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EMILIANO STUDENTE
“Principio di ogni opera è la ragione, prima di ogni azione è bene riflettere. Un uomo saggio istruisce il suo popolo, dei frutti della sua intelligenza ci si può fidare. Il saggio otterrà fiducia tra il suo popolo, e il suo nome vivrà per sempre”. (Sir 37,16.23.26)
I genitori sono molto impegnati con il lavoro, i nonni più vicini a lui si barcamenano tra ristorante e salute da accudire, pertanto ciò che il nostro caro Emiliano fa a scuola è tutta esclusivamente “farina del suo sacco”.Bisogna riconoscergli un’acuta intelligenza in quanto, anche senza chinare troppo la schiena sui libri,con un po’ di attenzionedurante le lezioniriesce a memorizzareogni cosa, come avesse inserito in testa il dischetto di un computer. Riesce ad esporre e spiegare molto bene, anche con dovizia di particolari, quand’ èinterpellato.
Tuttavia nello studio proprio non si applica. Nelle elementari, frequentate presso l’Istituto comprensivo “A. Momigliano” di Ceva, da un lato si conosce un bambino bravissimo, allegro, vivace e fondamentalmente obbediente. Dall’altro, a detta della maestra, si ha a che fare con un bambino che : “Alla minima osservazione si risentechiudendosi a riccio. Non c’è verso di comunicarefino a quando non lo decida lui”. Passano così i cinque anni delle elementari che, tutto sommato, non vanno poi così male. Sempre promosso con risultati soddisfacenti, Emiliano giungealle scuole medie. Ahimè, qui la nota si fa dolente.
Un po’ perché, come precedentemente detto, di studiare proprio non ne vuol sapere, un po’ perché fa comunella con qualche elemento poco positivo… Sta di fatto che il tempo delle medie si rivela disastroso. In barba ai professori che a stento riescono a trattenerlo, lui diventa il “capo delle marachelle”.Dove passa lui, passa il fuoco! Mamma Daniela, ripensando a quei tre anni dove spesso è stata “chiamata a rapporto” dai professori, li definisce: Un incubo! Eppure anche in questa turbolenza c’è un aspetto positivo perchéEmiliano è ben voluto da tutti i suoi compagni; sa trascinarli nella gioia con la sua allegria e la sua risata prorompente. Sembra aver fatto propria la massima di San Filippo Neri: “Noia e malinconia, via da casa mia”.
Anche il tempo delle medie passa, il ragazzo cresce e il buon senso gli dirà che è bene lasciare la “vecchia compagnia” delle medie. Ascolta i consigli dei genitori e si circonda di una nuova compagnia, più calma, più positiva. In questo modo è contento lui e lo sono anche i suoi genitori.
ANEDDOTO SU EMILIANO
Siamo nell’anno 1994, Emiliano ha tredici anni, quando su Ceva e su una vasta zona del cuneese si abbatte una terribile alluvione che causa la morte di alcune persone. Senza poi parlare dei danni incalcolabili a strade, ponti, abitazioni e coltivazioni. La forza dell’acqua che è caduta dal cielo ha trascinato dietro di sé di tutto. Vicino alla casa di nonna Franca, si trova una casetta di legno dove lei alleva polli e conigli e, dietro a questa sorta di stalla, c’è un piccolo torrente perennemente asciutto. In quella circostanza, però, anch’esso si ingrossa e si gonfia, a tal punto da diventare quasi un fiume in piena: l’acqua vi scorre in modo così violento da trascinarsi dietro ogni sorta di oggetto, casetta della nonna compresa, animali, attrezzi e tanti rami d’albero e tronchi divelti dalla sua furia. Terminata l’urgenza e iniziata la conta dei danni, a Daniele viene chiesto se può ripulire quel pezzo di terra che, nel frattempo, si è trasformato in una disordinata catasta di legna e fango. Lui, che non si tira mai indietro, prende un’accetta e inizia a tagliare i rami più grossi.
Emiliano, come sempre, gli corre dietro e vuole partecipare anche lui per fare la sua parte. La furia dell’acqua ha tirato giù anche un grosso cavo della luce che si è ormai confuso con i rami ammucchiati, mimetizzato dalla spessa coltre di fango. Daniele posa un momento l’accetta per raccogliere il materiale già tagliato. Emiliano sembra non aspettare altro, imbranca l’accetta e continua il lavoro iniziato dal padre. Succede tutto in fretta, Daniele non fa in tempo di dirgli di fare attenzione a quel cavo della luce, che vede il ragazzo balzare indietro di diversi metri e cadere a terra tramortito. Emiliano, con un colpo netto, ha tagliato il cavo della luce e la scarica dell’energia elettrica lo ha fatto sbalzare all’indietro. Daniele capisce subito la gravità della situazione, prende il figlio tra le braccia e lo porta con urgenza al Pronto Soccorso. Là arrivato i medici, informati del sinistro, gli prestano subito le cure necessarie e, con stupore, vedono Emiliano riprendersi velocemente. In casi come quello, ahimè, le conseguenze sono spesso tragiche. Per Emiliano questa volta non è stato così: lo hanno salvato le scarpe da ginnastica che indossava in quanto avevano la suola di gomma.
Per la famiglia Meistro si sta preparando un nuovo scenario.
Siamo nel mese di settembre del 1995 e, dopo aver valutato parecchie proposte, Emiliano opta di frequentare il nuovo anno scolastico nella scuola superiore “A. ARTOM” di Mondovì (CN). È contento dei nuovi compagni e anche dei professori. Chi lo avesse conosciuto alle medie, vedendolo alle superiori, sicuramente avrebbe detto: Questo non è Emiliano Meistro. Quel salto di qualitàè stato veramente la “fine dei drammi”, come più volte ripete mamma Daniela. Ma ahimè, questo idillio durerà solo pochi mesi perché la famiglia Meistro a Febbraio emigra altrove.
DA CEVA A BOGLIETTO DI COSTIGLIOLE D’ASTI (AT)
“Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente, anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni. Cresce lungo il cammino il suo vigore”. (Sal 83,6-8)
Come precedentemente detto, fine anno 1995 e inizio anno 1996, per la famiglia Meistro non fu un periodo facile, tutt’altro. Alle diverse traversie che aggravano, e non poco, la già precaria situazione economica, Daniele perde il lavoro. Non rimane che cercare “fortuna” altrove. La sorte porta la nostra famiglia a trasferirsi a Boglietto di Costigliole d’Asti. Per Emiliano, questo è un altro tempo di scelte: dalla scuola, agli amici, all’adattamento al nuovo ambiente di vita. Niente paura, com’è stato forte e deciso nel passato, lo sarà ancora adesso. Le sfide non lo spaventano. Sceglie di frequentare l’I.T.I.S. “Alessandro Artom” di Canelli (AT). Essendo arrivato a Febbraio, si trova davanti ad una classe già ben avviata in cui fa molta fatica ad inserirsi. Non riesce ad ingranare le marce e accumula difficoltà di vario genere, non interagisce né con i compagni, né con i professori.
Ad ogni modo porta a termine l’anno scolastico con risultati soddisfacenti. Tuttavia, nella mente di Emiliano si sta facendo strada un altro progetto: a settembre infatti non vorrà più saperne di tornare a scuola. Desidera invece andare a lavorare con suo papà nella ditta “Boffa carni”. Anche se non ha ancora compiuto i necessari 16 anni per venire assunto come apprendista, (allora c’erano molte meno restrizioni che non oggi), inizia ad accompagnare saltuariamente il papà Daniele nelle varie consegne e contemporaneamente a trafficare in sala taglio alla preparazione dei petti di pollo.
Man mano che s’impratichisce arrivano anche i sedici anni ed Emiliano può finalmente essere assunto in qualità di apprendista. I responsabili della ditta sono molto contenti di lui, che è all’apice della gioia per questa sua assunzione. Adesso può dimostrare la sua serietà e le sue capacità lavorative, portando a casa uno stipendio in più che si rivela preziosissimo per la sua famiglia. La sua specialità, oltre alla passione che mette nel confezionare le carni, è quella di preparare a puntino le consegne che deve fare suo papà. Contatta i clienti, prepara il materiale e lo posiziona ordinato sul furgone.
Daniele segue l’itinerario preparato con assoluta tranquillità, perché conosce molto bene la precisione di suo figlioe non ha mai dovuto riprenderlo sul suo operato. Quando può, dopo avere concluso il suo lavoro, Emiliano sale sul furgone con suo papà per aiutarlo nelle consegne.In tal modo, tra i due si instaura una complicità speciale, tale che l’uno non potrà più fare a meno dell’altro. Pur nella serietà del lavoro, non mancano scherzi reciproci, risate a crepapelle, lotte improvvisate ... Alla fine diventa proprio difficile distinguere chi è il “piccolo” dal “grande”. Papà e figlio sono felici e quand’è così tutto pesa di meno.
Raccontiamo due aneddoti che non possono non strapparci un sorriso. Un giorno mentre il papà, fatta la consegna, è impegnato a far firmare le bolle, Emiliano (che non aveva ancora la patente) salta sul camion e lo nasconde dietro lo stabile fingendo un furto. Il papà torna e non vedendo né camion né figlio si preoccupa non poco. Allora chiama, chiede, telefona, cerca. Da lì a poco, ecco sbucare camion e figlio.
Emiliano saluta il padre con la mano e fa un altro giro intorno allo stabile. Quando, terminato il giro, si ferma, lasciamo immaginare che cosa possonoessersi detti. Tutto finisce con una fragorosareciproca risata.Il secondo aneddoto è ancor più simpatico. Il padre, arrivato da un cliente, entra nel camion frigo per prendere la merce ordinata e il figlio ne approfitta per chiuderlo dentro e abbassare al massimo la temperatura. Daniele, accorgendosi dell’accaduto, grida forte e picchia i pugnicontro le porte chiuse.
Emiliano, non solo lo ignora, ma ride a crepapelle insieme agli altri presenti. Dopo qualche minuto pensa bene di liberare il padre, decisamente rinfrescato.I due si riconcorrono, Daniele urla… ma in realtà, anche questa volta, non si riesce a distinguere chi sia effettivamente il più piccolo tra i due!
AL DI LÀ DELL’APPARENZE
“Principio di ogni opera è la ragione, prima di ogni azione è bene riflettere. Radice dei pensieri è il cuore, queste quattro parti ne derivano: bene e male, vita e morte, ma su tutto domina sempre la lingua”. (Sir 37,16-17)
Finché si scherza, si scherza, ma quando c’è da lavorare seriamente sia il padre sia il figlio stanno al loro posto, anche perché il lavoro in quel laboratorio è veramente tanto. Si corre fin dal mattino e quando arriva la sera e la stanchezza della giornata si fa sentire in tutta la sua pesantezza, qualche volta verrebbe il desiderio di lamentarsi.
Quando Emiliano senteun minimo sfogo di suo papà al riguardo, prontamente lo invita: “Quando sei stanco, non farlo vedere più di tanto. Anzi, impegnati a sorridere di più ancora!”. Con una “spalla” così al suo fianco, il buon Daniele riprende presto quota. Un momento molto bello per la famiglia Meistro è quello del pranzo. Gli uomini rientrano a casa per la pausa-pranzo e, coincidenza, le sorelline tornano dalla scuola elementare. È uno spettacolo unico. Abitano in un condominio al terzo piano, pertanto Emiliano aspetta sulla porta che arrivino le due amate sorelline, quindi se le “carica”sulle braccia e le porta fin sopra a mo’ di ascensore! Il momento del pasto diventa il tempo dove ognuno ha qualcosa da dire agli altri.
Terminato il pranzo, ognuno riprende le proprie occupazioni, per ritrovarsi la sera. Intanto intorno a Emiliano si forma una compagnia fantastica: sono tutti amici più grandi di lui ma lo accettano molto volentieri perché dimostra buon senso, interessi e responsabilità superiori alla sua giovane età e gli vogliono un gran bene. A conferma di ciò è interessante conoscere quest’altro aneddoto. Si sta avvicinando il Capodanno 1998 edEmiliano, senza dire niente a nessuno, chiede al responsabile della ditta se può anticipargli lo stipendio del mese di dicembre. Il titolare, anche se lì per lì rimane meravigliato della richiesta, gli anticipa il tutto. Poi, ripensandoci, informa il padre della richiesta, chiedendogli se fosse a conoscenza della cosa ese sapesse in quale modo Emiliano intendesse spendere quei soldi.
Papà arriva a casa, informa la moglie, anch’essa ignara del fatto.Decidono dunque di interpellare il figlio circa il motivo di questa imprudente richiesta, pronti entrambi a sgridarlo. Quand’ecco che Emiliano, con calma, tira fuori le banconote. Le consegna ai genitori e dice loro: “Tenete, questi sono per voi. Andata a festeggiare insieme il Capodanno!”. Le lacrime rigano il volto di Daniele e Daniela. Nel loro cuore benedicono il Signore per aver donato loro un figlio così. E veramente è una benedizione! Non si lamenta mai, è sempre contento di tutto e dove arriva semina la gioia. |