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FOTO PIERGIANNI RIVETTI

DANIELA GALLINO

<<UNA GIOIA>>
“Indice di un cuore buono è una faccia gioiosa”.  (Sir 13,26)

Questa nuova storia ha i suoi natali, come già si accennava, in una frazione di Canale d’Alba in provincia di Cuneo in una cornice geografica che si può tranquillamente definire fiabesca. Essa è situata alla cima di un fertile colle del territorio appartenente alla zona del Roero a 305 metri sul livello del mare. Nei giorni limpidi si vede svettare maestoso il Monviso, spesso incappucciato di neve e circondato dalla catena delle Alpi Cozie.  Data la poca densità di abitanti, le case non essendo  molte, fanno sì che l’occhio possa spaziare liberamente tra l’abbondante vegetazione delle colline circostanti e i tanti vigneti che, visti dall’alto, sembrano come dei capelli pettinati alla perfezione.

Il contatto diretto con l’azzurro del cielo, il canto degli uccelli che dimorano tra le fronde, il rincorrersi delle farfalle, il ronzio delle api che cercano pollini tra le acacie (gaggìe in piemontese), le querce, gli olmi e  le piante da frutta, il soffio del vento che non manca mai in qualsiasi stagione dell’anno rendono questo luogo incantevole. È qui che inizia la storia della nostra cara Daniela Gallino, che mamma Pasqualina Pelassa non esita a definire: “Una gioia”. E lo dice con gli occhi luminosi che sprizzano orgoglio materno per una figlia che ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Il tempo trascorso e la malattia che ha minato il fisico di Daniela non hanno sbiadito nulla di questa ragazza che continua ad essere presente e a illuminare con il suo sorriso ricco di bontà e di vivacità. 
Ma facciamo un passo indietro e andiamo a conoscere la sua cara famiglia.

GUIDO E PASQUALINA
“Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra”.
(Gn 1,28)

Guido Gallino ha incontrato la cara Pasqualina quando entrambi erano giovanissimi; il classico “colpo di fulmine” è scattato a Portacomaro (AT), durante una vendemmia  dalla sorella di lui, Giovanna. Già si conoscevano per via di altre amicizie e parentele varie, ma la scintilla dell’interesse reciproco è scattata in quella circostanza. Gli incontri successivi, sempre in occasione di raduni familiari, hanno rafforzato la comune volontà di formare una loro famiglia. Da quel momento magico passarono circa un paio d’anni, ed ecco finalmente realizzarsi il loro sogno.

Era la domenica 25 aprile del 1971, la Pasqua di risurrezione era passata da appena quindici giorni e perciò la chiesa parrocchiale di S. Rocco di Montà d’Alba era ancora tutta un fiore. Tra sorrisi, strette di mano, abbracci e tanta commozione, ecco Guido entrare in chiesa accompagnato sottobraccio dalla sua cara mamma Lucia. Ad attenderlo davanti all’altare la sua cara Pasqualina, che era arrivata tutta vestita di bianco, accompagnata dal suo papà Luigi. Guido allora aveva 24 anni e Pasqualina 21.

La celebrazione fu molto semplice, sobria, come si sono mantenuti entrambi tuttora. Li unì in matrimonio il sacerdote don Giovanni Conti. Tra lacrime di commozione eccoli rispondere felici alla richiesta del celebrante:  Guido e Pasqualina, volete accogliervi come sposo e sposa nel Signore, promettendovi fedeltà, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarvi e onorarvi tutti i giorni della vostra vita? E loro con un lampo di fierezza negli occhi eccoli pronti a rispondere il loro: SÌ!

E don Giovanni accolse quel consenso: “Il Signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e vi ricolmi della sua benedizione. L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce”. E veramente da quel momento quei due giovani condivisero tutto: la nuova casa nella frazione Madonna di Loreto a Canale, paese natio di Guido, il lavoro di contadini, in particolare tra viti e nocciole, la nascita della primogenita Brunella il 26 luglio 1972, poi quella della secondogenita Daniela, il 30 ottobre 1975, e così tanti altri eventi, fino ad arrivare al 1991, al doloroso saluto a Daniela fermata nella sua corsa incontro alla vita da quello che può essere definito il male del secolo. Prima di tutto questo, al termine della celebrazione, i due sposi novelli festeggiarono la loro unione tra famigliari e parenti stretti in un ristorante della zona per intraprendere poi, stanchi ma felici, il loro viaggio di nozze con méta Rimini. Furono pochi giorni ma spensierati. Ormai la loro corsa dell’amore condiviso era iniziata.

 

DANIELA CRESCE COME UN GIGLIO DI CAMPO
“Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”.  (2 Cor 3,17)

Come detto sopra, Daniela nacque ad Alba (CN), nel reparto di maternità dell’ospedale S. Lazzaro, nella mattinata di venerdì 30 ottobre 1975. Fu un momento di grande festa perché, se ogni nuova vita è sempre un DONO di Dio, questa sua nascita lo era ancor di più proprio perché questa piccola era veramente attesa e considerata come una seconda benedizione in casa Gallino. A “capolavoro completato” papà Guido e mamma Pasqualina, ammirandola felici, esclamarono: “Ma che bella bambina, che meraviglia è questa nostra figlia, una gioia!”. Dopo questo lieto evento, la neonata salirà la collina di Madonna di Loreto e, nella sua famiglia, crescerà felice e spensierata proprio come un giglio di campo quand’è amato, coltivato e protetto, come solo dei bravi giardinieri sanno fare. E Guido e Pasqualina sono stati veramente dei bravi “giardinieri”. Lì visse con la sua cara famiglia, con Brunella, sua sorella, che per molto tempo fu anche la sua preferita compagna di giochi, con i suoi cari nonni paterni e con tutti i borghigiani che, man mano la sua crescita si faceva più autonoma negli spostamenti, divennero sempre più oggetto delle sue premure e attenzioni.

I SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
“Finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo “.
(Ef 4,13)

Furono tre momenti molto belli e forti per la sua gioia e crescita spirituale, segno di quello che sarebbe stato il suo cammino terreno e celeste.

BATTESIMO

Daniela fu portata al fonte battesimale nella parrocchia di S. Vittore domenica 30 novembre 1975, 1^ di Avvento; fu battezzata dall’allora vice curato don Dino Negro e le fecero da padrino Stefano Gallino e da madrina Lucia Pelassa. Quel bellissimo giorno la Parola di Dio tracciò un programma di vita alla nostra candida fanciulla:
Docilità: “Tu, Signore, sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu sei Colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani” (Is 64,7). Daniela si è lasciata veramente lavorare da questo originale Vasaio e poco a poco la sua giovane età farà trasparire un profondo lavoro interiore. (1^ lettura)
Confermazione: “Gesù vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!” (1 Cor 1,9). I doni di Dio a Daniela sono stati irrevocabili, resi visibili nella sua eroica paziente perseveranza, soprattutto nel tempo della prova più dura: dare la propria vita.  (2^ lettura)
Vigilanza: “State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso” (Mc 13,33).  Daniela non lascerà mai che la lampada della fede donatale in quel grande giorno si spenga, anzi, saprà mettere da parte dell’olio per il suo lungo anticipato viaggio verso il Regno della Luce vera.  (Vangelo)
Preghiera: “Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). Quest’invocazione tratta dalla 1^ lettura diventerà la supplica che accompagnerà Daniela specialmente di fronte al progredire del male.

1^ COMUNIONE

Il suo Primo incontro con Gesù avvenne sempre nella medesima parrocchia, la domenica 15 maggio 1983, solennità dell’Ascensione del Signore. Il suo volto era raggiante e il suo cuore in festa. Quel giorno la Parola di Dio parlò così al suo cuore:
Missione specifica: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra”  (At 1,7-8). Nessuno in quel giorno di festa avrebbe potuto immaginare, quale e quanta forza di decisione quel Pane avrebbe dato a quel “gigante” seppur in un esile corpo, minato dalla malattia ma non fiaccato nella volontà. ORA Daniela è in missione. ( 1^ lettura)
Lumen fidei: “Il Signore possa davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo” (Ef 1,18-20). Il dolore sarà quel grande maestro che insegnerà a Daniela a comprendere le cose più importanti della vita e che l’essenziale è invisibile agli occhi. Gesù non “spiegherà” a Daniela tanti perché, ma entrerà IN lei e assumerà su di sé quel dolore che sarà salvifico per lei, per i suoi cari, per chi avrà il dono di poterla conoscere. (2^ lettura)
Ad lucem per crucem: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno”  (Lc 24,46).  Per Daniela il 1° giorno, nel senso biblico, si era chiuso con la sua nascita biologica. Il 2° giorno, appena ai suoi albori, sarebbe entrato nella primavera della vita, ma già Gesù Eucaristia le stava facendo intravvedere il 3° giorno, il GIORNO ETERNO! Daniela maturerà in fretta per il Cielo. (Vangelo) 

CRESIMA

Appena adolescente, la domenica 21 maggio 1989, solennità della Santissima Trinità, con il Sacramento della Cresima Daniela confermerà personalmente il suo SÌ alle promesse battesimali fatte in sua vece dai genitori; al suo fianco come madrina c’era sua sorella Brunella. Quel giorno lo Spirito Santo le parlò attraverso il Vescovo di Alba, mons. Giulio Nicolini. Ella già non stava bene, ma la Parola di Dio, che la stava già educando interiormente, alla Luce del poi, tracciò il suo ormai maturo cammino verso il Cielo.

Eternità felice: “Ero la sua delizia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui in ogni istante; mi ricreavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Prv 8,31). Con la morte la vita non è tolta ma trasformata e, mentre si distruggeva il suo esilio terreno, il Signore stava preparando a Daniela un’abitazione eterna, nel Cielo, un Cielo fatto di delizie, di gioia, di continue novità, di eterna giovinezza. Ma perché tutto ciò potesse avverarsi era necessario rinascere. E Daniela si stava avvicinando frettolosamente a questa rinascita. (1^ lettura)

La speranza non delude: “Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,3-5). Tutto quanto finora letto, non era forse lo specchio preciso di ciò che Daniela stava vivendo? Nel prosieguo del racconto si comprenderà sempre più chiaramente quanto lo Spirito Santo stesse già lavorando nel cuore di questa Sua figlia. Se non ci fosse stata questa FORZA interiore a muoverla, a motivarla, difficilmente si spiegherebbe il suo coraggio di non lamentarsi mai e di sopportare tutto con una pazienza tale da stupire chiunque l’avesse incontrata. Qualcuno da dentro la stava preparando a grandi cose! (2^ lettura)

Già ma non ancora: “Avrei ancora molte cose da dirvi, ma per ora non potete comprenderle. Quando verrà lui, lo Spirito di Verità, egli vi guiderà alla Verità tutta intera; perché non parlerà da se stesso, ma tutto ciò che udrà, egli lo dirà e vi annuncerà le cose future” (Gv 16,12-13). Daniela, come anche chi le era accanto, non era in grado di poter anche solo concepire ciò che Gesù le stava preparando. È stato lo Spirito come sua guida a condurla per vie certamente a lei sconosciute; è stato Lui a venire incontro alla sua debolezza (Cfr. Rm 8,26) per aiutarla ad accogliere la Verità tutta intera, globale, che è Gesù ieri, oggi e sempre. Ancora l’Apostolo Paolo sottolinea che “Le cose di Dio nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio” (1 Cor 3,23). Lo Spirito Santo sceso in Daniela in quel lontano 21 maggio 1989 le ha sicuramente fatto intravvedere il 3° giorno: che cosa l’avrebbe attesa nell’aldilà? Quella che noi chiamiamo  in realtà altro non è che un’immersione nello Spirito Santo che è Vita, Luce, Via, luminoso futuro. Daniela si stava preparando per rinascere alla Vita eterna, per Maria, Madre della Chiesa, per mezzo dello Spirito Santo. Poté comprendere tutto questo solamente lei che lo  visse in prima persona.

DOV’È PASSATA HA LASCIATO IL SEGNO

Stando ai nostri parametri sulla concezione del tempo, anche se è stata breve, la parabola di Daniela, tuttavia, ha lasciato dietro di sé un tale profumo da non perdere nulla della sua fragranza, anche dopo parecchi anni dal suo ritorno alla Casa del Padre. Daniela è viva e continua a saltellare, giocare, a parlare anche attraverso le varie testimonianze che seguiranno. 

DANIELA? L’ELEGANZA FATTA PERSONA!

“Come un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le fanciulle”.  (Ct 2,2)

Dove lei passava, per chiunque si trovasse sul suo cammino, da essere un bambino, un giovane o un signore anziano, c’era una parola o un sorriso. E sempre con un entusiasmo tale che, dopo il suo passaggio, i cuori erano sollevati, contenti. A tal proposito, mamma Pasqualina ricorda nitidamente con gioia le confidenze che le faceva un anziano borghigiano di nome Antonio. Lui costruiva cestini in vimini e in paglia e soprattutto nella bella stagione stava seduto fuori della porta di casa. Diceva contento: “La piccola ogni volta che passava davanti casa, si fermava, mi salutava, mi faceva delle domande, mentre altre volte si parlava del più o del meno. E io ricambiavo ben volentieri. Era incuriosita dall’abilità con cui mi destreggiavo nell’intrecciare i vimini. Ricordo che per un paio di volte gli regalai il cestino che stavo confezionando. Che bello vederla tanto felice, gli occhi le brillavano dalla gioia e non smetteva di ringraziarmi”. E la mamma completa: “Daniela tornò a casa raggiante con quel dono realizzato tutto per lei, si sentiva importante, quasi più grande della sua età per quell’attenzione che il buon Antonio aveva avuto tutta per lei”.

In quel suo “tachébutun” (parlare con tutti), faceva trasparire quell’affetto che permetteva alle persone di star bene insieme a lei. Così come si sentiva a suo agio quand’ era con i suoi coetanei, altrettanto lo era con le persone più anziane. Come la ricordavano volentieri Francesco e Eugenio! Ogni volta che ne parlavano, i loro occhi si inumidivano e le loro parole tradivano nostalgia; essi si sentivano i suoi nonni adottivi: “parlavamo di tutto con grande affetto e tanta spontaneità”.

Daniela potrebbe essere paragonata al sole, perché dove arrivava irradiava bellezza e calore. Il sorriso le illuminava il volto e non si spegneva mai, il suo entusiasmo era così contagioso da travolgere tutti coloro che la incontravano. E questo anche nel tempo della malattia. Chiaro che non avrebbe potuto essere spontanea e solare come prima, tuttavia ce la metteva tutta per donare sempre un sorriso, per dare agli altri il meglio di sé stessa. Suo desiderio era che chiunque si accostasse al letto della sua sofferenza potesse ritornare a casa con la serenità nel cuore, avendo avuto il dono di incontrare una ragazza capace di quel “qualcosa di più” che dà senso alla vita, alla sofferenza, agli inevitabili momenti di buio che la stessa riserva. Solamente quand’erano lei e mamma si lasciava andare in qualche umano sfogo; ma poi, passata la “burrasca”, tornava ad essere la Daniela di sempre: ferita sì, ma non arresa. C’era “Qualcun” altro che lottava insieme a Lei!

Altra caratteristica che contraddistingueva Daniela era il suo amore per gli animali, in particolare per i gatti. Ne possedeva uno di razza persiana che aveva chiamato Miloù, era diventato la sua ombra, non si staccava mai da lei. Dov’era Daniela c’era anche lui. Addirittura gli era stata concessa l’abitudine di dormire nella sua cameretta. Nel tempo della malattia, quando ormai Daniela non riusciva più a scendere dal letto, Miloù era accucciato ai suoi piedi e non si muoveva, se non, ma in modo forzato, per le necessità personali e il cibo. Sistemate entrambe le cose, risaliva dalla sua Amica e là rimaneva. Con il ritorno di Daniela alla Casa del Padre sparì e, dopo tante ricerche, fu ritrovato quattro giorni dopo in una casa lì vicino, coricato nel fienile senza vita. Quasi avesse percepito che cos’era avvenuto,  si era lasciato morire. Avrà ritrovato la sua padroncina? Secondo l’espressione dell’Apostolo Paolo, “Anche la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, per essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”(Cfr. Rm 8,19-21), tutto è possibile. Sicuramente di là avremo grandi e tante sorprese.

Daniela è stata paragonata con il sole: visto che questo con i suoi raggi lavora in tante direzioni, così un altro suo aspetto inconfondibile era la capacità di saper ringraziare sempre. La sua gioia traboccava in tanti e ripetuti grazie ma, anche quando non usava le parole, parlava tutto il suo modo di essere con una semplicità e un’eleganza tali che chiunque ne rimaneva subito favorevolmente conquistato. Lei sapeva porgere e prendere amichevolmente la mano, sapeva donare un luminoso sorriso, l’intensità e la dolcezza dei suoi sguardi riempivano il cuore di chi li riceveva. Insomma in lei albergava la positività e questa trasmetteva senza forzatura alcuna. Non c’è dubbio che ovunque sia passata abbia lasciato il segno.

Anche se è trascorso parecchio tempo dal ritorno di Daniela alla Casa del Padre, alla domanda fatta ai suoi genitori: “Dopo tanti anni dalla sua nascita al Cielo, Daniela come la ricordate? I genitori con un lampo di santo orgoglio negli occhi, senza un attimo di esitazione, rispondono: “Daniela? Fantastica, molto vispa ma obbediente. Era la gioia di tutti! Non parliamo poi dei nonni paterni Carlo e Lucia e di quelli materni Luigi e Margherita. Sua sorella Brunella era la sua prima compagna di giochi, tra loro si scambiavano le confidenze innocenti di due bambine, si aiutavano reciprocamente. Una non poteva rimanere senza l’altra. Non ricordiamo qualcosa di lei che ci abbia dato particolari problemi, sia a casa sia a scuola”.

CHI MEGLIO DELLA SORELLA BRUNELLA PUO’ RACCONTARE?
“Le grandi acque non possono spegnere l’Amore né i fiumi travolgerlo”. (Ct 8,7)

È impossibile dimenticare le passeggiate che facevamo in mezzo alla campagna sulla strada sterrata; Daniela sembrava un grillo salterino, a morire se si riusciva a tenerla ferma. Si pensi che una volta mentre correvamo lei inciampando si ruppe un braccio. Non mi si crederà, ma siamo tornate a casa tranquillamente, anche se il braccio rotto era dolorante e, una volta arrivate, i nostri genitori la portarono subito all’ospedale di Alba dove glielo ingessarono. Per riuscire a far comprendere quanto fosse VIVA e VIVACE, racconto il prosieguo della prima frattura. Una volta ingessata dovette tenere il braccio fermo legato al collo per diverso tempo. Poi una volta tolto il gesso dovette fare fisioterapia, poiché faceva fatica a muovere il braccio.

Siamo riusciti a “tenerla calma” per otto giorni, perché all’ottavo mentre correva sui pattini con un braccio solo cadde di nuovo rompendosi l’altro braccio. Di nuovo all’ospedale di corsa, di nuovo ingessata ma, nonostante le due braccia fossero immobilizzate e legate al collo, tanto nessuno riuscì a fermarla. Un pomeriggio andò in campagna con il nonno per raccogliere della frutta; mentre lui si girò un momento, lei con un salto riuscì ad arrampicarsi sull’albero. Il nonno prese uno spavento tale che decise di far immediato ritorno per evitare nuove cadute. Qui Daniela aveva sei – sette anni. Comunque due rotture non sembravano sufficienti e, come dice l’antico adagio “non c’è due senza tre” e il “quattro vien da sé”, qualche mese dopo pensò bene di fratturarsi altre due volte entrambe le braccia.


Un altro ricordo indelebile della nostra fanciullezza è legato al suo carattere mite ma energico soprattutto quando si trattava di difendere le persone che venivano trattate ingiustamente. Si sa che nel mondo della scuola si trova un po’ di tutto: il ragazzo colto, volitivo, può benissimo trovarsi di fianco al ragazzo che ha meno educazione, che sicuramente senza cattiveria può anche dire delle parole offensive o infastidire chi è più timido. Si noti che tra me e mia sorella Daniela c’erano tre anni di differenza; io sono nata nel 1972 mentre lei era del 1975. Un giorno mi vide uscire di scuola con le lacrime agli occhi. Mi chiese subito il perché di quelle lacrime, e io gli raccontai che un mio compagno mi aveva preso in giro e non era la prima volta. Purtroppo io non ero capace di difendermi, preferendo rimanere in silenzio; quando però arrivavo a casa e mi sfogavo piangendo.

Quel giorno non ce la feci più a trattenermi ed è per questo che Daniela mi vide. Mi chiese subito chi era il “reo della colpa” e, una volta saputo il nome, non ci pensò due volte, scaraventò la cartella per terra e andò a “prendere per la giacca” il colpevole. Che cosa si siano detti io non lo so, anche perché sinceramente mi vergognavo che una più piccola di me di tre anni, mi dovesse difendere. So solamente una cosa: che da quel giorno quel mio compagno non mi prese mai più in giro”.

 

AVANTI

 

 

 


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