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LORIS RIGATO

 

 

Cosa significassero per Christian queste immagini e quali siano stati i germi seminati nei solchi del suo cuore di adolescente, fa parte di quei famosi “segreti del Re” cui accennavamo sopra. Noi pertanto, ci fermiamo con rispetto sulla soglia della sua cameretta portando la mente alle parole di Gesù: “Quando preghi, entra nella tua camera e chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6)”.

In una delle sue abituali visite a Gesù nel SS. mo Sacramento dell’altare, nel silenzio della Chiesa, si fermò un giorno davanti alla statua dell’Immacolata, accese una candela e si lasciò aiutare da una preghiera posta ai piedi della statua. Gli piacque talmente che la prese e la portò a casa, la mostrò subito a sua mamma e disse con entusiasmo: “Mamma, leggila. E’ bellissima”.

Questa preghiera la terrà fino alla fine nel suo portafoglio. “Una candela da sola non prega, ma, tu Signore, fa che questa candela che io accendo, sia luce perché tu mi illumini nelle mie difficoltà e nelle mie decisioni. Sia fuoco perché tu bruci in me tutto l’orgoglio e l’egoismo! Signore, non posso restare molto tempo in chiesa: nel lasciare ardere questa candela è un po’ di me stesso che voglio donarti. Aiutami a prolungare la preghiera nelle attività di questo giorno. Amen”.

 

 

 

Fin da piccolo, con la sua mamma , ha sempre recitato le preghiere classiche del “buon cristiano”, soprattutto la sera prima di coricarsi. Questa buona abitudine la conserverà anche una volta cresciuto. Nel momento della prova intensificherà questo “dialogo con Dio”. La mamma più volte gli chiese: “ Christian ti raccomando: prega” lui, con voce sicura, un giorno le rispose: “Mamma, non ho mai smesso di farlo”. Che cosa avrà detto al buon Dio in quelle preghiere offerte specialmente nel momento di grande prova?

E il Signore che cosa gli avrà risposto? Questi “segreti”, Christian se li è portati con sé. Certamente non gli saranno mancate luce e forza nella prova quali “bastone e vincastro per riuscire a camminare in valle oscura fino a verdi pascoli e ad acque tranquille” ( cfr. Sal 22 ). Ora che lui sta vedendo Gesù, faccia a faccia, sia “l’angelo custode” della sua famiglia, dei suoi amici, di tutte quelle persone che lo hanno conosciuto e amato, e di tutti quelli che lo conosceranno grazie a queste pagine. Christian, prega per noi e aiutaci a crescere nella fede affinché nella nostra vita sia sempre fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.
Credo, mio Dio, che sei mio Padre e io sono tuo figlio. Credo che tu mi ami d’un amore eterno e che porti impresso il mio nome sul palmo della tua mano. Credo che tu mi conosci come se per te io fossi un essere unico.
Credo nel tuo amore incondizionato e gratuito per tutti, uomini e donne.
Credo che tu credi nell’uomo, nella donna e che per te sono la tua speranza.
Credo che tu ci hai fatti per te e che il nostro cuore è inquieto finché non riposerà in te. Credo che dopo la morte vedrò direttamente il tuo volto
e in te la mia gioia sarà perfetta

UN CAMPO PIÚ VERDE PER CORRERE

“Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”(Is 40,21)

Ogni volta che vedo giocare una partita di calcio nel Centro Sportivo di Neive, ogni volta che vedo ragazzi e giovani uomini rincorrere un pallone, ogni volta che vedo esultare per un goal o rammaricarsi per un’occasione sbagliata, mi viene in mente un giovane, un ragazzo che ora, fisicamente, non c’è più.

Christian è il suo nome e il calcio era la sua passione. Fin da bambino, da “gagno” come diciamo noi, si vedeva che aveva il tocco, l’eleganza dei campioncini di paese.

Quando arrivò a Neive, il primo soprannome che gli affibbiammo fu quello di “Albesino”, perché giocava nell’Albese, méta ambita per ogni giovane cresciuto dalle nostre parti. Le sue doti le scoprimmo nel campetto dietro la chiesa. Estate o inverno, non importava, bastava avere un pallone per inventarci sfide interminabili. Lui c’era su quel campo stretto e pieno di buchi e sognava con noi di diventare un giorno un campione vero, un professionista. Quando finalmente nel 1997 anche Neive ebbe una società di calcio, Christian non ci pensò due volte e venne a giocare per il suo paese.
Fu un successo: la squadra vinse il campionato Allievi e Christian fu uno degli artefici della vittoria, con i suoi goal, con il suo carisma in campo e fuori, con la sua voglia di vincere. L’anno dopo Christian decise di provare a giocare per un’altra squadra. Ogni settimana lo vedevo, e ogni volta mi chiedeva il risultato della partita del Neive, la cronaca della partita, chi aveva giocato bene e chi male. Gli mancava l’Us Neive. Infatti, l’anno dopo tornò con noi, ma quel che rimane è storia triste ed è difficile raccontarla, addirittura ricordarla: era felice di tornare, di giocare di nuovo per l’Us Neive. Aveva cominciato il ritiro, poi i primi dolori, avvisaglia della sofferenza che lo attendeva dietro l’angolo. L’ultima volta che ho visto Christian è stato un sabato pomeriggio. Pioveva e giocavano i suoi compagni. Aveva male alle gambe ma voleva giocare; noi tutti volevamo che tornasse a giocare. Guardò la partita con noi dallo spogliatoio: non ricordo il risultato di quella partita, ma ricordo solo gli occhi di Christian, felici di aver visto rotolare un pallone …

Ora hai trovato un campo più verde per correre … Continua ad impegnarti come hai fatto con noi! Ciao Christian.

Un amico di Christian a nome del Centro Sportivo Neivese e l’Us Neive

SI RAGGIUNGONO LE VETTE PROCEDENDO PASSO PASSO, MA SENZA FERMARSI MAI.

AVANTI

 

 

 


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