Cari mamma e papà, 32 anni fa, come oggi, venivo alla luce, frutto del vostro amore ma prima ancora di quello di Dio. Chissà quanti sogni su quel pargolo, all’inizio un po’ fragile a dire il vero, che avete accolto come il più bel regalo che Dio poteva farvi. Cresciuto con infinito amore, così come le altre due perle che il Signore vi ha donato, Alessio ed Elena, avete accompagnato con la vostra amorosa presenza ogni mio respiro e ogni mio passo. Ma il giorno in cui aprii gli occhi sul mondo, anche Qualcun altro iniziò a sognare e a progettare. In questi anni, tramite voi Lui si è preso cura di me, mi ha cresciuto , mi ha insegnato a camminare, mi ha fatto comprendere che la vita sì è bella, ma è anche croce e dolore. Tante volte bisogna saper stringere i denti e andare avanti, non bisogna mai mollare, per amore si possono sopportare grandi sacrifici, ma ne vale la pena. Mi ha insegnato che bisogna avere pazienza, essere umili, capaci di ascolto, capaci di ricominciare, capaci di perdono, capaci di sopportare…
Ora è arrivato il tempo di realizzare il Suo sogno, di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca. Il Signore vi chiede di fargli dono di un figlio che 32 anni fa ha consegnato nelle vostre mani, ma che è sempre appartenuto a Lui. Non ve lo toglie, anzi vi chiede di continuare ad accompagnarlo così come avete fatto fino ad oggi. Solo che adesso Lui ne ha bisogno e vi chiede di offriglielo, così come un giorno Lui l’ha donato a voi. Vorrei che fossero questi i sentimenti con cui domenica prossima mi accompagnerete all’altare. La certezza che state collaborando al disegno di Dio e la gratitudine per aver scelto proprio vostro figlio a far parte dei Suoi più stretti discepoli. Se sono arrivato fin qui è grazie a voi. Siatene consapevoli e orgogliosi. Il mio grazie è ben poca cosa di fronte a tutto quello che voi avete fatto per me in tutti questi anni ma confido che sarà il Signore a ricompensarvi! Non so dove il buon Dio mi condurrà, quali saranno i suoi progetti: di certo saranno belli, perché il Signore non illude e non delude.
Con serenità e gioia mi preparo a dirgli di Si, certo che è Lui la risposta ad ogni mio desiderio di felicità. A Lui voglio appartenere, a Lui voglio dire: “Eccomi Signore sono tuo!”.
Custodite il vostro amore come la cosa più preziosa che avete, perché questa diventerà anche la mia forza. Prendetevi cura l’uno dell’altro, fate memoria di quel SI che anche voi un giorno avete espresso davanti a Dio, di amarvi l’un l’altro ogni giorno della vostra vita, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore … Testimoniatemi con la vita che ciò che conta è l’amore e nient’altro! Che solo l’amore è fonte di felicità e serenità; che tutto il resto passa, che tutto il resto è illusorio se non c’è l’amore. Gioite di quello che il Signore vi ha dato e, che vi siete pure voi conquistato e sudato, ringraziatelo per la famiglia che vi ha donato, per i figli che avete, per la casa, per la salute; cosa potreste desiderare di più? Le gioie semplici sono le più grandi.
Questo è il regalo più bello che potete farmi, non desidero altro. Che il Signore vi ricolmi della sua benedizione, donandovi anni sereni e pieni della sua grazia.
E anche a voi fratellini miei dico grazie, per il semplice fatto che ci siete e che esistete. Condivido con voi la gioia di questo passo. Continuate a starmi vicino e a volermi bene così come avete sempre fatto, certi che siete sempre nel mio cuore e in quello del Signore, insieme a mamma e papà.
Magnificat anima mea Dominum!
Fabiano
Alcune omelie di Don Fabiano
Molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano. “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui …” ( Cfr. Mc 6,2-3).
La figura luminosa che andremo a conoscere è quella di don Fabiano Forafò, anni di vita 35: due di sacerdozio. La sua autenticità ci aiuterà a tracciare di lui un profilo semplice e molto ricco: uomo della Parola a lui tanto cara, spezzata con amore e donata in abbondanza. L’uomo del sorriso, della gioia e dell’entusiasmo costanti. L’angelo custode di tante situazioni senza età che ha saputo prendere a cuore. Il servo buono e fedele, assiduo lavoratore della Mistica Vigna. Uomo che ha ardentemente desiderato prendere parte alla gioia del suo Signore. Di spiritualità focolarina aveva ricevuto dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, il motto evangelico: “Fate quello che Egli vi dirà”. E don Fabiano ha cercato di fare ciò che Gesù gli veniva suggerendo di momento in momento, anche in quelli più travagliati. Cominciamo a sfogliare insieme alla mamma Carolina e al papà Sergio, il diario di famiglia.
IL LIETO ANNUNCIO: È NATO UN MASCHIETTO
I ricordi ci portano nell’attivissima città di Verona, nel reparto maternità di Borgo Trento. Sono le ore 09,10 di domenica 6 novembre 1977. A papà Sergio Forafò e a mamma Carolina Morandini, in quel giorno e in quell’ora viene dato il lieto annuncio della nascita del loro primogenito a cui verrà posto il nome di Fabiano. Inizia così la storia del nostro novello campione. Nasce prematuro di una ventina di giorni e la sua salute sarà cagionevole per qualche anno. Mamma Carolina ci racconta che “non voleva saperne di mangiare. Quante lacrime mi ha fatto versare! Pensavo: se questo non mangia, mi muore ben presto! Dopo qualche giorno i dottori ci hanno dato il permesso di portarlo a casa e, quasi per miracolo, nel ridente paesino di Erbezzo, nel bel mezzo delle colline veronesi, il piccolo, un po’ alla volta, iniziò a mangiare. E Fabiano, anche una volta diventato don, avrà sempre un legame particolare con la sua casa e la sua famiglia. Più il suo volto riprendeva colore, più nel nostro cuore di genitori ritornava la speranza. “Dai forza Fabiano che ce la faremo”, era il ritornello quotidiano. E Fabiano ce l’ha fatta”. Tuttavia, il bambino ebbe tanti problemi di salute; cresceva poco e aveva pure contratto più patologie tra cui dermatiti, allergie e intolleranze varie. Perciò fu sottoposto a parecchi esami clinici e furono consultati più specialisti. Mamma e papà suddividevano le loro giornate tra lavoro, famiglia e visite specialistiche. Si recarono anche ai famosi Bagni di Comano, una rinomata fonte termale del Trentino, per trovare sollievo da questi disturbi. Il nostro piccolo campione sopportava tutto con rassegnazione e, papà e mamma, non ricordano capricci o lamentele particolari. Si preparava già ad accettare pazientemente ciò che la vita gli avrebbe riservato.
DA DOVE LA SUA FORZA?
Dalla Comunione con Gesù e con il Suo Corpo mistico che è la Chiesa. Ben presto Fabiano fu accolto con il Battesimo nel grembo della Chiesa Madre, e in essa, insieme a quello naturale della mamma, ha succhiato il latte spirituale fin dalla sua prima infanzia, fortificandosi via via che il tempo trascorreva. Era il giorno 8 gennaio 1978 e a Erbezzo faceva veramente un freddo pungente. Un piccolo gruppetto di fedeli: famigliari, parenti e alcuni amici, si radunarono nella chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo, dove risuonarono, ancora una volta, le parole consegnate da Gesù ai suoi: “Fabiano, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Tutti risposero Amen, che significa: sì è così, ne siamo certi. E Fabiano da quel momento partecipò a tutte le immani ricchezze spirituali della Chiesa. Da questa Comunione la sua forza nel combattere, nel guarire, nel servire e nell’offrire tutto per la giusta causa. Una volta cresciuto racchiuderà tutta la sua missione nel programma da lui coniato: “Solo l’Amore resta”. Mamma Carolina, di quel memorabile giorno ricorda: “Ero talmente emozionata da non sentire nemmeno il freddo. Tenevo tra le braccia una creatura che era diventata tempio di Dio, fratello di Gesù e che lo Spirito Santo iniziava già a “lavorare” per una missione speciale”. L’allora parroco di Erbezzo, don Italo Grella, con commozione rivelerà che quel giorno, amministrando il Battesimo, pregò così sul piccolo Fabiano: “Signore ti affido questo bambino, fa che abbia a diventare Tuo sacerdote per sempre”. Che don Italo avesse percepito che per quel bimbo era stata tracciata una via speciale? Ci piace pensarlo rileggendo la vocazione del profeta Geremia, soprattutto quando il profeta scriverà: “Mi fu rivolta la parola del Signore: Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,4-5). Già in quel primo atto cristiano del Battesimo, dopo il dono della vita trasmessa da papà e mamma, Fabiano aveva ricevuto in sé la capacità di rispondere al Signore, come il salmista: “Ecco, io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore” (Sal 39,8-9).
CRESCEVA IN SAPIENZA ETÀ E GRAZIA
Intanto, come tutti i bimbi del mondo, anche Fabiano continuò a crescere felice e spensierato sotto lo sguardo amoroso di mamma Carolina e papà Sergio. Nel periodo delle scuole elementari non si hanno particolari ricordi, se non la sua buona educazione con tutti, sia in famiglia sia a scuola. La sua intelligenza era vivace e ne davano conferma i bei voti; il suo carattere era mite e non aveva mai recato particolari pensieri. Due avvenimenti molto belli precederanno la Prima Comunione e lo riempiranno di gioia: la nascita del suo fratellino Alessio il 15 giugno 1982 e della sua sorellina Elena il 10 giugno 1986. A loro resterà particolarmente legato per tutta la vita, così come sarà per Erbezzo, paese da lui amato e considerato come la sua casa. Per lui, che amerà girare il mondo, la sua, vorremmo definirla, patria. E finalmente arrivò anche il 17 maggio 1987, giorno in cui ricevette per la prima volta Gesù Eucaristia. Che bello! Quel giorno il suo cuore divenne tabernacolo di Gesù, cattedrale della Santissima Trinità. Una volta sacerdote scriverà questo: “Lo sguardo di Dio si è posato su di noi e Lui non fa preferenza di persone, ama tutti, indistintamente: non dobbiamo dimostrargli nulla, il suo amore si è riversato su ognuno. Lasciamoci amare, impariamo ad amarci, cominciamo a guardarci con gli occhi di Dio e non più con i nostri! Cominciamo a guardarci come Lui ci guarda: è Lui, lo sappiamo, ci vede con gli stessi occhi con cui una madre guarda il proprio figlio” (8 gennaio 2011). Un cuore donato a Dio fin da fanciullo. Una storia d’Amore, la sua, che conosceremo appieno solamente in Cielo. Un simpatico aneddoto ce lo raccontano ancora i genitori: “Quando si andava in giro da qualche parte, invece di essere attirato come tutti i bambini dalle cose nuove da vedere, era attirato dai campanili. Un giorno, a Verona, fermi al semaforo di Ponte Pietra, vicino al duomo, Fabiano guardava estasiato il campanile e la sontuosità della chiesa Cattedrale. Più volte chiese quale fosse il nome di quella grande chiesa. Solo quando lo seppe, compiaciuto si tranquillizzò. Noi due guardandoci negli occhi dicevamo: “Possibile che veda solo le chiese? Perché non dimostra curiosità anche per altro, come di solito per tutti i bambini?”.
PICCOLI SEGNI
Nel contesto di vita molto tranquillo e sereno di Erbezzo, Fabiano dagli otto fino ai quattordici anni, servirà come chierichetto all’altare del Signore, e lo farà sempre con puntualità e meticolosità. Un giorno si avvicinò al parroco officiante don Giancarlo Signorini, oggi insieme a lui in Cielo, e gli chiese: “Ma quanto potrò ancora fare il chierichetto?”. E il parroco sorridendo, rispose: “Guarda, io lo sto facendo ancora adesso!”. Queste parole sono state sicuramente un altro seme caduto nel “terreno buono” del suo cuore. Mamma Carolina, venuta a conoscenza del dialogo, con la nonna Emma, (sua mamma), commenterà così il fatto: “Sicuramente questo ragazzo si farà sacerdote!”. Convinzione coltivata da tempo nel cuore di mamma Carolina. Intanto arrivò il giorno bellissimo della Cresima. Il 25 giugno 1989, all’età di 13 anni, lo Spirito Santo scenderà su Fabiano e lo renderà capace di comprendere ancora meglio la voce del Signore che lo stava chiamando ad un cammino molto impegnativo, a una grande missione: diventare un alter Christus. E Fabiano accettò la sfida. Terminata la terza media, il parroco don Giuseppe Marchi, vedendo in Fabiano “la stoffa per fare un bell’abito per il Signore”, ne parlò con la famiglia e, dopo alcune esperienze vocazionali vissute insieme ad altri ragazzi, sotto la guida sapiente di bravi educatori, a quattordici anni entrò nel Seminario Vescovile di Verona. Ora ascolteremo la testimonianza di due amici del cuore incontrati nel suo nuovo cammino, don Michele e don Nicola. D’ora in poi i suoi orizzonti si spalancheranno e, giorno dopo giorno, Fabiano svelerà sempre meglio che cosa stava operando in lui lo Spirito Santo.