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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

Chi è questo “ nuovo fiore “ sbocciato nel giardino del Re?
Un nuovo Amico viene ad aggiungersi alla nostra sempre più forte “Squadra del Cielo”. Ma perché inserire nella nostra “Squadra Albese” questo giovane paracadutista romano?  Perché anche lui è un altro meraviglioso dono della Mamma Celeste. Suo papà Angelo, che fa parte del gruppo adulti GAM della parrocchia romana di S. Crispino da Viterbo, dopo essere venuto a conoscenza del gruppo “Maria Porta del Cielo” che si ispira e partecipa alla spiritualità del Movimento, ha espresso il desiderio che anche Fabio potesse farne parte. E perciò, eccolo con i nostri “Campioni”; ora anche Fabio fa parte della nostra squadra. Ogni terza domenica del mese, giorno in cui il gruppo si incontra, con tutti noi della sede di Alba, sono presenti spiritualmente anche Fabio, papà Angelo, mamma Irene e gli altri due figli Gianluca e Massimiliano. Una vera “Famiglia allargata”.

INFANZIA

La sua infanzia si può riassumere in due parole: serena e felice! L’educazione ricevuta fin da piccolo è stata graduale e austera. Papà Angelo, svolgendo la professione di carabiniere, aveva impostato delle regole precise che anche i figli erano chiamati a rispettare: il saluto sempre sulle labbra, la cortesia nel trattare con le persone, l’onestà nel parlare e nell’agire e il sapersi assumere fin da piccoli le proprie responsabilità. Tutto questo, sempre con una particolare attenzione e sensibilità verso i più deboli e i meno fortunati.
Un bidello della scuola elementare ha questo ricordo: “Era amichevole con tutti e quando in ricreazione vedeva un altro bambino che non aveva la merenda, non esitava ad avvicinarsi con delicatezza e senza giri di parole gli donava la sua. Così facendo lui rimaneva senza, ma ciò non contava purché fosse felice il compagno. Senza saperlo, Fabio viveva già la parola di Gesù: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20, 35).

ADOLESCENZA

L’adolescenza si può invece definire: un fascio di contraddizioni. A differenza dell’infanzia durante la quale Fabio bambino era sereno, giocava volentieri senza crearsi troppi problemi, Fabio adolescente tende a chiudersi in se stesso e in alcuni casi acuire la sua timidezza. Alterna facilmente inquietudine e sicurezza di sé; ribellione e docilità; desiderio di affermare la propria personalità e tentazione di cedere alla gregarietà; desiderio di libertà e assoggettamento ad alcune forme di schiavitù; essere idealisti e cedere all’opportunismo; mostrare a volte maturità e in altri momenti forme ancora accentuate di infantilismo.
Come per ogni adolescente, anche Fabio non è stato esente da questi saliscendi quotidiani; tuttavia la sua indole intelligente e riflessiva e l’educazione forte della famiglia gli permisero di maturare ben presto una sua personalità aperta a conoscere sempre nuove cose e a “buttarsi” in alcune passioni che sentiva particolarmente. Fra queste: giocare a calcio, andare a cavallo, fare karate per difesa personale.. Ma il suo desiderio più forte era quello di abbracciare la carriera militare per poter svolgere il suo servizio, soprattutto all’estero. Ne parlava spesso e ogni volta gli si illuminavano gli occhi. Di questo, papà Angelo ne andava fiero perché vedeva in Fabio “l’erede” della sua professione di carabiniere insieme all’altro figlio Gianluca. Tutto quanto riusciva ad imparare lo condivideva molto volentieri con gli altri.

IN CAMMINO VERSO LA MATURITÀ

Un ruolo molto importante nella vita di Fabio, oltre alla famiglia, lo svolse l’oratorio parrocchiale. Così si esprime don Luigi, il sacerdote che ha seguito il suo cammino adolescenziale: “Da quando Fabio entrò a fare l’animatore delle attività dell’oratorio, iniziò un vero e proprio processo di crescita,di sempre maggiore responsabilizzazione e così riuscì a vincere anche la sua timidezza. Se prima tendeva un po’ a chiudersi in sé, poi lo si visto come l’anima del gioco. Nell’attività del COR (Centro Oratori Romani) è entrato piano piano, dando il suo valido apporto e ne è uscito molto bene quando ha dovuto lasciare per il servizio militare. La sua motivazione si approfondiva di giorno in giorno, seguendo i corsi per animatori o partecipando ai ritiri spirituali che faceva insieme agli altri catechisti della parrocchia. In questo cammino, sicuramente ha approfondito molto di più il suo rapporto con il Signore. Man mano che scopriva la bellezza di essere parte viva della comunità parrocchiale ha sentito anche il bisogno di offrirsi a sua volta come catechista. Ricordo sempre volentieri la sua buona volontà, il saper ascoltare e la fedeltà alla vita sacramentale”.

Intanto, all’oratorio il tempo è trascorso in fretta e tra organizzare giochi, prepararsi per il catechismo, la scuola, le uscite, i ritiri … è arrivato il momento di partire per il servizio militare. Destinazione: Modena, dove resterà due anni. Entrato nel corpo di Fanteria, dopo ha frequentando l’Accademia militare gli viene affidato il compito di conduttore di mezzi. Anche là si distingue per disciplina e impegno. La porta della carriera militare è ormai aperta; basta oltrepassarla e guadagnarsi onestamente, passo dopo passo, i vari gradi. Terminata l’esperienza di Modena ecco comparire all’orizzonte Pisa dove si fermerà per altri due anni. Ora è nel corpo dei paracadutisti e il suo sogno sta prendendo sempre più consistenza. Nel suo cuore si accende sempre più forte il desiderio di svolgere la sua missione all’estero, come militare, sì, ma un militare cristiano.

Memore del cammino come catechista nella sua comunità parrocchiale; cosciente di ciò la fede può trasmettere, specialmente nel cuore dei giovani, e contento del dono della vita divina ricevuta nel Battesimo, Fabio sente una “nuova vocazione nella professione”. La sua espressione tipica: “Anche se andrò all’estero come militare, anche là annuncerò la Parola di Gesù!” è ben ricordata da coloro che lo conoscevano bene. Quanto, Gesù avrà gradito quell’entusiasmo! Questa affermazione di Fabio porta il nostro pensiero a ciò che ci riferisce l’evangelista Marco dell’incontro di Gesù con un giovane speciale. Dopo un intenso dialogo tra loro due, “Gesù, fissatolo lo amò e gli disse: - Una sola cosa ti manca, và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi –“ (Mc 10, 17- 21). Quando si fa questo “non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9, 7), allora tutta la vita diventa una testimonianza di gioia.

Fabio parlava volentieri del Signore, e altrettanto volentieri parecchi suoi dialoghi erano improntati su argomenti riguardanti la religione o su domande fondamentali sull’esistenza umana. Quante volte gli incontri all’oratorio o i momenti passati intorno alla tavola con la famiglia, erano il luogo ideale per porre domande, ottenere risposte, dialogare e confrontarsi per avere le idee più chiare sugli argomenti sollevati.

Intanto, tornato da Pisa, in attesa di sapere che cosa gli avrebbe riservato il futuro, chiese ed ottenne di prestare servizio come volontario tra i vigili del fuoco. Era felice di potersi rendere utile agli altri, specialmente in quelle forme a lui care. Lui c’era, per chiunque avesse avuto bisogno, senza distinzioni. Se poteva aiutare lo faceva e sempre con gioia e prontezza di spirito. Anche se per rendere certi servizi doveva usare la macchina personale, si metteva a disposizione e non chiedeva nulla in cambio! Un “grazie” gli bastava e di quello gioiva. La sua ricompensa era di vedere felice chi aveva avuto bisogno di lui. Quello fu un periodo veramente bello della sua pagina terrena, durante il quale lo stesso rapporto con i suoi genitori si era molto intensificato, in particolar modo dopo il servizio militare. La momentanea lontananza dalla famiglia l’aveva portato ad apprezzarla e valorizzarla ancor di più!

 

 

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