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FOTO FABRIZIO FIORE

IL CAR A FOSSANO
“Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo”. (Ef 6,10-11)

Dopo avere conseguito il diploma, con buon profitto, arrivò anche il momento di partire per il servizio militare e Alessandro, fin da subito, manifestò il desiderio di fare domanda per arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri. Sua mamma ricorda: “Il 1993 per noi fu un anno difficile. Sua sorella Sabrina aveva deciso di sposarsi e così fece. Nel mese di luglio si sposò con Roberto e nel mese di dicembre Alessandro partì per il servizio militare. Il nostro “nido” si stava svuotando e di questo dovevo prendere atto. A casa mi rimanevano Walter e il figlio più giovane: Alberto. Dopo avere superato il CAR a Fossano (CN), è approdato a Genova e da lì successivamenteè stato inviato in Sardegna per le esercitazioni”. L’anno del servizio militare trascorse velocemente e una volta terminato, Alessandro comunicò la sua volontà di arruolarsi definitivamente nell’Arma dei Carabinieri. Tale decisione, nella sua famiglia non fu accolta tanto di buon grado, perché erano consci del fatto che, intraprendendo quella via, avrebbe dovuto vivere lontano da casa. Tuttavia, quella fu la sua decisione e si dovette rispettare. La sua prima destinazione fu il Lazio. Dapprima nella caserma di S. Severa, poi a Torrimpietra, alle porte di Roma. Svolse la maggior parte dei suoi primi servizi sul pericoloso raccordo anulare. In quel periodo conobbe la sua adorata Tiziana con la quale si sposò all’età di 25 anni.

TIZIANA
“Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo”.   (Ct 4,1)

Ma ora, “rubiamo” l’espressione al Cantico dei cantici e lasciamo parlare lei, l’Amata Tiziana. “Come ci conoscemmo con Alessandro? Una sera mi trovavo con mia cugina in una birreria e vidi entrare un bel giovane, distinto,seppur  vestitoin jeans e camicia. Fu veramente un colpo di fulmine. Mi rivolsi subito a mia cugina chiedendole: “Ma chi è quel bel giovane appena entrato?”Seppi dunque che era un carabiniere; anche senza divisa era veramente una persona galante, gentile di tratto, sorridente. Ci volle abbastanza poco per manifestarci vicendevole interesse. Un passaggio in macchina, qualche discorso, qualche accenno su gusti condivisi e così la nostra storia è partita. Alessandro mi fece sentire amata fin da subito, sentivo che di lui mi sarei potuta fidare! E non mi sono sbagliata perché anche con il passare del tempo, quando l’entusiasmo della prima ora tende ad attenuarsi, lui mi ha sempre riservato attenzioni speciali. Hasaputo darmi quella carezza che nessun altro aveva mai saputo dare allo stesso modo.Sì, ha saputo amarmi veramente tanto e io l’ho ricambiato.Dopo quella famosa sera in birreria è arrivato come in un baleno il 5 giugno 1999, quando nel mio paese natio, Pontecorvo in provincia di Frosinone, davanti all’altare ci siamo promessi reciprocamente amore e fedeltà. Che giorno benedetto e indimenticabile! Nel corso del tempo la nostra famiglia si è spostata più volte là dove il servizio richiedeva la presenza di Alessandro. Passoscuro, Vitinia … finché nell’estate del 2009 arrivò provvidenziale la possibilità di tornare in Piemonte, per la precisione a Sommariva Bosco, in provincia di Cuneo. Alessandro ne fu molto contento perché potè tornare ad abitare nella sua bella Canale, da Sommariva Bosco cui dista una trentina di km. È bene però fare un salto indietro ad altri due momenti magici della nostra unione. Mentre eravamo ancora a Roma, il 2 febbraio dell’anno 2000 è nato il nostro primogenito, Federico e dopo sei anni,il 31 luglio 2006,è nato Cristian, il secondogenito. Quanta gioia nella nostra famiglia!”. Gli stessi nonni  trasalirono di felicità all’arrivo di Federico. Mamma e, da allora, nonna Mariuccia, ricorda così l’arrivo del nipotino: “Che gioia per me e per mio marito quando nacque Federico! Eravamo diventati per la prima volta nonni! Non ci sembrava possibile: il nostro Alessandro era diventato papà. Nel frattempo le visite reciproche si moltiplicarono, perché da entrambe le parti il desiderio di vedersi più spesso era davvero tanto”.Riprende l’Amata Tiziana: “Alessandro ha dimostrato di essere non solo un grande uomo, ma anche un grande padre, seppur la divisa che indossava con tanta dignità e passione, sia stata più voltemotivo di “divisione” con il primogenito. Federico, come tutti gli adolescenti, era ribelle alle regole. Nonostante ciò Alessandro non si è mai arreso, amava veramente i suoi figli e, pur di stare loro vicino, si lanciònel modo dello sport. Tornato a casa dal servizio, seppur stanco,  indossava pantaloncini e maglietta e correva nel campo da calcio. Lì aveva modo di stare  con i suoi figlie con tanti altri ragazzini loro coetanei, quindi, “con una sola fava,  riusciva a prendere più piccioni!”.Diventò l’allenatore dei bambini, prendendosi anche l’impegno di accompagnarli nelle trasferte. Erano felici e lo chiamavano : Mister e lui ne era orgoglioso! Più  guardoi nostri figli e più non posso non ricordare il grande amore del loro papà verso di loro eancora oggi mi commuovoquando riconosco, soprattutto nel secondogenito Cristian, “l’eredità” del padre. Conosci uno conosci l’altro!”.

ARRIVA LA PRIMA GRANDE PROVA
“Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; e Gesù dormiva”.  (Mt 8,24)

Mamma Mariuccia ci riporta un “passo indietro” che aiuterà il lettore a comprendere meglio la grandezza di questa famiglia: “La prima fase della loro vita insieme, che si potrebbe chiamare: “Luna di miele”, perchè ritmata da momenti semplici e belli, durò circa due anni. Fu interrotta bruscamente il 9 novembre 2001quando mio marito Walter, all’età di 53 anni, mentre tornava a casa dal lavoro, a causa di un terribile incidente stradale passò da questa terra al Cielo. Questa inaspettata tragica notizia arrivò come un fulmine sulla nostra famiglia precipitandola in un’angoscia che sembrava essere senza fine. Da quel tragico momento passarono quattro anni, quando Alessandro e Tiziana mi annunciarono che era in arrivo il secondogenito: Cristian. Il sorriso del neonato, oltre ad allietare la famiglia, donò a me il desiderio di ritornare a vivere. Appena potevo, salivo sul treno e andavo a Roma per rimanere un po’ con loro.Pian piano il sorriso tornò nel mio cuore. Un giorno arrivò un’ ulteriore bella notizia: Alessandro e Tiziana mi manifestarono la loro intenzione di volersi trasferire in Piemonte. Che gioia! Tanto inaspettata quanto improvvisa. Così facendo avrei potuto averli vicini e  veder crescere i nipotini”.

ED ECCO LA SECONDA PROVA
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te”. (Is 60,1-2)

Nella piccola caserma di Sommariva Bosco Alessandro si è trovato molto bene. Il nuovo posto di lavoro era più tranquillo rispetto al precedente, situato in mezzo al caos della capitale. Stimava molto i suoi colleghi così come loro stimavano lui. Nel frattempo, il fratello più giovane, Alberto, siera sposato e si era trasferito ad Alba. Tutto sembrava procedere bene, nella normalità: dal lavoro, alla casa sistemata, alla famiglia riunita. Purtroppo il buio più nero si stava abbattendo ancora una volta sulla famiglia Borlengo. Ce ne parla Tiziana, la moglie: “ Era il 22 marzo 2018. Una serata tranquilla che, con il senno di poi, posso proprio dire: bella! Alessandro era tornato a casa dal lavoro, stanco ma sereno perché, il giorno dopo, finito il suo turno, avrebbe avuto un periodo di ferie. Consumata la cena, come succedeva di solito, i tre maschi di casa si erano defilati lasciando tutto sul tavolo. Allora, come era altrettanto di rito per me, alzai il tono della voce, brontolando. Fu in quel momento che Alessandro fece un gesto che rimarrà impresso nel mio cuore per sempre. Sentendomi un po’ alterata si alzò di scatto dal divano, venne accanto a me e mi disse: “E sorridi un po’ e dammi un bacio … sei sempre arrabbiata!”. E proseguì: “ Vieni, sediamoci tutti insieme sul divano”. Fu così chequella  divenne una serata bellissima, all’insegna delle domande e delle richieste! Federico,seduto vicino a papà, gli chiedeva una cosa, Cristian lo imitava chiedendo dell’altro. Tanto che ad un certo punto Alessandro disse: “Con calma, lasciate che inizi le ferie e vedrete che un po’ alla volta faremo tutto. Non posso fare ogni cosa adesso!”. Fu una sera piacevolissima, indimenticabile. Quasi un ritorno alla pizzeria di Passoscuro dove ci incontrammo per la prima volta”. Il mattino dopo,alle ore 09,49, arrivò la sua ultima telefonata: “Non so quando arriverò perché mi hanno dato ancora  una missione da svolgere”. La missione consisteva nel trasporto di un detenuto che doveva essere processato. Nella Gazzella dei carabinieri insieme a lui c’erano anche altri due colleghi. Nel tragitto una macchina tagliò loro la strada e, a causa del fortissimo impatto,la macchina volò letteralmente fuori strada. Per Alessandro non ci fu più nulla da fare. Un altro suo collega lo seguì in Cielo dopo due giorni. Quanto dolore e quanti interrogativi senza risposta! Signore, perché morire così giovane? Aveva solo 43 anni! Correva verso la vita sulla strada del domani e invece il suo passo si è fermato per sempre.

ESSERE UN CARABINIERE
“Allora ho detto: “Ecco, io vengo”. Sul rotolo del Libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore”.  (Sal 39,8-9)

Nessuno di noi avrebbe mai immaginato di non avere più occasione di chiederti che cosa vuol dire essere un carabiniere. 
Nessuno di noi ti ha mai fatto questa domanda. Nessuno di noi comprendeva veramente l’onere e l’onore di indossare quella divisa. Per noi eri un marito, un papà, un figlio, un fratello, uno zio, un cugino e un cognato. Per noi eri tanto ...eri tutto. La tua assenza ci attanaglia. Il vuoto che hai lasciato non si colmerà mai ma la grande famiglia di cui facevi parte, “l’Arma dei Carabinieri”, ci aiuta a rimarginare le ferite, a mettere insieme i pezzi del nostro cuore, ad affrontare il nostro dolorenon lasciandoci mai soli. Abbiamo scoperto il significato profondo di quella divisa di cui andavi fiero ed orgoglioso: si chiama Famiglia. I tuoi colleghi non erano solo compagni di lavoroed ora che non ci sei più sentiamo profondamente il calore della loro presenza vicino a noi. Tutto ciò che non ci hai mai raccontato di questa grande Famiglia lo stiamo scoprendo ora sulla nostra pelle. Non si è solo fratelli di sangue ma fratello è colui che ti porge la mano quando cadi per rialzarti, fratello è colui che ti dona una spalla su cui piangere, fratello è colui che sa ascoltare in silenzio senza chiedere nulla, fratello è colui che ti sta accanto per Amore.  Non sei piùfisicamente con noi, Alessandro, ma i tuoi Fratelli riempiono di te i nostri momenti oscuri.Diamo spesso per scontata la presenza dei nostri famigliari, senza dire loro grazie. Oracomprendiamo l’importanza di questo ringraziamento e pensiamo siadoveroso farlo nei confronti di tutti coloro che, come te, indossano una divisa da Carabiniere. Persone normali che salutano la propria famiglia prima di iniziare un turno e si mettono a disposizione degli altri, a tutela dei civili e della legalità. Persone che ora abbracciano la tua famiglia come fosse la loro e che piangono la tua perdita. Non sarà semplice per noi camminare per strada eincrociare un carabiniere senza avere un tuffo al cuore.La memoria dell’orgoglio e del rispetto che avevi nell’indossare la divisa ci ridonerà un sorriso. 
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di scegliere di arruolarsi e di donare sé stessi e la propria vita per il bene comune, per la giustizia e per la legalità. Non è un “lavoro” come tanti ma un dono e un modo di essere. Grazie a tutti e grazie Alessandro, sarai sempre il nostro "gigante". Arrivederci lassù in Paradiso, dove sei già con papà Walter.
 La tua Famiglia


“Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio”.  (Is 62,3)

Mamma Mariuccia, ripiombata nel baratro del dolore,così si esprime: “La perdita di un figlio è una menomazione irreparabile con la quale devi convivere ogni giorno. Solo la fede può aiutare a sopravvivere. Quando il buio si fa più fitto, mi aggrappo alle parole del Vangelo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. (Lc 24,5)

LA SUA “MISSIONE” SULLA TERRA ERA FINITA
ORA È INIZIATA QUELLA IN CIELO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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