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Ciao Marco, sono Omar. Appena ho saputo di questo blog, ho subito voluto parteciparvi dando il mio timido contributo con queste righe che parlano di te e a te. Non ti dirò che ci manchi e che ci hai sconvolto con il ritorno tanto repentino alla casa del Padre, perché e una cosa che già sai … Proprio tu, quello più forte e robusto di tutti, quello con un fisico che sopportava i peggiori ritmi lavorativi. Proprio quello che con più determinazione affrontava la vita di tutti i giorni.
Proprio tu ci hai lasciati a causa di una malattia all’apparenza non pericolosa. Invece, desidero dirti, che è stato bello per me averti come esempio in questo breve viaggio che hai compiuto sulla terra. Io e te forse eravamo i due estremi del ragazzo di periferia che cresceva nel cuore delle Langhe. Ci siamo frequentati nel periodo dell’adolescenza e poi le nostre strade si sono divise per scelte diverse di vita. in una cosa però mi sei stato da esempio insuperabile e lo sei stato per tutti, e dico PROPRIO TUTTI: nella determinazione che mettevi nel tuo lavoro. Per quanto ciascuno di noi si impegnasse nella vita lavorativa o nello studio, era praticamente impossibile confrontarsi con gli sforzi che sopportavi tu ogni giorno.
Tu eri quello che PER SCELTA non usciva se c’era da lavorare, quello che se c’era da scegliere tra una spesa per l’azienda o una spesa per sé, sceglieva la prima opzione, quello che preferiva salire sul NEW HOLLAND nuovo fiammante piuttosto che su una Ferrari. Te ne sei andato in silenzio perché non avevi tempo per lamentarti, o per urlare: con tutto il lavoro che dovevi fare non te lo potevi permettere. Queste parole non avrei mai voluto scrivertele, ma tuttavia sono contento di aver dato il mio contributo affinché tanti altri ti possano conoscere.
E sono pure contento di scriverle, soprattutto per riconoscenza alla forza che tua sorella Daniela sta dimostrando di avere nella lotta per tenerti vivo fra noi. A lei va il mio più sentito incoraggiamento: che continui a credere in quello che fa! E poi ho scritte volentieri per i tuoi genitori Italo e Silvana che ogni giorno devono trovare un motivo in più per svegliarsi e continuare a lottare. A loro tre stai vicino più che mai, e dona loro la certezza che ciò che sembrava essere la fine, in realtà è solo un nuovo inizio! “Infatti ciò che si semina non prende vita, se prima non muore; così quello “seminato” non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano che diventerà turgida spiga … così anche la risurrezione: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza …” (cfr 1 cor. 15,36-43). Marco caro, oltre a farti i miei migliori auguri per questa nuova vita, chiudo ricordando due amici che come te hanno lasciato questo mondo per la nuova vita: Paolo Cavallo e Christian Marsala e sono sicuro vi state tenendo buona compagnia per l’eternità. A presto, LAVORATORE INSTANCABILE.
OMAR
Ciao Marco, sono Oscar tuo amico d’infanzia e d’adolescenza. Lascia che te lo dica: umanamente parlando ci hai salutato troppo presto! Prima di scriverti queste righe, ho frugato tra i nostri ricordi di scuola; da piccoli non vedevamo l’ora di trovarci, prima o dopo le lezioni, per dare due calci ad un pallone. Quante ore passate insieme ad Alba ad aspettare, nel parcheggio della fabbrica Vestebene, che arrivassero le ore 14.00 per tornare a casa con tuo papà Italo, terminato il suo lavoro! Ti ricordi quanti discorsi facevamo e, soprattutto, quante risate! Intanto gli anni passavano e noi, sempre più “grandi”, stavamo trasformando la spensieratezza d’un tempo con nuove compagnie, le prime uscite fuori casa, i primi discorsi un po’ più seri, i primi impegni lavorativi … Che stessimo crescendo e lo volessimo, era evidente, ma tu hai fatto un balzo in avanti, sorpassandoci tutti. Tu sei già arrivato al “traguardo” finale e con i tuoi occhi stai vedendo chiaramente ciò che invece per noi rimane ancora un mistero. Infatti noi: “Camminiamo ancora nella fede e non ancora in visione” (2 Cor. 5,7). Sai Marco, nonostante quanto ti ho appena detto, provo in me due opposti sentimenti: da una parte la tristezza per il vuoto che tu, andandotene così in fretta, hai lasciato; dall’altra la certezza che un giorno ci ritroveremo per stare insieme per sempre.
Quanto mi piacerebbe vederti ancora passare davanti a casa mia con il tuo trattore, almeno un “milione” di volte, come facevi tutti i giorni. Voglio ricordarti proprio così: quel ragazzo ormai cresciuto che aveva già nel cuore la “stoffa” dell’uomo maturo dedito alla famiglia e al lavoro. Marco caro, pensa che gioia quando verrà quel giorno in cui potremo, nuovamente insieme per l’eternità, dare due calci al pallone negli sconfinati “campi del Cielo”. Ciao Marco, arrivederci!
OSCAR
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