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UNA NUOVA AVVENTURA
“Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza, perché il suo possesso è preferibile a quello dell’argento e il suo provento a quello dell’oro”. (Pr 313-14)
Davide si presenta
Mi chiamo Davide Roggia, sono nato l’8 aprile 1987 ad Alba (CN) e ho vissuto per 20 anni a Novello, un ridente paesino delle Langhe Albesi. Mio papà e mia mamma non stavano più nella pelle dalla gioia quando mi hanno visto nascere bello, robusto e sprizzante vita. Quante volte mi hanno raccontato con evidente soddisfazione che già fin d’allora ero originale e molto curioso. Dopo i primi vagiti di saluto a chi ha atteso il mio arrivo, invece di starmene tranquillo nella culla, continuavo ad alzare la testa quasi a voler rendermi conto di quanto stava succedendo. Considerato che per nove mesi ero stato un po’ allo stretto, ora finalmente potevo muovermi liberamente. Un giorno mia mamma mi raccontò un particolare curioso: quando nacque, tre anni prima di me, mia sorella Chiara diede l’annuncio del suo arrivo con uno strillo sonoro, che ha mantenuto finora, dimostrando un carattere forte e determinato. Al contrario, io, fin dall’inizio ho lasciato intravvedere un temperamento mite e tranquillo. È vero che nel grembo materno ero un po’ sacrificato, tuttavia mi ci ero abituato, ed uscire mi costò un po’ di fatica. Però dovevo farlo e non c’era altra scelta. Così, quasi sbuffando, sono arrivato anch’io, e una volta che il gran daffare intorno a me si era calmato, ho emesso un gran sospirone, come a dire ai presenti: “Finalmente la fatica è finita! La calma è tornata!”. Quel lungo sospiro ha anticipato il mio carattere pacioso e tranquillo. Dopo un lungo periodo di rodaggio, arrivò l’infanzia che posso dire di avere trascorso in serenità, bellezza e tanta spensierata felicità.
La passione preferita?
Stare più tempo possibile nella grande cascina di mio nonno Enrico, in aperta campagna nel mio caro paese di Novello. Là non mi mancava niente. C’era tanto spazio, tante viti sparse ovunque sulle colline, tanti animali da accudire con i quali mi divertivo tantissimo, e ogni giorno c’era qualcuno da conoscere. Insomma, in altre parole, dal sorgere del sole fino al tramonto, con i nonni il divertimento era sempre garantito. L’unica preoccupazione che avevo era quella di ricordare a mia mamma di portare sempre con sé, ogni giorno, un cambio di vestiti, perché volevo sentirmi completamente libero di giocare, di correre, di sporcarmi e, se mi veniva richiesto dal nonno o dal papà, anche di fare i miei primi lavoretti. Al termine un bel bagno ed ero nuovamente pulito e ordinato. Vorrei condividere ancora un simpatico aneddoto della mia infanzia. Era mia abitudine prima di tornare a casa la sera, di passare a salutare tutti, animali compresi. Una volta, come di consueto, erano arrivati a prendermi i miei genitori, ma quella sera non riuscivano a trovarmi da nessuna parte. La loro angoscia era comprensibile visto che riuscivo a infilarmi dappertutto. Mi chiamarono a squarciagola continuando a setacciare ogni angolo del cortile. Sapete dov’ero, ignaro dall’angoscia dei miei genitori? Niente meno che dentro la cuccia del cane. Ero passato a salutarlo e lui non voleva saperne di uscire a contraccambiare il mio saluto. Cosa potevo fare allora? Visto che la mia piccola statura me lo permetteva, sono entrato io nella sua cuccia. Quando i miei genitori mi hanno ritrovato, sapete cosa hanno fatto? Una sonora risata tanto che si sono dimenticati di sgridarmi.
Come si sarà ormai capito, avevo un carattere semplice, aperto e mi piaceva molto stare in compagnia. Quando i bambini vanno per la prima volta all’asilo infantile, spesso si mettono a piangere, a strillare e si aggrappano con tutte le loro forze alla gonna della mamma; invece per me non è stato così. I miei genitori essendo entrambi insegnanti, fin da piccolo mi avevano abituato a socializzare con gli altri e io mi trovavo bene con tutti. A tre anni, al primo giorno dell’asilo, non ho avuto alcuna paura, ma sono saltato letteralmente tra le braccia della maestra, abbracciandola ed entrando così subito in confidenza con lei. Mi comportai allo stesso modo con quelli che sarebbero diventati i miei nuovi amichetti.
Giorno dopo giorno Davide cresce
Il tempo trascorreva e io crescevo: sono diventato ragazzo, poi adolescente e infine giovane. I miei coetanei amavano praticare vari hobby e sport, a me invece piaceva tanto dedicarmi alla vigna della Cascina Ermilione. Nonno Enrico mi aveva comunicato la sua passione per la terra, per le vigne e io, imitandone l’esempio mi addentravo sempre più in quella che sarebbe stata la mia futura attività di vignaiolo specializzato. La scuola enologica che frequentavo affinava le mie conoscenze e coltivava le mie attitudini. Con a fianco un maestro speciale come il nonno, guardavo al futuro con serenità e tanto coraggio di riuscirci bene.
Voglio ancora spendere una parola per il caro nonno, perché lo merita veramente. Era una persona davvero unica! Sempre di buon umore, dal volto solare e le sue parole sprizzavano ottimismo. Stare accanto a lui significava imparare a vivere e ad affrontare anche le situazioni più difficili con serenità e saggezza. Forse per questo ha raggiunto l’invidiabile età di 97 anni, anche se, purtroppo, nell’ultimo periodo non era più autosufficiente.
Nell’ultimo tratto della sua vita, le parti si sono praticamente invertite e, si fa per dire, sono io che gli ho fatto un po’ da badante, circondandolo di tutto l’amore, l’affetto, la tenerezza e le cure necessarie, che sono stato in grado di dargli. Era una persona talmente speciale che, quando mi trovavo con lui parlavo in dialetto piemontese, a differenza di casa dove mi esprimevo in italiano. Eravamo così in simbiosi che, sei giorni prima che io partissi per il mio “ultimo viaggio”, ho voluto ancora portarlo una volta nella vigna dove stavamo raccogliendo i nebbioli, e lui, rimanendo seduto nella sua carrozzina, ha avuto la gioia di poter raccogliere alcuni grappoli d’uva.
Ora siamo nuovamente insieme e abbiamo tutta l’eternità per continuare i nostri dialoghi in piemontese, per visitare nuove sconfinate vigne, e se necessario, riprendere con rinnovate energie il nostro “vecchio lavoro”
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