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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

don Stefano Piacentini
“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8)

“Quando un vescovo impone le mani su un giovane che diventa prete avverte nel cuore una grande gioia perché vede compiersi per la sua Chiesa la promessa del Signore: “Susciterò pastori secondo il mio cuore”. Guardando don Stefano, giovane prete strappato alla vita mentre stava muovendo i passi iniziali del suo ministero, cerchiamo di cogliere quello che l’amore di Dio ci chiama a vivere nell’impegno della nostra esistenza. Don Stefano, dicendo sì alla chiamata di Dio, fa dono di sé al Signore per l’annuncio del Vangelo. La sua testimonianza non va persa soltanto perché si è chiusa velocemente la sua giornata terrena, ma assume nella sua brevità un’ intensità del tutto particolare. Don Stefano dice con la sua disponibilità piena al progetto di Dio come la vita sia piena quando è data nell’amore secondo quello che il Signore suscita nel cuore di ognuno. La sua testimonianza di vita è un richiamo forte, in modo particolare per i giovani perché non disperdano nemmeno un attimo della propria vita, non si lascino trascinare dalla moda del rimando, dell’attesa del momento propizio. È necessario riempire d’amore ogni momento della vita, non lasciar perdere nessuna occasione per vivere questa chiamata di Dio come don Stefano: vivendo la propria vita spirituale. La sua storia sia occasione propizia per cogliere in questa testimonianza presbiterale i frammenti dell’unico amore che anima la vita dell’uomo e possa suscitare anche nel cuore di qualche giovane il desiderio e la disponibilità alla vocazione sacerdotale” ( Dagli scritti di Mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona )

“ Il tempo cancella … Il tempo dimentica: si dice, ma non è sempre così e non sempre è vero. Dipende dalla profondità e dalla sensibilità del rapporto intercorso fra le persone. Don Stefano Piacentini, generoso, gioioso, prete convinto e ricco di quella ricchezza interiore che attira perché affascina e coinvolge. Sembra quasi che il Signore l’abbia chiamato a sé per un gioioso coronamento dell’anno giubilare che in quel dicembre 2000 si stava concludendo. Per don Stefano si apre la porta del cielo mentre in terra si chiude quella del Giubileo, ricca di entusiasmo e di speranza. Nel cuore si apre una sofferenza che viene maturata solo nell’abbandono al cuore di Dio quasi per un sobbalzo di fede e di amore: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra! Tornano alle memoria le toccanti parole pronunciate dalla mamma di don Stefano, che alla notizia della morte del figlio come Giobbe esclamava: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto”. Non è retorica ma verità certa e consolante affermare che il fratello perduto sulla terra, l’abbiamo guadagnato in cielo”. ( Dagli scritti di Mons. Flavio Roberto Carraro, Vescovo emerito di Verona ).

“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,5)

Quanto si trova scritto in questo ricco profilo, ha come fonte: il papà di don Stefano (la moglie ha seguito suo figlio in Cielo un paio d’anni dopo di lui); il fratello Pier Giorgio, don Guido Todeschini, direttore di Telepace, intimo amico di famiglia; il libro pubblicato dalla sua parrocchia d’origine, S. Pietro di Morubio, nel 10° anniversario del ritorno a Casa.

PADRE GIUSEPPE PIACENTINI
Nell’Ordine dei padri Stimmatini c’è il padre Giuseppe, mio fratello di sangue. La sua congregazione a Cadellara, una frazione di Colognola ai Colli (VR) ha una grande scuola che raccoglie molti alunni della Bassa Veronese. Egli ha il compito di visitare le comunità parrocchiali per promuovere attività vocazionale. Il 29 aprile è di passaggio a S. Pietro di Morubio (VR), dove nel frattempo la famiglia Piacentini si è trasferita da Cerea. Passa a trovare il parroco e ne approfitta per salutare anche la nostra famiglia. Ne approfitto subito per aggiornarlo su quanto stiamo vivendo con Stefano: la malattia di mia moglie, la fatica di trovare il latte giusto, l’ospedale prolungato, la cistite, i dolori … Dopo questa lunga lista gli propongo di impartire una benedizione speciale al piccolo, come ultima via d’uscita. Fatto sta che da quella notte in poi, Stefano si calma, si regolarizza e non avrà più alcun tipo di disturbo alle vie urinarie. Purtroppo non ho fatto in tempo a dirlo a mio fratello perché il giorno dopo, 30 aprile 1975, gli accade un fatto che lascia sgomenti tutti. Visto che conosce il medico del paese, passa a salutarlo e ne approfitta per sottoporsi ad una visita di controllo di routine. Mentre è in sala d’attesa insieme agli altri pazienti, ad un certo punto si sente venir meno, gli manca l’aria e si alza per uscire in giardino. Rientra subito, perché il malessere aumenta e chiede di poter vedere immediatamente il medico. Mentre chiede questo, impallidisce improvvisamente e si sente girare la testa. Una signora lì seduta fa appena in tempo a sorreggerlo prima che cada a terra. Tuttavia a terra cade subito dopo, stroncato da un infarto miocardico. Padre Giuseppe ha 27 anni! Come “leggere” questo episodio? Il bimbo ha male, lo zio lo benedice e il male sparisce. Il giorno dopo, lo zio sale al Cielo improvvisamente senza alcun preavviso. Dopo qualche anno, il nipote da lui benedetto diventerà don Stefano. E’ tutto “un caso”, oppure dietro a tutto questo c’è un Disegno a noi sconosciuto, che ci sarà svelato a suo tempo?

IO TI BATTEZZO NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO
La nostra è da sempre una buona famiglia cristiana e poiché “la Sua grazia vale più della vita” (Sal 62,4), come i medici trovano una soluzione per il latte e il bimbo torna a casa, io e mia moglie Silvana iniziamo ben presto a preparare il grande evento del Battesimo. Contattiamo l’arciprete della chiesa parrocchiale di Cerea, Mons. Dario Cordioli, che si dimostra ben felice di poter amministrare il sacramento nel giorno di domenica, “così tutta la comunità cristiana è coinvolta”. Tuttavia, dopo un breve consulto tra noi due genitori, coscienti dei costanti malesseri del piccolo, onde evitare che abbia a piangere per tutto il tempo della celebrazione, proponiamo al parroco di celebrare il Battesimo in un giorno feriale. In questo modo ci sentiamo più tranquilli e il gruppetto di parenti e amici, al corrente della possibile reazione di Stefano, certo non si scandalizza o infastidisce. Eppure don Dario confida nella Provvidenza e preferisce mantenere la tradizione di battezzare nei giorni festivi. Convince anche noi e così viene scelta la domenica 30 settembre 1973, esattamente trentaquattro giorni dopo la nascita. Alla presenza di noi genitori, del fratellino Pier Giorgio, del padrino Achille Dalla Barba, della madrina Gemma Piacentini, dei rimanenti parenti e amici, nella chiesa parrocchiale di S. Zeno in S. Maria Assunta, don Dario, con grande solennità, versando l’acqua sul capo del piccolo, scandisce le parole di Gesù: “Stefano, io ti battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. È un momento emozionante perché d’ora in poi nelle vene del nostro piccolo scorre la Vita stessa di Dio, la Vita divina della Grazia. Sicuramente “la grazia del Signore immessa in lui con il Battesimo, non sarà vana“ (Cfr. 1 Cor 15,10) se, venticinque anni dopo, quel piccolo diverrà don Stefano, uno zelante sacerdote della Chiesa Veronese. La ricchezza della celebrazione, la calma del piccolo e una semplice festa in famiglia hanno reso questo giorno veramente bello, speciale. Gesù da quel momento può lavorare indisturbato nel cuore di Stefano e io e mia moglie provvediamo di consacrarlo al Cuore Immacolato di Maria. Saperlo sotto la Sua protezione ci infonde pace e coraggio nell’affrontare il futuro.Ci sentiamo sostenuti nel nostro non facile compito di genitori cristiani.
            “SAN MARTIN” DA CEREA A SAN PIETRO DI MORUBIO (VR)

Un paio d’anni dopo aver ricevuto il Battesimo con la famiglia ci trasferiamo a San Pietro di Morubio, un bel paese distante pochi chilometri da Cerea e lì il nostro piccolo frequenta l’asilo infantile tenuto dalle suore della Misericordia. All’asilo, l’educazione religiosa impartita dalla famiglia viene maggiormente approfondita e concretizzata in un ambiente bello, sano, famigliare. Io lavoro nel settore oleario, e spesso sono in giro per i vari paesi a consegnare l’olio ai clienti. Quando torno a casa trovo sempre il nostro delizioso bimbo che mi aspetta; non mi vuol mollare neanche un momento così che tante volte, anch’io torno bambino con lui. Vuol rimanere spesso in braccio ed è contento quando gli insegno a fare i primi passi. Ripensando a quei bei momenti, mi tornano alla mente le parole del profeta Amos. È Dio che, attraverso di lui, parla al suo popolo: “Io gli insegnavo a camminare tenendolo per mano, lo traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per lui come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione” (Cfr. Os 11,3-8). Il piccolo ricambia con grande affetto. Stefano e Pier Giorgio, sono i nostri due gioielli. Mia moglie è sofferente, ma i nostri figli la ripagano di tanti sacrifici.

DALL’ASILO ALLA SCUOLA ELEMENTARE  

Il tempo trascorre tranquillamente e Stefano lunedì 1 ottobre 1979 inizia il suo percorso di scuola elementare con la maestra Bruna Graziani, per poi passare ad un’altra maestra, Gabriella Antonelli che, anche dopo tanti anni, lo ricorda molto bene: “Mi appaiono sempre i suoi occhi puliti e buoni, sguardo mansueto di fanciullo che mantiene fino in età adulta. Di carattere mite, socievole ma riservato e mai invadente. Quando mi soffermo a guardare la sua fotografia lo sento più che mai vivo e presente. La sua dolcezza mi pervade tutta; mi dà serenità e conforto nell’affrontare la vita di tutti i giorni. Ora che don Stefano è in cielo abbiamo un protettore in più; ci custodisce e vigila su di noi”. Come si destreggia un po’ meglio, eccolo intorno all’altare per offrire il suo servizio come chierichetto. Il suo parroco, don Angelo Siviero è entusiasta di quel bambino tanto composto, attento, partecipe alle celebrazioni e molto ordinato. Il Signore per Stefano è importante, così com’è importante Stefano per il Signore. Negli anni in cui il cuore è maggiormente fertile, il seme della Sua Parola cade abbondante e inizia a portare frutto il cento per uno. Negli anni delle elementari impara anche a recitare nei vari spettacoli organizzati dalla scuola e dalla parrocchia e lo fa talmente volentieri da impersonarsi letteralmente nelle parti a lui affidate. È piccolo ma crede in quello che fa e lo fa bene!

PRENDETE E MANGIATENE TUTTI, QUESTO È IL MIO CORPO

La nostra famiglia, intanto, si prepara a vivere un altro grande giorno di festa. Dopo un bel cammino di preparazione, Stefano è pronto per ricevere Gesù nell’ostia immacolata! A nove anni, domenica 23 maggio 1982, nella chiesa dei S.S. Pietro e Paolo, per le mani del nostro parroco don Angelo Siviero, guardando l’ostia candida, quel piccolo innocente dice: “O Signore, non son degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. Il parroco gli presenta Gesù dicendogli: “Il corpo di Cristo” e lui, commosso, fissando l’ostia risponde: ”Amen”. Per la prima volta Gesù eucaristico entra nel suo cuore. Torna al banco, si inginocchia con le mani giunte e il capo chino e sembra che nulla lo distragga. Dopo un po’ si siede e i suoi occhi brillano di gioia, il suo volto è raggiante! Quanta commozione anche quel giorno. Insieme a mia moglie non smettiamo di fissarlo e preghiamo per lui: Signore custodiscilo, tienilo stretto al Tuo Cuore, che non abbia ad incontrare cattivi compagni. Conservalo puro e fermo nella fede, che nulla abbia a strappare da lui la bellezza ed il candore di quest’incontro. Come ricordo con commozione quel giorno! A casa nostra Gesù è uno di famiglia e anche nella festa che segue la celebrazione in chiesa, Lui è al centro dei nostri discorsi, il perno intorno a cui ruota tutto. Nel suo cuore di piccolo lo Spirito Santo sta cesellando un Capolavoro:  Stefano, come la Vergine di Nazareth, “Custodisce ogni cosa meditandola nel suo cuore” (Cfr. Lc 2,51).

APPRODO AL SEMINARIO DI SAN MASSIMO EXTRA (VR)

Quanto finora detto non tarda a diventare realtà. Il nostro piccolo manifesta evidenti segni di vocazione. Non solo è entusiasta di servire all’altare, non solo è preciso nell’appuntamento quotidiano con la preghiera, personale e famigliare, ma dai suoi discorsi e dalle sue scelte si comprende sempre meglio che la sua strada è quella del sacerdozio. Tutto ciò che è sacro lo attira, rigetta la volgarità e non cerca assolutamente compagnie che potrebbero distrarlo dal suo ideale. Con mia moglie facciamo la scelta di fargli fare il corso medio in un luogo protetto dove possa coltivare con serenità la sua vocazione. Ne parliamo con don Angelo e optiamo per il seminario minore di S. Massimo Extra. Lì il nostro Stefano muove i suoi primi passi verso la meta che, di giorno in giorno, gli si fa sempre più chiara. Quando torna a casa è contento e racconta con entusiasmo quello che la comunità del seminario propone. Io e sua mamma comprendiamo che sta vivendo un’esperienza molto forte. Il Signore gli ha messo accanto un grande direttore spirituale, don Bruno Ferrante, che sa cogliere in lui gli abbondanti segni della Grazia divina e li coltiva con passione, esperienza e competenza. Noi vediamo che il ragazzo matura ed è contento della strada intrapresa. Studia con amore e con molto impegno riportando voti alti. È un ragazzo che ci riempie di soddisfazioni!

LO SPIRITO SANTO CONFERMA L’OPERA INIZIATA

Intanto nella nostra famiglia arriva un altro momento molto bello e ricco di significato. Domenica 9 giugno 1985, dalle mani del vescovo di Verona, Mons. Giuseppe Amari, nella nostra parrocchia, a dodici anni Stefano riceve il sacramento della Cresima. È un’altra tappa molto importante perché è lo Spirito che lo guida a fare chiarezza sui “sì” che si prepara a dire. Prima della crismazione, don Angelo sussurra al vescovo: “Questo ragazzo lo mandiamo in seminario”. Il vescovo si compiace e con evidente soddisfazione pronuncia la formula di consacrazione: “Stefano, ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. “Amen”, risponde Stefano. “La pace del Signore sia con te” riprende il vescovo. “E con il tuo spirito”, risponde ancora Stefano. E nel suo cuore i sette santi doni che lo Spirito porta con sé lavorano in profondità. Chi lo conosce o lo incontra può confermare che, senza chissà quale opera strepitosa, in lui questi sette doni del Paraclito, trovano buona corrispondenza. Quanta Sapienza esce dai suoi discorsi. Ascoltarlo è un vero piacere e riflettere sulle cose da lui dette è nutrire lo spirito. Come sa usare bene l’Intelletto prima di parlare o di scegliere qualcosa. “L’importante è seminare anche se non vediamo i frutti -dice – e far unicamente la volontà di Dio”. Come il suo Consiglio è sempre moderato, illuminato. Testimonia di lui un amico: ”Ciò che porterò sempre nel cuore è che lui ha saputo starmi vicino nei momenti difficili. Grazie a lui, in questi giorni sto raccogliendo frutti inaspettati. Mi sta aiutando”. Che Fortezza nel dire dei si e dei no precisi e determinati. Scrive: ”Vivere unicamente per Dio, per questo grande e unico Ideale della nostra vita e vivere per gli altri, amando tutti, partendo, prima di tutto, da un vero amore vicendevole tra di noi. Credere in questo fino in fondo: sì, amare l’altro fino ad essere pronti a dare la vita!”. La sua Scienza è percepibile nel suo modo di parlare, di approfondire argomenti anche impegnativi. La sua Pietà? Basta vederlo pregare. Le domeniche torna assai spesso in parrocchia, ora dà una mano nella varie attività, soprattutto nella liturgia, animandola con il canto; tra una Messa e l’altra lo si vede, assieme a don Angelo prima e a don Bruno poi, celebrare la liturgia delle ore. Il Timor di Dio? Nella nostra famiglia questo è un ritornello assai comune: Dio ti vede! Pertanto agisci sempre pensando che sei alla Sua Presenza. Nell’educazione cristiana dei figli, non si scherza! Anche questa volta un momento di festa in famiglia corona un altro giorno che lascia in tutti tanta serenità, tanta gioia.

 

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