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Samuele Vitale
“Guardate i gigli,come crescono: non filano , non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Lc 12,27
È NATO
Era il 15 agosto 2003 e mentre tutta la Chiesa festeggiava la solennità dell’assunzione della Beata Vergine Maria al cielo, nella cittadina di Empoli in provincia di Firenze, si levava un grido di gioia: è nato Samuele! Uno “scricciolo” – racconta la mamma Antonella Tassio -, “pesava due chilogrammi e mezzo. Ho notato subito che aveva dei piccoli tremolii alle manine e ai piedini. Con un po’ di apprensione da parte mia e di mio marito Franco, gli sono stati fatti subito degli esami accurati che, tuttavia, diedero esito negativo. Questo il responso medico: “Normale trauma da parto”. Sui volti di tutti tornò subito il sorriso e il nostro pianto liberatorio si unì a quello di Samuele che iniziava già a reclamare le prime poppate materne”. Iniziava così la breve, ma intensa avventura di questo solare “giglio di campo”, a cui verrà dato il nome di Samuele che significa “il Signore ha ascoltato”. Egli è passato tra noi proprio come un fiore di campo, un piccolo fiore che ha attirato i nostri sguardi per la sua bellezza e semplicità, e che ha saputo riempire il cuore con il profumo della sua bontà e del suo sorriso.
È RINATO
Il 27 dicembre 2003, giorno dell’Ottava di Natale, in cui la Chiesa celebra la festa di S. Giovanni evangelista, il discepolo che Gesù amava, nella parrocchia dell’Immacolata Concezione a Napoli, sul neonato Samuele il sacerdote celebrante pronunciava le parole solenni della formula battesimale: “Samuele, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Quel giorno Samuele ha sperimentato su di sé la freschezza del lieto annuncio: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (cfr. Sal 2,7) e il Battesimo gli ha dato un centro: Dio in persona. In Samuele lo Spirito Santo ha infuso i semi della Verità, della libertà, della fede che diventeranno il suo coraggio, la sua forza per vivere in pienezza la breve parabola della sua vita. Chiunque ha avuto il dono di incontrarlo, porta indelebile nel cuore il ricordo vivo della sua solarità, della sua bontà, della sua disponibilità, del suo desiderio di essere amico con tutti. Quando scendeva di casa per andare a giocare ai giardinetti, poiché amava molto stare in compagnia, aveva allora appena due anni e mezzo, già sapeva donare spontaneamente i suoi giochini ai suoi amichetti. Questo suo atteggiamento di prodigalità, non tardò a suscitare stupore in qualche mamma che osservava, con non poca meraviglia, quel comportamento così “da grande”, in un bimbo ancora tanto piccolo.
IL PRIMO PASSO NEI PRIMI PASSI
E questa sua “specialità” nel comportamento, la manifesterà ancor più chiaramente durante il percorso alla scuola elementare. È risaputo che, fin dall’infanzia, i piccoli manifestano evidenti atteggiamenti di egoismo; desiderano essere sempre al centro dell’attenzione e abbastanza possessivi con le loro cose. Così anche nei loro rapporti tra coetanei: non sempre è scontato avere un rapporto aperto con tutti. Si preferiscono amicizie particolari, da curare quasi gelosamente, piuttosto che ricercare un’amicizia aperta e inclusiva degli altri. In questo il nostro piccolo campione, ha saputo andare contro tendenza. Anche se spesso veniva preso in giro, pur senza motivi particolari, o non veniva ricambiato delle sue attenzioni, o poco considerato, ciò non lo fermava certamente nel continuare a essere amico di tutti e sempre pronto a fare lui per primo il primo passo. Un altro particolare interessante, ancora raccontato dalla sua mamma Antonella:“ Samuele non era un bambino pretenzioso, capriccioso. Quando lui vedeva un giochino che evidentemente lo attirava, prima di dirmi: - Lo voglio me lo compri -, preferiva, con tanta gentilezza, chiedermi: - Ma questo giocattolo costa tanto? -“. Un altro importante aneddoto ci aiuta a comprendere ancora meglio le profondità di questo piccolo. Un giorno, l’ennesimo, nel sentire raccontare dal figlio i piccoli screzi subiti, dalle labbra della sua mamma scappa quest’affermazione: “Insomma, d’ora in poi quando ti faranno un dispetto, tu ricambialo con un altro dispetto”. Samuele si fa pensoso e con voce seria, rispose: “No mamma, non lo farò mai! Quando lo fanno a me, io ci rimango male; se lo facessi anch’io, sicuramente starebbero male anche loro, e io questo non voglio farlo!”. Non è Gesù che ha detto nella regola d’oro: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro?”. (Mt 7,12) Tenero di età, ma già ben solido interiormente. Tuttavia da chi gli stava vicino e aveva il compito di educarlo, con l’intento di indirizzare bene le sue buone qualità e rafforzarlo interiormente, vedendolo così esageratamente sensibile, più volte venne il consiglio di essere prudente e, quando fosse stato necessario, anche difendersi per evitare di “farsi troppo male”, specialmente a causa di coloro che avrebbero potuto approfittare della sua bontà. Ma da dove il segreto di tanta forza interiore?
TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DÀ LA FORZA
Il 20 maggio 2012, all’età di nove anni, nella parrocchia di S. Stefano in Ponte a Elsa – Empoli, Samuele per la prima volta ha ricevuto Gesù nella S. Comunione. Nel suo animo già tanto sensibile, il dialogo con Gesù, la sua amicizia con Lui, da quel giorno diventeranno ancora più forti. È il papà, Franco che ricorda quanto precedette e seguì quest’evento di grazia tanto importante nella vita di Samuele e per tutta la famiglia Vitale. “Che bel giorno fu quello! In famiglia parlavamo spesso di ciò che Samuele stava per ricevere e, tutti insieme, cercavamo di creare il clima favorevole affinché quest’incontro con l’Amico Gesù potesse avvenire nel migliore dei modi. Samuele era entusiasta, non vedeva l’ora che arrivasse il tanto atteso appuntamento. Come dimenticare quel mattino? Il suo volto era raggiante, si può dire che “non stava più nella pelle”. Ha pregato, cantato, partecipato attivamente alle proposte del celebrante. Dopo avere ricevuto Gesù nell’ostia candida, è tornato al suo posto, è rimasto un po’ in ginocchio e poi si è seduto; il suo visino era luminoso, gli occhi lucidi e pieni di emozione”. Chissà che cosa si saranno detti lui e Gesù in quei minuti trascorsi in silenzio! Rimarrà sempre un segreto tra loro; un segreto che sicuramente ha iniziato a prepararlo per la missione speciale che la vita gli stava riservando.
UNA CRESCITA TRANQUILLA E SERENA
Dopo questo bellissimo giorno, la vita tornò a scorrere serena, tranquilla e le sue giornate si dividevano tra famiglia, scuola, oratorio e tutto ciò che una giornata poteva riservare a un bambino che stava crescendo. In questo tranquillo fluire del tempo, una normale difficoltà superata abbastanza presto, si è presentata l’11 febbraio 2006, quando è arrivato il suo fratellino Matteo. Prima era lui il “centro” della famiglia. Adesso era diventato necessario che l’affetto e le attenzioni dei genitori, fossero condivise anche con il fratellino neonato e per un bambino di due anni e mezzo, non era certo un’impresa facile. Ma non ci volle molto tempo perché tutto tornasse alla normalità e Samuele fosse ben felice e orgoglioso di avere un suo fratellino. Incastonato come gioiello nella roccia, insieme alla mamma Antonella, il nostro piccolo campione, si stava preparando a vivere un altro avvenimento importante:la gita a Roma con i suoi genitori. Tra le tante cose belle viste, una tappa che lascerà un segno preciso, fu la visita alla chiesa di S. Spirito in Sassia, meglio conosciuta a Roma come la chiesa della Divina Misericordia. Là, Samuele e la mamma si fermarono a lungo davanti all’imponente icona di Gesù Misericordioso. Antonella racconta: “ Abbiamo iniziato a pregare insieme con la coroncina. Ad un certo punto mi volto e vedo Samuele piangere. Preoccupata gli chiesi se stesse male ma lui, rassicurandomi, con aria candida e gli occhietti pieni di luce, tergendosi le lacrime mi rispose: sta tranquilla mamma non è niente! Mentre stavo pregando mi sono emozionato dentro e non sono riuscito a trattenere le lacrime”. Sentendo raccontare queste cose viene spontaneo porci la domanda: “Che cosa sarebbe mai diventato questo bambino?” (Cfr. Lc 1,66). A conferma ecco un altro aneddoto. Nella città di S. Miniato a pochi chilometri da Empoli, annualmente si festeggia la “Sagra del tartufo”. In questa cittadina si trova la chiesa di S. Domenico e anche in quest’occasione Gesù viene solennemente esposto per l’adorazione eucaristica. Ai piedi dell’altare ci sono due cestini: uno è vuoto e l’altro contiene dei bigliettini. In quello vuoto, dopo aver scritto una richiesta di preghiera su un foglietto, simbolicamente la si consegna a Gesù. Contemporaneamente dall’altro si può prendere un altro foglietto con delle frasi bibliche già scritte, quasi una riposta di Gesù alla preghiera presentata. Quel giorno, Samuele scrive la sua richiesta di preghiera e la depone nel cestino, poi, prende un bigliettino nell’altro e vi legge chiesto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi. Misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt 12-13). Samuele non comprese il senso della frase così ne chiese spiegazione a don Roberto Dichiara, che gliela diede prontamente e amorevolmente. Samuele, che aveva allora dieci anni, tornò dall’incontro con don Roberto, con lacrime di commozione. Sicuramente a questo piccolo, lo Spirito Santo aveva concesso il dono delle lacrime, lacrime di conferma di questa Sua azione segreta nel cuore di Samuele. Un disegno che a poco a poco si svelerà sempre più nitidamente. |