|
Davide
Ed ecco arrivare il fratello minore. Ciao, eccomi, ci sono anch’io! Mi chiamo Davide e, come mio fratello Francesco, sono nato all’ospedale Santo Spirito di Bra. Cambia solo la data di nascita perché io sono nato tre anni dopo, esattamente giovedì 26 marzo 1998, alle ore 07,45. Anch’io sono frutto di un parto molto laborioso.
Il mio, però, a differenza di quello di Francesco, è stato cesareo. Povera mamma, che vite gli abbiamo fatto fare! Ma ecco che dopo tanto complicato travaglio, mia mamma ha potuto stringere tra le braccia il neonato; pesavo, già allora, ben 4 chili e 220 grammi. Si può dire che, nonostante fossi un tornado di vivacità, nonostante che, insieme a Francesco e nostro cugino Alessio, mettessimo sottosopra tutto quello che trovavamo facendone di tutti i colori, la mia corporatura rimane robusta. I miei capelli tendono verso il biondo e il colore degli occhi verso il verde. Un segno caratteristico è la carnosità delle labbra, improntate costantemente al sorriso, alimentato, comunque e sempre, dalla grazia sacramentale.
Come Francesco, anch’io ho frequentato le scuole elementari a Madonna del Pilone, mentre le medie nella scuola “Luigi Einaudi” a Cavallermaggiore e il diploma superiore di perito agrario l’ho conseguito all’Istituto Professionale Statale per l’Agricoltura “Umberto I”, a Cussanio di Fossano. Intanto, a 16 anni anch’io, restando affascinato dalle proposte serie di fede che offre, ho scelto di entrare nel Cammino dove ho conosciuto la mia fidanzata; una giovane meravigliosa! Con lei scriviamo una pagina stupenda della nostra vita coltivando tanti sogni, mettendoli con cura nel cassetto.
“Signore che cosa vuoi che noi facciamo per te?”
“Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo”. (Sal 138,6) In questa nuova pagina, attraverso il dono dell’intelletto, chiediamo allo Spirito Santo di guidarci al cuore della vicenda storica di Francesco e Davide, aiutandoci a sondarne gli abissi, e Lui, che “scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio” ( 1 Cor 2,10), ci guiderà a comprendere sempre meglio l’importanza del dono di questi due fratelli. È Gesù che ha detto: “Quando verrà lo Spirito di verità, Egli vi guiderà alla Verità tutta intera” (Gv 16,13). Pertanto affidiamoci a Lui e fidiamoci della Sua guida: ci aiuterà a entrare gradualmente nella Luce del Mistero che stiamo sondando. E chi meglio della Parola di Dio ci può condurre in quest’avventura?
Francesco, il fratello più grande, ha ricevuto il DONO del Battesimo, la grazia della figliolanza divina, la caparra del Cielo, domenica 22 ottobre 1995. La liturgia del giorno corrispondeva alla 29° domenica del Tempo Ordinario, anno C. La Parola di quel giorno, veramente illuminante, si può tranquillamente riassumere così: la Missione di Francesco?
È quella di pregare, far pregare, rendere lui stesso preghiera d’intercessione per tutti coloro che hanno e avranno il privilegio di incontrarlo. Ogni esistenza sulla terra è segnata dal combattimento ma, sicuramente, quella del cristiano è una vera e propria Battaglia, non solo contro elementi umani, ma anche per ottenere una fede più forte e duratura. Attualizziamo l’episodio che troviamo nel Libro dell’Esodo 17, 8-13, prima lettura di quel giorno. Il popolo d’Israele si trova a combattere a Refidim, contro Amalek e il suo esercito.
È una lotta dura per la conquista della terra promessa e, spesso, le forze in campo, contro il nemico, sembrano rivelarsi impari. Ma ecco intervenire Mosè a dare un’importante svolta alla situazione. Dice a Giosuè, capo della spedizione: “Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio”. Giosuè ascolta, mentre Mosè, salito sul monte, aiutato da Aronne e da Cur, tiene le mani alzate verso il cielo in preghiera. Annota il testo: “Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani.
Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo”. Il nostro Francesco, quand’era tra noi fisicamente, ha combattuto molte battaglie tenendo pure lui le mani alzate in preghiera. Ora, dai colli del Cielo, sta sostenendo la lotta di tutti coloro che, ancora qui sul campo di battaglia terreno, stanno combattendo contro i tanti Amalek odierni. Da parte nostra, non ci è tolto il dovere dell’impegno a continuare a combattere, ma di tenere il cuore saldo, desto perché, la vittoria, dopo la battaglia, è già assicurata. Infatti, c’è chi ci sostiene e prega per noi e con noi!
Mentre vengono scritte queste righe, arriva un messaggio e, chi lo ha inviato, all’insaputa di quanto si sta scrivendo, dice: “Ho sentito dentro di me il desiderio, quasi un richiamo irresistibile, di inviare questo canto composto da poco tempo. Ho dovuto farlo, adesso!”. Ecco il testo, dopo l’introduzione del suono di campane a festa:
“Ho combattuto la Buona Battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede ed ora mi resta soltanto la corona di giustizia che, il Signore, mi consegnerà, che il Signore, in quel giorno, mi donerà. Il Signore mi libererà, da ogni male mi porterà in salvo, nei Cieli, nel Suo Regno. A Lui la gloria. Il Signore mi libererà, da ogni male mi porterà in salvo, nei Cieli, nel Suo Regno. A Lui la gloria. La Porta del Cielo, Maria sarà per l’eterna felicità”.
Nella lettura del Vangelo della medesima domenica, tratto dall’evangelista Luca 18,1-8, Gesù ammaestra i Suoi con una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Come una vedova che ha bisogno di essere aiutata e sostenuta, e non desiste nel chiedere, anche se per ottenere qualcosa deve rivolgersi a “un giudice che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno”, finché questi non esaudirà le sue richieste, se non altro, per la sua “molesta insistenza”; così la preghiera perseverante davanti a Dio “renderà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di Lui e farà loro giustizia prontamente!”.
Ecco Francesco che, investito di questo nuovo ruolo, non solo intercede per coloro che si affidano a lui ma, educandoci e aiutandoci nella preghiera perseverante, mette nella nostre mani la “cartina e le chiavi” per accedere al tesoro della Sapienza e Scienza, risplendenti anche nella via della sofferenza. Così facendo prendiamo parte a ciò che Dio sta compiendo nel mondo. Quando qualcuno prega, Dio compie qualcosa che diversamente Lui non farebbe poiché la preghiera è la Sua onnipotenza messa a nostra disposizione. Il famoso premio nobel per la medicina, il dott. Alexis Carrel, scrive:” La preghiera è la forma più potente di energia che si possa suscitare quaggiù in terra”.
Allora anche il contadino nel campo, l’operaio in fabbrica, il professore che insegna, la commessa nel negozio...quando pregano interiormente vengono purificati dalla preghiera; la materia che toccano e maneggiano diventa “nuova creatura” tutta tesa alla gloria del Signore. Francesco, aiutaci a comprendere che, se noi non preghiamo, siamo responsabili di tutto il bene che avremmo potuto fare con la preghiera e che non abbiamo fatto. Invece pregando, “Quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra, allora troverà la fede”, quella fede che è la gloria di Cristo Risorto sepolta in noi dal Battesimo.
Senz’altro una fede “pagata a caro prezzo” ma che avvampa, irradia tutto il nostro corpo, illumina il presente e ci lancia nel futuro di Dio. Pertanto, sulle labbra di Francesco, risuonano le seguenti esortazioni che ci rivolge personalmente: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il Suo Regno: annunzia la Parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto: le Sacre Scritture. Queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. (Cfr. 2 Tm 3,14-4,2) Grazie Angelo nostro Francesco, grazie di aver detto SÌ a questa tua nuova grande Missione!
Davide, il fratello più giovane, riceve il DONO del Battesimo, la notte del Sabato Santo 11 aprile 1998. In questa Notte Santa, nella Grande Veglia Pasquale, che è la Madre di tutte le veglie, dove la Luce che vince le tenebre è un continuo sfavillio, questo piccolo bimbo si sente dire: “Tu sei un figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto. Ti ho disegnato sul palmo della mia mano”. Quale Nuova Missione è tracciata per il caro Davide? Ci introduce nella risposta, questo aneddoto.
Un anziano signore era alla ricerca della fede, soprattutto fede nella risurrezione di Gesù. Legge, s’informa, si consiglia finché, un giorno, decide di consultare un sacerdote. Chiede un appuntamento. Il giorno e l’ora fissata si presenta alla casa canonica. Il sacerdote, con modi molti cortesi lo accoglie e lo invita a sedersi ed attendere un momento, in quanto stava terminando un altro colloquio. Accompagnata alla porta l’altra persona, invita l’anziano signore ad accomodarsi nel suo ufficio dove, tra i due, s’intavola una profonda dialogata riflessione. Al termine, l’anziano si mostra molto soddisfatto e dice al sacerdote: “Grazie, lei mi ha chiarito molti dubbi.
Ora penso che potrò iniziare a credere nella risurrezione di Gesù”. Il sacerdote, visibilmente soddisfatto, gli chiede qual sia stata la scintilla che ha risvegliato in lui questa fiduciosa risposta. Ciò che risponde l’anziano signore, spiazza letteralmente il sacerdote. Egli dice: “Vede reverendo, quando ho suonato, lei è venuto ad aprirmi e, con tanta gentilezza, mi ha invitato a sedermi in attesa del mio turno. Quel suo gesto mi ha fatto capire che, se uno si prodiga, con squisita attenzione, per il benessere dell’altro, allora sì, questo significa che il Signore è veramente Risorto!”.
Questo aneddoto diventa una chiara attualizzazione delle parole di Gesù ai Suoi, quando durante l’ultima Cena, sapeva già che stava entrando nella sua passione: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Sì, anche voi amatevi come io vi ho amati. In questo vi riconosceranno come miei discepoli: dall’amore che avrete gli uni verso gli altri”. (Gv 13,34-35) Nel gesto eroico di Davide di soccorrere il fratello esanime, incurante di sé stesso, della sua incolumità, il Risorto gli ha sicuramente sussurrato all’orecchio del cuore: “Tutto quello che fai a tuo fratello Francesco, lo fai a me” (cfr. Mt 25,40)
Questa corsa dell’Amore per scendere “in fretta” nel silos, diventa quasi un calare anch’egli, come Gesù, nel buio del sepolcro, in attesa della Risurrezione il terzo giorno. L’Amore genera Vita, mai morte! Pertanto dal Vangelo della solenne Veglia Pasquale, oggi risuonano in noi le parole dei due angeli che, rivolgendosi alle donne incerte e impaurite che cercano il corpo di Gesù, dicono: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. (Lc 24,5) Ecco la meravigliosa Missione di Davide: accompagnare, chi ha smarrito Gesù, a ritrovarlo, specialmente quando, molto spesso viene cercato “tra i morti”.
D’ora in poi, la sua Missione è quella di essere “testimone della Luce”, guidare coloro che lo incontrano, alla piena comprensione delle parole con le quali, il celebrante, prepara il cero pasquale nella notte di Veglia: Il Cristo ieri e oggi, Principio e fine, Alfa e Omega. A Lui appartengono il tempo e i secoli.
A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen. Nel battesimo, ricevuto in quella Santa Notte, la Vita ha fatto irruzione in quel piccolo e, già fin da allora, lo ha investito della grande Missione: diventare tra gli altri un “Cristoforo”, cioè un portatore di Cristo. Ascoltiamo dalle sue labbra le potenti espressioni che, l’Apostolo Paolo, nell’Epistola, rivolge ai cristiani di Roma: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”. Grazie Davide, quando siamo tentati di ripiegarci troppo su noi stessi, assaporare il nostro peccato, crogiolandoci nelle nostre ferite, spronaci con il tuo esempio ad ascoltare il grande annuncio: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra”. (Col 3,1-4) Leggendo queste righe, in sintonia con quanto finora scritto, che cosa ci può impedire di scorgere Davide e Francesco “tra le cose di lassù”, eternamente felici?.
Un aneddoto ci ha introdotto nella nuova Missione di Davide; l’accaduto nei sei giorni che hanno preceduto il funerale, incorona il cammino di entrambi.
4-9 settembre 2020: sei giorni di grazia!
Si sa che, finché ci si sente “obbligati”, sono tanti a presenziare alle varie celebrazioni ma, una volta terminato l’obbligo, ci si dispensa volentieri dal di più. Invece, nel caso di Francesco e Davide, l’evento vissuto è stato veramente eccezionale. Pur nella tragicità umana dell’accaduto, per la frazione Madonna del Pilone e paesi circostanti, è stata una vera settimana di Grazia. Casa e cortile della cascina “Tetti schiappati”, in alcune ore del giorno e, per sei giorni consecutivi, si sono trasformati in un Santuario a cielo aperto.
All’imbrunire, dopo una giornata di lavoro, spontaneamente tanta, ma veramente tanta gente, di ogni età e estrazione sociale, si raduna per pregare insieme con la corona del Rosario tra le mani. La Mamma Celeste Condottiera guida quei momenti di preghiera, tanto forti e di notevole sostegno per la famiglia Gennero. Abbracci, baci, lacrime di sincera partecipazione, soprattutto riservati a mamma Daniela e papà Claudio. Ma questo non basta! Dopo il Rosario, gli amici più stretti di Francesco: Gianluca, Michela, Ilaria, in comune accordo con don Bernardo e da lui guidati, si recano alla vicina chiesa e lì sostano in adorazione per prolungare la Veglia di preghiera iniziata con il Rosario. Ma tutto ciò non basta ancora. Domenica 6, anche in questo caso, spontaneamente, un gruppo composto da una trentina di giovani, si reca nel seminario di Pinerolo, Redemptori Mater, per un momento forte di preghiera e riflessione. Tra loro partecipano anche alcuni giovani che, abitualmente non frequentano la Chiesa. Il rettore del seminario, don Cristiano, ha aperto la Bibbia a caso ed è venuto fuori il racconto della Torre di Siloe (cfr. Lc 13,1-5), e diventa occasione per un Kerigma molto forte.
Nello stesso giorno un altro gruppo, composto dai cugini con dei loro amici, sale a pregare a Limonetto (CN), all’Alpe Papa Giovanni. Come detto sopra, sono sei giorni di Grazia dove: Francesco, suscita il desiderio di pregare e sostiene tutti con e nella preghiera; Davide si fa “ponte” perché tanti, arrivando al sepolcro si sentano dire: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”. Mio Dio, quanta Luce in questi due fratelli! Essi sono nostra guida verso la Patria del Cielo e incitamento per un impegno più forte sulla terra.
|