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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

       IL CAMMINO PROSEGUE: SEMINARIO MAGGIORE DI VERONA
Gli studi proseguono e passa così al ginnasio e al liceo e anche qui riporta risultati eccellenti. Ed eccolo approdare al Seminario Maggiore, dove viene seguito da un altro grande padre spirituale, don Giuliano Ceschi. In una delle sue catechesi formative ai chierici, scrive: “Guidato dalla fede e sorretto dalla speranza, il prete è chiamato ad amare tutti gli uomini come fratelli, poiché sa che per loro Cristo ha dato la prova suprema del suo amor. Non l’uomo astratto o lontano, ma gli uomini con cui ha a che fare tutti i giorni, con i loro pregi e i loro difetti, con le loro gioie e i loro problemi, con le loro trepidazioni e le loro impazienze. Gesù non ha fatto lunghe dichiarazioni d’amore; per tutti ha offerto il dono della misericordia e della sua vita. Nella sequela quotidiana e amorosa di Cristo il prete deve vivere come modello del gregge. E per essere ed apparire tale, bisogna che egli dimostri di vivere ciò che insegna; di credere nella preghiera di cui parla; di plasmare la propria esistenza sulle istanze radicali del Vangelo che annunzia; di non stancarsi di annunciare a tutti la salvezza di Cristo; di reggere sul campo anche quando non è corrisposto; di saper recuperare la sofferenza, l’insuccesso, l’incomprensione, l’umiliazione - quando Dio lo permetta e la missione lo richieda – testimoniando così, nella speranza, la superiore fecondità della croce”. Parole che il chierico Stefano fa sue e cala nel quotidiano. Un cammino in salita sicuramente, ma con tappe progressive. Alcuni compagni di Ordinazione lo tratteggiano così in quei preziosi anni di formazione: “Giovane introverso, riservato, di non molte parole, ma deciso e determinato nelle sue scelte. Impegnato nello studio, lo vive con dedizione e interesse. Ama la musica, in particolare suonare la tastiera che conserva nella sua camera e la custodisce con diligente cura. Suonare è per lui un distensivo oltre che un modo per lodare Dio, animando le celebrazioni nella cappella del Seminario e le serate di preghiera con i giovani. La sua vita spirituale è arricchita e sostenuta dalla spiritualità del Movimento dei Focolari, che vive con equilibrio e discrezione. Nei momenti di festa sa tirare fuori la sua vena spiritosa e mettersi in gioco con vivacità. Perché non tutto abbia a sembrare idilliaco, non nascondiamo anche alcuni momenti faticosi e travagliati che segnano la nostra classe. Stefano è tra quelli che di più soffre di alcune scelte formative ma, nonostante questo, è determinato nel suo cammino fino all’ordinazione e all’inserimento nell’attività pastorale. Ricordarlo è motivo di ulteriore slancio per vivere il nostro ministero con quell’entusiasmo che caratterizza il modo di essere del nostro “Piace”, così come noi lo chiamiamo”.

IL TEMPO CORRE E LA MÈTA SI AVVICINA

I superiori preposti alla sua formazione lo ritengono idoneo a proseguire nel cammino intrapreso e il chierico Stefano l’8 dicembre 1994 riceve l’Istituzione del Lettorato; d’ora in poi può annunciare la parola di Dio a nome della Chiesa. Il 10 dicembre 1995 riceve l’Istituzione dell’Accolitato e così può aiutare il sacerdote a distribuire la Comunione nelle celebrazioni liturgiche e portarla agli ammalati. Tutto ciò è rodaggio per arrivare a lunedì 8 settembre 1997 quando, dalle mani del vescovo Mons. Attilio Nicora, riceve l’Ordinazione Diaconale. In casa Piacentini ancora una volta la gioia è grande! Ma, per capire qualcosa in più del sacramento del diaconato, ecco qualche stralcio di un articolo pubblicato allora sul settimanale Verona Fedele, del 7 settembre 1997 “Diaconi: la prova del nove”. Sono sette i seminaristi che l’indomani diventano diaconi. “Il diaconato segna una meta nel cammino … Ora sono davanti alla decisione definitiva, alla scelta di donare senza riserve la loro vita a Dio che li chiama. Sono chiamati a promettere di fronte a Dio e ai fratelli la loro obbedienza al vescovo, la loro volontà a seguire Gesù sulla strada del celibato e infine la loro intenzione a vivere nella povertà. Diacono è una parola che deriva dal greco e significa “servo”, non nel senso di schiavo ma nel senso di servo responsabile della casa, soprattutto della mensa. I diaconi sono chiamati a trasformare la loro vita sul modello di Cristo che non è venuto per farsi servire ma per servire, per donare la sua vita per la salvezza di tutti. La figura più simbolica è il Signore che lava i piedi ai suoi discepoli, un gesto che compivano i servi. Questa è l’icona di ogni diacono, chiamato a “lavare” i piedi, a servire, a nome di Cristo e della Sua Chiesa. il diacono non è un battitore libero ma anche lui è inserito nell’Ordine ed è a servizio della Chiesa che trova nel Vescovo la sua unità. L’obbedienza è la modalità nella quale vivere questo servizio. Come ogni ministro ecclesiale anche il diacono è mandato in mezzo al popolo di Dio per essere un evangelizzatore, con la voce ma soprattutto con la vita. Diventa sacramento di Cristo: un Cristo che accetta di servire senza accettare il contraccambio. Colui che agisce dietro le quinte è lo Spirito Santo. È lo Spirito che trasforma un giovane studente di teologia in un diacono, è la Sua potenza che consacra. Il dono del diaconato è dono dello Spirito che abilita al servizio dell’altare e della carità. I nostri amici seminaristi sono protesi verso il sacerdozio, l’esperienza del diaconato diventa per loro il banco di prova: il servizio deve essere la modalità del loro ministero anche presbiterale. Un pastore non può non essere anche un servo del gregge: il rischio sarebbe quello di diventare mercenari”. Una volta diacono, diventa don Stefano ed è tutto proteso verso il servizio nella Chiesa. Le sue prime esperienze pastorali le vive in seminario, in particolare con una classe di 3^ media a lui affidata, nella sua parrocchia di S. Pietro di Morubio e in alcune parrocchie quali Zevio e Bovolone. Ovunque dimostra il suo profondo amore spirituale per i giovani con i quali condivide molti interessi tra cui la musica e le letture Sacre. Cerca di comprenderli e di allacciare con loro amicizia. Il servizio del Circolo NOI, del grest, dei campi-scuola, di tutto ciò che ha a che fare con la parola “animazione” nello spirito evangelico. E talmente è forte il segno che lascia, da far sì che nel 2001, pochi mesi dopo il suo ritorno alla Casa del Padre, nasca il gruppo “Amici di don Stefano”. Trattasi di un gruppo composto da circa di una decina di giovani, che si ritrova una volta ogni due mesi con il parroco don Bruno Zuccari, per confrontarsi su argomenti di attualità in genere e problematiche sentite in prima persona dai giovani. Don Stefano è vivo! Continua a pregare, a evangelizzare ad entusiasmare con il suo esempio mai tramontato. Anzi!

ED ECCO ARRIVATO IL GIORNO TANTO ATTESO

Nella chiesa Cattedrale di Verona, ci sono tutti! Papà Luciano, mamma Silvana, il fratello Pier Giorgio, i nonni, gli zii, i cugini, gli amici, il suo parroco, i compaesani … vogliono esserci tutti per quel gran giorno. È sabato 6 giugno 1998 quando, dalle mani dell’Amministratore Apostolico Mons. Andrea Veggio, riceve l’Ordinazione presbiterale. Il suo viso è luminoso e aperto al sorriso, dai suoi occhi sprizzano gioia ed entusiasmo, e la sua voce senza se e senza ma, risponde sicura alle domande del rito dell’Ordinazione. Torniamo con lui a quel giorno meraviglioso, cercando di immedesimarci nei suoi sentimenti. A presentarlo al vescovo ordinante è il rettore del Seminario, don Giuseppe Valenzesi.
Diacono: Si presenti colui che deve essere ordinato presbitero, don Stefano Piacentini.
Eccomi!
Rettore: Reverendissimo padre, la Santa Madre Chiesa chiede che questo nostro fratello sia ordinato presbitero.
Vescovo: Sei certo che ne sia degno?
Rettore: Dalle informazioni ricevute presso il popolo cristiano e secondo il giudizio dato da coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare che ne è degno.
Vescovo: Con l’aiuto di Dio e Gesù Cristo nostro Salvatore noi scegliamo questo figlio per l’ordine del presbiterato.
Uno scrosciante applauso liberatorio raccoglie l’emozione dei fedeli. Dopo di ciò tutti ascoltano con attenzione l’omelia del celebrante. Arriva così il momento culmine della celebrazione. Don Stefano manifesta davanti al popolo di Dio la volontà di assumere gli impegni sacerdotali che lo attendono.  
Vescovo: Vuoi adempiere degnamente e sapientemente il ministero della Parola nella Predicazione del Vangelo e nell’insegnamento della Fede Cattolica?
Sì, lo voglio.
Vescovo: Vuoi celebrare con devozione e fedeltà i misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio eucaristico e nel sacramento della riconciliazione, a lode a Dio e per la santificazione del popolo cristiano?
Sì, lo voglio.
Vescovo: Vuoi insieme con me implorare la Divina Misericordia per il popolo che ti è affidato dedicandoti assiduamente alla preghiera come comandato dal Signore?
Sì, lo voglio.
Vescovo: Vuoi essere sempre più unito strettamente a Cristo Sommo sacerdote che come vittima pura si è offerto al Padre per noi consacrando te stesso a Dio insieme a lui per la salvezza degli uomini?
Sì, con l’aiuto di Dio lo voglio.
Vescovo: Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?
Lo prometto.
Vescovo: Dio che ha iniziato in te la sua opera la porti a compimento.
Ora i fedeli si inginocchiano, don Fabiano invece si prostra a terra in segno di umiltà e di consegna totale della propria vita a Dio. Vengono cantate le Litanie dei Santi perché la santità è la vera mèta della vita cristiana. Terminato il conto delle Litanie, don Fabiano si inginocchia davanti al vescovo che impone le mai sul suo capo. È il momento culminante dell’Ordinazione. Dopo un po’ di silenzio pronuncia questa preghiera: “… Dona, Padre onnipotente a questo tuo figlio la dignità del presbiterato. Rinnova in lui l’effusione del tuo spirito di santità …”. Terminata la preghiera, con Fabiano si alza e veste gli abiti sacerdotali, le sue mani vengono unte con il Sacro Crisma e gli vengono consegnati pane e vino
Vescovo: Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai. Conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore.
La pace sia con te
E con il tuo spirito.
E Mons. Andrea Veggio abbraccia paternamente il novello sacerdote. Don Stefano è felice; dopo l’abbraccio con il vescovo e i confratelli concelebranti, abbraccia con profonda commozione la mamma, il papà, il fratello e chi è lì vicino a lui pronto a ricevere l’abbraccio di pace. Pianto e sorriso si mescolano insieme e la gratitudine diventa preghiera di ringraziamento e canto di lode. Come il salmista, anche don Stefano canta: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare” (Sal 15,5-8). Dopo questa solenne celebrazione, la famiglia Piacentini con il novello sacerdote, si porta nel paese di Zevio e, nella gioia della circostanza, insieme a parenti e amici, e al caro “vecchio parroco”don Angelo Siviero, al Circolo NOI, festeggia questo momento che rimarrà indelebile nella mente e nel cuore.

DON STEFANO, IL SIGNORE TI MANDA A CASTAGNARO E A VERONA

Il giorno dopo è domenica, così don Stefano ha la gioia di poter celebrare la sua Prima S. Messa al suo paese. Vicino a lui c’è il suo parroco don Bruno Zuccari ed è presente tutta la comunità di S. Pietro di Morubio. Che commozione! Un suo figlio sale l’altare per offrire il sacrificio eucaristico, per sé, per la sua famiglia, per la comunità tutta. Quante lacrime si vedono scendere dagli occhi dei presenti, quanta “santa invidia” per la sua famiglia, ma quanta riconoscenza per questa grazia ricevuta. Don Stefano sorride, regala strette di mano e abbracci a tutti; si sente amato e desidera ricambiare l’amore. La stessa cosa si ripete domenica 14 giugno nella chiesa parrocchiale di Bovolone, e la sua riconoscenza a Dio e a tutti coloro che sono lì a pregare con lui, è veramente grande! Ora è pronto a partire per la sua nuova missione sacerdotale. Dal 1998, anno dell’ordinazione, al 1999, svolge la sua missione sacerdotale a Castagnaro (VR), per passare, poi, dal 1999 al 2000, a svolgere la missione di vicario parrocchiale nella chiesa di S. Giuseppe Fuori le Mura a Verona. Quanto siano stati proficui questi tre anni scarsi di apostolato, ce lo raccontano alcuni testimoni.
                                           (Don Vittorino Corsini, parroco di Castagnaro, e comunità)

 

AVANTI

 

 

 


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