Fabiano, una volta fatta la scelta di entrare definitivamente in seminario, iniziò a frequentare il ginnasio e il liceo che supererà brillantemente. Dopo cinque anni di seminario minore, decise di passare al seminario maggiore per studiare teologia. Come non ricordare la sua presenza, il suo desidero di essere di e in compagnia e quello di conoscere sempre più e meglio Gesù nella preghiera personale e comunitaria. Quanto in questo ci è stato di esempio! Però, nel suo cuore, si affacciavano tante domande e aveva bisogno di risposte … Le cercava … Le cercava … D’accordo con i superiori del seminario per sei mesi offrì i suoi servizi agli ultimi alla Sarmeola a Padova e poi, per altrettanti mesi, andò a lavorare … A vender stoffe dicevamo noi, un po’ prendendolo in giro. Lì però non c’erano le risposte che cercava. Consigliato di fare un “salto” decise di “volare” al di là dell’oceano, di andare nella cittadella dei focolari di Luminosa, nella periferia di New York. Ci rimase quasi un anno e quando al suo ritorno gli chiedemmo cosa c’era andato a fare ci diede una risposta che ancora adesso ci lascia disarmati: ho cercato di fare la “scelta di Dio, di metterlo al primo posto”: evidentemente della sua vita di uomo e della sua futura vita di prete. Al ritorno ecco ancora la domanda: cosa fare? Riprendere il seminario o altre strade?
LE TORTUOSE VIE DELLA PROVVIDENZA
Per il momento, sempre d’accordo con i superiori del seminario, decise di iscriversi alla facoltà di lingue straniere di Verona. Passarono gli anni con gli studi, gli esami, i suoi mille interessi, la sua parrocchia di Erbezzo … e ogni tanto gli arrivava la domanda di tanti amici: ma ritorni? In seminario ovviamente. Cosa fai? Ti decidi? Sì sa, l’amicizia è bella e a volte pungente … Ma è la sincerità che l’amicizia porta con sé. Le risposte alle sue domande ancora non erano esaurienti per lui … Allora qualche esperienza all’estero, in Germania in modo particolare, per “perfezionare” il tedesco e per stare anche con una comunità di preti che lo hanno accompagnato in un’altra tappa del cammino vocazionale. Poi il servizio civile e infine, ecco la scelta di rientrare in seminario per frequentare gli ultimi anni di teologia … anni, anche questi, intensi: di preghiera, di studio, di vita comunitaria e di fraternità. Però, prima della scelta definitiva doveva maturare ancora qualcosa del suo singolare percorso e delle sue domande che ancora non erano complete nelle risposte che cercava. Quindi ancora qualche mese di studio, la laurea, il baccalaureato in teologia, un’altra esperienza all’estero e il desiderio di mettersi anche a confronto con la pastorale parrocchiale. Venne inviato a Bussolengo (VR) dove, anche insegnando Religione Cattolica, presso la scuola delle suore della Sacra Famiglia, nella città di Verona, cominciò pian piano a entrare nei gruppi della parrocchia e ad assaporare la pastorale attiva. Ma ormai la mèta era veramente vicina, e tanta fatica era alle spalle. Davanti a sé ora vedeva lo striscione d’arrivo con la scritta: SACERDOZIO.
LA MÈTA LUMINOSA RAGGIUNTA
1° TAPPA: IL DIACONATO
A Bussolengo, sotto la sapiente guida del “suo” don Giorgio Costa, fece evidenti progressi. Dopo un lungo percorso, senza dubbio bello, ricco, anche se a volte ai nostri occhi tortuoso, ora però con mèta raggiunta: desiderio appagato della sua ricerca del volto di Dio. Un Dio che lo voleva e lo chiamava al Suo servizio! Così il giorno 15 novembre 2009, nella sua chiesa parrocchiale di Erbezzo, dalle mani del vescovo padre Flavio Carraro, Fabiano verrà consacrato diacono. Un paio di giorni prima di questo passo fondamentale, a mamma e papà, scriverà la lettera con la quale abbiamo iniziato questa straordinaria avventura. Lì si trova la sintesi della sua raggiunta maturità umana e spirituale. Mamma Carolina incise indelebilmente nel suo cuore lo splendore di quella giornata: “ Fu un giorno bellissimo, ero emozionatissima e non avevo occhi se non per contemplare il mio Fabiano. Non mi sembrava vero e invece era realtà: fra pochi minuti il nostro primogenito sarebbe diventato don Fabiano, un giovane consacrato al Signore. Un dono ricevuto da Dio e che a Dio ritornava, con tanti talenti già trafficati. Quel giorno Fabiano chiese a me e a suo papà, che fossimo noi ad accompagnarlo, per mano, all’altare: Siete voi che offrite questo figlio al Signore! E così abbiamo fatto. Mi sembrava di volare. Nel mio cuore risuonava solamente e ripetutamente la parola GRAZIE SIGNORE! La giornata trascorse tranquilla e ricca di emozioni incancellabili. La sera di quello stesso giorno ci ritrovammo tutti in famiglia e anche qui la gioia, la letizia erano veramente grandi. Don Fabiano si era seduto sul letto della sua cameretta e con indicibile entusiasmo lesse tutti gli scritti pervenutigli. Era felice e il suo sorriso contagiò tutti. A festeggiare con noi c’erano anche due figure molto importanti nella sua vita: nonna Emma e zia Lina. Quanto affetto gli hanno dato, quanti esempi di fede solida e vissuta. La zia, per recarsi a Messa quotidianamente, percorreva a piedi e in mezzo ai boschi cinque sei chilometri, con ogni tempo e in ogni stagione, facendo sì che la Casa del Signore praticamente fosse anche la sua casa. I loro Rosari e i loro insegnamenti, furono una vera e propria scuola di teologia della vita, che forgiarono i primi passi di don Fabiano e che lo accompagnarono lungo tutto il suo cammino”. Una volta diacono rimase nella parrocchia di Bussolengo dove si buttò ancor più a capofitto nella pastorale cercando di arrivare da tutti e dappertutto. Lavorò con i giovani e con gli anziani, con le famiglie e con i bambini, mai distogliendo lo sguardo dagli ultimi che venivano da lui per un aiuto e un conforto. Ed ecco così arrivare la
2° TAPPA: IL SACERDOZIO
Un anno dopo gli venne conferito il sacramento dell’Ordine, da Mons. Giuseppe Zenti, nel Duomo di Villafranca (VR) il 20 novembre 2010, insieme a un altro amico diacono, don Michele Valdegamberi. Perché Villafranca, vi chiederete, e non nella chiesa Cattedrale di Verona? Questa scelta volle essere un grande atto di carità e di squisita attenzione pastorale suggeriti dal vescovo. L’amico diacono prestava già il suo servizio nella parrocchia di Villafranca dove c’era allora come parroco l’arciprete don Gabriele Zanetti. Quest’ultimo era affetto da un tumore che aveva minato moltissimo la sua salute e, per non affaticarlo ulteriormente nello spostamento, si decise di ordinare sacerdoti i due diaconi, proprio nella sua parrocchia. Ora, anch’egli vive nell’eterna gioia insieme a don Fabiano. Anche quella dell’Ordinazione Sacerdotale, per la famiglia di don Fabiano fu un’altra memorabile giornata. Quel giovane tanto entusiasta della vita e del dono impagabile del sacerdozio, finalmente poté sentir risuonare nel suo cuore le meravigliose parole del canto: Tu sei sacerdote per sempre, Dio t’ha scelto, Dio ti ha amato! E la sua vita per due anni sarà un autentico e consapevole ricambio del dono ricevuto. Tuttavia ancora mamma Carolina, ci rivela un particolare che da quel giorno ha sempre custodito nel suo cuore. “La notte precedente il giorno dell’Ordinazione di don Fabiano, ero così emozionata e agitata per l’evento che stavamo preparandoci a vivere ma qualcosa di strano, di misterioso, mi impedì di riposare. Un forte tormento interiore, una sofferenza che mi accompagnò anche il giorno dopo. Avrebbe dovuto essere un giorno di grande festa, di gioia personale e comunitaria e, invece, mi accompagnò quasi un senso di angoscia. Non lo diedi a vedere e non ne parlai se non con pochi intimi. Uno di questi fu proprio don Fabiano, il quale, con senso di stupita meraviglia mi rispose: Mamma, ma sai che è quanto ho vissuto anch’io? E la cosa finì lì. Ma io continuai a custodire nel cuore quanto successe a entrambi, e tante volte mi chiesi, e tutt’ora mi chiedo, che significato potesse avere quel tormento interiore così forte. Ho pensato e ripensato e mi sono ricordata delle parole che il vegliardo Simeone disse a Maria quando, nel Tempio di Gerusalemme, prese tra le braccia Gesù: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Cfr. Lc 2,34-35). Ho sempre condiviso il ministero di don Fabiano, le sue ansie, le sue paure partecipando con la preghiera, con il consiglio e con l’offerta di quanto mi riservava ogni giornata. Ma solo due anni dopo iniziai a comprendere meglio che in quel tormento c’era veramente qualcosa di più!”. Ancora ricordo che dopo la celebrazione della S. Messa in Coena Domini, il suo primo Giovedì Santo, con il suggestivo gesto della lavanda dei piedi, mi confidò: “Sai mamma cara, avevo le gambe che mi tremavano. Ero emozionatissimo! Ora però sono felice, ho finalmente coronato il sogno della mia vita”.
DUE ANNI DOPO … FIAT VOLUNTAS TUA
Dopo l’ordinazione sacerdotale, don Fabiano venne ufficialmente nominato Vicario parrocchiale di S. Maria Maggiore in Bussolengo, dove continuò a dare il meglio di sé, senza risparmio alcuno. Un sacerdote felice di esserlo! Di lui si può dire: “Simile al fuoco, sorse un nuovo araldo della salvezza. La sua parola bruciava come fiaccola. Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c’era falsità sulle sue labbra” (Cfr. Sir 48,1; Ml 2,6). Dove passava lasciava segno di sé. Il tempo trascorreva e il suo entusiasmo cresceva. Non si risparmiava in nulla e anche per lui le giornate avrebbero dovuto essere di quarantott’ore. Intanto si avvicinava il momento omèga della sua vita terrena. Però, prima di arrivare a questo, è interessante conoscere almeno ancora due particolari. Il primo è il suo ultimo pellegrinaggio con il gruppo giovani di Bussolengo, ad Assisi. Poiché il suo rapporto con la Madre di Dio era veramente profondo, scelse di essere là per partecipare alla solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Quante volte lo si trovava in chiesa vicino a Lei! Quanti Rosari offerti con sua mamma Carolina ogni volta che salivano in macchina insieme. Ogni viaggio equivaleva allo sgranare la Corona. La presenza della Madonna, anche attraverso sue immagini, era disseminata ovunque. Così ha anche scelto di festeggiare il suo ultimo otto dicembre terreno,ad Assisi. Era l’anno 2012. Tra i vari momenti di riflessione, di che cosa parlò ai giovani? Di “sorella morte corporale”, proprio come amava chiamarla San Francesco. Oggi ci si chiede: “Perché alla vigilia di questa solennità, parlare della morte? E per di più a un gruppo di giovani?”. Un altro particolare di spessore, ci riporta al pomeriggio di martedì 11 dicembre. Nella parrocchia di Bussolengo, erano stati organizzati alcuni incontri di riflessione in preparazione al Natale imminente. Preghiera e catechesi sul libro del Qoèlet. Don Fabiano ha tenne quella del pomeriggio, delle ore 15,00. Tra gli altri fedeli era presente anche una signora nativa di Erbezzo, ma residente a Bussolengo, Silvana Mainenti. Ella stimava molto don Fabiano e gli voleva bene. Sarà lei a raccontare ai genitori questo particolare. Il tema trattato era il valore del tempo e il buon uso che se ne deve fare. Nella sua spiegazione, ricordò anche ai presenti che la stessa vita è come un soffio, oggi ci siamo e domani potremmo non esserci più; pertanto è bene fondare sulla Roccia le nostre speranze, finché ne abbiamo il tempo. Terminata la catechesi, si avvicinò a Silvana e le disse: “Anch’io domani potrei non esserci più”, e compì un gesto particolare. Mostrò il palmo della mano, soffiò e disse: “Vedi, la nostra vita è così, è proprio come un soffio. Oggi ci siamo e basta un soffio per non esserci più!”. Lì per lì non si fece caso più di tanto. Si assentì con il capo, perché questa è la verità ma, poi, tutto si fermò lì e dopo i vari saluti, ringraziamenti e strette di mano, ognuno tornò a casa sua. Don Fabiano sbrigò altre cose e poi, visto che la settimana prima non era tornato dalla sua famiglia, decise di cenare con i suoi e pernottare nella sua Erbezzo.