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Universitas studii Taurinensis

“Principio assai sincero della Sapienza è il desiderio d’istruzione; la cura dell’istruzione è Amore; l’Amore è osservanza delle sue leggi; il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità e l’immortalità fa stare vicini a Dio”.   (Sap 6,18-19)

 

Essendo un grande appassionato della matematica,sceglie la facoltà di Economia aziendale, dove continua a riportare buoni risultati. In lui si forma gradualmente l’uomo responsabile. Per riuscire a sostenersi negli studi, dai 18 ai 25 anni, decide di lavorare come imbianchino insieme ai suoi cugini, alternando così scuola e lavoro. Per lui l’estate non era il tempo da dedicare solo allo svago e al divertimento, ma anche il tempo per il lavoro, in modo da mettere da parte ciò che lo aiutava a fronteggiare autonomamente gli studi.


Per circa sei mesi frequentò come praticante lo studio di un commercialista. Era bello vedere come anche esteriormente amasse presentarsi al lavoro: impeccabile nel vestire e nel tratto gentile con il personale e i clienti dello studio. Non gli fu però possibile poter fare di più perché gli venne a mancare il tempo.


A questo punto, per far vedere quanto Alessandro fosse alla ricerca di motivazioni forti sul suo futuro, ricordiamo un aneddoto: un giorno, stava seduto sul balcone di casa e rifletteva. Dopo un po’ chiama suo papà Matteo e intavola con lui un discorso importante. “Papà, il calcio mi piace molto, ma vedo che mi porta via tanto tempo. Che cosa devo fare?”. “Figlio mio -rispose papà Matteo-, queste sono decisioni che devi prendere tu, dopo averci pensato attentamente. Considerato che ti hanno detto che non potrai giocare come professionista, prova a fare una scaletta dei valori nei quali vorrai investire la tua vita. Innanzitutto la scuola. Sei in gamba, t’impegni volentieri e ottieni buoni risultati. Investendo tempo nella scuola, investi sul tuo futuro.

Poi hai la ragazza al tuo fianco che, domani, potrà diventare tua moglie. Dando il giusto tempo anche a lei, ti prepari a formare la vostra futura famiglia. Terzo, puoi dedicare anche il giusto tempo alla passione per il calcio, così da guadagnare quanto ti serve per sostenere gli studi”. Alessandro guardava meravigliato suo papà mentre gli parlava con pacatezza mista a decisione e, spontaneamente gli chiede: “Papà, ma è vero tutto quello che mi dici?”. “Figlio mio, rispose Matteo, certo che è vero! Da padre ho cercato di darti le migliori indicazioni possibili”. Alessandro prese atto di tutto quello che gli aveva dettoil papà e con piacere si risolse a dare la giusta svolta alla sua vita.

Lavoro segreto della Grazia

          “Dunque il desiderio della Sapienza conduce al Regno”.  (Sap 6,20)

È ancora mamma Rosa ad aiutarci a scoprire un po’ di più il travaglio interiore del figlio alla conquista della sua piena maturità, umana e spirituale. Il mondo con le sue allettanti proposte lo attirava ma, grazie all’educazione religiosa ricevuta, anche lo Spirito Santo continuava a lavorare segretamente nel suo cuore.
Alessandro cresce e si interroga. Ha bisogno di una fede più concreta e, verso i 22 anni, sceglie spontaneamente di prestare il suo servizio come volontario presso il Cottolengo di Torino. Lì, a contatto con la sofferenza accolta, offerta e sublimata, avvia dentro di sé una profonda riflessione e cerca di trasferire quanto appreso, attraverso il dolore, nella concretezza della sua esperienza di vita.


Il seguente episodio rivela la sensibilità della sua coscienza. Un giorno, mentre si trova nel traffico di Torino, inavvertitamente tocca un’altra macchina, lasciando sulla carrozzeria un segno evidente. Nessuno lo vede. Sarebbe potuto andare via, inosservato. Ma, per lui, questa non è la cosa giusta da fare. Pertanto, scende dalla macchina, scrive un biglietto e lo mette sul tergicristallo della vettura toccata, raccontando l’accaduto e lasciando gli estremi per essere contattato. Anche in quel caso, la giustizia ha avuto la meglio.


Non si contano le volte in cui, specialmente nei momenti di buio, cercava la sua mamma per ricevere conforto e consiglio. Più volte nelle varie trasferte in macchina, vedendolo piangere, la mamma lo consolava alla scuola delle fede. Oppure, quando in alcune notte insonni, l’orologio segnava, magari, le ore 02,00 e lui si alzava, andava dalla mamma dicendole: “Mamma, ho bisogno di parlare con te!”. E la mamma, proprio per educarlo il meglio possibile, gli rispondeva: “Hai bisogno di parlare, o solo di fare delle chiacchiere?”. Le confidava le sue prime delusioni, le cose che lo facevano soffrire e le reazioni che avrebbe voluto mettere in atto. Ma anche qui, mamma Rosa lo educava a comprendere che le persone non sono giocattoli e che l’Amore vero è per sempre, sia che si stia bene, sia che si abbia del male fisico. L’Amore è sempre gratuità, dono e crescita.

L’Ora si avvicina

“Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri”.   (Sap 9,13-15)

 

Giovedì 11 febbraio 2010. Mentre il calendario Liturgico segna la “Memoria di Nostra Signora di Lourdes”, Alessandro,  a causa di un’insistente febbriciattola,   si sottopone a una serie di esami clinici, per cercarne la causa. Purtroppo, tra tutti gli esami, non viene fatto l’elettrocardiogramma, purtroppo perché era proprio nel muscolo cardiaco, che si era annidato il suo killer. Alessandro torna a casa rassicurato dal check up e, se anche la febbriciattola lo perseguita, lui non ferma le sue attività.


Sabato 13 febbraio 2010. Esce di casa per comperare una rosa da donare alla sua fidanzata. Desidera compiere un gesto di galanteria. L’insegnamento di mamma Rosa è sempre stato quello di riuscire a far stupire le persone a cui si vuole bene. Bisogna onestamente riconoscere che questo tipo di scuola ha avuto presa su di lui. Gli piaceva mostrare la stoffa del gentiluomo. Una volta rientrato a casa, quella sera non esce.

Domenica 14 febbraio 2010. Il mattino si alza normalmente come le altre volte e, rivolgendosi alla mamma le dice: “Che brutto sogno ho fatto questa notte! Ho avuto proprio un incubo”. Mamma Rosa lo interrompe dicendogli: “Anch’io ho avuto un incubo! Ho visto dei brutti serpenti striscianti che volevano entrare dalla finestra. Allora, tutta spaventata, mi sono lanciata a chiuderla e loro sono caduti a terra”. Mentre ascolta il racconto della mamma, consuma la colazione.


Essendo domenica, il giorno del Signore, mamma e papà si recano alla S. Messa e rincasano verso le 12,15. Come entrano in casa, sentono Alessandro che sta bisticciando con sua sorella Emanuela. Ordinaria amministrazione. Lui, essendo un tipetto molto preciso e ordinato, brontolava spesso con lei, proprio perché, al contrario, lei lo era molto meno. Ma, è proprio in quel momento di menage famigliare che Alessandro si sente mancare, si accascia su sé stesso e, prima di sbattere la faccia sul pavimento, riesce solamente a dire, quasi sillabando le parole: “Pà, sto ma … le”. Tutti pensando ad un improvviso calo di pressione, corrono subito in suo soccorso, lo girano a faccia in su e a forza lo trascinano in salone. Gli viene dato da bere un bicchiere d’acqua con zucchero. Intanto mamma Rosa gli chiede: “Come stai?”. Lui, raccogliendo le poche forze che gli rimanevano, per non preoccuparla, anzi quasi a consolarla, portandosi la mano sul petto, le risponde: “Va meglio!”. Quelle furono le sue ultime parole.


Viene chiamata d’urgenza l’ambulanza. Nell’attesa, mamma Rosa sente nel suo cuore una voce che le sussurra: “I figli non sono tuoi, io te li ho dati in prestito”. Allora prende per mano Emanuela e, in ginocchio davanti al quadro della Divina Misericordia, insieme mamma e figlia pregano con grande forza e smisurata fiducia, senza chiedere nulla. Quella preghiera così fervente, se da una parte ha accompagnato Alessandro in quel momento tragico, dall’altra ha anestetizzato il dolore della madre. Arrivata l’ambulanza, Alessandro viene trasportato all’ospedale Maria Vittoria per continuare la rianimazione; purtroppo, una volta giunto là, i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Erano le ore 14,30 di domenica 14 febbraio.

Quella domenica la liturgia, nella 2^ lettura, riportava il significativo passo della lettera di San Paolo apostolo che così scriveva ai cristiani di Corinto:  “Fratelli, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti”.    (1 Cor 15,12.16-20)
Pura coincidenza o Dio-incidenza?

Il dottor Alessandro Meluzzi, amico della famiglia, messo al corrente della vicenda, abbracciando mamma Rosa l’ha rincuorata dicendole: ”Mentre voi invocavate la Divina Misericordia, Alessandro è stato da Essa purificato completamente e tu lo hai accompagnato in Cielo. Entrando così giovane ha evitato sofferenze, fatiche, vecchiaia… e tu lo hai partorito ancora una volta, ma ora per il Cielo! Alessandro ha fatto la morte del giusto”.

Il Paradiso è bello. Il Cielo che ci attende è stupendo!

“Svegliati, svegliati, rivestiti della tua magnificenza, indossa le vesti più belle … Scuotiti la polvere, alzati ... Eccomi qua!”.   (Is 52,1-2.6)

Ancora nella liturgia del giorno, sono state annunciate le Beatitudini. Pensando Alessandro ora nella Comunione dei Santi, è bello leggerle Insieme a lui:

  • Beato te Alessandro, sei entrato spoglio nel Regno di Dio; la Divina Misericordia ti ha avvolto del Suo immenso Amore.
  • Beato te Alessandro, perché ora la tua fame di Verità è saziata.
  • Beato te Alessandro, perché le tue lacrime sono state cambiate in gioia. Ora sorridi felice tra gli angeli.
  • Beato te Alessandro, perché tante incomprensioni, sono state ricambiate con la gioia della consolazione e della ricompensa divina.    (Lc6,20-23)

         L’innocente passa e muore, ma la su luce rimane ...

Sono il fratello di Alessandro, ho letto con piacere il contenuto del profilo pubblicato, non nascondo le lacrime per il dolore che accompagna la mia vita da quel giorno, ma soprattutto il grande interrogativo che la sua scomparsa ha lasciato dentro di me: " dove sarà andato a finire ?".
È un interrogativo che ha iniziato a lavorare dentro di me da quel giorno, in cui dovetti farmi forza per essere di supporto ai miei genitori e gestire "lucidamente" tutti i tristi adempimenti del momento, ma provando nella mia anima paura, sconforto, tristezza e dolore.


Tra Alessandro e me vi erano 9 anni di differenza, ovviamente ho iniziato ad instaurare con lui una relazione da adulto quando aveva 17/18 anni ( ed io stavo per laurearmi in giurisprudenza).
Era un ragazzo sensibile e si affacciava alla vita con gli interrogativi di un adolescente: gli ero molto di aiuto, avevamo instaurato una bella complicità. Mi chiedeva spesso consigli su come superare alcune criticità caratteriali con mamma e papà, ci teneva molto (come me) ad approfondire la sua interiorità, aveva capito che oltre al corpo vi è l'anima, che ha bisogno di risposte.


Prima di sposarmi dormivamo insieme nello stesso letto, era una coccola per me: lo baciavo mentre dormiva, avendo in mente quel bimbo biondo con gli occhi azzurri come il cielo, di cui euro innamorato (non nascondo che avrei voluto essere io biondo con gli occhi azzurri!). Ricordo sempre con piacere la notte in cui eravamo soliti guardare i nostri programmi sportivi insieme prima di addormentarci; ricordo con piacere la sua sensibilità e la sua dolcezza.


Dal 2010 non c'è più fisicamente ed io ho intrapreso il mio percorso di fede, mettendo in coda la ragione, alla scoperta della mia interiorità e della Verità: Alessandro mi ha lasciato il desiderio di Verità, che passa attraverso la sofferenza, il dolore, che trova conforto nella preghiera e nell'affidamento totale a Dio, seppur con tutte le difficoltà che io provo in quanto persona molto fedele ai percorsi logici.....


Non so per quali ragioni Ale non ci sia più, ma mi piace pensare che sia il mio Angelo custode e che sia in pace con Dio e che quando prego, chiedo a Lui che è più vicino a Dio, di intercedere per noi qui sulla Terra, affaccendati tra le mille vicende lavorative, che ci dia una mano a risolverle. Mi piace pensare che Lui da lassù abbia tutto più chiaro, e chiedendo a Dio tramite la nostra preghiera, quel "balsamo interiore di pace" scende dentro di noi per alleggerire i nostri affanni.


Potrei scrivere tanto altro, ma per evidenti questioni di sinteticità, non mi dilungo, auspicando che queste mie piccole riflessioni possano dare qualche contributo in più allo splendido lavoro che Lei sta svolgendo.
Concludo richiamando una preghiera stupenda che mi accompagna da qualche anno e che mi è cara nei momenti di difficoltà, scritta da Don Dolindo Ruotolo "sull'abbandono" che mi piace condividere e che dona veramente forza e speranza per tutti quelli che sono alla ricerca della Verità.

Nicola Grieco

 

Sono Angela, la zia materna di Alessandro. Desidero ricordare il mio caro nipote con un aneddoto che, nonostante sia trascorso tanto tempo, non ho mai dimenticato. Un pomeriggio mi trovavo con Alessandro, allora molto piccolo, penso avesse quattro anni, forse neanche. Era con me una mia amica, Nuccia, e parlavamo di una terza persona che conoscevamo entrambe. Il bimbo era seduto sul tappeto e giocava con una macchinina. Ad un certo punto ha interrotto il gioco, ha alzato la testa e, rivolgendosi a noi quasi in tono perentorio, ci dice: “Se dovete parlare parlate di voi, ma non di chi non è presente!”. Ricordo ancora benissimo che, entrambe, siamo rimaste come ammutolite.
Come non gioire ricordando anche i suoi primi passi? Saltellava come un grillo e, con grande gioia, cercava la nostra approvazione, quasi a dire a chi lo stava osservando: “Avete visto? Ce l’ho fatta!”. Era bello vederlo crescere e imparare a stare in piedi sulle sue gambe.


Un altro passaggio della crescita del piccolo che ricordo ancora molto bene, è la gelosia infantile provata alla nascita della sorellina Emanuela. I piccoli dispetti erano un po’ all’ordine del giorno. Sia i genitori sia io e anche la sua tata, abbiamo cercato di educarlo al meglio a superare anche quella fase. E, in men che si potesse pensare, ha dimostrato di accogliere i nostri consigli; con tanta buona volontà è riuscito ad accettare la nuova arrivata, diventando poi la sua migliore complice nei giochi e nei loro dialoghi innocenti.

Certificato di battesimo di Alessandro

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