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MAMMA DANIELA APRE IL SUO CUORE
“Presso la croce di Gesù stavano sua madre; la sorella di sua madre; Maria, moglie di Cleofa; e Maria di Magdala”. (Gv 19,25)
“Emiliano, sempre premuroso con tutti, dovendosi svegliare presto al mattino, si preparava tutto il necessario per il lavoro la sera prima, in soggiorno. Era solito riporresul tavolo il portafoglio, le chiavi del camion, gli itinerari conservati in quelle famose buste plastificate, di cui si è parlato sopra. La sera prima dell’incidente era lunedì. Aveva deciso di non uscire e di guardare un film a casa. Ricordo nitidamente la sua serenità, le sue risate … nulla poteva indurre a pensare che, da lì a qualche ora, tutto sarebbe cambiato.
Martedì 13 luglio, alle cinque meno un quarto, chiamai Daniele che in quel momento si trovava a Torino. Mi disse di lasciarlo dormire ancora un po’ che, se anche fosse partito verso le 05:30, andava bene ugualmente. Terminata la telefonata, girai lo sguardo in soggiorno e che cosa vidi?Per terra c’erail portafoglio di Emiliano, aperto, i soldi sparsi sul pavimento e anche i fogli di lavoro che si era preparato con tanta cura. Ma che cos’era successo? Scoprii ben presto il responsabile. Ronny, il nostro cagnolino chenon saliva mai sul tavolo, va a sapere perché, quella volta lo aveva fatto, combinando quel disastro.
Spaventata richiamai subito Daniele per raccontargli l’accaduto. Lui mi tranquillizzò e mi chiese solamente se la patente fosse in buono stato o se il cane avesse strappato anche quella. Andai subito a controllare e ammutolii: nel portafoglio erano rimaste solo la patente e l’immagine di S. padre Pio che gli avevo dato da portare sempre con sé, mentre tutto il resto era sparso sul pavimento del soggiorno. Mistero! Intanto raccolsi tutto e rimisi ogni cosa al suo posto. Preparai la colazione e andai a svegliare Emiliano, portandogli la consueta tazza con caffelatte e biscotti.
Bisognava chiamarlo tante volte prima che si decidesse a scendere dal letto e, se non avessi fatto in quel modo, avrebbe saltato la colazione parecchie volte. Mi piaceva svegliarlo piano piano, lui si metteva seduto sul letto e in un attimo divorava tutto. Anche quella mattina facemmo così. Gli raccontai la vicenda del portafoglio, lui semplicemente sorrise e rimise in ordine i suoi foglietti. Lo portai al lavoro ma, mentre gli facevo le solite raccomandazioni circa la prudenza che doveva usare, mi fece cenno con la mano di tornare a casa perché lì vicino abitava un signore che, quando sentiva dei rumori, si spazientiva subito e urlava.
Così tornai a casa a svegliare anche Luisa e Maria Sole. Anch’io alle 07,00 dovevo già essere sul lavoro. Sbrigai le ultime faccende, feci anche a loro le necessarie raccomandazioni e mi avviai al lavoro. Ricordo molto bene che quel mattino avevo dentro di me un presentimento esentivo che sarebbe successo qualcosa. Era una sensazione stranissima, come se una forza misteriosa e più grande mi volesse tirare indietro. Non riesco a spiegarla con altre parole. Per recarmi al lavoro dovevo passare davanti al santuario della Madonna del buon Consiglio; mi sembrava che la macchina non volesse andare avanti, tanto che mi fermai un momento e tirai giù il finestrino per ascoltare meglio se il motore facesse dei rumori strani.
Tutto era a posto, così mi diressi al lavoro. La nostra abitazione dista pochi minuti di automobile dal luogo in cui lavoro. Quel mattino mi sembrò un tempo interminabile, tanto che ebbi persino paura di essere in ritardo.Invece, una volta arrivata, rimasi persino sconvolta perché, timbrando il cartellino, mi accorsi che in realtà non solo ero in orario, ma addirittura in anticipo. Tuttavia vivevo inun clima quasi surreale.Ogni momento guardavo con preoccupazione l’orologio. Il mio cuore e parte della mia mente erano sul camion, insieme ad Emiliano.
Ogni tanto mi scrollavo da sola, facendomi coraggio, pensando che ormai stesse rientrando dal giro: erano infatti le 09:20. Feci un respiro di sollievo e pensai tra me che, se fosse successo qualcosa, a quell’orasarei di certo già stata avvisata.Da quel momento trascorse non più di un minuto, quando la segretaria mi chiamò per dirmi che mi stavano cercando al telefono. Era il datore di lavoro di Emiliano che mi disse: “Vieni giù subito perché Emiliano ha avuto un incidente”. Tornai subito a casa e le piccole, vedendomi tornare così presto e molto agitata, si spaventarono e cominciarono ad inquietarsi anche loro.
Cercai di tranquillizzarle. Nel frattempo mi cambiai. Venne a prendermi il titolarein persona, insieme ad un nostro amico. Partimmo. Chiesi subito che cosa fosse mai successo e quali fossero le condizioni di Emiliano. Mi rispose che non sapeva nulla ma che sicuramente il giovane non stava così male. Intanto arrivammo all’ospedale civile di Tortona, “S.S. Antonio e Margherita”.Fu proprio lì davanti che il mio dubbio cominciò a diventare quasi certezza. Se Emiliano in quell’incidente si fosse ferito in modo non grave, l’avrebbero portato semplicemente all’ospedale di Alessandria, non a Tortona!
Non volevo pensare che fosse morto ma, quando il guardiano ci fece cenno con la mano di passare da dietro l’ospedale, mi si gelò il sangue nelle vene. Ero da sola perché Daniele era ancora a Torino. Mi portarono al Pronto Soccorso dove si stava parlando dell’incidente avvenuto nella mattinata. Nessuno sapeva rispondere alle mie richieste di sapere qualcosa di più, a tal punto che sbottai e dissi: “Ma possibile che nessuno sappia niente? Allora vuol dire che c’è un errore, Emiliano non è qui, vi siete sbagliati!”. Mentre dicevo questo, mi diedero un bicchiere d’acqua con del sedativo e mi aggrappai a un termosifone.Non so per quanto tempo rimasi lì. Poi, in silenzio, andammo verso le camere mortuarie.
Arrivò anche Daniele. Lo avevano avvisato mentre era a Torino, gli avevano detto solamente di tornare in ditta, di lasciare il camion in magazzino e di recarsi all’ospedale civile di Tortona,senza dirgli la verità. Sicuramente, dal Cielo, qualcuno lo ha protetto e guidato, perché lo vidi arrivare da solo, disperato. Nessuno aveva pensato di accompagnarlo. In quel momento, insieme, rivedemmo il volto sorridente del nostro caro
Emiliano che dalla terra, era ormai passato al Cielo.Gesù è risorto il “terzo giorno”? Così il nostro caro giovane autista, al suo “terzo giro” di consegne, invece di rientrare in ditta, dalle strade della terra è passato presto a quelle del Cielo.Mamma Daniela conclude così questo suo accorato racconto: “Solo in seguito siamo venuti a conoscere che l’incidente era avvenuto alle 06:30, più di due ore prima. Nel frattempo, prima di chiamare noi, dalla ditta avevano contattato uno dei migliori avvocati. Il Padre che vede nel segreto sa ed è a Lui che noi dobbiamo rendere conto, a Colui che è pronto a giudicare i vivi ei morti!”.(Cfr. Mt 6,6; 1 Pt 4,5).
EMILIANO, LA TUA GIOIA PROROMPENTE CONTINUA!
“Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno (n.d.r.: per noi la domenica senza tramonto) è consacrato al Signore nostro;non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”. (Ne 8,10)
La sua cara sorellina più giovane, Maria Sole, a distanza di anni, così ricorda e saluta il suo impareggiabile fratellone: “Ciao! La prima cosa da dirti che mi viene alla mente è che ricordo il buon profumo che emanava la tua bella persona. Dove passavi, lasciavi il segno. Dopo che sei passato, l’ho cercato più volte, ma nulla, non sono più riuscita a sentire il profumo della tua persona. Comunque ti assicuro che rimarrà come un ricordo indelebile, stampato nel mio cuore. Mio eroe, ti penso sempre divertente e coraggioso!
Non sempre, però. Noi ancora piccole, non capivamo che tu avevi bisogno dei tuoi momenti di privacy e allora, ricordi? Mi nascondevo sotto il letto e tu, invece di arrabbiarti, mi accompagnavi alla porta, mi scompigliavi tutti i capelli, dicendomi: Sì è così che sei bella!Solo quando ho dovuto salutarti, ho capito quanto sarà stato difficile per te essere sempre te stesso in tante situazioni che sei stato chiamato ad affrontare. Forse tu non lo sai, o Gesù te l’ha detto, ma, il giorno del tuo funerale mi sono promessa che da quel momento in poi avrei preso io il tuo posto, diventando quella persona forte che non avrebbe mai fatto mancare niente: né a mamma, né a papà, nè a Luisa. Spero proprio di aver mantenuto la promessa e, se non avessi fatto bene qualcosa, ti prego di aiutarmi dal Cielo. Sì, mio caro eroe, tu mi hai insegnato tutto! E questo l’ho capito ancora meglio con la tua assenza.
Da te ho imparato la bellezza di vivere in pienezza, di amare,di sorridere, di cercare di essere sempre migliore … di non arrendermi mai. Anche quando non ne posso più, penso a te e con la volontà riprendo forza e arrivo fino in fondo. Sai Emiliano: anche dopo la tragedia c’è ancora bellezza. Se dal dolore non imparo qualcosa, da che cosa dovrei impararlo? Un po’ di tempo fa ho visto un film dal titolo “La bellezza collaterale”. Ho proprio capito questo: che dopo una tragedia non ci si deve lasciar andare allo scoraggiamento o peggio alla disperazione, ma resistere e scoprire, con l’aiuto di Dio, qual è la bellezza collaterale insita in ogni vicenda, per quanto dolorosa o tragica che essa sia. Sai, la sera che sono stata con la mamma a testimoniare alle coppie che si stavano preparando al matrimonio la forza della vita oltre la morte, una ragazza presente ha detto: Perché devono succedere queste cose? Perché a voi o a me? Perché? Non è giusto!”. A queste domande, un giorno, avremo piena risposta. Ciao Emiliano. Grazie di esistere e intercedi sempre per tutti noi. Ti voglio bene!”.
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