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IL TEMPO DELLA FANCIULLEZZA
“Io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore” (1Sam. 16,7).
Dopo il Battesimo, un’altra tappa molto importante della vita spirituale di Giovannino è stata la sua Prima Comunione, ricevuta il 3 giugno 2012 nella stessa parrocchia dove ha ricevuto il Battesimo, questa volta dalle mani di don Giorgio, il nuovo parroco.
Mamma Paola: Una caratteristica inconfondibile di Giovannino era lo sguardo con il quale osservava le persone che gli stavano davanti. Poteva essere uno sconosciuto che incontrava per la prima volta o una persona che conosceva già: mentre conversava, sempre, li guardava negli occhi. Solo così si riesce ad entrare nella giusta sintonia con coloro con cui si sta dialogando. Gesù stesso dice che “l’occhio è la lucerna del corpo; se questo è chiaro, tutto il corpo è nella luce; ma se l’occhio è malato, tutto il corpo è nelle tenebre” (Cfr Mt 6,22-23). Guardare negli occhi era una sua buona regola, regola da far nostra, nei nostri rapporti interpersonali.
Papà Luigi: Un’altra caratteristica che lo rendeva amabile e circondato da tanti amici, era quella di essere se stesso in ogni situazione. Essendo tanto spontaneo, difficilmente si trovava a disagio e così facendo, metteva a proprio agio anche gli altri. A chi non è successo di trovarsi a parlare con persone dal linguaggio: un po’ sì, un po’ no, un po’ non si sa … (Cfr. Mt 5,37). Oltre a non riuscire a stringere alcun rapporto di amicizia, si riesce ancor più difficilmente a frequentarle volentieri. Questo tratto specifico del suo essere, Giovannino lo ha manifestato fin da bambino e lo ha conservato intatto fino all’ultimo momento.
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Mamma Paola: Un altro ricordo indelebile, collegato a quanto appena testimoniato da mio marito, sono stati i Rosari guidati da lui. Ha cominciato a guidare questa preghiera fin dall’età di due anni e mezzo, e non in famiglia dove conosceva tutti, ma in chiesa prima della S. Messa vespertina. Io gli dicevo come doveva fare e lui, con voce ferma, sicuro di sé e cosciente di ciò che stava facendo, scandiva bene la prima parte dell’Ave Maria e noi tutti rispondevamo. Mi piace pensare alla sicurezza dell’adolescente Gesù che dopo averlo smarrito, i genitori lo “ritrovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte” (Luca 2,46-47). Ogni volta che impugno la corona del Rosario, la mente ed il cuore mi riporta a quei momenti tanto forti.
Papà Luigi: Non stupitevi se dico che Giovannino è stato un ragazzo precoce in tutto: aveva appena dieci mesi e già camminava. Ha cominciato poi ad andare in bicicletta senza servirsi delle rotelline di supporto; una volta montato in sella è andato con scioltezza, naturalmente, sotto lo sguardo meravigliato di tutti. Così fin da piccolo, (una volta si sarebbe detto: quando ancora non arrivava neanche all’altezza dell’altare), ha iniziato a fare il chierichetto e lo ha fatto fino alla fine. Anche noi, come quelli che hanno seguito fin dall’inizio la nascita il Battista, più volte ci siamo chiesti: “Che sarà mai questo bambino? Davvero la mano del Signore era su di Lui!” (Lc 1,66). E non ci siamo ingannati! Da quando Giovannino è in Cielo, stiamo toccando quotidianamente meraviglia su meraviglia! Così che ciò che sarebbe potuto sembrare la fine di qualcosa, in realtà è stato solamente un nuovo inizio, una NUOVA PRIMAVERA!
Mamma Paola: Quanto finora raccontato è solo quello che abbiamo visto noi: un ragazzo altruista, scherzoso, socievole, simpatico, innamorato della vita; ma chissà quali altri meraviglie lo Spirito Santo ha operato dentro di lui! Sì, perché ovunque Giovannino è passato, ha lasciato il segno del suo passaggio, specialmente in famiglia. I baci con cui ci ricopriva, rimarranno indelebili nelle nostre menti e nei nostri cuori. In qualsiasi posto si recava, dopo cinque minuti lui conosceva già tutti, soprattutto i più piccoli, che teneva sotto il suo sguardo. Imparava velocemente i loro nomi e per tutti aveva un parola e un sorriso. Chi lo ha conosciuto, ha potuto dire di lui: “Giovannino era un Amico fedele, una protezione potente, chi ha avuto il dono di trovarlo, ha trovato un tesoro. Per la sua amicizia fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore” (Cfr. Sir 6,14-15)
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“PIANETA SCUOLA”
Papà Luigi: La domanda sopracitata “Che sarà mai questo bambino?”, ce l’eravamo già posta anche noi fin da quando la sua maestra d’asilo, soprattutto verso il termine del suo primo percorso scolastico, più volte ci ha ripetuto: “Anche se ha finito di frequentare l’asilo, tenetemi sempre informata di ciò che farà questo bambino perché, sicuramente, farà cose speciali!”. Così è stato anche per il percorso delle elementari. Quante volte le maestre ci hanno parlato dell’esuberanza di Giovannino e di come fosse sempre il primo ad accogliere ogni attività proposta. A questo proposito, vorrei raccontare un interessante aneddoto: nei suoi scritti di scuola elementare, con non poco stupore, abbiamo trovato un suo lavoretto fatto quando aveva dieci anni, dal titolo: Se io fossi un albero. Scriveva:” Se io fossi un albero, sarei una quercia perché è molto grossa e faccio ombra quando c’è il sole, almeno vengono i bambini. Poi emano il doppio dell’ossigeno di giorno e l’anidride carbonica la sera. Poi ci possono salire le persone così si divertono e vengono a giocare. Ho tanti amici migliori, i miei uccelli che ogni giorno vengono a fare i nidi e a fecondare per fare gli uccellini”. Pensate, dopo il suo trasferimento in Cielo, alcune persone, che non conoscevamo, hanno donato un albero di quercia piantato in sua memoria proprio vicino casa.
Anche riguardo alle moderne tecnologie, si rivelava un “piccolo genio” e senza che nessuno gli avesse insegnato qualcosa di specifico. Noi non potevamo che gioire di tante cose belle che vedevamo sbocciare in lui di giorno in giorno, o che sentivamo dire di nostro figlio; sempre coscienti che tutto era puro dono che veniva dall’Alto. Mi piace però sottolineare, se così posso esprimermi, che lui ha sempre cercato di corrispondere alla grazia riservatagli. Così come mi piace pensare che: “La sapienza non entra in un’anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato. Il Santo Spirito che ammaestra rifugge dalla finzione, se ne sta lontano dai discorsi insensati, è cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia” (Sap. 1,4-5).
Mamma Paola: Insieme a tutto questo, aveva anche il talento della musica, che sapeva memorizzare immediatamente. Risuonava senza esitazione le melodie ascoltate. Aveva iniziato a suonare il pianoforte ma, soprattutto per lo scarso impegno, aveva dopo poco smesso di frequentare le lezioni. Racconto un altro aneddoto: pochi giorni prima di tornare alla Casa del Padre, udendo il suono delle campane che annunciavano un funerale, Giovannino ispirato da chissà che cosa, si è seduto al pianoforte e ha composto un motivo che, dirà poi suo papà, era “come una melodia malinconica ma non triste”. Lì per lì nessuno ci fece caso più di tanto; tutto è trascorso normalmente fino a quando le campane hanno suonato per lui. Qualche giorno dopo il funerale, ci è venuto in mente questo fatto, ma ahimè, non ricordavamo quale fosse esattamente il motivo composto da Giovanni, e lui non lo aveva registrato da nessuna parte. Ecco però che, mentre eravamo al cimitero per fare una visita, a Francesco, il fratello più grande, è sembrato di ricordare il motivo. Provò a canticchiarlo ad Andrea, l’altro fratello, e corsero subito a casa dove Andrea lo suonò. Sì, era proprio quello! Fu un momento emozionante per tutti.
Su quel ritrovato motivetto, il nostro caro amico Ettore ha applicato la Parola di Gesù ed è nato un canto, il canto di Giovanni. Ecco le parole: ”Anche voi adesso siete tristi, ma io vi rivedrò e il vostro cuore ne godrà. E la vostra gioia nessuno ve la potrà rapire. Io vi rivedrò. Ave, Ave Maria. Porta del Cielo. Io vi rivedrò” (cfr. S. Giovanni 14,22).
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