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"La Sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quelli che la cercano" (Sir 4,11)
Questa nuova storia si svolge in Piemonte: sboccia a Venaria Reale per continuare, poi, a Torino. Ce la raccontano papà Matteo e mamma Rosa Di Lernia.
Mamma Rosa
Era martedì 30 ottobre 1984 e mi trovavo all’ospedale Civile di Venaria Reale, in provincia di Torino. Quello di nostro figlio Alessandro fu un parto molto difficile e anche rischioso. Il ginecologo, dott. Bonito Leonardo, dovendo assentarsi per un impegno che lo avrebbe tenuto fuori sede più giorni, fece nascere il piccolo con un parto pilotato indotto, visto che, almeno sulla carta, sarebbe dovuto nascere due giorni dopo. Il dottore, scherzando, mi disse: “Mica vorrai partorirlo il giorno dei morti!”. Procedette e alle 19,20 nacque Alessandro. Come già detto, il parto non fu affatto facile, perché intervennero delle forti emorragie che preoccuparono non poco sia il dottore sia le stesse infermiere. Si temeva per la mia stessa incolumità.
Papà Matteo
Io, da fuori, non sapevo che cosa esattamente stesse succedendo, ma mi rendevo conto che i tempi del parto si stavano dimostrando molto più lunghi e complicati del previsto. Infatti solamente dopo 12-13 ore il medico riuscì a fermare l’emorragia e, grazie a Dio, tutto si risolse per il meglio. Anche se lo spavento fu tanto, altrettanta fu la gioia di vedere che il piccolo era nato sano! In verità mia moglie Rosa era un po’ acciaccata, ma il bimbo, che pesava 3 chili e 450 grammi, era bello e scoppiava di salute.
Mamma Rosa
Per la precisione, il bimbo nacque sano, tuttavia, a motivo del parto indotto, riportò una malformazione alla spalla. Non ci volle però molto che anche questo problema si risolvesse per il meglio. Non posso non ricordare con tanta riconoscenza il dott. Bonito Leonardo perché, pur di rimanermi vicino, ha coperto ben tre turni tutti filati; e accanto a lui l’ostetrica. Pomeriggio, notte e mattino successivo. Ma desidero raccontare un simpatico aneddoto. Tutti i pronostici pre parto ci inducevano a pensare che sarebbe stato un parto femminile. E invece? Sorpresa! A dare l’annuncio è stato il dottore stesso, che, allargando le braccia, ha esclamato: “È un maschio!”. Come mio marito Matteo l’ha saputo, ha esultato di gioia. Però, avendo comprato solamente dei vestiti rosa da femminuccia, inizialmente abbiamo dovuto mettergli quello che avevamo in quel momento. Perciò ecco il nostro piccolo campione con il braccialettino azzurro e tutto il resto rigorosamente di color rosa, dalla cuffietta alla gonnellina. La risata dei presenti fu generale.
Papà Matteo
Intanto la nostra famiglia si arricchiva di un altro figlio. Il primo fu Nicola che nacque a Cerignola (FG) il 7 settembre 1975. Il secondo fu Alessandro. Poi, nel 1990, il 27 novembre, arriverà Manuela, la terzogenita. Eravamo una famiglia serena, felice. Dopo il tempo necessario di degenza all’ospedale, il 4 novembre, Rosa e il nostro piccolo batuffolo, fecero l’entrata trionfale in casa. Ancora adesso, ripensandoci, provo la stessa emozione di quando li vidi varcare la soglia. Rosa era felice, io pure e anche il fratellino Nicola, che, adeguatamente preparato, aspettava il suo fratellino certo che sarebbe poi stato lui ad aiutarlo a crescere. C’era ad accoglierlo mia mamma Carmela, che poche ore dopo partì per la Puglia. Intanto il bambino, circondato da tanto affetto, cresceva sereno dando costanti segni di un’intelligenza vivace. Tra lui e Nicola, anche se con alti e bassi, si stava instaurando un rapporto di complicità.
Mamma Rosa
Dopo sei mesi dalla nascita, con mio marito abbiamo concordato anche di portare il bimbo a ricevere il Battesimo. Abbiamo contattato il parroco della parrocchia della Trasfigurazione, don Celeste Airola, e, finalmente, il nostro piccolo Alessandro domenica 24 marzo 1985 diventò figlio di Dio. Gli fece da padrino Di Lernia Claudio e da madrina Di Lernia Angela. Quando Nicola seppe della cosa, invece di manifestare gioia per quello che sarebbe capitato di lì a qualche giorno, ebbe una chiara crisi di gelosia. Quando con dolcezza lo invitai a venire anche lui in chiesa, serio serio, rispose: “Oggi è il giorno più brutto della mia vita!”. Non ci facemmo caso più di tanto e continuammo a trattarlo con la consueta paziente dolcezza. E infatti la cosa rientrò abbastanza presto e il loro rapporto cresceva di giorno in giorno, tanto che uno non poteva stare senza l’altro. Anche quel giorno benedetto, dopo la celebrazione, abbiamo fatto distribuire da Nicola a parenti e amici più strettile bomboniere consistenti in un quadretto con su scritto il famoso “messaggio di tenerezza”, e alcuni confetti di colore azzurro. La festa l’abbiamo vissuta in un piccolo ristorante, in un clima di semplice gioia famigliare.
Famiglia – Scuola – Chiesa: trinomio importante per crescere
“Inviami dai Cieli santi, la tua Sapienza, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia che cosa ti è gradito”. (Sap 9,10)
Il capitolo che si apre ora è molto importante per comprendere ancor meglio la crescita umana e spirituale di Alessandro. È bello, interessante e importante leggere in filigrana come la Grazia del Signore sia sempre presente nella vita di ognuno, rispettando tempi e scelte delle persone. Lui non forza niente ma, da “dietro l’angolo”, osserva, sempre pronto ad intervenire quando è chiamato a operare. In altre parole si può dire questo: è più presente Lui a noi stessi, che non noi. Cerchiamo di leggere con questo occhio il prosieguo della nostra storia.
Il piccolo cresce serenamente e l’amicizia con suo fratello Nico di giorno in giorno si approfondisce sempre più. Vedere la loro complicità fa bene al cuore di papà e mamma che, entrambi impegnati nel lavoro, si devono assentare spesso da casa.Responsabilizzare i figli, quindi, è stato uno dei loro obiettivi primari. Nel frattempo la famiglia dal 1994 al 2001 si trasferisce a Venaria Reale, per poi tornare a Torino definitivamente. In ogni caso, i rapporti con la città subalpina non si sono mai interrotti perché tutti e tre i figli di Matteo e Rosa hanno continuato a frequentare le scuole della città.
Una decisione importante
Papà Matteo e mamma Rosa tengono tra loro un consulto importante: ai nostri figli che tipo di educazione vogliamo dare? Su quali valori vogliamo costruire il loro presente e il loro futuro? Vogliamo investire su una crescita completa anche sul piano umano-spirituale oppure vogliamo farne solamente dei buoni amministratori di azienda? Entrambi optano per un percorso di crescita umana e religiosa che fosse il più completo possibile. Chi meglio di una scuola religiosa sarebbe riuscito a realizzare questo progetto? Facendo quattro conti, e considerato che le finanze di casa potevano permetterlo, papà Matteo e mamma Rosa arrivano all’importante decisione: i nostri figli frequenteranno la scuola dell’Istituto Faà di Bruno, guidato dalle Suore minime del suffragio.
“Dove non possiamo arrivare noi, arriverà la scuola” era il loro pensiero. Di questa scelta non si pentiranno mai! Ed ecco che il nostro piccolo Alessandro inizia i suoi primi “viaggi fuori casa”.
Elementari – Medie – Liceo scientifico
Alessandro fin da piccolo ha imparato ad organizzarsi bene la giornata. Mamma e papà salutavano e si recavano al lavoro; i figli erano chiamati a fare altrettanto. Levata mattutina puntuale, igiene personale, colazione, di corsa al pullman e via a scuola. Così le giornate trascorrevano in un continuo arricchimento prima del bambino, poi del ragazzo e del giovane che si stava preparando ad entrare nel mondo degli adulti. Papà e mamma seguivano molto attentamente la sua crescita, incontrando spesso i professori e collaborando con le indicazioni che venivano loro date dalla buone suore. Questo intendeva essere il loro fondamentale contributo alla crescita del figlio non il classico: “Noi ti abbiamo messo in buone mani, ci pensino loro!”. Piuttosto: “I figli sono nostri, grazie per aiutarci a crescerli educandoli bene; vogliamo essere al vostro fianco in questa importante opera educativa”. |