|
FILIPPO PERNIGOTTI
“L’ARTE DELL’INCONTRO”
“ Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sichar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. Lì c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù, stanco per il cammino, si era tranquillamente seduto al pozzo”. (Gv 4,5-6)
Durante il mio cammino per il mondo, incontrai un uomo saggio. Gli chiesi: “Cos’è più importante: amare o essere amato?”. Mi guardò, sorrise e mi rispose: “Di quale ala hai bisogno per volare?”.
Ecco un nuovo profilo che ci fa conoscere un’altra storia, quella di Filippo Pernigotti: un giovane brillante, estroverso, affettuoso, capace di amicizia vera. Ce lo presentano papà Lorenzo e mamma Teresa Agliardi. Riportiamo le lancette dell’orologio a venerdì 14 ottobre 1983 ed entriamo nel reparto di maternità della clinica S. Secondo, di Asti.
Mamma Teresa: “Il tempo di gestazione di Filippo non mi ha creato particolari problemi, tranne qualche ora prima del parto. La rottura delle acque arriva così improvvisa da non lasciarmi nemmeno il tempo di capire che cosa stia succedendo. Verso le ore 03,00, comincio ad accusare forti contrazioni. Vengo ricoverata urgentemente all’ospedale ed è necessario partorire subito. Il parto è cesareo e si dimostra alquanto travagliato. Alle 03,30 Filippo viene alla luce ma, purtroppo, avendo ingoiato del liquido amniotico, si è reso necessario aspirarlo subito prima che abbia a provocare seri danni al neonato. Il nostro piccolo campione inizia presto a combattere la sua prima battaglia. Non è ancora consapevole, tuttavia riesce a vincere la prima sofferenza riportando la sua prima vittoria”. In casa Pernigotti si è accesa la gioia
I SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
Papà Lorenzo: “La parrocchia dedicata a S. Siro, in Nizza Monferrato (AT), domenica 8 gennaio 1984, insieme alla festa liturgica del Battesimo di Gesù, vede anche il battesimo di Filippo, amministrato dall’allora parroco don Edoardo Beccuti. Un’altra bella festa di famiglia durante la quale mia moglie legge una preghiera da lei composta.
Il Battesimo ha reso il nostro Filippo figlio di Dio infondendo in lui tutti i doni di Grazia e di bellezza che sviluppa man mano che cresce. Intanto il fanciullo cresce in “sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52) e, grazie all’aiuto di don Beccuti, domenica 20 maggio 1990 riceve per la prima volta Gesù nel sacramento dell’Eucaristia. Filippo ha sette anni e scrive e firma di suo pugno un invitino personalizzato: “Grazie per il dono della Vita!”. Un altro giorno luminoso in famiglia, una semplice festa tra famigliari, parenti e amici. Quante volte le buone suore salesiane, di cui si parla più avanti, gli hanno parlano di S. Domenico Savio, accendendo il lui il desiderio di incontrare il suo caro Amico Gesù! E veramente, quel giorno, l’amore di Gesù ha creato una più forte comunione con lui e tra tutti. Tre anni dopo, il 26 ottobre 1987, viene a rallegrare la nostra famiglia, la nascita del suo fratellino Antonio. Dopo i primi necessari adattamenti, Filippo si dimostra felice di poter condividere la sua gioia, i suoi giochi e il tempo, con il nuovo fratellino”.
Mamma Teresa: “Ora Filippo ha nel suo cuore una marcia in più: tra scuola, oratorio, catechismo, sport … cresce e si prepara a confermare la sua bella testimonianza di fede. Riceve a sedici anni il sacramento della Cresima, domenica 16 marzo 1999. In lui è iniziato l’Operato di Dio e, come nella parabola evangelica, Gesù viene raffigurato come “quell’uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte e di giorno, il seme germoglia e cresce; come egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura” (Mc 4, 26-29). Così nel cuore di Filippo si preparano a sbocciare tante belle cose. Ma quali sono i doni che caratterizzano Filippo?
RITRATTO DI FILIPPO
“A ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo i doni di Cristo”.(Ef 4,7)
Filippo ha frequentato la scuola materna, le elementari e le medie nell’Istituto Nostra Signora delle grazie, a Nizza Monferrato, tenuto dalle suore salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice. E’ soprattutto in questi anni che cominciano ad affiorare alcuni dei tratti che lo contraddistinguono e che segnano la sua personalità.
Allegro, solare, amante degli abbracci sinceri.
Papà Lorenzo: “ Filippo dove arriva porta vita e riempie il cuore. Questo suo desiderio di comunicare l’affetto e l’amicizia con gli abbracci, lo ha caratterizzato fino all’ultimo. Quante volte mentre la mamma è ai fornelli intenta nel preparare il cibo, lui arriva di soppiatto e dice: Mamma abbracciami! Ogni occasione è buona per dare e ricevere abbracci. Un linguaggio universale che lui ha veramente accolto nel suo DNA.
Anche a distanza di anni, questo ricordo del suo amico Fulvio aiuta a comprendere che cos’è per Filippo la famiglia”. “ Filippo? Semplicemente c’è! Presente e consapevole molto più di tutti noi altri compagni. Indelebile il ricordo dell’estate quando, seduti sul balcone di casa mia, si parla del nostro futuro. Lui mi sorprende quando manifesta la possibilità di mettere su famiglia. Qualcosa che all’epoca, e anche oggi dopo dieci anni, a me non passa per la testa. Filippo è la prima persona con cui parlo dei miei sogni, di scrivere, di fare …
Uno dei primi ad avermi accompagnato in quei passi che mi hanno dato la forza di essere, oggi, la persona che sono”.
Fantasia al lavoro
Mamma Teresa: “Un altro aspetto che caratterizza Filippo è il navigare nell’immaginario. Anche se aveva un carattere marcatamente estroverso, spesso si estraniava da tutto e da tutti, per entrare in un suo mondo. Quante volte la maestra o il professore lo richiamano alla realtà dicendogli: Filippo, mi dici che cosa stavo dicendo? E lui ripete con esattezza quanto si dice. Un suo aspetto senz’altro interessante: ascolta e fa suo il contenuto a tal punto da riuscire a portarsi dentro con l’immaginazione. Ogni suo intervento attira benevola curiosità e gusto nell’ascoltare i contenuti rielaborati”.
Lasciar cadere i motivi di contesa
Papà Lorenzo: “Litigare con Filippo è difficile perché impara a distinguere molto presto ciò che è importante e per cui vale la pena scaldarsi da quanto, invece, è bene lasciar cadere subito. Filippo viene ricordato come un buono, come un puro di cuore, come un giovane che preferisce ingoiare piuttosto che litigare; il suo sguardo limpido è la dimostrazione della sua libertà interiore. Quante volte in una famiglia si finisce per parlare (e discutere) degli argomenti più svariati, ognuno adduce le proprie motivazioni che portano a determinate reazioni, non sempre positive. Egli, invece, anche se consapevole dei torti subìti, preferisce dare un “avvocato difensore” a chi ha sbagliato nella speranza che si possa ravvedere. Quante volte guardandolo ci siamo sentiti spronati anche noi ad andare oltre!”.
Parola d’ordine? Generosità!
Mamma Teresa: “ Questa è una caratteristica inconfondibile di Filippo: vede le difficoltà di chi gli sta accanto e fa tutto quanto gli sia possibile per essere d’aiuto. Quando dà una mano lo fa con tanta discrezione che, di lui, si può veramente dire che la “sua sinistra non sa ciò che fa la destra” (Cfr. Mt 6,3). Qualche giorno dopo del ritorno alla Casa del Padre, telefona una giovane coinquilina dell’appartamento a Torino. Filippo si è accorto che questa sua amica è in difficoltà, la aiuta come può in quanto anche lui è uno studente, ma nessuno sa della cosa. Questa giovane telefona a casa e dice: Filippo mi ha prestato dei soldi, vorrei restituirli! Abbiamo invitato la giovane a fare un’opera di bene in memoria di Filippo con i soldi che aveva ricevuto in prestito da lui. Che bello saper intuire le necessità di chi ti è accanto e arrivare a sollevare le situazioni di disagio. Quando la gioia è condivisa raddoppia. Quando il dolore è condiviso, si dimezza!”.
Un giovane che sa ascoltare
Papà Lorenzo: “ Un amico speciale, così definito anche dai suoi compagni. La sua capacità di ascoltare e consigliare sono il suo modo di stare vicino alla gente, la chiave per entrare nel mondo che lo circonda. I pensieri, le parole, per lui sono qualcosa di importante, tanto che in alcuni momenti sembra non essere di questo tempo. Cent’anni fa quando non c’era ancora questa frenesia odierna, ogni azione veniva ponderata, ogni frase valutata. Così Filippo, in un certo qual senso riporta a questo pensiero positivo del passato. Quanti bei ricordi legati al suo ascolto-parola al tavolo. Terminata la cena si ferma a raccontare, a scherzare, a riempire la mamma di coccole. Con lui ci si sente famiglia!”
|