abano per prendere un gelato nella migliore gelateria, ma tu hai preferito non entrare: era una sofferenza per te accorgerti degli sguardi della gente che si posavano sul tuo visetto sfigurato e sui tuoi occhi che si spegnevano.
Al ritorno ci siamo fermati a Montemerlo. Era la festa del paese e la tua mamma evitò di passare per il centro: c'erano le giostre che tu amavi tanto, ma sulle quali, questa volta, non saresti potuta salire. Gli amici Meggiorin ci hanno ospitato. Come tutti i lunedì stavano recitando il S. Rosario con il loro gruppo e chiedevano la grazia della tua guarigione. Mentre eri nel loro giardino con la mamma, Marco, la zia Marcolina, me e altri due amici, ad un tratto hai alzato gli occhi verso il cielo e hai esclamato forte: "Guarda, un Angioletto! Vedo un Angelo!". Noi presenti non lo vedevamo e tu ne eri molto meravigliata. Ricordo che ti sei chinata un po' e hai detto ancora: "Ma come non lo vedete, se io lo vedo? Guardatelo lì!", e facevi segno con la manina verso l'alto. Poi ce lo hai descritto dicendo: "È piccolo come il mio fratellino Marco, biondo come il cuginetto Gabriele, tutto ricciolino, vestito di bianco e con le ali trasparenti".
Da allora, cara Laura, Lo hai visto altre volte e hai parlato con Lui. Alla mamma che ti chiedeva che cosa vi dicevate, rispondevi: "Tu parla con il tuo Angelo; io parlo con il mio!".
Cara nipotina, ora tu sei sempre insieme a Lui: ti prego, prendilo per mano e, insieme, custodite il tuo fratellino Marco, il cuginetto Gabriele e tutti noi!
Preghiera incessante
Cara Laura, prima di ogni tuo ricovero o controllo all'ospedale, dopo essere passati a salutare Padre Daniele e a ricevere la sua benedizione, andavamo al santuario di S. Leopoldo e tu accendevi sempre una grossa candela davanti alla Madonna.
L'ultima volta che sei entrata nella celletta di "nonno Poldo" hai scritto sul grande libro che si trova lì: "Sono Laura, fammi guarire, grazie!". Era il luglio del 1994.
Laura e Medjugorje
Cara Laura, desideravi così tanto andare dove appare la Madonna, che la mamma, nel giro di poche settimane, nei mesi di giugno e luglio del 1994, ti ha accompagnata due volte a Medjugorje. Ricordo che, la sera precedente la tua seconda partenza, ti sei affacciata alla finestra e hai detto che c'era l'Angioletto; quindi ti sei rivolta a Lui e Gli hai chiesto: "vieni anche tu domani a Medjugorje con me?". Ti disse "sì".
Durante il viaggio di ritorno dicevi di vederlo attraverso i vetri del pullman.
In quell'ultimo viaggio hai desiderato portare con te una bella statuina della Madonna di Fatima, che ti era stata donata da una cara amica: ora quell'immagine si trova vicino al tuo lettino, circondata da fiori freschi e con accanto un piccolo lume sempre acceso.
A Medjugorje hai incontrato la veggente Vicka, che ci ha scritto e telefonato dicendo che tu sei un Angelo del Paradiso. Sei anche salita sul monte dove hai abbracciato la grande Croce: allora il tuo visetto era già sfigurato come quello di Gesù Crocifisso.
Ultimo canto alla Madonna
Come non ricordare la sera del primo agosto 1994! Eri a letto sola e molto sofferente quando, verso le 22.30, ti abbiamo sentita cantare. La mamma ed io siamo salite per verificare: ci sembrava impossibile che, nelle tue condizioni, avessi ancora voglia di cantare. Eppure cantavi! Cantavi l'Inno alla Madonna di Czestochowa ripetendo spesso: "Lascia che io viva vicino a Te!".
Cara stellina, non ti sei accorta subito della nostra presenza e hai continuato fino alla fine del canto. Sembravi in estasi. Quando poi ci hai notate, hai detto: "Uscite e lasciatemi sola".
Quanto deve aver gradito quel canto la Mamma Celeste, anche se la tua voce non era più melodiosa come quando stavi bene. Sei sempre stata molto brava a cantare le lodi della Madonna!
La reliquia di Sant'Antonio
Cara Laura, anche la sera del 2 agosto è stata molto particolare, senz'altro un momento da ricordare e meditare.
Un Padre della basilica di Sant'Antonio è venuto a farti visita e ti ha portato una reliquia del Santo. Tu, piccola martire, quella sera hai voluto che tutte le persone che si trovavano in famiglia in quel momento salissero nella tua cameretta, per pregare e baciare la reliquia: la stanza si è subito riempita. Eppure già da diversi giorni non desideravi visite. Dicevi: "Verranno quando starò meglio.". Era doloroso per te mostrare il tuo visetto sfigurato dal male.
Quella sera hai anche scherzato con Padre Gianmarco, chiedendogli di indovinare il nome del tuo cuginetto.
Cara Laura, la tua sofferenza ci ha ottenuto il grande dono di avere, nella nostra povera e indegna famiglia, la reliquia di Sant'Antonio.
Quante volte lo hai pregato in basilica, appoggiando le tue manine sul marmo dell'arca dove riposano le sue sante spoglie! Grazie Laura!
La Cresima
Cara stellina, la sera del 6 agosto 1994, giorno della Trasfigurazione, hai ricevuto il Sacramento della Cresima. Te lo ha amministrato il parroco Don Rino. Eri distesa sul mio letto e seguivi molto attentamente la cerimonia.
Quando Don Rino ha chiesto chi era la tua madrina, io ho risposto che era zia Daniela. Allora tu hai ribattuto: “Non si chiama Daniela, ma Ieia!”. Tu la chiamavi sempre così, eri molto affezionata a lei. Quella sera indossavi un vestitino che ti aveva comprato la mamma, per tuo desiderio, alcuni giorni prima. Era un abitino a fiori (sembrava una primavera!) che ti era subito piaciuto, mentre non avevi approvato quello acquistato precedentemente perché troppo elegante.
Hai indossato per la seconda volta quel vestito il giorno della tua ultima festa, quella che tu avevi previsto pochi giorni prima di lasciarci, dicendo: "Mamma, il terzo giorno che starò meglio faremo una grande festa con tanta gente!".
Laura non vede più
Cara Laura, fra il 9 e il 10 agosto del 1994 hai perso la vista. Noi pensavamo che ti saresti spaventata e disperata, invece non ti sei affatto lamentata. Ci hai dato una grande lezione, eri molto più coraggiosa di noi.
Desideravi che ti portassimo vicino il tuo fratellino Marco: lo accarezzavi e gli dicevi: "Giugiù, sei bellissimo!". Ma come potevi dire così se non avevi più gli occhi? Dove trovavi quella tua grande forza?
Tu piccola Laura eri illuminata, vedevi la luce di Dio! Sei nata il giorno di S. Lucia e te ne sei andata senza occhi come Lei, Santa Martire!
La mamma e la S. Messa
Cara nipotina, nel mese di agosto desideravi che la mamma andasse alla S. Messa tutte le mattine; dicevi che se lei andava alla Messa tu sentivi meno dolore.
Io ero molto preoccupata quando mamma si allontanava, perché avevo paura che ti succedesse qualcosa. Infatti eri soggetta a frequenti emorragie.
Tu mi dicevi di non preoccuparmi, perché, nei momenti in cui la mamma stava in chiesa, non ti poteva accadere nulla di male.
Ricordo che una mattina ero molto in ansia per le tue condizioni e, con decisione, ho detto alla tua mamma di rimanere a casa vicino a te. Lei obbedì. Al pomeriggio, però, tu mi hai detto: "Ecco, nonna, questa mattina non hai voluto che la mamma andasse alla Messa e io ora ho più male degli altri giorni". Perdonami, piccola stellina, per averti fatto tanto soffrire!
Visioni misteriose
Cara Laura, una notte piangevi e dicevi di avere tanto male. Hai chiesto di spegnere tutte le luci, ma la stanza era già tutta buia. Eppure tu vedevi dei fasci di luce colorata, molto forte, che ti facevano soffrire tanto. Passato il male, hai detto: "Saranno stati gli occhi di Gesù".
Appeso al muro, sopra il tuo lettino, c'era - e c'è ancora - un quadro di Gesù Misericordioso: i fasci di luce che ti facevano tanto soffrire avevano gli stessi colori di quelli che, in quest'immagine, scaturiscono dal Suo Sacro Cuore.
Un'altra sera in cui stavi tanto male hai detto: "Ma che cosa vuole padre Daniele da me?". Alla mamma che ti chiedeva spiegazioni hai detto che lui era seduto ai piedi del tuo lettino. Ma come è possibile?
Abbiamo riferito tutto a padre Daniele che, con un bel sorriso, disse che ti era sempre accanto.
Le notti di Laura
Cara stellina, ricordo che di notte non riuscivi a dormire: ascoltavi, attraverso Radio Maria, i canti dedicati alla Mamma Celeste e il S. Rosario. Ti piaceva molto anche sentire le cassette che ti portavano la voce di Padre Pio: lo amavi tanto!
Eri contenta quando, al mattino, sentivi il canto del gallo: ti mettevi tranquilla e ti addormentavi. Altre volte dicevi: "Nonna il gallo canta, ormai è mattina, è l'ora del bagnetto".
Il viso sfigurato
Oh cara nipotina, ricordo il tuo visetto sfigurato: sembrava quello di Gesù Crocifisso. Dove erano i tuoi occhioni belli, il tuo nasetto, la bocca? Non si vedeva più nulla, il tuo viso era tutto una piaga. Ricordo che nei momenti di grande sofferenza chiedevi che ti venissero versate delle gocce di olio santo dentro le orecchie perché dicevi di sentirle chiuse. Desideravi anche che ti bagnassimo il volto con l'acqua benedetta o che ti appoggiassimo sulle piaghe alcune foglie di edera del pozzo della Madonnina del Sacro Cuore di Saccolongo. Eri così devota a questa Mamma che padre Diego, l'allora Superiore, ha permesso che la piccola statua venisse portata nella tua cameretta dove è rimasta per qualche giorno. Grazie cara Madonnina per essere stata vicina alla mia cara nipotina in quei momenti tanto dolorosi!
Sempre avanti, lungo la via dolorosa
Penso, cara piccina, che il Signore permetta la Croce a chi sa accettarla con fede e rassegnazione. Abbiamo affrontato momenti tanto difficili! A volte ci sembrava che il Buon Dio ci avesse abbandonato e dicevamo, come Gesù in Croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
La tua mamma, però, non si lamentava mai: la sua fede le dava grande forza.
E tu, piccola martire, eri speciale: attraverso la tua sofferenza, vissuta con fede eroica, ci hai insegnato che la vita è un grande dono di Dio. Tu, così piccina, così fragile, dicevi di essere una bambina fortunata perché avevi sempre la mamma vicino a te e potevi curarti con le medicine, mentre i bimbi del Ruanda o della Bosnia erano privi di tutto.
Grazie Laura per il tuo grande esempio!
Dal Cielo proteggi tutti i bambini del mondo!
"Non chiacchierate, pregate!"
Cara Lauretta, l'ultima domenica che hai trascorso su questa terra sono venuti alcuni parenti per sapere di te, ma non sono saliti alla tua cameretta, perché da tempo non desideravi visite se non quelle dei medici, della cara infermiera Lucia Bressan, dei religiosi e delle religiose.
Tu, piccola martire, dal tuo lettino di sofferenza, quel giorno mi hai affidato questo messaggio per i presenti: "Di’ loro che, invece di chiacchierare, recitino il S. Rosario!". Poi hai aggiunto: "Dillo forte: voglio sentirti!".
Il giorno successivo, quando hai saputo che due di quegli zii erano tornati, mi hai detto: "Chiedi loro se ieri hanno recitato il S. Rosario".
Amavi molto questa preghiera.
Ricordo che, una sera, mentre eri coricata accanto a me, mi hai chiesto di recitare con te il S. Rosario. Eri tanto debole, avevi solo un filo di voce, ma hai continuato a pregare finché ti sei addormentata, tenendo fra le mani la coroncina bianca che ti aveva mandato il Santo Padre.
Stellina bella, quante cose ci hai lasciato da meditare!
Una vocazione molto speciale
Ricordo che una notte di settembre, poco prima che ci lasciassi, abbiamo sentito che chiedevi: "Ma perché sono stata scelta proprio io?".
Anche noi, cara piccina, ce lo chiediamo spesso. Certamente il Signore ha un piano speciale per te.
Forte fino alla fine
Cara stellina, mai posso dimenticare le ultime notti che ho trascorso con te: non riuscivi a dormire e, nei rari momenti in cui il male ti dava un po' di tregua, ti piaceva conversare. Facevi tante domande alla tua mamma: ti informavi sulla salute delle persone che sapevi ammalate, volevi sapere di Marco, se era stato buono e aveva mangiato le pappe, oppure se aveva fatto i capricci. Dicevi: "Mamma, raccontami qualcosa di bello!".
Non mi hai mai fatto pesare gli errori che, a causa della stanchezza, a volte commettevo. Ricordo che, una notte, sfinita ti dissi: "Laura, ora basta chiacchierare, chiudi gli occhietti e dormi". Ma come potevi chiudere gli occhi se non li avevi più? Tu mi hai risposto solamente: "Scusa, nonna, se è colpa mia che sei stanca!".
Un'altra notte desideravi che ti bagnassi le manine perché ti facevano male, ma io non riuscivo ad afferrare bene quello che mi chiedevi: solo la mamma capiva tutto di te da quando il male ti aveva colpito anche la bocca. In quel momento, quindi, ti dissi: "Laura, ti do carta e penna: scrivi quello che vuoi dirmi". "Ora non ho voglia di scrivere" mi hai detto, coprendo il mio errore: tu non potevi scrivere poiché non vedevi più.
Colloqui col Cielo
La notte fra il 9 e il 10 settembre ti abbiamo sentita parlare con un filo di voce. Dicevi: "Sì, sì, va bene, ho capito, va bene". Alla mamma che ti chiedeva con chi stessi parlando hai risposto che Gesù Bambino e la Madonnina si erano seduti vicino a te e ti accarezzavano la fronte, poiché avevi tanto male. Quando però abbiamo fatto domande sul contenuto della vostra conversazione, hai detto: "È un segreto, non posso dirlo!". Hai solo aggiunto che Gesù Bambino aveva 5 o 6 anni e che la Madonnina era vestita di grigio.
Eri proprio una bambina molto speciale e fortunata, poiché avevi accanto in modo così particolare Gesù, la Mamma del Cielo e il tuo amico Angioletto.
Laura si abbandona al Disegno del Cielo
Cara stellina, un giorno, uno dei tuoi ultimi su questa terra, stavi tanto male e hai detto alla mamma: "Vai da padre Daniele e chiedi a lui, che è un santo, quando guarirò." Il padre non ci diede la risposta che speravamo, disse solo di pregare. A te abbiamo detto che padre Daniele non sapeva quando saresti guarita. Da allora non hai più chiesto profezie sulla tua salute.
Fame di Cielo
Cara Laurina, il giorno precedente il tuo volo verso il Paradiso hai chiesto di ricevere Gesù già dalle 4 del mattino. Supplicavi: "Voglio la Comunione, voglio la Comunione". Noi abbiamo pensato che tu, non vedendo più, non sapevi distinguere il giorno dalla notte e non abbiamo chiamato subito il parroco. Don Rino venne solo verso mezzogiorno e ci rimproverò, dicendo che avremmo dovuto chiamarlo subito.
Tu avevi ben validi motivi di chiedere Gesù, quel mattino: la sera la tue condizioni erano così gravi che non avresti potuto riceverlo.
Piccola Laura, Gesù veniva da te in piccoli frammenti, sempre più piccoli. Gli ultimi giorni ricevevi la Comunione su un cucchiaino, con un po' d'acqua. Piccola martire, hai sofferto la fame del Cibo del Cielo e anche di quello della terra. Ricordo che una volta mi hai detto: "Nonna, mi tocca morire dalla fame!".
L'ultimo giorno: Laura vola in Paradiso
Cara stellina, come posso dimenticare le ultime ore che hai trascorso tra noi?
Domenica, 11 settembre, le tue condizioni, fin dal mattino, apparvero più gravi degli altri giorni: respiravi a fatica. Era uno strazio non poter far nulla per alleviare le tue sofferenze.
La mamma telefonò al convento del Sacro Cuore di Saccolongo per chiedere il dono di una benedizione: te la portò padre Diego che ti aveva fatto visita anche il giorno precedente e aveva detto: "Sono venuto a trovare Laura e per preparare la predica per domani".
Arrivò anche il parroco, che ti portò Gesù per l'ultima volta. Ti amministrò anche il Sacramento dell'Unzione degli infermi e lasciò accanto a te una reliquia della Santa Croce che rimase nella tua cameretta fino al 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Croce. Grazie, cara stellina, per aver ottenuto a questa casa anche il grande dono di ospitare un pezzetto della Croce di Gesù! Come dice don Rino, sei un grande dono di Dio!
Accanto al tuo lettuccio quella mattina c'era anche il professor Luigi Zanesco. Egli ci disse che, in tanti anni di professione medica, non si era mai occupato di un caso doloroso come il tuo! Il tuo volto era sfigurato come quello di Gesù in Croce, la tua fronte coronata di spine, la tua bocca spruzzava sangue. Tu, però, piccola martire, eri molto serena, sembravi illuminata da una luce soprannaturale. Certamente avevi una Presenza divina accanto a te e alzavi spesso le manine verso il Cielo.
Il professore ti chiese se volevi essere ricoverata, ma tu hai fatto capire che desideravi rimanere a casa: anche di questo ringrazio con tutto il cuore il Signore che ti ha fatto restare con noi fino al tuo ultimo respiro.
Alle 13.50 accanto a te c'era solo la tua mamma, che ti appoggiò alla gola un'immagine di Padre Pio dicendo: "Padre Pio, aiutala!".
Il medico di famiglia, il dott. Loris Rossetto, stava telefonando ad una farmacia per procurarti l'ossigeno, quando la tua mamma ci chiamò. Non avevi più bisogno di nulla: tu, anima pura e bella, eri passata a nuova Vita.
La tua mamma ti teneva stretta, ti chiamava, ti cullava, ti accarezzava. Il parroco, pi ù tardi, disse di voi in quel momento: "Sembravano la Pietà di Michelangelo".
Insieme al forte dolore per il distacco regnava nei nostri cuori anche una grande pace. La tua mamma disse al parroco di suonare le campane a festa. Don Rino, dopo un attimo di perplessità, esaudì questo suo - e certamente anche tuo - desiderio. |