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LAURA CAROSSO

Laura: Papà aveva imparato a pregare dai suoi genitori, soprattutto nei momenti in cui si è chiamati a fare delle scelte importanti. Così, non passava giorno senza che Sergio chiedesse al buon Dio di mettergli accanto una creatura che fosse all’altezza di quella delicata situazione. Un mattino, passando in via Maestra ad Alba (CN), quasi fosse stato chiamato, entrò nella chiesa della Maddalena e lì sostò in preghiera davanti alla grotta della Madonna di Lourdes. Le consegnò filialmente il suo forte desiderio, e misteriosamente, sentì come una voce sottile e materna che gli disse: “Vai sereno, vedrai che avrai ciò che desideri”. E il Signore, di lì a poco, fece sì che ci incontrassimo. Fummo reciprocamente una scoperta, un dono, un completamento. Non ci volle molto per capire tutto questo.

Sergio: E’ vero! Tutte le parole, anche le più belle, sarebbero insufficienti per raccontare la grandezza del dono dell’incontro con Laura. La conobbi nell’autunno del 1975. Aveva cominciato a lavorare subito dopo le scuole medie per sostenere la sua famiglia. Quando ci incontrammo, lei era a servizio in una famiglia. Nei nostri dialoghi tutto ci legava e se, prima ero solo a sognare, ora a farlo eravamo in due. Il passo importante lo facemmo l’11 aprile 1977, quando ci dicemmo a vicenda: “Io accolgo te, e con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, amandoti e onorandoti tutti i giorni della mia vita”. Quel giorno sognammo veramente ad occhi aperti. Tuttavia non ci sfuggì un particolare molto importante. Nello stesso giorno si sposò anche mia sorella che era come una colonna portante nella nostra famiglia. Sarei rimasto solo ad affrontare troppe difficoltà. E invece non fu così perché, dalla nostra famiglia usciva lei, e contemporaneamente entrava Laura. La Divina Provvidenza pensò anche a questo: non farmi rimanere solo nemmeno un giorno. Anche se Laura aveva solamente diciotto anni, era già una donna matura, fedele, e un’instancabile lavoratrice: un dono prezioso.

Laura: Però io posso dire altrettanto di vostro papà. Il nostro amore era così bello, così intenso, che entrambi sentimmo l’urgenza di renderlo presto fecondo, infatti nascesti da lì a poco tu, Katia, e fosti il primo sorriso che illuminò ancora di più quel nostro “sì” pronunciato davanti all’altare del Signore. Poi a completare questa benedizione del Signore arrivaste ancora voi due, cari Luca e Marco. Non posso spiegarvi con le sole parole la gioia di queste tre maternità. La bontà di Dio aveva scelto me e papà per poter collaborare con Lui nel darvi la vita. Come ringraziarlo per tutto quanto ci aveva concesso fino ad allora? In pieno accordo con Sergio decidemmo di spendere parte delle nostre energie per quegli ideali che ritenevamo fondamentali, per noi e per voi: la fede - la speranza - la carità. Sperando di poter collaborare a costruire un mondo migliore, ci affidammo nella fede, a rendere carità e amore tutta la nostra vita. Perciò partì in quel momento un’intensa attività missionaria che durò ben quindici anni, proprio perché papà la portò avanti con energia e convinzione, collaborando con la diocesi di Alba e con il SERMIG (Servizio missionario giovanile) di Torino, anche dopo il mio ritorno alla Casa del Padre. Con voi tre, molto piccoli, la cura della casa, e il lavoro in campagna, non sempre era così facile trovare spazio per questa attività. Tuttavia, facendo nostra la parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (cfr. Mt 10,8), ogni spazio possibile lo liberavamo per questo farsi prossimo per chi aveva avuto dalla vita molto meno di noi. In ogni fratello e sorella aiutati, amavamo sentire Gesù che ci diceva: “In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Ecco perché non ci risparmiammo in nulla pur di tenere fede al nostro impegno preso davanti al Signore.

Sergio: Sì Laura, è tutto vero ciò che hai detto, non dimenticare però che, insieme a questo impegno missionario, tu intanto mi stavi aiutando anche a percorrere un intenso cammino di fede. Grazie al tuo esempio, dentro di me stava cambiando tutto. Quando ripenso a quel tempo, mi piace paragonarci a quel pizzico di lievito che ha trasformato tutta la nostra vita. Da “cristiani normali”, sentivamo di dover diventare “cristiani adulti”. E questa svolta l’abbiamo fatta insieme. Ti dirò di più: nella mia vita ti sentii un tale segno della bontà di Dio, che dovevo mettercela tutta per ricambiare questo dono. Che bello pensare a quel giorno quando mi dicesti: “Sergio, prendi questa pelliccia che ho ricevuto, non posso tenerla per me, sono tanti i benefici che abbiamo ricevuto. So che è poco, ma dobbiamo in qualche modo restituirli…”. E consegnasti con ammirabile distacco la tua pelliccia al Sermig per sostenere le loro attività. E poi…chissà quanta gioia hai provato in cielo, quando, nel tuo nome, con l’aiuto del cappellano dell’ospedale di Cuneo, sono riuscito ad attrezzare la sala operatoria del reparto di chirurgia in un ospedale in India. Sperimentammo tante altre volte insieme che: “Vi è molta più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35).

 

 

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